VERDINI NON PRENDE POSTI PERCHE’ “I NUOVI RESPONSABILI SONO QUELLI CHE TI MANDANO AL VOTO”
TRA RENZI E VERDINI E’ SEMPRE TUTTO CONCORDATO
Alle 13,30, appena finito il discorso di Paolo Gentiloni, Giuseppe Ruvolo vecchio democristiano siciliano in quota Verdini, vede il cronista e consegna la frase tombale: “Interrogato, il morto non rispose… Quindi usciamo dall’Aula e non votiamo la fiducia. Conti 18 senatori in meno”.
Il morto, nella metafora, è il governo. La non risposta riguarda i posti.
Riavvolgendo la pellicola del film.
Poche ore prima a via, Poli sede del partito verdiniano, va in scena lo sfogatoio: “Denis, fai quel che vuoi con Renzi. Lo devi aiutare a far cadere il governo? Bene, ma nel frattempo prendiamoci qualche posto, entriamo come sottosegretari e viceministri”.
I campani , ma anche i siciliani Scavone e Compagnone sono un fiume in piena.
Mesi e mesi a fare la stampella. E ora, nessuna ricompensa. Volano parole grosse. Qualcuno minaccia di “andarsene”. Sembrano già in uscita gli ex Scelta civica, Zanetti, Donghia, Della Vedova. Con Zanetti che si è offerto a “titolo personale”, per continuare a fare il viceministro.
Servono almeno sei posti. Quella vecchia volpe di Verdini asseconda, dice che ci sta provando, fa l’arrabbiato col governo, minaccia sfracelli.
La sostanza è che l’abbuffata sognata diventa un digiuno.
Vecchio cronista, Augusto Minzolini, ha fiutato l’aria: “Mi pare di capire – dice ordinando un caffè – che sono divisi in tre: quelli che sono rassegnati, quelli che vogliono posti e chissà se restano dentro, quelli che assecondano Verdini nel suo gioco”.
Gioco neanche troppo raffinato, per chi lo conosce.
Ecco Maurizio Gasparri: “Maddai, lo sai come è Denis. Vale più un posto all’Eni quando il governo farà le nomine che un sottosegretario. Scusa, ti devo ricordare che Denis ha messo Rocco Girlanda, l’ex sottosegretario, alle relazioni esterne dell’Anas? A lui che gliene frega del seggio, farà il lobbista, pensa al dopo e cura il rapporto con Renzi”.
Si aggiunge al siparietto anche un altro storico ex An, Altero Matteoli, toscano: “Solo chi non conosce il rapporto tra Verdini e Renzi può prendere sul serio questa sceneggiata. Questo è un dispetto a Mattarella e un modo per dire a Gentiloni ‘stai sereno’ quando sarà “.
Cioè in primavera, stando alle dichiarazioni del ministro Poletti a palazzo Madama. Per evitare il jobs act
È il paradosso del gran bazar di palazzo Madama, nel giorno della fiducia.
Lo spiega il senatore dem Federico Fornaro: “A voler essere cattivi si può dire che oggi i posti veri si promettono a chi è disposto a farlo cadere il governo, non a sostenerlo… L’aria è questa: i responsabili, diversamente dal passato, sono quelli che aiutano ad andare presto al voto”.
Gli altri, di segno opposto, sono i disponibili che sguazzano nella palude del Senato per rimanere quanto più a lungo possibile a palazzo Madama.
Eccoli all’arrivo di Luca Lotti, stretta di mano, anche un po’ ossequiosa: Serenella Fuxia, Maurizio Romani, Lorenzo Battista.
Sono gli ex grillini che vogliono una poltrona più vellutata. Poi arrivano le dichiarazioni di sostegno al governo degli ex Sel, in rotta col gruppo, Dario Stefà no e Luciano Uras: “Abbiamo ricevuto assicurazioni dal governo sul Mezzogiorno”.
Ci sono i posti da sottosegretari, quelli da viceministri, la vicepresidenza del Senato (lasciata libera dalla fedeli), la presidenza della commissione Affari Costituzionali (lasciata libera dalla Finocchiaro).
Ma c’è, soprattutto, la paura di andare a casa a non tornare mai più.
Paolo Naccarato, ex cossighiano oggi nel Gal, indossa una cravatta per lui storica, con quattro gatti, la cravatta che ironicamente Cossiga fece fare ai tempi dell’Udr.
Il suo ragionamento incarna l’anima di fondo del redivivo Senato: “Ho appena detto a Paolo Gentiloni che anche questa volta gli straccioni di Valmy rendono il proprio servizio al paese votando la fiducia al governo. Ora però, voi giornalisti dovete invertire il ragionamento, altrimenti il paese non capisce: in questa legislatura al Senato non esistono 161 senatori in grado di approvare una mozione di sfiducia. Cioè se uno presenta una mozione di sfiducia non ce la fa a farla approvare. Questa è l’ultima legislatura prima dell’uragano”.
A metà pomeriggio, il pallottoliere segna quota 169.
Come la prima fiducia del governo Renzi. La navigazione quotidiana è un’altra cosa. Riecco Ruvolo: “Figlio mio, li voglio vedere a qualche votazione delicata, quando nel Pd ci sono gli assenti, la sinistra Pd che li fa ballare. Sarà un Vietnam, fidati. L’ha scritta la frase del morto che non rispose? Mi dirà che avevo ragione”.
(da “Huffingtonpost“)
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