UNGHERIA AL VOTO, SULLA SCONTATA VITTORIA DI ORBAN PESANO SCANDALI E CORRUZIONE
MALVERSAZIONI DI FONDI UE, APPALTI IRREGOLARI, OCCUPAZIONE SISTEMATICA DEI MEDIA E CORRUZIONE IL MODELLO ILLIBERALE DEL PREMIER XENOFOBO
Voto col fiato sospeso per l’intera Unione europea in Ungheria, il Paese centroeuropeo membro di Ue e Nato il cui premier nazional-conservatore Viktor Orbà¡n è considerato leader e capofila delle forze sovraniste e antimigranti nel gruppo di Visègrad (Polonia Cechia Slovacchia Ungheria) e in tutto il continente.
Il popolare Orbà¡n, al potere dalla vittoria elettorale dell’aprile 2010, favorito alle legislative di oggi, spera in un terzo mandato e molti danno per sicuro che ottenga una maggioranza assoluta, sebbene magari non la maggioranza di due terzi dei seggi dello Orszaghà¡z (Parlamento) necessaria a riforme costituzionali. Cioè a costruire il suo modello di “democrazia illiberale”.
Ma il risultato appare incerto, quasi metà degli interpellati nei sondaggi non ha risposto.
E accuse di scandali di malversazione di fondi Ue e appalti irregolari, di occupazione delle istituzioni e dei media, di corruzione sistematica danno fiato alle opposizioni e sembrano rendere nervoso il popolare premier e il suo partito, la Fidesz, membro dei Popolari europei.
I seggi aperti stamane chiuderanno alle 19, da poco dopo sono attesi exit poll e risultati parziali e verso mezzanotte dati ufficiali provvisori.
Non poco dipenderà anche dalle scelte degli ungheresi expat in Europa occidentale e dai membri delle minoranze magiare in Slovacchia, Romania, Serbia, Ucraina cui Orbà¡n ha dato diritto di voto per avvantaggiarsi.
Un primo segnale, le file ai seggi a Budapest illuminata dal sole primaverile e nelle altre città e persino nelle campagne.
L’affluenza prevista è del 70 per cento contro il 60 per cento di partecipazione al voto alle ultime elezioni politiche, nell’aprile del 2014. La maggiore partecipazione secondo molti indicherebbe piຠmobilitazione dei seguaci delle opposizioni, ma sembra funzionare meglio anche la campagna di mobilitazione della Fidesz, specie nelle campagne.
Lo scontro è radicale.
Orbà¡n ha puntato la sua campagna sulla lotta assoluta per il no ai migranti e ai presunti diktat di Bruxelles. Ha anche accusato per nome tutti gli oppositori di essere agenti stranieri al servizio di un presunto complotto del tycoon americano di origini ebree ungheresi George Soros per islamizzare l’Europa facendola invadere dai profughi. “E dopo la vittoria mi occuperò di questi avversari e traditori dal punto di vista politico e legale”, ha detto il premier minaccioso.
Vedremo tra poche ore se la sua tattica funzionerà o no davanti a opposizioni piຠefficienti.
Soprattutto Jobbik, seconda forza parlamentare, data nei sondaggi ad almeno il 19-20 per cento contro il 46 per cento della Fidesz.
Da partito ultrà¡ xenofobo antisemita è divenuto centrodestra che denuncia corruzione e ingiustizie sociali e dramma dei giovani che si rifanno una vita all’estero.
Piຠcombattivi sono anche i socialisti (Mszp, ex comunisti, corrotti e deboli fino all’altro ieri) col nuovo giovanile capolista centrista Gergely Karà¡csony, e i verdi di Lmp.
Non pochi osservatori teorizzano necessità e possibilità di accordi e alleanze temporanee tra Jobbik da un lato e dall’altro socialisti e resto delle sinistre, da perdenti rafforzati o in ipotesi al momento improbabile da vincitori di misura, per proporre alternative a Orbà¡n. Il governo nega ogni accusa, sia sulla corruzione, sia sulla libertà di stampa che definisce “maggiore che all’Ovest”.
Contro il premier si è schierato un oligarca potentissimo nei media suo ex sponsor, Lajos Simicska. Ogni risultato insomma è possibile, e qualsiasi esito sarà di prima importanza per il confronto politico presente e futuro nella Ue intera.
Ue con cui Orbà¡n è in confronto aperto come la Polonia (la cui maggioranza nazional-conservatrice lo ha appoggiato inviando ai suoi comizi il suo leader storico Jaroslaw Kaczynski) sia per accuse di violazione di valori dello Stato di diritto e della libertà d’informazione e divisione dei poteri, sia per la sua particolare amicizia e ammirazione dichiarata per i presidenti russo e turco, Putin ed Erdogan.
(da agenzie)
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