UN BERLUSCONI SVOGLIATO AD ATREJU SUONA IL SOLITO SPARTITO, LA MELONI IL BASSOTUBA
IL PUBBLICO RESTA FREDDO E LUI RIDUCE SALVINI A MERO PORTATORE DI VOTI… LA MELONI ORMAI SEMBRA LA PORTAVOCE DELLA LEGA… E CONTINUANO A PERDERE VOTI
Forse ha ragione Francesco Storace, quando twitta: “Berlusconi sta spiegando ad Atreju come vincere le elezioni del 1994. Ma oggi siamo nel 2015”.
Il ritorno sulla scena pubblica del leader di Forza Italia era atteso. Perchè mentre il suo partito è diventato un colabrodo, il Cavaliere ha scelto di continuare a starsene lontano: ad Arcore o, magari, in Russia dall’amico Putin come successo di recente.
E anche l’apparizione di oggi, alla kermesse organizzata da Giorgia Meloni, è stata in bilico fino all’ultimo.
Poi, alla fine, ha prevalso il pressing del cerchio magico. Un’insistenza, pare, non disinteressata: l’obiettivo — dicono alcune malelingue — era quello di depotenziare il suo intervento domani alla scuola di politica organizzata sul lago di Garda da Maria Stella Gelmini.
Non è sicuro neanche che ci vada, magari alla fine potrebbe decidere di limitarsi a una telefonata. Solo pettegolezzi? Comunque significativi dello stato in cui versa il partito.
Fatto sta che alla fine Berlusconi arriva alle Officine Farneto di Roma e non si avverte più il calore di un tempo: lui non fa scintille, nè la platea si scalda.
In fondo, questo per lui, non è più il pubblico di casa di un tempo, ormai è salvinizzato
Giorgia Meloni. invita l’ex premier ad uscire dal Ppe a trazione tedesca, come se questo risolvesse la crisi del centrodestra italiano.
Il Cavaliere ascolta ma non favella: abbandonare i Popolari non è nel novero delle cose e gli farebbe esplodere il partito in mano più di quanto già non stia accadendo ora.
Non manca qualche battutina: per carità , mai. Ma in fondo anche quelle sanno di vecchio. Come quando chiede alla platea se qualcuno non sia d’accordo con quello che ha detto e all’unica voce che si leva replica: “Il solito comunista, si infilano dappertutto”.
L’esordio è quasi svogliato. “Io non vorrei tornare a parlare di politica, oggi sono qui perchè ho fatto una promessa “. Ma certo, non può esimersi dal dire qualcosa sulla fuga di deputati e senatori. Ma lo fa con un tono quasi indifferente.
“Deo gratias, hanno lasciato Forza Italia i mestieranti della politica che la avevano presa come un taxi”. Qualcosa di più si intuisce sul tema della leadership del centrodestra.
Tanto per cominciare si capisce che di leader allo stato attuale lui ancora non ne vede (tranne — aggiunge — quando si guarda allo specchio).
Con buona pace di Matteo Salvini. Al quale riconosce di essere bravissimo “a parlare alla pancia della gente” e dunque di essere “utile” al centrodestra. Decisamente non una incoronazione.
Non stupisce l’ennesimo niet alle primarie, l’unica proposta della padrona di casa .. “Sono plausibili — sottolinea — solo quando non c’è un leader riconosciuto, se ci sono in campo seconde file”.
Per il resto, quello che l’ex premier suona davanti ai militanti che lo ascoltano ad Atreju è sempre il suo vecchio spartito: non manca quasi niente.
Nè il lungo excursus sui quattro colpi di Stato subiti, con tanto di accusa al “regista” Napolitano, nè la polemica contro i pubblici ministeri che nel suo mondo dovrebbero avere una carriera diversa da quella dei giudici e presentarsi ogni volta all’appuntamento “con il cappello in mano”. In fondo è sempre lì che va a finire: alla sua vicenda giudiziaria.
“Voglio e devo ritornare a battermi per la democrazia solo quando — afferma – sarà restituito al pieno splendore dell’innocenza dalla Corte di Strasburgo”.
Forse per tornare a vederlo al massimo della forma bisognerà aspettare quel momento. Forse.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply