UNA TELEFONATA TI ALLUNGA LA VITA (E LO STIPENDIO)
DI MAIO E SALVINI VERSO LA PACE, ORA POSSIAMO VIVERE CON LE PEZZE AL CULO E FELICI
«Lo stupore della notte spalancata sul mar ci sorprese che eravamo sconosciuti io e te. Poi nel buio le tue mani d’improvviso sulle mie. È cresciuto troppo in fretta questo nostro amor».
Era il maggio del 1966 quando — cinquantatrè anni fa — Mina cantava per la prima volta Se telefonando.
Una canzone che mai come oggi è politicamente attuale. Dopo una notte di pensieri e riflessioni seguita allo spassosissimo discorso di Giuseppe Conte di ieri sera i due vicepremier, i gemelli del gol Salvini e Di Maio si sono telefonati.
Gaudeamus igitur perchè anche oggi il governo arriva a domani mattina.
Il segretario della Lega e il Capo Politico del Movimento 5 Stelle si sono sentiti al telefono. Secondo quanto riferisce AdnKronos sarebbe stato Luigi Di Maio a chiamare Salvini per una telefonata chiarificatrice. L’ottimismo è alle stelle, c’è chi parla addirittura della possibilità che dopo il colloquio telefonico i due possano incontrarsi di persona a breve forse oggi stesso al più tardi domani.
Conte sembra davvero contento che il suo discorso in cui menava il can per l’aia per venti minuti in attesa che succedesse qualcosa.
Fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che il premier valuta “positivamente il fatto che dopo la sua conferenza stampa di ieri i leader delle due forze di maggioranza siano tornati a parlarsi: il ritorno al dialogo è una buona premessa — proprio come auspicato ieri nel discorso del premier — per procedere nella giusta direzione”. Insomma Conte ha annunciato una “conferenza stampa” minacciando le dimissioni solo per convincere i due vicepremier a parlarsi.
Che la telefonata non sia poi così importante ce lo dimostrano invece i post pubblicati dai due vicepremier su Facebook.
Di Maio parla della necessità di andare avanti “col piede sull’acceleratore” (per schiantare il Paese contro il muro del debito?) mentre Salvini questa mattina ci parlava di due telefonate importante che aveva ricevuto nelle ultime ore.
La prima quella della figlia che ha perso un dentino, la seconda quella delle operazioni di polizia della notte. Una splendida giornata (straviziata, stravissuta, senza tregua?) commenta il Capitano citando Vasco Rossi.
Subito dopo la notizia della tanto attesa telefonata che ha tenuto col fiato sospeso il Paese le agenzie ne battono un’altra. Sarebbe stato trovato un accordo tra Lega e M5S sul decreto legge sblocca cantieri. Come è noto la Lega aveva presentato un emendamento che prevedeva la sospensione per due anni il codice degli appalti. Una richiesta che Toninelli aveva definito una stupidaggine e un pretesto per aprire la crisi di governo.
Viste le posizioni di partenza un accordo sembrava impossibile. E invece si apprende che da domani il dl sblocca cantieri sarà votato in Aula al Senato
Insomma ancora una volta non si è trovata una soluzione al problema principale: dove si trovano i soldi per tutte le promesse fatte da Salvini negli ultimi dieci giorni (una cifra che oscilla tra i trenta e i quaranta miliardi di euro).
Mentre scoppia la pace tra i due però i principali problemi del Paese rimangono sul tappeto. Nessuno nel Governo si è ancora degnato di spiegare agli italiani come e dove si troveranno i 23 miliardi necessari a scongiurare l’aumento dell’Iva previsto dal DEF e dalla legge di Bilancio del 2019.
Salvini ormai non parla nemmeno più di cambiare le regole europee per fare più debito ma in fondo è quello a cui punta.
Il problema è che di debito bisognerebbe farne davvero tanto per non aumentare l’Iva e introdurre la Flat Tax.
I leghisti da salotto televisivo ci spiegano in questi giorni che negli USA l’abbassamento delle tasse ha contribuito a rilanciare l’economia.
Ma a parte il fatto che gli Stati Uniti non devono sostenere (con i proventi delle tasse) uno stato sociale come il nostro (ad esempio non hanno una sanità pubblica paragonabile alla nostra) a quel punto tanto varrebbe azzerare le tasse. Non funziona così.
E se i leghisti “amici del popolo e dei poveri” vogliono farci diventare come gli USA dove chi è povero non ha i soldi per curarsi basta che lo dicano.
Così come non funziona giocare a “chi ha la testa più dura” con la Commissione Europea. Perchè mentre Salvini e Di Maio si telefonano nessuno dei due sembra preoccupato dallo spread che galoppa o dal fatto di dover rispondere alla letterina della Commissione che garbatamente ci fa notare che siamo a rischio dell’apertura di una procedura d’infrazione.
L’ultima volta che era successo il governo aveva mandato in televisione Laura Castelli a spiegare che l’esecutivo stava solo facendo quello che gli chiedeva il popolo.
Ma è un alibi che non regge: il “popolo” può benissimo rimanere all’oscuro del funzionamento dei meccanismi di bilancio e delle regole europee così come i passeggeri di uno scuolabus non devono conoscere il codice della strada.
L’autista però è tenuto a rispettare quelle regole (democraticamente stabilite) per non mandare a sbattere il mezzo e uccidere gli occupanti. Sarebbe quindi ora che il Governo prendesse in mano il volante.
Perchè i cittadini e la Commissione Europea si aspettano risposte chiare. I tempi sono stretti: entro il 27 settembre il Governo dovrà trasmettere al Parlamento la Nota di aggiornamento sul Def (Nadef), ad ottobre dovrà iniziare il percorso di approvazione. In mezzo il Presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia dovranno trattare con la Commissione i tetti di spesa ed evitare la procedura d’infrazione.
L’ultima volta si era partiti annunciando un 2,4% e ci si era trovati con un 2,04%. Le premesse per l’ennesima figuraccia ci sono tutte. A pagare saremo tutti.
(da “NextQuotidiano”)
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