TRE ESPONENTI DI ITALIA VIVA SONO STATI ARRESTATI A CAIVANO CON L’ACCUSA DI ASSOCIAZIONE MAFIOSA E CORRUZIONE
IN MANETTE L’EX ASSESSORE AI LAVORI PUBBLICI DEL COMUNE, CARMINE PELUSO, GIOVANBATTISTA ALIBRICO, EX CONSIGLIERE DI MAGGIORANZA, E ARMANDO FALCO, SEGRETARIO CITTADINO DEL PARTITO DI MATTEO RENZI
Un nuovo blitz a Caivano, territorio di violenza, spaccio e ancora una volta di camorra, tornata stamattina al centro delle cronache per l’arresto con l’accusa di associazione mafiosa di nove persone, tra cui tre politici di Italia viva
Nel comune sciolto quest’estate e finito sotto ai riflettori per le cuginette del Parco Verde vittime di ripetuti abusi, all’alba i carabinieri hanno arrestato 9 persone con l’accusa di associazione mafiosa e corruzione. In manette, tra i nove, l’ex assessore ai lavori pubblici del Comune, Carmine Peluso, Giovanbattista Alibrico, ex consigliere di maggioranza, e Armando Falco, segretario cittadino del partito di Matteo Renzi
Tra gli arrestati Antonio Angelino, esponente dell’omonimo clan operante sul territorio; Giovanni Cipolletti, Massimiliano Volpicelli, Martino Pezzella, Raffaele Bervicato, Raffaele Lionello, Domenico Galdiero. Avrebbero avvicinato imprenditori aggiudicatari di lavori pubblici del Comune di Caivano per riscuotere somme da consegnare al clan mentre una parte del denaro veniva intascata direttamente da loro.
Angelino, Cipolletti e Volpicelli, si legge nell’ordinanza, oltre a essere artefici delle estorsioni, avevano instaurato un vero e proprio «inquietante “sistema” di gestione camorristica dell’attività amministrativa del Comune di Caivano, ben collaudato e radicato nel tempo», dove i politici facevano da intermediari per intascare le somme guadagnate con le estorsioni.
Un “Sistema” basato sul condizionamento degli affidamenti di lavori pubblici, e fondato su episodi corruttivi, che vedevano protagonisti il dirigente del settore Lavori pubblici Zampella, insieme a Peluso, Alibrico, tecnici privati ed esponenti politici come Armando. Le imprese provvedevano poi, in cambio delle aggiudicazioni, a versare al funzionario e (o) agli amministratori pubblici, e al clan tramite la loro.
Il «quadro, desolante, sin qui delineato», evidenzia per la procura «come il sindaco di Caivano non potesse di certo ignorare il ruolo che la criminalità organizzata locale aveva assunto sul territorio ed i contatti e collegamenti che aveva instaurato con esponenti della sua amministrazione».
(da agenzie)
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