UN CENTRODESTRA, TRE POSIZIONI: “UNA FREGATURA”, “ORA IL MES”, “POTEVA ANDARE MEGLIO”
SOLO LA LOGICA DELLE POLTRONE TIENE UNITI LEGA, FDI E FORZA ITALIA, SUL RECOVERY FUND OGNUNO LA PENSA IN MODO DIVERSO
Ricorso al Mes, riforme necessarie, idea di sovranismo: tre partiti, tre posizioni diverse. L’accordo in extremis al vertice europeo rafforza il premier Giuseppe Conte, solleva il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fa felici i partiti di governo.
E non spacca il centrodestra ma lo incrina e ne fa emergere le distanze. Per ora tattiche, ma domani strategiche.
A partire dal Mes: per Matteo Salvini, che ribadisce il no del suo partito, il Recovery Fund non è altro che “una fregatura” e “un super-Mes”.
Mentre Silvio Berlusconi dice alle telecamere del Tg5 che accedere al meccanismo salva-Stati è “assolutamente indispensabile” come lo è “coinvolgere le opposizioni”.
Diverso anche l’approccio alla road map che sarà necessaria per beneficiare dei contributi a fondo perduto e dei prestiti. Il leader di Forza Italia batte sulla necessità di riforme, in senso liberale e non “di tipo assistenziale o statalista”.
Mentre il capo del Carroccio ha già cominciato a cavalcare il malcontento di commercianti, piccoli imprenditori, popolo delle partite Iva, per le tasse in scadenza, tambureggiando sul fatto che i miliardi promessi arriveranno soltanto l’anno prossimo mentre gli esborsi per i cittadini sono hic et nunc.
In mezzo si posiziona Giorgia Meloni, che in una lunga nota premette di “aver tifato per l’Italia in ogni momento” e “con la coscienza a posto” promuove Conte pur con debito formativo: “E’ uscito in piedi ma poteva e doveva andare meglio”. Onore delle armi, insomma, ma poca soddisfazione. Si è battuto contro “le pretese egoistiche dei Paesi nordici — riconosce la Meloni – ma le condizionalità , a partire dal freno di emergenza, rischiano di tradursi in un “commissariamento delle scelte di politica economica”.
Prossimo passo: l’incontro con Conte a Palazzo Chigi, già rinviato per il misunderstanding sugli inviti — Meloni contattata per prima, Salvini solo dopo che dice no – che aveva fatto saltare i nervi al centrodestra.
All’ordine del giorno ci sarà l’agenda politica ma soprattutto economica e sociale del centrodestra nei prossimi mesi e i rapporti con la maggioranza. E ci andranno tutti insieme, come ha ribadito il leader leghista in conferenza stampa.
Tutto bene, allora? Non proprio.
Intanto, il Cavaliere, nell’intestarsi praticamente il via libera al fondo, ha allungato uno schiaffo agli alleati: “Noi avevamo puntato sin dal principio sul Recovery Fund, io personalmente mi sono battuto perchè fosse approvato senza cambiamenti di rilievo ed in effetti così è accaduto. Certamente questo difficile compromesso deve far riflettere sul futuro, sui pericoli per l’Europa e sul condizionamento che i partiti sovranisti esercitano sulla politica di diversi paesi Ue”.
Partiti come quelli della sua coalizione, con cui tra due mesi esatti si presenterà al voto in sei Regioni.
Del resto, la rappresentazione plastica dell’effetto del Recovery Fund sul centrodestra sta nell’isolamento di Salvini e nel martellamento di Forza Italia sulle opportunità , tutte da sfruttare, del neonato accordo. In una parola: riforme.
Mara Carfagna, vicepresidente azzurra della Camera, su HuffPost parla addirittura di “una nuova speranza” e mette in mora gli alleati: se sarà “la coalizione tra Lega, FdI e FI a gestire l’enorme massa di denaro del Recovery Fund e forse anche del Mes: il Paese ha il diritto di sapere se, una volta al governo, remeremo contro o a favore di questa opzione o se davvero pensiamo sia possibile una soluzione “autarchica” alla crisi. Personalmente sono convinta che sia ora di abbandonare il vecchio scontro con la Ue e valorizzare un nuovo patriottismo della concretezza.
(da agenzie)
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