“SPINELLI PREPARO’ LA VACANZA PER SIGNORINI A LAS VEGAS”
VOLO, HOTEL DI LUSSO E CARTA DI CREDITO DA 500.000 DOLLARI… I BONIFICI A TOTI
Le migliaia di pagine dell’inchiesta che ha portato ai domiciliari per corruzione Aldo Spinelli e Giovanni Toti restituiscono l’affresco dei rapporti tra il re della logistica portuale e la politica che, almeno nel caso del Governatore, assumono i connotati della spregiudicatezza secondo la Procura di Genova.
L’immagine di Spinelli più efficace la tratteggia un uomo finito in un’intercettazione: «Quali sono le sue armi vincenti? Il sorriso, la battuta, la quinta elementare, però ha anche i cogli…, soprattutto, e il quasi illimitato numero di persone che lui in un qualche modo paga», «con pranzi, orologi, soldi, ma paga. Che è il modo di lavorare che aveva cinquant’anni fa ed è lo stesso che ha anche adesso».
Spinelli ha un legame con Toti consolidato dalla corruzione, dicono i pm del procuratore Nicola Piacente, ma non trascura i rapporti con il Pd. Incontra lo stato maggiore del principale partito di opposizione sul suo yacht Leila 2, ormeggiato alla Marina Fiera, nei momenti caldi della proroga della concessione del terminal Rinfuse, atto di vitale importanza per la sua azienda.
Il 29 ottobre 2021 l’iter va in stallo per tre componenti del comitato dell’Autorità portuale che si mettono di traverso perché sentono puzza di corruzione. Intorno alle 13, le immagini delle telecamere acquisite dalla Finanza immortalano l’arrivo a pranzo del leader del Pd ligure Claudio Burlando, ex sindaco, ex Governatore, ex ministro dei Trasporti, e di Armando Sanna, vice presidente del Consiglio regionale. L’incontro doveva rimanere segreto, ma la notizia viene fuori provocando la «reazione stizzita» di Toti che lo considera un «tradimento». Il suo messaggio il giorno dopo è glaciale: «Ora ho capito perché non ho visto nulla per le elezioni di Savona che abbiamo perso perché tu non ci hai aiutato».
Venti giorni prima, quando aveva bisogno di fondi per le comunali di Savona e gli aveva detto «non ti dimenticare di me», Toti si era sentito rassicurare: «No, appena c’è il Comitato che va in porto (su Rinfuse, ndr) stai tranquillo all’indomani ti chiamo subito». Dovrà aspettare dicembre. Niente soldi ed elezioni al centrosinistra.
Toti non se la tiene e per ritorsione ordina al Presidente dell’Autorità Portuale Paolo Signorini (in carcere) di rallentare la pratica cara a Spinelli e per un po’ non si fa trovare dall’imprenditore, il quale ammonisce così il figlio preoccupato: «Noi non siamo vicini a nessuno. Siamo con tutti». Qualche giorno dopo si risente con Toti. «Son sempre un tuo amico, ricordatelo», gli dice. Emerge quindi un finanziamento al Carroccio che, annotano i pm, «lungi da essere un atto di liberalità, è chiaramente inteso e concepito dall’imprenditore esclusivamente come “leva” per ottenere dei provvedimenti di favore».
Spinelli parteciperà ad un evento alla presenza del ministro leghista Giancarlo Giorgetti al quale chiederà fondi per la città, dice a Signorini, il quale commenta che quello «per Genova non ha mai fatto una mazza». Spinelli risponde: «Gli abbiamo già fatto un bonifico anche a loro eh, alla Lega», «poi gliene facciamo un altro stai tranquillo», perché «finanzio il partito», «ho mandato al partito quindici… a lui e quindici a Toti».
Non è lusinghiero il giudizio del sindaco Marco Bucci sugli operatori che gravitano sul porto che pretenderebbero tutto per loro. «A noi? Non ci danno un c…», dice al telefono mentre conversa con Giovanni Toti. Conclude con una riflessione pesante «paragonando la situazione ai maiali a cui dava da mangiare da piccolo», scrivono gli inquirenti.
Per affrontare l’Autorità che ha difficoltà a piegare nonostante le tangenti, Spinelli pensa di affidarsi alla figura dell’ex procuratore della Repubblica di Genova Francesco Cozzi. Al magistrato dell’inchiesta sul ponte Morandi, che fa l’avvocato dopo essere andato in pensione, propone di fargli da «super consulente per le diatribe con gli uffici», incarico al quale i pm dicono di non aver trovato riscontri. «Abbiamo preso un consulente adesso, il Procuratore capo di Genova», confida a uno dei componenti che si oppongono. Che gli risponde «io ho assunto i due figli dei due Procuratori». Spinelli: «Hai fatto bene». E l’altro: «Veniamo dalla stessa scuola (…) perché in un mondo di cogli… come questo se non ti puoi parare il c… così poi sono c…».
Manca un niente all’approvazione delle Rinfuse, anche se da tempo paga i weekend del prezioso Signorini a Montecarlo (74 mila euro), l’ultraottantenne Spinelli vuole chiudere l’anno stupendolo con sei giorni per 4 persone a Las Vegas. Tutto a suo carico, casinò compreso.
Per essere sicuro di poter pagare negli Usa, chiama la sua banca a Montecarlo per innalzare il tetto della carta di credito fino a 500 mila dollari. «Abbiamo tutti i soldi che vogliamo c’ho tre carte (ma ne elenca 4, ndr), una da 500, una da 300, una da 150, una da 75». Il programma? Volo in prima classe da 4.850 euro a testa, doppio appartamento per lui e signora e suite per Signorini e compagna nello stesso albergo del casinò che, però, sarà gratis se nei 6 giorni di permanenza giocheranno almeno venti ore: «Ma noi le giochiamo in un giorno. A Montecarlo facciamo otto ore al giorno di dadi. Puoi immaginare in America. Quindi l’hotel ce l’abbiamo tutto già gratuito hai capito?».
Il viaggio salterà per un problema familiare di Signorini. Si ripiega, si fa per dire, sul lussuoso Hotel de Paris e sui tavoli da gioco di Montecarlo.
(da Il Corriere della Sera)
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