STANGATA SU SANITA’ E STATALI, 80 EURO ANCHE AGLI INCAPIENTI, MA E’ SOLO UN BONUS
DOMANI IL DECRETO DEL GOVERNO, PER LE COPERTURE OGNI GIORNO SI CAMBIA VERSIONE
“Dicevano che era una televendita. Poi che non c’erano le coperture. Poi le coperture sì, ma non quelle. #Amicigufi ma aspettare venerdì no?”. Matteo Renzi su Twitter occupa così lo spazio mediatico in attesa del decreto che domani dovrebbe garantire a dieci milioni di italiani la “quattordicesima”, vale a dire circa 900 euro l’anno in più da spendere.
Al di là dell’insofferenza del premier, è notevole come “l’operazione 80 euro” si trasformi ogni giorno che passa in uno spot elettorale: è difficile, infatti, realizzare qualcosa di equo e sensato a partire dalle detrazioni (il rischio — come sottolinea l’Istat — è che la maggior parte dei soldi finiscano alle fasce di reddito più alte) e quindi a palazzo Chigi stanno di nuovo puntando sull’idea del bonus, che ha pure il vantaggio di risultare evidente in busta paga.
In sostanza, il datore di lavoro anticipa la “quattordicesima” di Renzi e poi la sconta dai contributi Inps che deve versare: alla fine del giro, il Tesoro rifonde l’ente previdenziale.
È evidente, però, che questa operazione avrebbe un conclamato carattere di una tantum: sarebbe cioè garantita per il 2014 e basta. Ovviamente, dicono dalla maggioranza, nella legge di Stabilità in autunno si interverrà per rendere strutturale la cosa, magari con gli sgravi Irpef.
La seconda novità di giornata riguarda la platea: Renzi vuole che anche gli incapienti — coloro che, guadagnando meno di 8 mila euro l’anno non pagano tasse sul reddito e quindi non beneficerebbero dello sgravio Irpef — partecipino alla sua festa. Si tratta di circa quattro milioni di italiani in tutto e per dare qualcosa anche a loro il Tesoro ha stimato una spesa di poco più di due miliardi l’anno. Se si parte da maggio, per il 2014 la spesa complessiva sarebbe di quasi 8 miliardi, ma in molti dubitano che si trovino le coperture così in fretta (e questo al netto della natura recessiva di tagli lineari di questa entità in un paese in cui la crescita del Pil è prossima allo zero).
A quel punto, l’unica possibilità sarebbe rimanere a un fabbisogno di 6,6 miliardi e abbassare la soglia di reddito dei beneficiati: non più — per capirci – quelli che guadagnano 1.500 euro al mese, ma quelli che ne prendono 1.300 o 1.200.
Sempre i dieci milioni di italiani annunciati da Renzi, ma con altri confini per individuarli.
Le fonti di finanziamento dell’operazione 80 euro non sono ancora del tutto note: una gran parte la dovrebbe fare il comparto sanità (anche sotto forma di tagli all’acquisto), contributi saranno chiesti alla Difesa (blocco degli arruolamenti) e agli altri ministeri esclusa l’Istruzione.
Una mazzata è prevista anche sugli statali: il tetto in quattro parti per gli stipendi dei dirigenti (dai 270mila l’anno dei vertici agli 80 mila di quelli di seconda fascia) dovrebbe portare mezzo miliardo, che potrebbe salire quasi fino a due se si dovessero coinvolgere quelli che guadagnano all’ingrosso 60 mila euro l’anno.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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