“STOP ALLA COLLABORAZIONE TRA ATENEI ITALIANI E ISRAELIANI”
APPELLO DI 3.000 ACCADEMICI PRO PALESTINA PER IL CESSATE IL FUOCO
Ha superato le 3.000 firme l’appello per il cessate il fuoco firmato da accademiche e accademici italiani e indirizzato all’attenzione del ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Antonio Tajani, della ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, e alla Conferenza dei Rettori delle Università italiane.
“In quanto membri delle comunità accademiche e dei centri di ricerca italiani, scriviamo questa lettera in nome della pace e della giustizia, uniti dalla richiesta di porre un’immediata fine alla guerra in corso contro Gaza”, si legge nella lettera.
Cessate il fuoco
Gli accademici sentono come “dovere individuale, comunitario e accademico”, di dissociarsi dalle posizioni finora intraprese dal governo del nostro Paese, e chiedono all’Italia di assumersi la responsabilità di azioni e richieste per contrastare “il crescente livello di violenza al quale stiamo assistendo impotenti”. “Rivolgiamo questo appello al nostro ministro degli Esteri, perché si mobiliti per richiedere e sostenere un immediato cessate il fuoco, la fornitura di aiuti umanitari e la protezione delle Nazioni Unite per l’intera popolazione palestinese. Come docenti, ricercatori e ricercatrici della comunità accademica e di ricerca italiana, da molti anni assistiamo con dolore e denunciamo ciò che accade in Palestina e Israele, dove vige, secondo Amnesty International, un illegale regime di oppressione militare e Apartheid”.
Oltre 9000 morti a Gaza
Mentre scrivono l’appello (ormai qualche giorno fa, i numeri sono nel frattempo aumentati), sostengono gli accademici, a Gaza il bilancio delle persone uccise supera i 9.000 morti, di cui 3.760 bambini, circa 22.900 feriti e 1.400.000 sfollati. Secondo le Nazioni Unite, allo stato attuale sono circa 2.000 le persone disperse, presumibilmente intrappolate o uccise sotto le macerie. Interi quartieri abitati, ospedali, scuole, moschee, chiese e intere università (Islamic e Al-Azhar University tra le più grandi e rinomate) sono state completamente rase al suolo. Il governo israeliano ha intimato ad oltre un milione di abitanti nella Striscia di lasciare le loro case in vista di un attacco da terra, sapendo che non vi sono via di fuga e via di uscita dalla Striscia di Gaza. Molti di questi sfollati sono stati poi bombardati nelle “zone sicure” del sud della Striscia di Gaza, rivelando un chiaro intento di pulizia etnica da parte del governo israeliano.
Crisi sanitaria e umanitaria
Prosegue l’appello: “L’Association Jewish for Peace ha chiamato tutte le persone di coscienza a fermare l’imminente genocidio dei palestinesi. Già il 25 ottobre l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato di non essere in grado di distribuire carburante e forniture sanitarie essenziali e salvavita agli ospedali nel Nord di Gaza per via dei continui bombardamenti israeliani. La quantità di beni di prima necessità e soccorso che Israele ha permesso di far transitare a Gaza il 21 ottobre è stata dichiarata sufficiente a mantenere in funzione solo alcuni ospedali e ambulanze per poco più di 24 ore. Secondo l’Unicef “Gaza è diventata un cimitero per migliaia di bambini. Tutto questo costituisce una evidente violazione del Diritto Internazionale e della Convenzione di Ginevra”.
Gli oppressori israeliani
Si arriva poi a un passaggio cruciale in cui i firmatari sostengono che “in tutti i report messi a disposizione dalle Nazioni Unite e dalle numerose organizzazioni umanitarie (ad esempio Amnesty International e Human Rights Watch), è segnalata l’importanza di considerare e comprendere le determinanti e antecedenti a questa violenza, da ricercarsi nella illegale occupazione che Israele impone alla popolazione palestinese da oltre 75 anni, attraverso una forma di segregazione razziale ed etnica. Comprendere e analizzare queste determinanti è l’unica possibilità per poterne riconoscere le radici, contrastare l’escalation e sperare e reclamare pace e sicurezza per tutti. È fondamentale ricordare come riconoscere il contesto da cui nasce quest’ultima ondata di violenza non significa sminuire il dolore e la sofferenza delle vittime israeliane e palestinesi, ma costituisce il cruciale impegno per sostenere la dignità, la salute ed i diritti umani di tutte le parti coinvolte”.
Stop alle collaborazioni con gli atenei israeliani
“Come studiosi e studiose del mondo universitario italiano guardiamo con preoccupazione alla diffusione di misure di limitazione della libertà di dibattito e di delegittimazione delle richieste di cessazione della violenza”, continua l’appello. “Chiediamo quindi di ribadire l’impegno per la libertà di parola e garantire il diritto degli studenti e delle studenti delle università italiane al dibattito, e di favorire momenti di dibattito e discussione all’interno degli atenei. Chiediamo inoltre di pronunciarsi con chiarezza sulla necessità da parte dei singoli atenei italiani di procedere con l’interruzione immediata delle collaborazioni con istituzioni universitarie e di ricerca israeliane fino a quando non sarà ripristinato il rispetto del diritto internazionale e umanitario, cessati i crimini contro la popolazione civile palestinese da parte dell’esercito israeliano e quindi fino a quando non saranno attivate azioni volte a porre fine all’occupazione coloniale illegale dei territori palestinesi e all’assedio di Gaza”.
(da agenzie)
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