Marzo 8th, 2010 Riccardo Fucile
LA REGIONE LAZIO SOLLEVA “CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE” DAVANTI ALLA CORTE COSTITUZIONALE: ORA SI RISCHIA DI VOTARE PER POI VEDERE ANNULLATE LE ELEZIONI… ALTRE LISTE ESCLUSE ORA CHIEDONO DI RIENTRARE… E NEL CENTRODESTRA PERDERE 8 A 5 SAREBBE GIA’ UN SUCCESSO
Anche Tafazzi ormai è diventato trasversale: il gusto di farsi del male è entrato a pieno titolo nella “casa del grande bordello”, una competizione elettorale regionale è diventata un circo Barnum bipartisan tra panini, segni per terra che designano le zone rosse come al G8, timbri ovali o tondi, autentiche vere e presunte, firme che appaiono e scompaiono, fino al libretto di Miao miao delle istruzioni per l’uso e l’abuso.
Chi pensava che una legge fosse fatta per fissare dei criteri, ora sa che necessita, come per il digitale terrestre, del libretto delle istruzioni per “interpretarla”.
Il cittadino che incorre in un errore formale, che ritarda un pagamento, che dimentica i termini di scadenza di un ricorso, cade nel tritacarne delle sanzioni, delle punizioni e della perdita dei diritti.
Non si può appellare a una “interpretazione favorevole”, magari sostenendo che “non può essere privato” del diritto a competere con gli altri ad armi pari. Vi sono decine di liste, sparse in tutta la penisola, che rimarranno fuori dalle elezioni regionali del 28 e 29 marzo: dai radicali al Nuovo Psi, da Sinistra e Libertà a Forza Nuova, dal Partito comunista dei Lavoratori all’Udeur.
Ma la “interpretazione” varrà anche per loro?
Pare di no, fermo restando che avremo un’altra gittata di ricorsi e controricorsi.
C’è chi infatti ha sollevato la questione dell’incostituzionalità del decreto, in quanto la legge 400 del 1988 che regola la decretazione di urgenza fa divieto di usare il decreto “in materia elettorale”.
Altra questione di incostituzionalità è quella sollevata dalla Regione Lazio per”conflitto di attribuzione”, ovvero il governo non è competente ad intervenire su leggi elettorali regionali che, in base a una sentenza della Corte costituzionale, spettano solo e soltanto alle amministrazioni locali.
La riforma costituzionale del 2001 infatti assegna loro la potestà legislativa in materia.
In pratica il governo non aveva titolo per intervenire. E visto che è la Corte Costituzionale ad aver fissato questo principio, pare difficile che si possa smentire da sola.
A questo punto può accadere che, dopo aver votato, le elezioni in Lazio siano dichiarate illeggittime e si debba tornare a votare ancora. Continua »
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Marzo 8th, 2010 Riccardo Fucile
GABINETTI CHE PERDONO, VASCHE DA BAGNO DA SISTEMARE, DIVANI E LIBRERIE: I COSTRUTTORI INTERVENIVANO GRATIS A CASA DEI DIRIGENTI…DOMESTICI A DISPOSIZIONE, ASSUNZIONI, BMW DA 71.000 EURO, RISTRUTTURAZIONE DI CASE, RIFACIMENTO DI PISCINE NELLE VILLE : IL PRONTO INTERVENTO ANEMONE
Quando il vice capo della Protezione civile, Angelo Balducci, gli telefonò per dirgli che aveva urgente bisogno di un divano per la sua villa di Montepulciano, l’imprenditore Anemone arrivò persino a privarsi di quello che aveva nel suo ufficio e dove si faceva nel pomeriggio una pennichella.
Ma fu solo uno dei tanti favori che Anemone era abituato a fare ai dirigenti della Protezione civile per ingraziarseli e ottenere quindi appalti.
A scorrere le migliaia di pagine dell’inchiesta “Grandi Appalti”, viene quasi da solidarizzare con i costruttori come Anemone, Piscitelli, Rocco Lamino e Riccardo Fusi: gli alti dirigenti pubblici e i loro figli, le loro mogli, sorelle e fidanzati volevano tutto subito e gratis.
Nelle telefonate del filone “Case & arredi”, la parte del leone la fa la famiglia Balducci.
Nella villa di Montepulciano, l’ex braccio destro di Bertolaso dispone di una coppia di custodi romeni “regolarmente stipendiata da Anemone”.
Quando i due chiedono un aumento, Anemone si infuria: “Ci penso io…gli faccio un bel discorsetto”.
Poi c’è il grave problema del gabinetto che perde nella casa del figlio Filippo e della sua fidanzata romena.
I due non avevano un lavoro? E Anemone li assume.
Non avevano un’auto? E lui gli mette a disposizione una Bmw da 71.000 euro.
Vivevano in una casa fatiscente? E Anemone la ristruttura a sue spese. Continua »
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Marzo 8th, 2010 Riccardo Fucile
LE LISTE ANDAVANO RATIFICATE DAGLI ORGANISMI DI PARTITO UNA SETTIMANA PRIMA E PRESENTATE CON 24 ORE DI ANTICIPO…SE SI SBAGLIA, SI CHIEDE SCUSA AGLI ELETTORI, NON SI TRUCCANO LE CARTE…LA DESTRA E’ LEGALITA’ E RISPETTO DELLE LEGGI, NON UN COMITATO DI AFFARI…FACILE DIRE:”UNA PARTE DELL’ELETTORATO SAREBBE RIMASTO SENZA RAPPRESENTANZA”: QUANDO HANNO VOTATO LO SBARRAMENTO AL 3% SE NE SONO FOTTUTI
Lorenzo Cuocolo, docente di diritto costituzionale alla Bocconi di Milano, uno dei massimi esperti in materia e non legato a carri politici, ha commentato: “Il governo non ha varato un nuovo regolamento elettorale, ha lasciato in vigore l’esistente, ma spiegando come va interpretato. In realtà è un trucco: questi decreti si usano per nascondere innovazioni. Si parla di norme interpretative solo se ci sono contrasti precedenti, cioè se la norma precedente è ambigua e si presta a interpretazioni. Ma in questo caso la norma era chiara, quindi il decreto è una forzatura”.
D’altronde il principio per cui si possono sanare le mere irregolarità formali era già presente nell’ordinamento e non a caso abbiamo sempre sostenuto che il caso di Milano si sarebbe risolto positivamente, come quello del listino Polverini a Roma, attraverso i normali ricorsi. Sarebbe bastato attendere 48 ore e si sarebbe evitata la figura da trucidi che è stata fatta. Altro caso quello della lista del Pdl a Roma: non essendo stata presentata, impossibile sanarne gli errori.
E si è allora ricorsi alla patetica storia del “basta essere presenti nel Palazzo del tribunale” e si riaprono i termini di presentazione.
L’unico dato di fatto certo è che il delegato del Pdl si era presentato 40 minuti dopo l’ora fissata e ormai i termini erano scaduti.
Se il Pdl credesse veramente alla favola “ci è stato impedito fisicamente di presentare la lista”, avrebbe dovuto semplicemente attendere la relazione delle forze dell’ordine (il ministro degli interni è pure Maroni) e avrebbe visti riconosciuti i propri diritti.
Dato che così non è, ha dovuto giocare la carta truccate del decreto interpretativo.
Se con il pasticcio delle liste il Pdl ha perso il 3% di consensi in una settimana, col decreto (contrari il 67% degli italiani), ha perso pure la faccia.
Una destra seria come avrebbe dovuto comportarsi?
In primo luogo, le liste dovevano essere preparate e sottoposte al voto degli organismi interni almeno una settimana prima dalla presentazione: una volta approvate, nessun capobastone avrebbe più cercato di correggerle all’ultimo minuto, togliendo qua e aggiungendo là , come al mercato delle vacche. Continua »
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