VIETATO ALLATTARE IN AULA: “NOI COSTRETTE A SCEGLIERE TRA I FIGLI E LA POLITICA”
LA PROTESTA DELLA NEODEPUTATA VANESSA CAMANI… SUI DIRITTI DELLE DONNE L’ITALIA FANALINO DI CODA IN EUROPA
Prima , i tempi non erano maturi perchè nell’austero palazzo di Montecitorio una parlamentare potesse allattare, partecipare ai lavori con un neonato tra le braccia o lasciarlo in un nido.
Ma a distanza di anni, il ritardo continua e le parlamentari, vertiginosamente aumentate nell’ultima legislatura in seguito all’onda rosa (più 33 per cento), rischiano se sono anche madri di non avere diritto nè ad allattare i figli nè a un servizio di nursery che li custodisca sul luogo di lavoro.
Così, l’Italia resta il fanalino di coda, mentre a Strasburgo le eurodeputate con i neonati possono sedersi in aula e partecipare al dibattito e alle votazioni con nonchalance, come hanno già fatto l’italiana Licia Ronzulli e la danese Hanne Dahl.
A Parigi c’è un nido sia all’Eliseo sia all’Assemblèe National, e in Canada e in Svezia l’assistenza è garantita come in tutte le grandi aziende, e l’allattamento al seno favorito.
A Roma invece la protesta per l’assenza di servizi stavolta parte da Vanessa Camani (Pd).
Uno “spazio attrezzato” era stato annunciato nel mese di giugno, ma per ora si continua con i sopralluoghi e dei locali non c’è traccia.
I diritti delle onorevoli si sbriciolano. E la nursery alla Camera è una chimera annunciata a più riprese.
Marina Sereni, vicepresidente a Montecitorio, ha seguito da vicino le richieste, e in qualche caso le proteste, delle colleghe.
E si è data da fare per trovare spazi adeguati per consentire alle mamme di stare insieme ai bambini, il tempo di una poppata o di un cambio, senza sentirsi «esiliate».
Ma oggi l’ingresso è vietato in Aula ai piccoli.
E la preoccupazione è che la Camera possa accogliere male la novità . «Non investiremo risorse permanenti della Camera in servizi per le deputate-madri – chiarisce Sereni – ma ci impegneremo per individuare spazi da attrezzare dove i bambini possano essere accuditi da una persona di fiducia della parlamentare (marito, nonna, babysitter, ndr .) che potrà incontrarli nelle pause dei lavori. Pensiamo soprattutto a chi non vive a Roma, e dunque deve dividersi tra famiglia e impegni parlamentari».
Aiuta, nel lavoro dell’ufficio di presidenza, il punto di vista di deputate che, come la grillina Claudia Mannino, sono ancora alle prese con l’allattamento.
«Abbiamo esteso il concetto di “missione” alle deputate in maternità – spiega Valeria Valente, presidente del Comitato Pari Opportunità della Camera – per consentire loro di non risultare assenti durante i cinque mesi che la legge italiana prevede per tutte le lavoratrici. Diversi sono i problemi delle dipendenti della Camera, 675 su 1442, di cui il nostro comitato si occupa: a loro serve un asilo o almeno una ludoteca in grado di accogliere i figli almeno durante le vacanze, un progetto più ambizioso. Ma nulla vieta che le deputate possano usufruire dei servizi per le dipendenti, o viceversa. Presenteremo un progetto nel nostro piano di azione triennale, tra pochi giorni».
Vera Schiavazzi
(da “La Repubblica”)
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