Marzo 26th, 2010 Riccardo Fucile
DALLA SANTANCHE’ A STORACE, FINO ALLE SIGLE MINORI, E’ UN CORRERE PER PORTARE ACQUA AL CAPITANO CHE LI AVEVA MESSI FUORI SQUADRA…. ORA CHE HA PRESO LA “COTTA”, I GREGARI LO SPINGONO IN SALITA: SE VINCE IL GIRO FORSE HANNO UN GAZEBO GRATIS E UNA POLTRONA FRAU A TESTA
Una volta esisteva una destra, anzi diciamo varie destre: così potrebbe iniziare la fiaba della nonna moderna.
Negli ultimi anni, alle varie scadenze elettorali, l’elettore di destra poteva scegliere tra quella nostalgica, ultracristiana, tradizionalista, sociale, anticapitalista, antagonista e chi più ne ha, più ne metta.
Spesso sulla scheda è capitato di trovarne anche tre, tutte o quasi destinate allo 0,5% dei voti.
Eppure la volta successiva riapparivano sempre con lo stesso fine di testimonianza.
Solo il cartello elettorale tra la Destra di Storace e la Fiamma tricolore aveva raggiunto il 2,6%, alle scorse politiche, rimanendo comunque vittima dello sbarramento.
Come in tutti gli ambienti dove conta più la dignità e la coerenza, iniziò subito una lenta diaspora, se non una fuga verso la vittoria (leggi poltrona).
Mirabile fu lo scatto immediato della Santanchè che dopo averci riempito la testa con le arringhe contro colui che le donne le vuole “solo orizzontali”, dopo pochi mesi già bussava al castello del sire, con il cipiglio della dama ferita in battaglia e pronta alla resa condizionata (dalla ammissione a corte con relative prebende).
Altrettanto ricca di contenuti ideali la tesi del sire che, a chi storceva il naso per la conversione, faceva notare: “la Daniela vale 800.000 voti”.
Un tot a peso la carne, un tot a peso la coerenza, insomma.
Storace non poteva ancora fare istanza di accesso al castello, ma le sue truppe, dopo l’umiliante 0,6% alle Europee dell’anno scorso, ormai mordevano il freno.
La biada per i cavalli stava finendo, come si sarebbe potuta affrontare un’altra battaglia?
Come un buon venditore sa, c’è sempre il momento adatto per vendere il prodotto, basta aspettare.
Ma invece che attendere che si creasse uno spazio elettorale per far crescere la sedicente destra sociale, peraltro già data in garanzia da Alemanno in passato come pass verso la Frau, Storace non è uomo capace di stare lontano troppo tempo dalle stanze che contano.
E i suoi referenti di periferia ancora meno.
Queste elezioni regionali sono cadute a fagiolo: in alcune regioni la differenza tra le due coalizioni è minima e un apporto anche modesto potrebbe essere determinante.
Basta indossare il saio del penitente, magari di ampia misura, ed ecco anche Epurator in pellegrinaggio a Palazzo Grazioli. Continua »
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Marzo 26th, 2010 Riccardo Fucile
PERCHE’ IL PDL DEI “CACASOTTO” PERDERA’ IN LIGURIA: SI RISCOPRE L’OPPOSIZIONE SOTTO ELEZIONI, OGNUNO PENSA PER SE’, MANCANO LE IDEE, APPIATTITI SULLA LEGA….UN LEGHISTA CHE SI PRESENTA GIA’ COME VICEPRESIDENTE, UN ALTRO CHE PIANGE PERCHE’ HA TROVATO I SUOI SANTINI NEL CASSONETTO, SALVO BECCARSI UNA DENUNCIA PER ISTIGAZIONE ALL’ODIO RAZZIALE…E LA SINISTRA RINGRAZIA
Quando sono iniziate le “grandi manovre” in vista delle regionali, i cittadini più informati avevano chiara l’alternativa: o votavano per Claudio Burlando, governatore Pd uscente, un passato da ministro, bersaniano di ferro, o optavano per Sandro Biasotti, deputato del Pdl, già presidente della Regione.
I due erano dati dai sondaggi sostanzialmente alla pari, con ottime possibilità per il centrodestra di ritornare a governare la Liguria, nonostante le iniziali incertezze del partito su chi candidare e un’attività politica di opposizione reale prossima quasi allo zero.
Ricordiamo a tal fine l’epiteto che Scajola rivolse qualche mese fa ai consiglieri pidiellini degli enti locali, definiti “cacasotto” proprio per la loro invisibilità .
Salvo qualche piccola eccezione “movimentista”, la più nota e qualificante attività dei consiglieri del Pdl è infatti quella di scaldare la sedia.
Ciò non ha impedito loro di ringalluzzirsi in vista della nuova candidatura, foriera di altri 5 anni di prebende, soprattutto in caso di vittoria di Biasotti.
Il quale ha inanellato una serie di errori: in primo luogo ha permesso che nelle liste ricomparisse qualche nome sotto inchiesta da parte della magistratura, rinunciando così a usare tale arma contro gli avversari (che hanno personaggi discussi anche loro).
Poi ha spostato la sua linea su posizioni prone alla Lega che in Liguria prende solo il 9,9%, arrivando a vendersi pure la vicepresidenza al capolista padano, Francesco Bruzzone.
Se avesse resa nota anche la lista degli assessori, Biasotti avrebbe al limite compiuto un atto politico giustificabile, in nome della trasparenza.
Ma limitarsi a indicare un leghista come vice è stato solo un atto di debolezza.
In passato la vicepresidenza era stata assegnata al consigliere che aveva ottenuto più preferenze, un criterio senz’altro più rispettoso della volontà popolare.
Siamo arrivati al punto che il leghista Bruzzone, caso unico nella padagna del magna magna, pur essendo stato di fatto commissariato nella segreteria della Lega ligure con la Rosy Mauro, per questioni relative a bilanci, pur essendo finito penosamente sui giornali per essere stato beccato a inviare lettere di raccomandazione usando la carta intestata della Regione, nel suo santino elettorale si proclama “Francesco Bruzzone, Vice Presidente” (oddio, intanto il vice andava minuscolo e presidente “di cosa” andava precisato, ma lui le aule scolastiche le frequentava quando ormai i professori le lasciavano libere per le pulizie, non si può pretendere troppo).
Poi Biasotti ha accettato che fossero inseriti in lista soggetti più facili a fare politica nei corridoi degli enti locali che nelle aule, più a chiedere favori alla stampa amica che a gestire il malcontento diffuso tra i cittadini. Continua »
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Marzo 26th, 2010 Riccardo Fucile
SANZIONE DA 100.000 EURO PRESA ALL’UNANIMITA’ DALL’AGCOM: TROPPA DIFFERENZA DI SPAZI INFORMATIVI TRA MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE, PENALIZZATE ANCHE LE NUOVE LISTE…IL PDL LA FINISCA DI FARE SEMPRE LA VITTIMA: PENSI A FARE POLITICA INVECE CHE OCCUPARE LE POLTRONE E GRIDARE AL COMPLOTTO
Non ci voleva molto a capirlo: basta seguire ogni sera il Tg1 e il Tg5 per essere sommersi dalla presenza delle dichiarazioni del premier, in cui principalmente accusa la stampa e i magistrati di ordire complotti contro di lui.
Ampio spazio alle sue affermazioni e manifestazioni, replica minima della opposizione e poi ancora il Bonaiuti di turno a contestare quello che ha detto la minoranza.
Amen, e così ogni giorno da tempo.
Prima o poi il bubbone doveva scoppiare: è una prassi che non fa parte dello stile di una destra (o di una sinistra) seria.
Chi gode già del vantaggio di far passare le notizie sull’attività di governo, non può prevaricare il legittimo diritto delle minoranze di far sentire la propria voce in misura adeguata.
Anche perchè una destra seria, lo ripeteremo fino alla nausea, non vive celando le notizie, le critiche o il dissenso, ma semmai lo affronta, dà spiegazioni, ama il confronto delle idee.
Se le idee uno le ha. Se ne è privo, cerca di censurare o di prevaricare.
Ma non è questo il nostro senso della democrazia.
Ora si è arrivati al punto che l’Agcom, l’organismo di controllo sulle Tv , composto da 4 rappresentanti della maggioranza e da 4 dell’opposizione, ha approvato all’unanimità , ripetiamo all’unanimità , una multa di 100.000 euro a testa a Tg1 e TG5 per “lo squilibrio tra Pdl e Pd” e “la marginale presenza delle nuove liste”.
Oltre a un richiamo a tutte le emittenti ad “attuare un immediato riequilibrio” tra le forze politiche in vista delle Regionali.
Questo è quanto ha deciso la commissione Servizi dell’Autortà garante delle Comunicazioni.
Più precisamente ha scritto che “alla luce dei dati di monitoraggio del periodo 14-20 marzo, si rileva il perdurare di un forte squilibrio informativo tra le forze politiche, in particolare tra Pdl e Pd, e una marginale presenza delle nuove liste che si sono presentate alle elezioni, in violazione del richiamo già rivolto alle emittenti ad attuare un riequilibrio dell’informazione dei notiziari”. Continua »
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