TRIA RACCONTA FAVOLE ALL’EUROGRUPPO E 18 MINISTRI DEGLI ALTRI PAESI SCUOTONO LA TESTA
“BASTA CHIACCHIERE, SERVONO FATTI CONCRETI O AVANTI CON LA PROCEDURA”
Quando Giovanni Tria ha iniziato a spiegare agli altri 18 ministri dell’Eurozona che «l’economia italiana sta andando meglio del previsto» e che «i dati in arrivo a fine luglio lo dimostreranno», al tavolo dell’Eurogruppo – racconta chi era in sala – molti suoi colleghi hanno scosso la testa.
Si aspettavano qualche proposta concreta e invece il titolare di via XX settembre è arrivato a Lussemburgo a mani vuote.
A quel punto un solo ministro si è alzato e ha preso la parola: un intervento che ha interpretato perfettamente il pensiero di tutti gli altri. «Non basta, dovete spiegarci cosa volete fare per evitare la procedura. Altrimenti la Commissione deve andare avanti e noi la sosterremo».
A sorpresa è stato il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire a vestire i panni del Grande Accusatore. Chi si aspettava un atteggiamento solidale da parte di Parigi – che sul rispetto delle regole contabili ha pure qualche problema – si sbagliava di grosso. «Non bastano previsioni generiche – questo il ragionamento di Le Maire nell’intervento in sala -. Dovete dirci quali misure volete prendere perchè ci sono delle regole da rispettare. Ne va della stabilità dell’Eurozona».
Anche Christine Lagarde, direttrice Fmi, ha indicato tra i principali rischi economici «i Paesi ad alto debito e a bassa crescita che non fanno le riforme».
Proprio il futuro della zona euro è stato uno degli elementi cruciali del dibattito di ieri, che ha tenuto i ministri inchiodati nell’European Convention Center di Lussemburgo fino a notte. E il caso-Italia non aiuta ad ammorbidire i nordici su questi temi.
Ieri pomeriggio, però, con il francese a interpretare la linea dura, i veri “falchi” sono rimasti in disparte.
L’olandese Wopke Hoekstra, per esempio, ha evitato di affondare il colpo. Ci ha pensato la colomba Mario Centeno, presidente Eurogruppo: «Vogliamo chiarezza sulle vostre decisioni politiche».
Prima della riunione, Tria ha incontrato Valdis Dombrovskis per un faccia a faccia. Il vicepresidente è stato molto chiaro: «Serve una correzione sostanziale della traiettoria di bilancio, sia per il 2019 che per il 2020». Tradotto: una manovrina correttiva subito (circa 4 miliardi) e un cambio di passo sui piani in autunno.
Fonti del Tesoro, però, sostengono che la manovra per il 2020 è esclusa dalla trattativa e si dicono convinte che «la maggioranza dei governi non voglia andare fino in fondo». In ogni caso anche il Mef conferma che «i negoziati sono ancora in una fase embrionale». Il problema è che il tempo stringe: il verdetto sulla procedura arriverà entro il 9 luglio, per questo serve un’intesa prima della fine di giugno.
Il falco francese Le Maire, dunque. Eppure il premier Giuseppe Conte credeva di arrivare oggi a Malta, dove parteciperà al vertice dei Paesi del Sud Europa, con ben altre prospettive. Questa sera, a margine della cena dei capi di Stato e di governo, avrà un colloquio a quattr’occhi con il presidente Emmanuel Macron. E magari sarà l’occasione per chiedere spiegazioni dell’attacco così duro da parte del ministro francese.
In generale Conte si illude della benevolenza dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e di una mediazione del portoghese Centeno. Ma è in casa francese che cerca una sponda. Il premier comincia a muoversi con il suo metodo diplomatico e felpato che nel dicembre scorso consentì all’Italia di evitare la procedura. Ora ci riprova e con Macron sarà il primo importante tentativo, mentre giovedì della prossima settimana a Bruxelles incontrerà gli altri leader europei . Da Palazzo Chigi fanno sapere che di fatto la Francia non ha ancora preso una decisione. Ma visto quello che è successo ieri non sembra che Parigi sia disposto a farci sconti.
(da “La Stampa”)
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