TUTTI A CASA, LA RESA DEGLI EX PCI: “NON CONTIAMO PIU’ NULLA”
DALL’AMARO SPOSETTI AL SILENTE VELTRONI TRA PRUGNE E MELE COTTE
Restituiti al Novecento, al secolo che li ha visti nascere e morire. Oggi utili attaccapanni di Matteo Renzi. E anche imperdibili protagonisti dei retroscena, preziosi nelle rievocazioni storiche, inaffondabili fratelli coltelli.
“Abbiate pietà di noi comunisti. Non contiamo più niente”, è la lapide che poggia sul petto il compagno Ugo Sposetti. Un valoroso ex.
In quest’aula così plaudente, unanime, esagerata nel sorriso, di rosso (deviato però verso un fucsia di periferia) resiste solo la chioma bigodinata della sindacalista toscana della Cgil Valeria Fedeli che siede sull’alto scranno, alla destra della Boldrini, in qualità di vice presidente del Senato (il titolare è nelle funzioni di supplente del Capo dello Stato).
Assiste e piange quando è proclamata la beatificazione di Sergio Mattarella, anzitutto e soprattutto democristiano.
Bianco di cuor e di capelli, il nuovo presidente trova casa alla Dc e riduce a clochard i figli e i nipoti di Botteghe oscure.
“Abbiamo sempre subìto le differenze personali, le diverse ambizioni, gli umori degli uni contro gli altri”, dice Andrea Orlando, il ministro della Giustizia.
Vera e così tragica la sua riflessione che la corrente dei giovani turchi, di cui è azionista, ha voluto differenziarsi dagli altri Pd segnalando l’adesione al voto con l’aggiunta della sigla del nome di battesimo di Mattarella.
Contarsi per contare almeno un po’. Tragica perchè il cognome vincente a Renzi l’ha dato l’ex comunista Bersani a dicembre.
Lo stesso nome che Berlusconi aveva rifiutato due anni fa e che a capodanno sembrava invece di suo gradimento. Bersani, smacchiatore mancato, era consapevole che invece per lui la strada sarebbe stata storta. Come sempre.
E il premier ha effettivamente verificato il traffico di sms confliggenti che accoglievano le proposte di Veltroni, Finocchiaro, Fassino e tutta l’allegra brigata.
Ricorda bene David Ermini, avvocato fiorentino, vicino di casa di Matteo, perciò deputato, che i no, i distinguo, le perfidie si espandevano quando c’erano di mezzo gli ex comunisti.
Il colore del volto del sindaco di Torino Piero Fassino, ieri, era non a caso di una vivissima cenere e l’umore black, come al solito.
Ha tolto di mezzo un cronista che gli chiedeva un commento sull’elezione e si è rifugiato in una palestra a festeggiare le giornate di sport sotto la Mole. Non una sillaba. Muto proprio, e lui in genere non si fa pregare.
Crudele testimonianza che più si è fratelli e più si è coltelli. Moltissimo coltelli.
Infatti Ileana Argentin commenta: “Le conflittualità battono sempre la realtà ”.
Quali sono le conseguenze di questo amore tragico?
“Devo dire la verità : mille volte meglio Mattarella di Napolitano. È più progressista, più netto, più limpido questo democristiano di tanti comunisti finti. Io mi fido più dei primi che dei secondi”, dice Nicola Fratoianni, coordinatore di Sel.
Le parole sono pietre, e di un bel granito è la frase di Rosy Bindi: “Forse noi della Dc siamo stati più di sinistra di quegli altri”. Forse sì.
“Non voglio rovinare la festa”, concede il generoso Giorgio Tonini.
Il Transatlantico è divenuto l’appendice postuma della Balena bianca.
Dc di ogni annata si sono ritrovati. Fossero solo i siciliani, nelle loro singolari declinazioni (bianchi, bianco-rossi, bianco-neri) ad esultare per il conterraneo!
Arrivano dalla Puglia e dal Piemonte, dalle Marche. Di nuovo in armi.
Quegli altri, cioè i rossi, sono intanto spariti dal Transatlantico.
Massimo D’Alema, da una legislatura fuori dalla porta del Parlamento, manda le congratulazioni, che sono anche sincere perchè Mattarella è stato il suo vice al tempo del governo da lui diretto.
Veltroni non si sente e non si vede, di Fassino abbiamo detto, di Chiamparino abbiamo visto l’andatura storta, il passo laterale, il sorriso spento.
Stefano Fassina ha la postura del viandante e l’eloquio morigerato. Ha votato pure lui ed è contento. Basta così.
Cesare Damiano: “Il fatto è che nel nostro partito esistono tante individualità ”.
Il veltroniano Walter Verini: “Il fatto è che il Pci fa parte del Novecento, è storia conclusa. Mi è indifferente che Mattarella venga dalla Dc, per me è un antesignano del Pd. Purtroppo c’è chi non ha metabolizzato”.
“L’errore madornale è stato quando al tempo della svolta non abbiamo fatto subito una scelta di campo aderendo al partito socialista europeo. La nostra storia è finita lì”, spiega ai reduci interdetti Giorgio Napolitano, il comunista uscente.
Napolitano? “Proprio lui che da migliorista, lo ricordo bene perchè guidavo la segreteria di Enrico Berlinguer, non perdeva occasione di una stilettata, una specificazione, una precisazione, una distinzione”.
Dal salotto di casa, in piazza Farnese, Achille Occhetto scava nella memoria.
E sempre sono pietre. Irriducibili, incomponibili, eterni coltelli.
Meno male che è finita dicono i banconisti della buvette. Frittelle, tramezzini e arancini sono andati a ruba, restano in vita tre macedonie, due piatti di melone, e poi prugne e mele cotte.
La pietanza della terza età o del partito che fu.
Antonello Caporale
(da “il Fatto Quotidiano”)
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