VOGLIO ESSERE LIBERA DI VESTIRMI COME MI PARE
NON SERVONO I DATI ISTAT PER FARCI SAPERE CHE VIVIAMO IN UN PAESE MASCHILISTA E RETROGRADO
Servono davvero dei dati per farci scoprire quello che già sappiamo? Serve davvero leggere i dati Istat — gli orrendi, sconvolgenti dati Istat appena diffusi — per restare inchiodati a quello che il nostro Paese è, e non smetterà di essere per almeno i prossimi dieci anni?
La verità è che non siamo un popolo che ama la parità . Siamo un popolo di maschilisti uomini, e di maschilisti donne. Anche noi donne, sì, sappiamo essere molto maschiliste. Sappiamo esserlo quando giudichiamo le altre perchè sono più giovani, più carine, più magre, più appariscenti e più di successo di noi. Sappiamo esserlo anche involontariamente, anche se non vogliamo, perchè a volte è più semplice giudicare che mettersi nei panni dell’altro. Eppure quel giudizio che vomitiamo addosso agli altri, prima o poi toccherà anche noi.
Leggendo che un cittadino su quattro (uno su quattro!) è convinto che l’abbigliamento possa essere una giustificazione per la violenza mi fa domandare: ma a cosa sono servite le campagne di sensibilizzazione? A cosa le manifestazioni? A cosa i film? A cosa i libri? A cosa le battaglie, soprattutto?
A cosa serve vivere in una bolla accompagnati da persone come noi se poi l’Italia è questa che Istat ci sbatte in faccia con la crudeltà che solo i numeri sanno raccontare?
Ma io voglio essere libera di vestirmi come voglio. Di bere quanto mi pare. Di dire no tutte le volte che voglio, e in qualsiasi momento.
Voglio essere libera di avere più successo di un uomo. Di provvedere alle necessità economiche della mia famiglia.
Anzi: io mi sento libera di vestirmi come voglio, di bere quanto voglio, di dire no tutte le volte che voglio. E sono libera — e anzi voglio — avere più successo di un uomo e provvedere a tutte le necessità economiche della mia famiglia.
Lo voglio, e ne ho il diritto. E non mi sento, e soprattutto non sono, responsabile se porto una minigonna, se bevo una birra di troppo, se guadagno di più.
Eppure fino a quando non smantelleremo questa cultura saremo vittime.
Venticinque novembre, o meno. Saremo vittime tutti i giorni. Tutti gli anni.
Flavia Piccinni
Scrittrice e giornalista
(da “Huffingtonpost”)
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