TRA I SASSI DI MATERA: DOVE CULTURA FA RIMA CON TRIVELLE
CAPITALE DELLA CULTURA E TRIVELLAZIONE SELVAGGIA: E SE FOSSE UNO SCAMBIO ?
Pasolini e le trivelle, Carlo Levi e le discariche, Mel Gibson e l’acqua avvelenata.
La Lucania di oggi, così perduta agli occhi, piange e ride insieme.
I Sassi hanno appena ricevuto la fiducia del mondo: Matera sarà la capitale europea della Cultura nel 2019. Titolo strameritato.
Ma i Sassi, questo incavo di pietre, anfiteatro di una umanità dolente, poverissima, dove uomini e capre si scambiavano umori e necessità , questo scheletro meraviglioso a cielo aperto rimasto quasi intatto per merito di chi lì vive e ha vissuto, tutelando anzitutto la dignità della memoria, sarà tombato, sigillato nell’area vasta degli scavi petroliferi, degli oli combustibili, dei fumi d’arrosto da kerosene
Matteo Renzi accompagna i Sassi nel petrolio, e punta, come sa fare bene, a conquistare tutti.
Gli ambientalisti e gli industriali dell’oro nero, poeti e commercianti, pensatori e asfaltatori.
Ad agosto si domanda: “Con tutto il petrolio che abbiamo in Basilicata e Sicilia, dobbiamo acquistarlo altrove? ”.
E via col decreto Sblocca Italia che permetterà ai trivellatori di trivellare immediatamente, superando ostacoli, controlli, impatti ambientali e proteste. Tetragono, il premier dice: “Perderemo qualche voto, ce ne faremo una ragione”. Forse nemmeno più qualche voto, avendo oggi Matera conquistato il primato europeo. Panem et circensens dunque?
Così appare. Senza voler far torto alla qualità della candidatura, sembra che le opere pie siano mischiate alle cattive intenzioni di molti lupi mannari.
Lo scambio, è accusa senza prove però, sarebbe: tu mi fai bucare e io ti premio.
Certo è che la classe dirigente che governa la Regione non è stata mai — dai tempi di Emilio Colombo, un dominus democristiano che per un trentennio interpretò le istanze di quella terra remota — così vicina al cuore del potere.
La famiglia Pittella ha messo radici a Strasburgo, dove con Gianni guida il gruppo parlamentare europeo, e a Potenza domina la regione con il fratello minore Marcello. Due sere fa Pittella jr a Radio24 si è esibito in una enfatica dichiarazione di fedeltà e un entusiasmo senza pari nel commentare i tagli del Governo che lo avrebbero penalizzato, entusiasmo irrintracciabile tra i suoi colleghi governatori.
Nell’esuberanza del momento, forse perchè coinvolto nei festeggiamenti per la vittoria di Matera, è parso che Pittella non aspettasse altro che tagliare e che i soldi a sua disposizione sono così tanti da non sapere come impiegarli.
La Basilicata, ma forse Pittella jr non lo ha ancora chiaro, è terra di continua emigrazione.
Dire a chi è costretto a fare le valigie che, senza i tagli di Renzi, in Regione continuerebbero a fregarsene del suo destino, sprecando ancora qualcosina è un atto politicamente suicida, un manifesto di totale imprevidenza.
Ma forse quelle parole così avventate erano frutto dell’entusiasmo (o figlie del debito da saldare).
Ma la Basilicata a Roma gode di altri sponsor eccellenti: due ex governatori oggi al governo (De Filippo alla Salute, Bubbico all’Interno) e poi, distanziato negli affetti del leader, il capogruppo alla Camera del Pd Roberto Speranza.
La Lucania è anche la terra di Banfield, la culla dove lo studioso americano ha tenuto a battesimo la sua teoria del familismo amorale.
Ed è così piccina che le famiglie che contano ancora oggi si tramandano poteri e doveri, onori e nomine. In una filiera conosciuta e riverita.
E oggi quella terra diviene teatro del pendolo renziano.
Nella filosofia concretista del premier, sempre contratta verso il presente, ambiente e cemento sono valori turnari, cointeressi che si espangono e si restringono a seconda dei bisogni. E le parole d’ordine divengono cangianti, legate al bisogno, misteriosamente interscambiabili.
L’ambiente è il nostro futuro, il turismo la nostra economia, e quindi i Sassi il bene supremo.
Ma anche con le trivelle si fanno soldi. Sporcano? Distruggono? Chi lo dice? Se c’è il petrolio lì, lì si scava e poi si vede.
Infatti la legge prevede il primato dell’opera su ogni altra tutela.
Vicino ad Aliano, il paese di Carlo Levi, ora si discute dell’arrivo di una discarica.
Lì ci sono i calanchi, nuvole di pietra, voragini che resistono anche alla meraviglia.
In Lucania tutto si tiene: lo scrittore dà una mano all’asfaltatore, il bosco al cemento, le ginestre al petrolio.
Antonello Caporale
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