TELECOM E ALITALIA, PRESSING DEI PARTITI SUL GOVERNO, I SINDACATI : “16.000 POSTI A RISCHIO”
CAMBIAMENTI DEGLI ASSETTI PROPRIETARI: NESSUNA DICHIARAZIONE DEL GOVERNO
Il governo del premier Enrico Letta per ora ha scelto la strada del silenzio su Telecom e Alitalia: nessuna dichiarazione nè commento è arrivato finora dal premier o da suoi ministri sulle due vicende che stanno toccando profondamente l’assetto proprietario di due società strategiche dell’industria italiana.
«Il governo si chiama fuori da Alitalia e Telecom», ha detto una fonte governativa interpellata dall’agenzia Reuters all’indomani dell’intesa sulla holding che controlla Telecom e che la farà diventare spagnola e mentre Air France-Klm ha intenzione di prendere parte all’aumento di capitale di Alitalia arrivando al 50%.
PD E PDL: «IL GOVERNO RIFERISCA»
Pd e Pdl, i due partiti maggiori del governo di coalizione, chiedono invece al governo di riferire «al più presto» al Parlamento sulle vicende di Alitalia e Telecom Italia.
«Le vicende contestuali di Alitalia e Telecom rappresentano in modo impietoso l’esito di una lunga catena di errori in gran parte dovuti all’assenza ventennale di una politica industriale e, conseguentemente, alla prevalenza degli interessi privati sugli interessi pubblici», ha detto in una nota Luigi Zanda, presidente dei senatori democratici. «È necessario che il governo venga al più presto in Senato a riferire sul grave declino del sistema industriale italiano che coinvolge due imprese strategiche per i nostri servizi pubblici», ha aggiunto.
Anche Pippo Civati, candidato alla segreteria del Partito democratico, ha sottolineato: «Quella di Telecom è la prima delle privatizzazioni all’italiana di cui parla Letta? Cedere pezzi significativi del Paese per mantenere in piedi “questa” classe dirigente, pubblica e privata? Perdere il controllo di occupazione, ricerca e sviluppo in settori strategici mentre quelli tradizionali vanno a picco?».
Dall’altra parte dello schieramento, il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta ha commentato: «Sulla vendita di azioni Telco alla società spagnola Telefonica e sul conseguente nuovo assetto di controllo di una delle imprese chiave per lo sviluppo del nostro Paese, Telecom Italia, serve un quadro dettagliato per esprimere qualsiasi giudizio ma è evidente che è proprio la mancanza di dettagli e di chiarezza che alimenta le preoccupazioni».
LE CONSEGUENZE PER L’INDUSTRIA ITALIANA
Telecom Italia è al centro di un’operazione della spagnola Telefonica, che si appresta a salire al 66% della controllante Telco, per un esborso di 324 milioni di euro, per il momento senza aumentare i diritti di voto, ma che potrebbe arrivare secondo gli accordi al 100%, una volta ottenute le necessarie autorizzazioni dell’Antitrust.
«Cosa cambierà con i due terzi del capitale Telco in mano agli spagnoli? Ci saranno ancora le risorse per gli investimenti e per lo sviluppo dei servizi? A che punto è il progetto di scorporo della rete fissa e quali sono le prospettive del settore in Italia?», ha chiesto Brunetta, sollecitando un intervento dello stesso premier.
INTERESSE NAZIONALE
Air France-Klm potrebbe invece salire al 50% del capitale di Alitalia, di cui detiene attualmente il 25%, e il governo italiano ha già detto che non porrà alcun veto in proposito.
«La vicenda Alitalia conferma la sciagurata disinvoltura con cui nel 2008 sono stati buttati al vento cinque miliardi di euro dal Governo Berlusconi», ha detto ancora Zanda nel comunicato.
«Il caso Telecom è, sotto il profilo dell’interesse nazionale, ancora più serio. L’Italia sta perdendo il controllo di una grande società che, prima di essere privatizzata (nel 1997) era all’avanguardia tecnologica, non aveva debiti ed era in grado di crescere in Italia e nel mondo».
I SINDACATI: «A RISCHIO 16MILA POSTI» –
La questione Telecom spaventa molto anche i sindacati. A rischio, secondo le stime di Michele Azzola della Slc Cgil, ci sono fino a 16mila posti.
Di fronte a questo scenario il Governo «ha il compito di convocare subito le parti sociali e Telefonica per conoscerne il piano e valutare l’utilizzo della golden share prevista dall’articolo 22 dello Statuto di Telecom».
Quella con Telefonica «è la prima operazione – spiega Azzola – che consegna agli stranieri un gruppo strategico italiano. Un’operazione mai avvenuta in nessun Paese occidentale».
Il rischio è, secondo le sigle di settore, che Telefonica adotti per Telecom lo stesso modello di esternalizzazione del Call center e dell’Information Technology che ha usato in casa propria. Il Governo, aggiunge il segretario confederale della Cisl Annamaria Furlan, «deve attivare subito un tavolo per capire cosa intende fare perchè la proprietà della rete non sia esclusivamente di un’azienda spagnola».
(da “il Corriere della Sera“)
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