TAV, DI MAIO E SALVINI NON TROVANO L’USCITA DAL TUNNEL
VERTICE NOTTURNO DI 5 ORE, NESSUNA DECISIONE… CHIEDERANNO ALLA FRANCIA “UNA DIVERSA RIPARTIZIONE DEGLI ONERI”
Sì o No, non esiste il forse, aveva detto Matteo Salvini entrando a Palazzo Chigi per il vertice notturno sulla Tav. È forse, invece, ancora, l’esito di cinque ore di confronto nel Governo sulla Torino-Lione, con le posizioni cristallizzate, con la Lega che vuole un Sì senza più rinvii, anche a costo di chiamare i cittadini piemontesi a pronunciarsi con un referendum o di far decidere a un voto del Parlamento, il M5s che vive quella per il No come la battaglia della ‘vita’ politica.
Forse, perchè, non c’è ancora una decisione nè sul “se”, nè sul “come” fare il treno ad alta velocità . Con un impatto devastante sui rapporti interni al Governo, sempre più logorati
La nota di Palazzo Chigi. “All’esito del confronto si è convenuto che l’analisi costi-benefici sin qui acquisita pone all’attenzione del Governo il tema del criterio di ripartizione dei finanziamenti del progetto tra Italia, Francia e Unione Europea”….
“A distanza di vari anni dalle analisi effettuate in precedenza e, in particolare, alla luce delle più recenti stime dei volumi di traffico su rotaia e del cambio modale che ne può derivare, sono emerse criticità che impongono una interlocuzione con gli altri soggetti partecipi del progetto, al fine di verificare la perdurante convenienza dell’opera e, se del caso, la possibilità di una diversa ripartizione degli oneri economici, originariamente concepita anche in base a specifici volumi di investimenti da effettuare nelle tratte esclusivamente nazionali. Saranno necessari ulteriori incontri non essendoci un accordo finale”.
Il Governo prende tempo: quel tempo che non ha quasi più.
Perchè è tempo di decidere sui bandi della Torino Lione, perchè l’Europa fa trapelare che presto invierà una lettera molto dura, in cui segnalerà le violazioni dell’Italia, in caso di ritiro dal progetto Torino-Lione, e la perdita di circa 800 milioni di euro di finanziamenti.
L’idea è chiedere – riferiscono fonti di maggioranza – un approfondimento giuridico sui bandi di Telt e un confronto alla Francia, con possibile vertice bilaterale, sui criteri di finanziamento dell’opera. Perchè “a distanza di vari anni” sono emerse “criticità “, e va valutata “una diversa ripartizione degli oneri economici” proprio con il partner francese e con l’Ue.
Luigi Di Maio e Matteo Salvini, scrive l’Ansa in piena notte, lasciano Palazzo Chigi scuri in volto: la crisi di Governo viene evocata da entrambi i partiti, come esito estremo dell’irrigidirsi delle posizioni.
Giuseppe Conte, che ha promesso una decisione entro venerdì, per ora non parla. Anche se a vertice in corso fonti vicine al premier professano ottimismo: “ci riuscirà “, porterà a casa la mediazione che ad ora sembra lontanissima.
“Crisi di governo no. Ma vertice infruttuoso sì. Ci riproviamo oggi” risponde poi il capo politico dei 5 Stelle Luigi Di Maio ad Affaritaliani.it. “Come se ne esce? È tosta”.
Dal lato francese la ministra dei Trasporti, Elisabeth Borne, ai microfoni di Cnews, auspica che “gli italiani confermino che realizzeranno con noi questo tunnel”, perchè “è un progetto molto importante.
Attualmente solo l’8% del trasporto merci tra la Francia e l’Italia passa per le rotaie contro il 70% tra Italia e la Svizzera. L’obiettivo di questo tunnel è permettere di sviluppare il trasporto ferroviario e di ridurre il numero dei tir nelle vallate delle Alpi. Tutti aspettano” il Governo italiano, sottolinea Borne.
Nella notte a Palazzo Chigi hanno avuto luogo due riunioni: la prima affronta la parte tecnica del dossier e vede la presenza, oltre che di Conte, dei vice, e del ministro Danilo Toninelli, di due squadre di “prof” portate nella sede del Governo sia dal M5S che dalla Lega.
I tecnici riuniti sono undici e tra questi il Movimento porta due membri della commissione che ha bocciato l’opera con l’analisi costi-benefici.
La Lega “risponde” con una sua squadra in cui figura Pierluigi Coppola, l’unico di quella commissione a non firmare le conclusioni volute dal professor Marco Ponti. Dopo oltre tre ore i tecnici lasciano Palazzo Chigi.
Le bocche sono cucite, ma il confronto, a quanto si sottolinea, sarebbe stato costruttivo. Poi, però, il vertice entra nella sua fase più delicata, quella politica. Insieme a Conte, Di Maio, Salvini, Toninelli ci sono i due sottosegretari al Mit leghisti Armando Siri e Edoardo Rixi, il capogruppo M5S al Senato Stefano Patuanelli e il presidente della commissione Trasporti a Palazzo Madama Mauro Coltorti.
Al termine, il silenzio.
I comunicatori interrompono i contatti. I vicepremier vanno via senza parlare. Non si ha ad ora notizia neanche di un aggiornamento del vertice: Giuseppe Conte ha già diramato una sua agenda quotidiana molto fitta e alle 19.30 è convocato a Chigi un Consiglio dei ministri, che potrebbe essere nuova sede di confronto.
Le posizioni restano quelle diametralmente opposte registrate prima della riunione. Fughe in avanti, avvertono dall’una e dall’altra parte, rischiano di far cadere il governo. Sui bandi, al momento non ci sarebbe alcuna decisione: “aspettiamo le valutazioni giuridiche”, viene spiegato.
§Ma lunedì 11 marzo il cda di Telt dovrà dare il via libera ai bandi. In gioco, ricorda la commissione Ue, ci sono 800 milioni di euro che, in caso di mancato avvio delle gare, l’Italia potrebbe perdere.
(da “Huffingtonpost”)
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