URLA E CORI AL SENATO: LA BOSCHI IN CONFUSIONE, GRASSO NON COMPRENDE IL REGOLAMENTO, ZANDA FA IL CAPOBASTONE
CALDEROLI INCHIODA GRASSO: “NON CONOSCE IL REGOLAMENTO, STA VIOLANDO LA NORMA DEL VOTO SEGRETO”… GRILLINI, SEL E LEGHISTI SCATENATI… ZANDA PENSA DI ESSERE IL DIRETTORE DI UN GULAG
Dopo un lungo dibattito nell’aula del Senato, e due riunioni in capigruppo, non è stato trovato nessun accordo.
La proposta di mediazione avanzata da Vannino Chiti sull’esame del ddl riforme, che aveva raccolto le aperture del premier Matteo Renzi, è caduta nel vuoto.
Ed è subito bagarre in Aula. Fischi e urla da parte delle opposizioni hanno costretto il presidente dell’aula a sospendere la seduta.
Ma alla ripresa i toni non sono cambiati. Il nodo è la decisione di votare per parti separate gli emendamenti che al loro interno hanno riferimenti sia all’elezione diretta dei parlamentari sia alla tutela delle minoranze linguistiche (su cui è stato accolta la richiesta di voto segreto): “La vogliamo finire con questa gazzarra? Prego i presidenti di gruppo di richiamare i propri senatori”, ha detto Grasso.
E avverte: “Chi prosegue con la protesta andrà fuori dall’Aula”.
Ma i senatori dell’opposizione gridano in coro: “Non si può, non si può”.
La proposta bocciata di Chiti. Il senatore pd, capofila dei dissidenti, ha suggerito di posticipare a settembre le dichiarazioni di voto e il voto finale, e al tempo stesso di ridurre il numero degli emendamenti per concentrare la discussione su pochi punti qualificanti e cercare una mediazione anche sul merito.
Proposta accolta dal governo, che però con il ministro Maria Elena Boschi ha precisato: “Non possiamo sottostare a un ricatto ostruzionista della minoranza, e non su tutti i punti di merito sarà possibile trovare un punto di incontro”. Nel corso del dibattito, tutti i gruppi di maggioranza e il gruppo di forza italia si sono detti disponibili alla mediazione.
Lo stop di Sel.
Dall’opposizione, l’m5s ha invece ribadito che difenderà tutti i suoi emendamenti che però sono solo 200. Sinistra e libertà , presentatrice da sola di circa 6mila emendamenti, ha dal canto suo spostato il tema della discussione: “Non ci interessa avere una settimana di tempo più, ci interessa sapere se c’è la disponibilità a muovere dalle proprie posizioni per raggiungere mediazioni alte”. Ovvero, Sel vuole sapere se il governo è disposto a modifiche sostanziali del testo, e se il dibattito potrà svilupparsi “libero dai vincoli del convitato di pietro, il patto del nazareno” tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.
Posizione che ha provocato la dura reazione del capogruppo pd Luigi Zanda: “Se Sel non riduce il numero dei propri emendamenti, non ci sono le condizioni per una mediazione”.
Zanda ha quindi bocciato la richiesta di convocare la capigruppo per rivedere il calendario, chiedendo di proseguire secondo il percorso già stabilito.
Ma alla fine ha prevalso la linea di chi la capigruppo la voleva, compresa Sel: “la capigruppo credo sia utile, potremo avere la possibilità di capire se davvero c’è l’intenzione di una mediazione alta, di muovere dalle proprie posizioni e arrivare a risultati apprezzabili per tutti quanti”, ha detto De Petris.
Dunque, come sottolineato dalla Lega e da Calderoli, a questo punto è il governo che dovrà dire se è disponibile a mediare o no sul merito della riforma.
E la risposta del governo è arrivata a conclusione del dibattito: “il governo come sempre ha la disponibilità a trovare ulteriori punti di incontro anche nel lavoro dell’aula dei prossimi giorni”, ha spiegato il ministro Boschi, ma allo stesso tempo “il governo non può in qualche modo sottostare a un ricatto ostruzionista”.
Dunque “probabilmente non sarà possibile trovare su tutti i temi dei punti di incontro tra maggioranza e opposizione, ma è impensabile che una minoranza affermi le proprie ragioni a scapito di una maggioranza: non succede in nessun paese democratico, non succederà neanche stavolta”.
Sel mette in atto una contromossa per evitare lo spacchettamento dell’emendamento 1.28.
Dopo che nuovamente il Pd, come già avvenuto per l’emendamento di Sel precedente e poi ritirato dagli stessi firmatari, ha chiesto il voto per parti separate, con votazione segreta solo sulla parte relativa alle minoranze linguistiche e non anche per quella che prevede il Senato elettivo.
Con la riformulazione in un’unica riga dei due concetti – Senato elettivo e minoranze linguistiche – Sel prova a evitare che la bocciatura della parte sul Senato elettivo, per voto palese, faccia scattare il ‘canguro’, ovvero l’effetto domino che travolge, facendoli decadere, tutti gli altri emendamenti sullo stesso argomento
La riformulazione del testo dell’emendamento è la seguente: “i membri del Parlamento sono eletti a suffragio universale garantendo le minoranze linguistiche”. L’obiettivo di Sel, in definitiva, è sia evitare lo spacchettamento che tentare si proceda a scrutinio segreto anche per la parte che riguarda il Senato elettivo.
Grasso avverte: basta cori da stadio o espulsioni
Questi cori da stadio non mi sembrano Adeguati”. Così il presidente del Senato Pietro Grasso quando le opposizioni, in aula, riprendono a gridare “non si può, non si può”, riferendosi al voto per parti separati dell’emendamento 1.28 Di Sel sul senato elettivo con la parte sulla tutela delle minoranze che consentirebbe il voto segreto.
Visto che le urla aumentano, e arrivano anche dei fischi, Grasso chiama i commessi e i questori. Poi avverte: “chi non consente di parlare in aula va fuori- dice- adesso cominciamo ad indicare chi turba l’ordine dei lavori”.
Il capogruppo Pd, luigi zanza, parla di “reato” perchè si tratta, secondo lui di “interruzione di organi costituzionali”.
Grasso mette comunque in votazione, per parti separate e senza discussione, il primo comma dell’emendamento de petris che non passa.
Lega, “Grasso schiavo di Renzi”
“Grasso è lo schiavo di Renzi. Vergogna, con la complicità del presidente del Senato il parolaio di Firenze vuol togliere ai cittadini il diritto inalienabile di poter votare ed eleggere i loro rappresentanti. Vadano a casa se non vogliono che i liberi cittadini li caccino a calci nel sedere. Lega pronta alla battaglia”. Lo dichiara Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega Nord al Senato.
Calderoli, così si cancella voto segreto da regolamento Senato
Singolar tenzone in aula del Senato tra il presidente Pietro Grasso e il co-relatore del ddl sulle riforme, Roberto Calderoli della Lega nord, grande conoscitore dei regolamenti parlamentari, sul tema del voto segreto.
Calderoli spiega che procedendo così come fatto finora in aula, con la richiesta di voto per parti separate degli emendamenti, “a suon di voti di maggioranza si sta cancellando dal nostro regolamento il voto segreto”.
Piccata la risposta di grasso alla richiesta di chiarimenti di Calderoli, che ricorda che in base al regolamento la votazione per parti separate devono mantenere “la logica normativa” delle singole parti.
“La richiedente Ghedini o lei presidente Grasso ci spieghino come fanno a reggersi le parti separate dell’emendmenrto 1.28 così come richiesto” insiste Calderoli.
Grasso dal canto suo ribadisce la sua decisione di sostenere il voto segreto solo per la tutela delle minoranze linguistiche, mentre uno sconfortato Calderoli tenta di spiegare che il punto non è questo.
Alla decisione di Grasso di procedere comunque al voto sulla votazione per parti separate, si scatena nuovamente la bagarre in aula.
Scoppiano nuovamente i cori “non si può”, sostenuti da urla di disapprovazione. Qualcuno afferma che “questo è un reato”, ma l’assemblea non riesce a ricomporsi. Grasso inutilmente chiede l’intervento dei questori.
Gli animi restano incandescenti.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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