VERDINI PRONTO A STRAPPARE IL NAZARENO A SILVIO
AD ARCORE E’ DELIRIO GIUDIZIARIO, DENIS PRONTO ALLO STRAPPO DA SILVIO: VOTO ALLE RIFORME E GRUPPI AUTONOMI
È in un clima da cupio dissolvi che Denis Verdini prepara la sua scialuppa chiamata Nazareno mentre la nave berlusconiana pare affondare: “Martedì — dice una fonte vicinissima a Verdini — quando si voteranno le riforme alla Camera vedrete che usciranno dei voti favorevoli”.
È l’inizio di percorso che porta a gruppi autonomi.
Alla Camera il pallottoliere segna 20-25 parlamentari. Un po’ meno al Senato.
A meno che Berlusconi non cambi idea sul Nazareno. Al momento pare impossibile. Pure l’aria fa le scintille ad Arcore. È fuori di sè Silvio Berlusconi.
L’ira è verso Renzi. Verso le procure. Verso il suo partito.
Alla vigilia dell’ultimo giorno a Cesano Boscone, già si intravedono le tappe finali del calvario.
Escono le intercettazioni di Bari, a pochi giorni dalla Cassazione sul processo Ruby. Da Milano filtrano notizie ugualmente allarmanti sulle prove dei pagamenti alle olgettine testimoni dei processi.
Le procure, viste da Arcore, sembrano degli arsenali pronti ad esplodere. Pare di essere tornati indietro di anni. Intercettazioni su donnine pronte a soddisfare i riti lussuriosi del bunga bunga in cambio di ricompensa.
Quelle frasi sulle “bambine” che evocano la giovane età delle ragazze: “Stasera — dice Berlusconi a Tarantini — ho due bambine, una giornalista e una brasialiana”.
Un quadro complessivo che evoca quella dipendenza psicologica di cui parlò Veronica, quando pronunciò la frase che squarciò il velo del silenzio: “Mio marito è un uomo malato”.
Colpo dopo colpo, Berlusconi pare un pugile che mena i pugni al vento.
Ai suoi ha dato ordine di votare no alle riforme e di seguire la linea della rottura totale.
Fosse stato per lui avrebbe anche fatto un nuovo Aventino. È stato ricondotto a miti consigli solo dopo la riunione di mercoledì con venti parlamentari.
Romani, Gelmini, hanno provato a farlo ragionare, ma chissà quanto dura.
Ormai l’ex premier parla di Renzi come di un “dittatorello” e di un “pericolo” che va fermato.
È in questo quadro che Denis prepara il suo strappo. I suoi martedì sono pronti a votare a favore delle riforme del Nazareno.
È la “mossa” che fa il paio con le parole di Renzi all’Espresso.
Nella sua lunga intervista il premier ha rivendicato la bontà del dialogo con Berlusconi sulle riforme, ha duramente criticato il “cerchio magico” che lo ha portato alla rottura, ha attaccato duramente Bersani difendendo le liste bloccate.
E soprattutto, ha messo a verbale: “Verdini è un pragmatico, che conosce la prima regola della politica: i rapporti di forza. Sa che abbiamo i numeri anche da soli. Io l’ho sempre detto a Berlusconi: il patto con te lo faccio per un atto politico, non per una necessità numerica. Lui ha cambiato idea. Ora mi auguro che Forza Italia torni alla ragionevolezza”.
È l’ultimatum congiunto Renzi-Verdini: se Silvio non torna indietro allora si va avanti comunque con la pattuglia di Denis.
La verità è Berlusconi ha perso il controllo del partito. Il cupio dissolvi è iniziato. Maria Stella Gelmini, vicecapogruppo alla Camera, sul suo blog c’è andata giù dura sulla linea di Brunetta: “Trovo sbagliati i toni sommari e liquidatori con cui “Il Mattinale” affronta il tema delle riforme. Non penso che Forza Italia abbia votato per quasi un anno riforme “mostruose”.
I fittiani, oltre quaranta tra Camera e Senato, ormai si muovono come un partito nel partito. I verdiniani si organizzano.
Il cerchio magico attorno a Berlusconi si sente rassicurato dalla prospettiva di una lista Forza Silvio dove trovare un seggio sicuro.
Dell’operazione se ne è parlato ad Arcore, anche se — appena qualcuno la scrive come Carmelo Lopapa su Repubblica — parte la smentita d’ufficio.
I critici la chiamano l’operazione la “Repubblica del Salotto” perchè rispetto a Salò è fatta da gente che ama la vita comoda.
Da giorni l’ex premier lancia strali verso quegli ingrati del partito che non lo seguono del momento del bisogno.
Minaccia pure la chiusura delle sedi del partito: “Non servono più. Mica Cinque stelle ha la sede di partito. Sono roba vecchia”.
Chi lo sente non capisce se quando evoca una nuova discesa in campo ci creda davvero o sia solo un modo per esorcizzare la grande paura.
L’ultima idea che ha confidato è creare anche una lista denominata “vittime del fisco e della giustizia”.
Fuori dal cerchio magico, a microfoni spenti, è sdoganata la parola “delirio”.
(da “Huffingtonpost”)
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