STAGE A LONDRA ADDIO, I LAUREATI ITALIANI SARANNO PENALIZZATI
I RAGAZZI DOVRANNO ANCHE FARE I CONTI CON VISTI E PERMESSI… L’ANALISI DEL PRORETTORE DELLA BOCCONI
Londra. La prima meta, fino ad oggi, per decine di migliaia di universitari italiani. Primo impiego per i 110 in Economia e Finanza, per gli ingegneri del Politecnico come per i geometri delle scuole superiori.
Soprattutto in atenei come la Bocconi, l’università privata milanese, in alcuni master il primo stage è all’estero per il 50 per cento degli iscritti. E Londra, è in testa a ogni lista.
Ma adesso, dopo la Brexit? «Siamo molto preoccupati», dice Stefano Caselli, prorettore agli Affari Internazionali dell’ateneo, che parla di una diaspora che si farà sempre più ampia e difficile.
«Dobbiamo ribadire però subito quanto ha detto anche Mario Draghi – il governatore della Banca centrale europea – ovvero che siamo di fronte a un fenomeno mai accaduto prima. Tutto ciò che possiamo prevedere è solo una supposizione. Entriamo in acque inesplorate, e già questa incertezza, da sola, farà del male a tutti».
Per questo, specifica: «L’unica strada sarebbe almeno quella di concludere l’accordo nei tempi più stretti possibili. Di evitare un limbo di due anni. Sarebbe un disastro». Intanto, con le dimissioni del premier David Cameron, la confusione nei rapporti Uk-Europa si amplia velocemente.
E ci sono in particolare due aspetti preoccupanti, per gli studenti, spiega Caselli. «Il primo, e più grave, riguarderà gli sbocchi lavorativi. Non è ancora chiaro cosa farà la Gran Bretagna per tenersi stretta la City e l’alta finanza, come lo farà e se riuscirà a preservare il ruolo che ha oggi, centrale per la vita del paese. Uno scenario possibile però è che comunque Londra perderà pezzi a vantaggio di New York e della Cina, che non aspettava altro che diventare la piazza finanziaria del mondo. Dubito che finiscano in Europa».
Di conseguenza, i neolaureati italiani dovranno seguire quelle stesse fughe di capitali: e allontanarsi oltreoceano o a Pechino. Anche solo per lo stage. Un caos.
«Con un doppio problema poi», spiega Caselli: «gli Stati Uniti sono molto protezionisti sul mercato del lavoro – trovare impiego è e sarà molto più difficile che in Gran Bretagna. Lo stesso in Cina: Pechino è diventata sempre più protettiva dell’offerta interna. Bisogna avere una laurea cinese per lavorare: noi ci salviamo perchè abbiamo dei rapporti per la doppia-laurea con l’università di Fudan. Ma non tutti hanno questa possibilità ».
Una diaspora. Schiacciata dal protezionismo.
Francesca Sironi
(da “L’Espresso”)
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