VERDINI “SE NE FREGA†DEL COLLE MA È INSEGUITO DA TRE PROCURE
IL CURRICULUM DELL’UOMO PROBO, FULGIDO ESEMPIO PIDIELLINO DA SEGUIRE, INDAGATO PER CORRUZIONE, RICICLAGGIO, MENDACIO BANCARIA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE…DA FIRENZE A ROMA, DALLA SARDEGNA ALL’AQUILA, UNA SERIE DI EPISODI CHE LO VEDONO PROTAGONISTA
“Delle prerogative del Capo dello Stato ce ne freghiamo”.
Non era mai avvenuto che il coordinatore del partito di maggioranza mandasse a quel paese il presidente della Repubblica.
Un’uscita che colpisce anche perchè a farla è quel Denis Verdini, campione di modi spicci, magari di gaffe, che però sa dove fermarsi.
Se Denis ha rotto gli indugi, ha avuto un via libera dall’alto. E poi ci sono le notizie che arrivano da Radio Carcere: Pasquale Lombardi — ex magistrato tributarista e presunto braccio operativo della loggia P3 — avrebbe deciso di
parlare.
E starebbe accusando proprio Verdini mentre riferisce i dettagli della propria visita all’avvocato generale dello Stato, ora in pensione, Oscar Fiumara. Lombardi doveva vagliare la disponibilità al rinvio alle Sezioni Unite del ricorso fiscale in Cassazione della Mondadori.
Ora Lombardi racconta: “Non ricordo se furono Dell’Utri e Verdini o se Martino e Carboni a incaricarmi del sondaggio presso l’Avvocatura dello Stato. Posso dire che lo feci, perchè la questione interessava Verdini e Dell’Utri”.
Insomma, la posizione di Verdini è sempre più scomoda.
Difficile proseguire con una tattica attendista mentre tre procure ti stanno con il fiato sul collo.
A Firenze, la sua città , c’è la rogna del Credito Cooperativo Fiorentino, l’istituto di cui Verdini è stato re per vent’anni.
Reato ipotizzato: mendacio bancario.
Sott’accusa gli enormi affidamenti che la banca presieduta dal coordinatore del Pdl avrebbe concesso a imprenditori amici di Denis, soprattutto il gruppo Fusi.
Gli ispettori di Bankitalia contestano alla gestione Verdini un conflitto d’interessi da 60 milioni.
Come ricordano gli ispettori, Verdini “risulta indagato in diverse sedi giudiziarie in relazioni a ipotesi di corruzione e riciclaggio, in concorso con uno dei titolari del gruppo Fusi-Bartolomei , gruppo imprenditoriale principale affidato della banca, al quale il Verdini risulta legato da relazioni d’affari”.
Firenze è il meno, anche se a Denis brucia perchè l’inchiesta lo ha reso un fantasma nella sua città .
A Roma è stata trasferita l’inchiesta sulla Scuola dei Marescialli. Denis, secondo l’accusa, si sarebbe speso per influire sull’assegnazione dei lavori all’amico — e, secondo i pm, socio — Fusi e soprattutto per la designazione di Fabio De Santis (presunto membro della Cricca) come provveditore dei Lavori Pubblici della Toscana.
Di qui l’accusa di corruzione.
A febbraio, a botta calda, Verdini rispose così ai pm: “Questa vicenda di De Santis io non la posso negare, leggo che Fusi mi ha chiesto di favorirne la nomina… Io ho alzato il telefono, ho chiamato il ministro Matteoli, direttamente e ho detto: “C’è da fare questa nomina: fra i candidati c’è anche questo De Santis, vedi se lo puoi nominare”. Punto. Dopo qualche tempo, mi ha chiamato il ministro e mi ha detto: “Quella cosa che mi avevi chiesto te l’ho fatta”. Punto. Io ho preso il telefono e ho chiamato Fusi: “Sarai contento, è stato nominato, fai quello che ti pare””.
L’inchiesta sulla Scuola Marescialli ha superato lo scoglio del gip, ma la posizione di Verdini è stata stralciata. Gli avvocati confidano nell’archiviazione.
Ma il rosario delle inchieste è lungo: i pm romani stanno portando avanti un fascicolo gemello sul Credito Cooperativo Fiorentino (riciclaggio e false comunicazioni sociali).
Infine ecco la tegola P3. Si va dall’associazione a delinquere con la finalità di violare la legge Anselmi, a corruzione e riciclaggio.
Al centro delle indagini le cene nella splendida casa romana di Verdini.
Qui si ritrovavano i sospetti membri della P3. Qui sarebbero state concepite alcune delle operazioni più spericolate della loggia: dal tentativo di condizionare la Corte Costituzionale che doveva pronunciarsi sul Lodo, passando per l’affare dell’eolico in Sardegna per cui è indagato anche il traballante governatore Ugo Cappellacci.
Adesso Verdini dovrà rendere conto di alcuni spostamenti di denaro che da persone riferibili a Carboni sarebbe finito a soggetti vicini a Denis.
E poi ci sono le solite intercettazioni telefoniche, telefonate di Verdini dall’ufficio di Dell’Utri.
Ma c’è anche un’inchiesta sulla ricostruzione dell’Aquila.
Riguarda il Progetto “C. a. s. e.”. Verdini è indagato, ma ha deciso di non presentarsi ai magistrati.
Oggetto dell’inchiesta gli affidamenti senza appalti e, secondo i pm, pilotati.
Al centro degli affari, il Consorzio Federico II cui partecipa l’azienda toscana Btp (ancora una volta l’amico Fusi). Un consorzio nato appena 40 giorni dopo il terremoto.
Verdini ai magistrati fiorentini ha raccontato: “Ho accompagnato Fusi insieme al presidente della Cassa di Risparmio dell’Aquila e all’esponente di un consorzio a Palazzo Chigi dal dottor Letta, per raccomandargli la… diciamo la possibilità di lavorare: questo è avvenuto. Il colloquio si è risolto in grandi gentilezze, ma nella sostanza è che i lavori dell’Aquila erano stati, come dire, orientati, verso la soluzione”.
Le intercettazioni confermano l’appuntamento a Palazzo Chigi tra Letta, Verdini e i costruttori.
Insomma, Verdini si gioca tutto.
Se condannato, rischierebbe anni di galera e addio politica.
Meglio attaccare piuttosto che attendere di essere infilzato dalle banderilla della magistratura.
Ferruccio Sansa
(da “il Fatto Quotidiano“)
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