Marzo 16th, 2010 Riccardo Fucile
IL PROBLEMA NON E’ L’ASPETTO GIUDIZIARIO, MA QUELLO POLITICO: UN LEADER POLITICO NON SI ATTACCA AL TELEFONO PER FAR CHIUDERE TRASMISSIONI SCOMODE, NEGLI USA SAREBBE COSTRETTO A DIMETTERSI… LA DESTRA ITALIANA DOVREBBE CITARLO PER DANNI, ALTRO CHE REGGERGLI LO STRASCICO
Ci rendiamo conto che solo un 30% degli elettori di centrodestra pensa sommessamente quello che invece noi diciamo apertamente: in Italia il conformismo impera da secoli, così come il trasformismo.
Finchè vinci e trascini i mediocri ai posti di potere, troverai intorno a te solo una corte di miracolati e di signorsì, pronti a decantare le epiche gesta del condottiero.
Alla prima sconfitta, molti di costoro saranno i primi a criticarti in nome del “io lo avevo detto che ci avrebbe trascinato nella rovina”.
Poi ci sono gli uomini scomodi, quelli che vanno controcorrente e criticano con lealtà e a tempo debito: spesso finiscono con una corda al collo prima di poter vedere avverate le loro profezie.
Qualche volta gli va bene e vengono addidati come saggi a futura memoria. Essendo tra coloro che sono a destra da una vita, senza bisogno di leggere il libro sul comunismo di Berlusconi e neanche gli scoop di Novella 2000, non essendosi forgiati alle teorie dei neoconservatori a stelle e a strisce e neanche seguendo gli insegnamenti di Signorini, ma essendo uomini di destra “liberi”, non amiamo essere intruppati in armate Brancaleone e rivendichiamo il diritto a chiedere i danni al premier.
Per una volta Berlusconi non si potrebbe appellare ai giudici comunisti: preferiamo un tribunale del popolo elettore di centrodestra per la nostra causa.
Perchè il quadro post-Prodi era ideale per risanare l’Italia sia dal punto di vista etico che sociale, sia da quello istitituzionale che economico.
Una strada spianata dallo sfascio che avevano lasciato le divisioni della sinistra, un susseguirsi di segretari che duravano lo spazio di pochi mesi, un vuoto politico che si sarebbe colmato solo dopo anni.
Eppure Silvio e i suoi esegeti sono riusciti nell’impresa impossibile.
Che non è quella di aver saputo gestire il terremoto dell’Aquila, che in realtà è stato pieno di errori.
“Nessuno al mondo avrebbe potuto fare meglio e più di me”: in questo caso concordiamo, nessun leader politico sarebbe riuscito nell’impresa, dopo solo due anni di governo, di resuscitare i defunti della sinistra italiana dai sepolcri in cui riposavano.
Un misto di presunzione e di arroganza in crescendo quoridiano, una corte di lecchini intemerati, una gestione dei media che rivaluta i cineluce del ventennio.
In mezzo il “ciarpame senza pudore” di una gestione della vita privata su cui non avremmo nulla da dire se riguardasse il presidente di Mediaset (sarebbero affari suoi), ma che diventa insostenibile se riguarda invece un presidente del Consiglio (diventano affari nostri). Continua »
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Marzo 16th, 2010 Riccardo Fucile
PD, UDC E IDV DISPOSTI A RENDERE PUBBLICHE LE FIRME RACCOLTE, IL PDL PRENDE TEMPO….LA PROCURA VERSO IL SEQUESTRO DEGLI ELENCHI…MA TUTTI PARTECIPERANNO ALLE ELEZIONI REGIONALI: LE INCONGRUENZE DELLA LEGGE
Continua la vicende delle “firme false” nella presentazione delle liste da parte dei partiti, per le elezioni regionali in Liguria.
Dopo l’esclusione del Nuovo Psi, la testimonianza di Andrea Pescino auto-accusatosi di aver venduto per 20.000 euro circa 7.000 firme taroccate ad entrambi gli schieramenti e la clonazione delle firme di chi aveva firmato per il Pdl per vedere poi la propria firma tra i sottoscrittori di partiti alleati, è arrivata l’ncursione dei radicali.
Costoro, esclusi dalla competizione per non avere raccolto il numero sufficiente di adesioni, hanno deciso di approfondire la validità delle sottoscrizioni raccolte dagli altri partiti ammessi.
Al terzo tentativo, il presidente della commissione elettorale ha consentito ai radicali di controllare le firme.
Hanno dovuto “motivare la richiesta” e alla fine ci sono riusciti: è stato concesso loro di visionarli, ma solo per quattro ore e senza poter riprodurre i documenti.
Elenchi di 1750 firme a partito: un “accesso informale, gli atti si possono consultare ma non essere fotocopiati”.
Ma questi elenchi sono atti pubblici oppure no?
Secondo la giurisprudenza sono solo “atti amministrativi finalizzati alla presentazione delle liste”.
In pratica la legge sulla trasparenza (m. 241 del 1990. art 22) produce l’effetto opposto: un privato cittadino non può controllare un bel nulla, un giornalista deve essere autorizzato e il giudice può decidere in un senso o nell’altro.
Sono queste ambiguità legislative che alla fine favoriscono i taroccatori di firme: se esse fossero pubbliche e tutti potessero quindi avervi accesso e diritto di controllo, nessuno avrebbe buon gioco a presentare elenchi “clonati”. Ma torniamo ai radicali: dalla loro verifica, limitata a sole quattrro ore, emergerebbero dei problemi per due liste, l’Udc e la lista “Noi con Burlando”, di appoggio al candidato del centrosinistra. Continua »
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Marzo 16th, 2010 Riccardo Fucile
L‘AUTORITA’ GARANTE PER LA TV DOVREBBE ESSERE UN ORGANO DI VIGILANZA SUPER PARTES… IN REALTA’ L’AGCOM CHE DOVREBBE CONTROLLARE L’INGERENZA DEI PARTITI E’ FORMATO DA POLITICI: QUATTRO DI DESTRA E QUATTRO DI SINISTRA, BEN CINQUE GLI EX PARLAMENTARI
Le improvvide telefonate del premier a Giancarlo Innocenti, componente dell’Agcom, al di là dei risvolti giudiziari, costituiscono un grave fatto politico: un conto è la legittima critica a determinate trasmissioni, altra cosa è invocare un intervento per farle chiudere, analizzare insieme le procedure tecniche per arrivare a tale scopo e maltrattare anche l’interlocutore perchè si dimostra perplesso sulla reale possibilità di un intervento censorio.
Emerge un altro aspetto nella vicenda: ma non sono questi, si chiede l’opinione pubblica, proprio i componenti di quell’organismo di controllo che semmai dovrebbe costituire una garanzia di equilibrio e di equidistanza dal potere politico, notoriamente invasivo nei confronti dei media?
In Italia abbiamo una particolarità : se dobbiamo controllare i politici, sistemiamo nei posti di controllo degli uomini di partito, lottizzando posti e poltrone.
Così controllori e controllati rispondono alla stessa parrocchia.
Con l’ipocrisia che l’opinione pubblica così è soddisfatta che esistano dei “garanti” della nostra libertà e del pluralismo democratico.
Per non sbagliarsi e correre rischi, specificano quanto sopra già nello statuto, come nel caso di Agcom.
Il presidente attuale, Corrado Calabrò, è stato eletto a maggio 2005 su proposta del Presidente del Consiglio, d’intesa con il ministro delle comunicazioni e previo parere delle competenti Commissioni parlamentari. Ha un mandato di sette anni non rinnovabile. Continua »
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