SILVIO DIFENDE IL BASTONE DEL COMANDO
VIVENDI SALE AL 20% DI MEDIASET E SILVIO AFFINA LA STRATEGIA PER TUTELARSI… E IL GOVERNO VA IN SUO AIUTO
Lo spirito degli inizi, quello della famiglia dalla “compattezza più assoluta”, e uno scouting preliminare per tirare dalla propria parte gli azionisti minori del gruppo in caso fosse necessario rafforzare ulteriormente la posizione di forza contro l’avanzata dei francesi di Vivendi.
Passa per queste due mosse, secondo quanto spiegano fonti vicine al dossier, la strategia che il “gabinetto permanente” di Fininvest, capofila del gruppo Mediaset, sta mettendo in campo in queste ore, in una serie di riunioni e di contatti che vedono in prima linea Silvio Berlusconi.
Al fondatore della creatura televisiva, presa d’assalto dal colosso dei media transalpino guidato da Vincent Bollorè, salito oggi al 20% dell’azionariato dell’azienda di Cologno Monzese, spettano le parole più dure, che puntellano una linea senza sconti: “operazione ostile”, nessuna intenzione “di lasciare che qualcuno provi a ridimensionare il nostro ruolo di imprenditori”.
La difesa a oltranza, che si sostanzia di un terza barriera, pronta ad attivarsi da aprile, quando le regole in materia lo permetteranno: portare la quota di Fininvest ancora più su.
Il tutto in una cornice che suona come insolita, quella protettiva del Governo e del Pd, portata avanti dall’imprinting ultraliberista del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, e dal vicesegretario dei dem, Lorenzo Guerini, pronti ad “azioni per mettere in sicurezza Mediaset”, definito un patrimonio nazionale.
C’è una convinzione che circola dentro Mediaset, quella cioè che Vivendi voglia prendere il bottino pieno, cioè tentare l’assalto all’intero gruppo.
Gli intenti dichiarati dei francesi, messi neri su bianco nel comunicato stampa diramato a inizio settimana, parlano della volontà di diventare un socio industriale, ma le parole di Berlusconi, che è ritornato a rinfacciare ai transalpini l’accordo sfumato ad aprile (“Non è certo questo il miglior biglietto da visita che Vivendi possa esibire nel riproporsi come azionista industriale della società ”) mettono in luce i dubbi e i tormenti della famiglia Berlusconi sul futuro dell’azienda.
I francesi, dal canto loro, proseguono nella road map indicata, seguendo la strada adottata dentro Telecom Italia, dove sono arrivati a conquistare il 23% dell’azionariato.
Compiuto il passo di arrivare dentro Mediaset con il 20%, per il gruppo francese si aprirebbero diversi scenari.
Quello più plausibile, spiegano le stesse fonti, è che Bollorè non miri a conquistare Mediaset, ma a mettere pressing su Berlusconi per fare di Mediaset una delle colonne portanti del progetto di una Netflix paneuropea, dove il Biscione può contare molto sul versante della produzione dei contenuti.
L’altra strada, quella della scalata, è ad oggi più difficile.
Di fatto Vivendi può chiedere la convocazione di un’assemblea straordinaria e provare a mettere tra i punti all’ordine del giorno la richiesta di un ingresso nel consiglio d’amministrazione, la cui scadenza naturale è fissata per il 2018.
Di fatto, però, in assemblea servirebbe un cospicuo numero di azioni per arrivare alla maggioranza richiesta e considerando il fatto che in sede di voto la quota di Fininvest vale quasi il 40%, attualmente è difficile immaginare uno scenario in cui i francesi possano arrivare, almeno nell’immediato, a far convogliare dalla loro tutti gli altri azionisti per provare a mettere sotto il Biscione.
Escluse le quote pesanti di Fininvest (38,2%) e Vivendi (20%), l’azionariato di Mediaset è molto frastagliato e composto da azionisti con piccole quote, in mano principalmente a fondi.
Anche ammettendo che tutti gli altri azionisti fossero dalla parte di Vivendi, difficilmente la posizione di Fininvest potrebbe essere messa in minoranza.
Per non lasciare nulla al caso, in casa Fininvest, spiegano le stesse fonti, gli advisor sarebbero comunque al lavoro in queste ore per sondare gli umori dei piccoli azionisti e capire da che parte starebbero nel caso la contesa tra la holding e i francesi dovrebbe configurarsi come uno scontro aperto nell’ambito di un’assemblea del gruppo Mediaset.
I timori che la scalata sia possibile, anche se non immediata, restano.
Ed è forte anche la consapevolezza che, nel bene o nel male, bisogna iniziare a convivere con il “nemico” in casa.
Incontrando i giornalisti nella sede romana di Mediaset, il presidente del gruppo, Fedele Confalonieri, ha detto: “Sarà dura, ma ci difenderemo”.
Una difesa che, come ha sottolineato lo stesso Confalonieri, non guarda solo all’esterno, alla concorrenza di Sky o di altri gruppi, ma anche all’interno, dove sarà necessario osservare con attenzione da quello che “succede nei corridoi”.
A Mediaset in questi giorni circola un’espressione che è emblematica di quanto non ci si fidi delle mosse di Bollorè: l’avanzata dei transalpini viene associata all’immagine del cavallo di Troia.
Dopo aver alzato la propria quota nell’azionariato e denunciato Vivendi per manipolazione di mercato, la strategia del “gabinetto permanente” ad Arcore va avanti senza sosta.
Chi sorride, intanto, è Mediaset: il nuovo rialzo in Borsa di oggi ha portato la crescita del titolo a +53% in un mese, riducendo la perdita annuale al 6,28 per cento.
Mentre Berlusconi prova a resistere all’assalto dei francesi, la torta si fa più interessante e anche più gustosa.
Di sicuro il Cavaliere ha dalla sua un ombrello, quello del Governo e del Pd, che si lega perfettamente alla linea dell’opposizione responsabile che lo stesso Berlusconi predica ai suoi da giorni: non attaccare il governo in tv, distinguersi da Salvini, collaborare sulla legge elettorale.
L’insieme di questi due elementi rafforza il partito del non voto.
Berlusconi in primis, che non vuole sentire parlare di elezioni anticipate, ora è convinto ancora di più della necessità di portare avanti questa sua linea.
Ora il tempo è da dedicare alla sua creatura, quella intorno a cui ha richiamato la sua famiglia e i suoi più fidati collaboratori.
(da “Huffingtonpost”)
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