“STO PER LASCIARE, PAESE SIA UNITO CONTRO CORRUZIONE”: L’ADDIO DI NAPOLITANO
“NON POSSO SOTTOVALUTARE ETA’ E AFFATICAMENTO”
Un discorso “speciale e un po’ eccezionale”. Tra i cui destinatari c’è anche “chi presto sarà al mio posto”.
E’ l’introduzione del discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il nono da quando fu eletto nel 2006, l’ultimo prima delle sue annunciate dimissioni che dovrebbero essere formalizzate a metà gennaio, in concomitanza con la fine del semestre della guida italiana dell’Unione Europea.
“Questa sera — ha detto il capo dello Stato — ci sarà un discorso un po’ diverso dal passato”. Il presidente ha ufficializzato l’addio senza giri di parole: “Sto per lasciare le mie funzioni rassegnando le dimissioni”.
Dimissioni che sono quindi “una scelta personale” e che riguardano una procedura, ha aggiunto Napolitano, “che la Costituzione prevede espressamente. E desidero dirvi subito che a ciò mi spinge l’avere negli ultimi tempi toccato con mano come l’età da me raggiunta porti con sè crescenti limitazioni e difficoltà nell’esercizio dei compiti istituzionali, complessi e altamente impegnativi, nonchè del ruolo di rappresentanza internazionale, affidati dai Padri Costituenti al capo dello Stato”.
Il presidente della Repubblica parla anche a chi gli chiede ancora oggi di aspettare.
“A quanti auspicano — anche per fiducia e affetto nei miei confronti — che continui nel mio impegno, come largamente richiestomi nell’aprile 2013, dico semplicemente che ho il dovere di non sottovalutare i segni dell’affaticamento e le incognite che essi racchiudono, e dunque di non esitare a trarne le conseguenze. Ritengo di non poter oltre ricoprire la carica cui fui chiamato, per la prima volta nel maggio del 2006, dal Parlamento in seduta comune. Secondo l’opinione largamente prevalente tra gli studiosi, si tratta di una valutazione e di una decisione per loro natura personali, costituzionalmente rimesse al solo presidente, e tali da non condizionare in alcun modo governo e Parlamento nelle scelte che hanno dinanzi nè subendone alcun condizionamento”.
Napolitano auspica che “Parlamento e forze politiche si preparino serenamente alla prova dell’elezione del nuovo Capo dello Stato. Sarà quella una prova di maturità e responsabilità nell’interesse del paese, anche in quanto è destinata a chiudere la parentesi di un’eccezionalità costituzionale“.
“L’aver tenuto in piedi la legislatura apertasi con le elezioni di quasi due anni fa, è stato di per sè un risultato importante: si sono superati momenti di acuta tensione, imprevisti, alti e bassi nelle vicende di maggioranza e di governo; si è in sostanza evitato di confermare quell’immagine di un’Italia instabile che tanto ci penalizza e si è messo in moto, nonostante la rottura del febbraio scorso, l’annunciato, indispensabile processo di cambiamento. Un anno fa, nel messaggio del 31 dicembre, avevo detto: ‘Spero di poter vedere nel 2014 almeno iniziata un’incisiva riforma delle istituzioni repubblicane’.
Ebbene, è innegabile che quell’auspicio si sia realizzato”
Un passaggio del messaggio agli italiani è stato dedicato anche alla lotta alla corruzione contro la quale il Paese deve combattere unito. E’ una delle “patologie” del Paese.
“A cominciare da quella della criminalità organizzata e dell’economia criminale; e da quella di una corruzione capace di insinuarsi in ogni piega della realtà sociale e istituzionale, trovando sodali e complici in alto: gli inquirenti romani stanno appunto svelando una rete di rapporti tra ‘mondo di sotto’ e “mondo di sopra”.
Sì, dobbiamo bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra società . E bisogna farlo insieme, società civile, Stato, forze politiche senza eccezione alcuna. Solo riacquisendo intangibili valori morali la politica potrà riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione decisiva.
Napolitano ha, subito dopo, per contrasto elencato gli esempi nobili di italiani che danno lustro al Paese (e su questo la voce del presidente si è rotta).
In contrasto con “gli italiani indegni” ci sono dunque “figure esemplari”.
Come Fabiola Gianotti, diventata direttore generale del Cern, l’astronauta Samantha Cristoforetti, Serena Petriucciuolo, ufficiale della guardia costiera che sulla nave Etna, la notte di Natale, ha aiutato una profuga nigeriana a partorire.
E ancora Fabrizio (citato solo per nome verosimilmente per motivi di privacy), il medico di Emergency che si è ammalato di ebola durante il suo servizio in Sierra Leone. E infine un accenno ai soccorritori italiani che hanno portato in salvo centinaia di passeggeri del traghetto Norman Atlantic, nel mare Adriatico, tra la Puglia e l’Albania.
Lungo il passaggio sulla funzione dell’Unione Europea e degli sforzi, anche del presidente del Consiglio Matteo Renzi, di migliorare “da dentro” le politiche comunitarie. Con un messaggio indiretto a forze politiche euroscettiche, come Movimento Cinque Stelle e Lega Nord. “Sono pericolosi gli appelli al ritorno a monete nazionali” ha detto Napolitano.
Napolitano ha chiamato dunque a raccolta tutta quella che ha chiamato “comunità nazionale”. “Mettiamocela dunque tutta, con passione, combattività e spirito di sacrificio — ha affermato il capo dello Stato — Ciascuno faccia la sua parte al meglio. Io stesso ci proverò, nei limiti delle mie forze e dei miei nuovi doveri, una volta concluso il mio servizio alla presidenza della Repubblica, dopo essermi impegnato per contribuire al massimo di continuità e operosità costituzionale durante il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea. Resterò vicino al cimento e agli sforzi dell’Italia e degli italiani, con infinita gratitudine per quel che ho ricevuto in questi quasi nove anni non soltanto di riconoscimenti legati al mio ruolo, non soltanto di straordinarie occasioni di allargamento delle mie esperienze, anche internazionali, ma per quel che ho ricevuto soprattutto di espressioni di generosa fiducia e costante sostegno, di personale affetto, direi, da parte di tantissimi italiani che ho incontrato o comunque sentito vicini. Non lo dimenticherò”.
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