“IL FUTURO? VENDIAMO LE CARCERI BORBONICHEâ€
ANGELO SINESIO, COMMISSARIO PER I PENITENZIARI: “AMNISTIA E INDULTO SONO MISURE TAMPONE, BISOGNA DEPENALIZZARE E COSTRUIRE NUOVI ISTITUTI”
Amnistia e indulto possono essere utili rispetto alle condizioni in cui versano oggi i detenuti o per quanto ci chiede l’Europa. Però lo sanno tutti: c’è il rischio che fra pochi mesi siamo punto e a capo”.
Il prefetto Angelo Sinesio è dall’inizio del 2012 Commissario straordinario del governo per le Infrastrutture carcerarie, già prorogato una volta.
Colui che è incaricato di gestire la “più grande stazione appaltante d’Italia”: una torta da 468 milioni di euro — soltanto per il Piano esistente — strappata, e non senza mugugni, dalle mani del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.
L’ex commissario ed ex capo del Dap, Franco Ionta, andandosene ha lasciato “solo appalti aperti” e un conto di un milione e 761 mila euro pagato a soggetti attuatori e loro collaboratori .
Compreso quell’ingegner Mauro Patti, testimone di nozze di Alfano, 100 mila euro di parcella, cui Sinesio invece non ha rinnovato la consulenza.
Fidatissimo collaboratore del ministro Cancellieri, già a capo della sua segreteria tecnica al Viminale, il prefetto non ha mai rilasciato interviste.
Stavolta lo fa, d’accordo col titolare della Giustizia, ma vuole che sia presente tutto il suo staff, 15 persone, tra amministrativi, tecnici, Guardia di Finanza e agenti penitenziari.
“Il ricorso ad amnistia e indulto è una scelta politica — spiega —, a me cambia poco che vi sia o meno. Bisogna intervenire sul ‘modello carcere’ per non avere più l’emergenza. Innanzi tutto depenalizzando leggi come la Fini-Giovanardi e la Bossi-Fini, l’approccio repressivo non ha senso, e facendo ricorso a misure alternative.
E poi ragionando sulla funzione rieducativa dell’istituto di pena, così come prevede la nostra Costituzione. In Italia oggi ci sono contenitori, nei quali i detenuti sono stipati senza che venga data loro la possibilità di reinserimento nel tessuto sociale. Come possiamo pretendere che, se uno rimane chiuso per anni in una cella con altre cinque persone, senza fare assolutamente niente, una volta fuori non delinqua di nuovo? Ma per fare ciò occorre avere, e quindi costruire, penitenziari aperti e ‘pensati’, che ci costerebbero meno e renderebbero di più”.
Via libera al cemento, dunque: quattro nuovi istituti (Catania, San Vito al Tagliamento, Nola e Pianosa) e 13 nuovi padiglioni, oltre al completamento di quanto già avviato dal Dap e dal ministero delle Infrastrutture.
Nel corso degli anni, da quando l’ex ministro Alfano varò il primo Piano carceri, i numeri continuano a variare in base alle disponibilità di cassa.
Ma Sinesio lascia trapelare una possibilità concreta: “Non decido io, ma si potrebbero vendere le carceri borboniche: Regina Coeli a Roma, San Vittore a Milano, la Giudecca a Venezia, e poi l’Ucciardone, Le Vallette, Marassi, Brescia.
Ristrutturarle costerebbe molto di più che costruirne di nuove.
Milano ha una bolletta energetica di due milioni di euro l’anno , perchè gli impianti sono vecchi”.
Eppure, rispondendo a un’interrogazione del M5S, il sottosegretario alla Giustizia Berretta ha assicurato che questo progetto non esiste.
Il rischio, temono i grillini, è che l’operazione si trasformi in un’enorme speculazione. “Dovrebbe essere l’Agenzia del Demanio a stabilire la base d’asta — spiega il Commissario — e, certo, nelle casse delle amministrazioni comunali entrerebbero molti più soldi se le strutture venissero vendute come hotel di lusso piuttosto che come carceri…”.
Sinesio ha un’idea ben precisa: una volta conclusa l’esperienza commissariale, la gestione del-l’edilizia carceraria deve essere materia esclusiva del ministero della Giustizia.
“Ora il sistema dipende da quattro ministeri e sette dipartimenti. Bisogna invece stabilire un unico centro decisionale rispetto a cassa e competenze”.
Un potere forte, che gestisce da solo centinaia di milioni di euro. “Ma almeno ci sarebbe un responsabile, un unico soggetto cui rivolgersi”.
Il Prefetto rivendica il lavoro fatto finora con numeri e grafici, compreso quello di telefonate e mail: “Abbiamo chiuso tutte le gare aperte precedentemente e abbiamo vinto i dodici ricorsi presentati contro di noi. Degli oltre 12mila posti previsti, ne sono già stati appaltati quasi novemila”.
Fiore all’occhiello, il carcere di Arghillà , Reggio Calabria.
Una procedura iniziata nel 1998 con uno stanziamento iniziale di 21,5 milioni di euro. “Abbiamo consegnato il lavoro in 180 giorni spendendo 10 milioni”.
Edilizia e Sud, un binomio che fa molta gola.
“Nessuno può essere certo che nelle costruzioni non vi siano infiltrazioni mafiose — conclude Sinesio —, perchè il sistema di controllo è complesso e farraginoso. Ci si basa sulle certificazioni antimafia, prodotte dalle Prefetture in tempi lunghissimi. Io invertirei l’onere della prova: sei tu che mi devi dimostrare da dove vengono i soldi. Noi abbiamo un sistema di censimento dei mezzi adoperati e di controllo sulle entrate e le uscite degli operai. Questo serve anche ad evitare il lavoro nero”.
Rispondendo alle domande, Sinesio cerca spesso il consenso del suo staff. Ma soprattutto parla con la sicurezza di chi ha alle spalle un ministro forte come la Cancellieri.
Silvia D’Onghia
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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