TORINO, CHIESTO L’ERGASTOLO PER COSPITO
SENTENZA RINVIATA, LA PAROLA PASSA ALLA CORTE COSTITUZIONALE… PROTESTE DEGLI ANARCHICI IN AULA
Slogan, striscioni, scritte contro sulle vetrine delle banche a Torino. Il corteo anarchico in solidarietà con Alfredo Cospito e Anna Beniamino, partito da palazzo di Giustizia dove si teneva il processo a loro carico, ha raggiunto via Principi d’Acaja e quindi via Rossini, nel centro della città.
Poco dopo è arrivata la decisione dei giudici: oggi niente sentenza che slitta al 19 dicembre, la parola passa alla Consulta.
E’ stata infatti accolta la questione di legittimità costituzionale sull’attenuante rispetto al reato di strage politica: un reato per il quale il procuratore generale Francesco Saluzzo ha chiesto la condanna all’ergastolo per Cospito, inclusi 12 mesi di isolamento diurno, e 27 anni e un mese per Anna Beniamino.
“Tutti liberi, Alfredo libero”, si legge sulle scritte lasciate sulle vetrine. I manifestanti erano circa 150, giunti anche da fuori Torino.
Collegati dalle carceri di Sassari e di Rebibbia Alfredo Cospito e Anna Beniamino hanno preso la parola per leggere due comunicati di protesta contro il regime del 41 bis a cui l’uomo è sottoposto. “Non ho dubbi che mi condannerete all’ergastolo” ha detto Cospito in videocollegamento.
E’ considerato ideologo del Fai, “parlo prima di tacere per sempre” aggiunge, spiegando che i due attentati per i quali è sotto accusa furono “due atti dimostrativi in piena notte che non potevano ferire nessuno”.
Il suo discorso è anche di solidarietà agli altri detenuti sottoposti al carcere duro: “Siamo in 750 in questo regime”, “Mi sento condannato in un limbo senza fine in attesa della morte”.
“Non mi arrendo – ha aggiunto Cospito – ma continuerò il mio sciopero della fame per l’abolizione del 41 bis e dell’ ergastolo ostativo fino all’ultimo mio respiro per far conoscere al mondo questi due abomini repressivi di questo paese”.
Anna Beniamino, la compagna, anche lei sotto processo con il rischio di una sentenza pesantissima, parla di un “processo politico alla nostra identità di anarchici” teso “a una pena esemplare”, e definisce lo sciopero della fame di Cospito come extrema ratio: “Opporsi è necessario” ma intanto, ha affermato, “non riuscirete mai a spegnere l’anarchia”.
Parole che hanno infiammato un gruppo di anarchici, una decina, che sedevano tra il pubblico: “Libertà, libertà” hanno iniziato a urlare, così come “Vergogna”.
La presidente della corte d’Assise d’Appello a quel punto ha chiesto di liberare l’aula e i carabinieri hanno fatto uscire tutti. E’ iniziata la requistoria del procuratore generale Francesco Saluzzo che alla vigilia del processo si era premurato di mandare in esecuzione la precedente sentenza di condanna per Alfredo Cospito, evitando così in ogni modo che potesse uscire dal carcere.
Cospito dunque, nonostante il rinvio degli atti alla Corte Costituzionale, rimarrà comunque in carcere: ha iniziato a scontare i 20 anni già inflitti per l’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano, proprio quello per cui rischia l’ergastolo per “strage politica”.
La corte d’Assise d’appello dovrà pronunciarsi ma solo per rideterminare la pena così come indicato dalla Cassazione, per lui e per la compagna Anna Beniamino, considerati ideologi del Fai (Federazione anarchica informale). I tempi per la sentenza però sono rimasti incerti fino all’ultimo.
E dunque, per evitare che l’anarchico detenuto a Sassari nel regime del 41 bis potesse uscire per scadenza dei termini, il procuratore generale Francesco Saluzzo ha agito d’anticipo, mandando in esecuzione la parte di condanna considerata sicura per questo procedimento. Cospito stava già scontando i 10 anni per l’attentato all’amministratore delegato di Ansaldo Roberto Adinolfi
Sollevando davanti alla Corte le questioni di legittimità costituzionale gli avvocati dei due anarchici chiedono ai giudici della Consulta di esprimersi sulla “pena fissa” dell’ergastolo ostativo per la strage politica in considerazione del fatto che l’attentato non ha provocato vittime.
Il procuratore generale è stato accompagnato in aula dal pm Paolo Scafi per la requisitoria. I magistrati hanno messo l’accento sulla pericolosità di quell’attentato che, anche se non provocò feriti, fu di “altissima potenzialità lesiva” e nel quale, soprattutto, venne utilizzata la tecnica del “richiamo”: il primo ordigno doveva servire ad attirare le vittime da colpire con la seconda esplosione.
L’ondata di solidarietà della rete anarchica per Cospito ha varcato i confini internazionali, anche in Grecia, dove nel giorno in cui si doveva discutere l’udienza del tribunale di sorveglianza c’è stato l’attentato fallito contro la diplomatica Susanna Schlein. L’attenzione della Digos è altissima.
(da agenzie)
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