UN ALTRO AMICO DI SALVINI NEI GUAI: IL LEADER DELLA CATALOGNA INDAGATO PER FRODE FISCALE, CORRUZIONE E RICICLAGGIO
PUJOL RISCHIA IL RINVIO A GIUDIZIO: UN ALTRO MITO SEPARATISTA SI FRANTUMA
Jordi Pujol i Soley, presidente della Catalogna dal 1980 al 2003, 83 anni, fondatore della conservatrice Convergència Democrà tica de Catalunya ( Cdc, l’80 % della federazione CiU che governa la regione) e leader storico del nazionalismo catalano, è imputato, insieme alla moglie Marta Ferrusola e 3 dei suoi 6 figli.
Il prossimo 27 gennaio dovrà comparire davanti a un giudice di Barcellona.
Il reato per cui è molto probabile che venga rinviato a giudizio, è frode fiscale.
Pujol, per anni soprannominato “Il Vicerè della Spagna” quando, dal ’93 al 2000, appoggiò dall’esterno sia il governo del premier socialista Felipe Gonzà¡lez che quello del popolare (centro-destra) Josè Maràa Aznar in cambio di continui trasferimenti di competenze alla sua regione, si è tirato la zappa nei piedi da solo.
Nel luglio scorso, lasciando di stucco tutta la Spagna, confessò, dopo uno scoop del madrileno e moderato El Mundo, di aver tenuto fondi per 30 anni fondi all’estero, mai dichiarati, provenienti “da una eredità paterna” mai quantificata.
Nel 2002 un polemico report della polizia fiscale assicurava che l’ex “Molt Honorable President” aveva una montagna di soldi all’estero frutto della “mordida” (“mazzetta” nello slang spagnolo) che esigeva quando governava la Catalogna.
Un impero finanziario che gestivano i suoi figli, 5 dei quali sono già indagati in altre istruttorie.
Pujol smentì seccamente e parlò di una “manovra di Madrid “ contro la sua regione. Poi, è diventato un acerrimo indipedentista come il suo delfino, l’attuale presidente regionale Artur Mas, il cui padre era un uomo di paglia di Pujol ed aveva pure lui soldi all’estero.
I reati di cui sarà , molto probabilmente, accusato il vegliardo politico sono però molto più pesanti del reato fiscale: riciclaggio, corruzione e abuso di potere.
Pujol, che venne accusato dall’ex leader socialista Maragall di prendere una tangente del 3% sugli appalti pubblici, si è allontanato dalla politica, dal suo partito.
Però la sua comparsa in tribunale nel prossimo gennaio costituisce una immensa bomba di profondità contro il nazionalismo catalano proprio quando la regione spinge per l’addio alla Spagna.
Gian Antonio Orighi
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