STOP DI FINI AL TESTO ALFANO SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA: “ALMENO TRE PUNTI SONO INACCETTABILI”
SI TRATTA DELLA MAGGIORANZA LAICA, OVVERO POLITICA, DEL CSM, DEI NUOVI POTERI CONFERITI AL GUARDASIGILLI E DELLA NUOVA COLLOCAZIONE DELLA POLIZIA GIUDIZIARIA…TUTTE INSIEME CONDURREBBERO A UNA MAGISTRATURA SOTTOMESSA AL POTERE POLITICO… MA A FAR FUNZIONARE LA GIUSTIZIA PENSA QUALCUNO?
Sulla riforma della giustizia “Futuro e Libertà ” fissa i paletti.
I finiani, per bocca di Giulia Bongiorno, aprono infatti alla separazione delle carriere e del Csm ma fanno sapere, al termine del vertice dei capigruppo e dei coordinatori con il presidente della Camera, di non condividere tre punti della bozza proposta dal Pdl.
Tre i «no» di Fli: alle nuove funzioni e alla composizione a maggioranza laica del Csm, ai nuovi poteri conferiti al ministro della Giustizia e alla nuova collocazione della polizia giudiziaria non più alle dirette dipendenze della magistratura.
«Ho illustrato ai vertici di Futuro e Libertà lo stato attuale della riforma della giustizia, secondo le bozze che ho avuto modo di esaminare fino ad ora. Ovviamente – ha precisato la Bongiorno, presidente della commissione Giustizia della Camera – si tratta di bozze provvisorie. Alcuni principi erano noti, già enunciati e li riteniamo condivisibili come la separazione delle carriere e del Csm».
«Tuttavia – ha precisato la consulente giuridica di Futuro e Libertà – sono stati introdotti nuovi principi su cui dobbiamo dare un giudizio molto preciso e cioè che non li possiamo condividere. Si tratta in particolare delle nuove funzioni della composizione a maggioranza laica del Csm. Dei nuovi poteri conferiti al ministro della Giustizia. Della nuova collocazione della polizia giudiziaria non più alle dirette dipendenze della magistratura».
La Bongiorno ha sottolineato più volte che «questo giudizio si basa a tutt’oggi su testi provvisori»
In pratica la bozza Alfano va cambiata, fa sapere Fini e oggi qualche giornale vede già una situzione politica “a un passo dalla rottura”.
Sembra un dialogo tra sordi: dall’altra parte c’è chi rispolvera il processo breve che, insieme al ddl sulle intercettazioni, per i finiani è argomento improponibile e ormai chiuso.
Quello che resta fuori dalla bozza di riforma sono le cose semplici che gli italiani vorrebbero per sburocratizzare la macchina farraginosa della giuastizia: ridurre a metà le 165 circoscrizioni giudiziariarie e i 1.292 tribunali italiani, introdurre la posta elettronica per le notifiche, depenalizzare i reati minori per riservare i processi penali ai casi più rilevanti, rinnovare la professione forense, limitare il ricorso in Cassazione, rendere iù snello il processo penale., eliminare i formalismi inutili, ridurre i tempi dei processi.
Invece l’unico scopo perseguito pare sia quello di limitare l’azione dei pm.
Cosa che interessa ai politici, non certo al comune cittadino.
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