VOGLIAMO I MILIARDI DEL PNRR MA NON CACCIAMO I SOLDI PER GLI ESPERTI CHE LO DEVONO REALIZZARE: UN CENTINAIO DEI 500 TECNICI, VOLUTI DA DRAGHI PER FAR AVANZARE I PROGETTI DEL RECOVERY, HA LASCIATO L’INCARICO
SE NE VANNO AL RITMO DI DUE A SETTIMANA… ASSUNTI PER CONCORSO NEL GENNAIO 2022, SI DIMETTONO PERCHÉ SONO RIMASTI PRECARI (CON UNO STIPENDIO DI 50 MILA EURO LORDI L’ANNO). FITTO HA DETTO CHE UN DECRETO LI HA STABILIZZATI, MA IN REALTA’ I MINISTERI NON HANNO I FONDI PER I CONTRATTI
«Eravamo in 500, ora siamo sotto i 400 e se ne vanno almeno due a settimana». I super esperti del Pnrr, i “Draghi boys”, il cervellone umano del Piano, quelli che monitorano gli avanzamenti dei progetti, eseguono i controlli di gestione e poi schiacciano il pulsante del sistema Regis per erogare i famosi soldi da spendere, stanno mollando.
Voluti da Draghi, entrati per concorso, quello dell’ottobre 2021 (34 mila candidati, 17 mila alla prova scritta), in servizio dal gennaio 2022. Per lo più giovani, laureati, qualificati, formati, collocati in tutti i ministeri e alla presidenza del Consiglio: giuristi, economisti, statistici, informatici, ingegneri. Si dimettono perché precari, il loro contratto scade con il Pnrr nel 2026, non vedono prospettive.
Chi resta accusa il ministro Fitto di mentire: «È andato a dire in Parlamento il 26 aprile che ci aveva stabilizzato, dopo le critiche della Corte dei Conti: vero sulla carta, falso nella realtà», dicono in molti, anonimi in questa fase, ma pronti a una clamorosa protesta in piazza davanti a Palazzo Chigi.
«Nel decreto 13, il “Pnrr 3”, non ha stanziato soldi. E senza risorse le amministrazioni possono procedere solo se hanno “tesoretti” di budget e spazi nelle dotazioni organiche, visto che noi siamo un “soprannumero”. Quasi tutte non ce l’hanno».
Anche i funzionari sanno che le tensioni tra i “500” o quel che ne rimane sono crescenti. E vanno gestite assieme alle pressioni del governo in ritardo con l’Europa sulla terza e sulla quarta rata del Piano. Ballano miliardi. Ma ballano anche posti di lavoro e professionalità.
Su 1.534 candidati risultati idonei al concorso del 2021 per i 500 posti, oltre la metà ha rinunciato alla chiamata, puntando su altri posti a tempo indeterminato o determinato ma più vicino a casa. Oppure si è dimesso subito dopo aver preso servizio. Parliamo di 798 rinunce o dimissioni su 1.534: il 52%.
Le tre graduatorie di economisti, statistici e ingegneri si sono esaurite in meno di un mese. In quella giuridica hanno chiamato già 793 idonei su 974. Visto che i posti banditi nell’area giuridica erano 125 significa che i buchi vengono coperti a prescindere dalle competenze: ingegneri e statistici soppiantati da esperti di legge. Questo passa il convento. E tra un po’ neanche questo.
Sin dall’inizio si era capito che questa faccenda dei professionisti assunti a tempo e pagati 50 mila euro lordi, anziché i 100 mila dati ai consulenti, sarebbe stato un grosso intoppo per il Pnrr.
L’allora ministro dell’Economia Franco l’aveva detto in Parlamento alla fine di febbraio dell’anno scorso: «Bisogna rendere più attrattive queste posizioni». A concorso appena chiuso, gennaio 2022, avevano risposto in 383 su 500, poi rimpiazzati dagli idonei. A dicembre 2022 la Corte dei Conti ne contava 366.
Ci aveva pensato il ministro Brunetta con il decreto 115 del 2022 a fissare nel primo gennaio 2027 la data della stabilizzazione, ma senza risorse extra. Il ministro Fitto ora anticipa al primo marzo 2023, ma ancora non mette soldi.
(da La Repubblica)
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