Febbraio 9th, 2011 Riccardo Fucile
“STARE AL GOVERNO PER FARE FESTINI IN CONTINUAZIONE E FARE PROSTITUIRE LE PROPRIE DONNE NON CREDO SIA UN ESEMPIO DA DARE”….”DEL NOCE FREQUENTAVA I FESTINI DI SILVIO, SE NE E’ STACCATO PERCHE’ GLI FACEVANO SCHIFO”…”MUSSOLINI LO HANNO DECAPITATO, SILVIO, CHE HA RIDOTTO COSI’ IL PAESE, LO PREMIANO, QUESTA E’ L’ITALIA”
“Io non ho mai conosciuto Ruby, nè Putin. Il 25 aprile del 2010 forse stavo con qualche fico e non con questi vecchi”.
Sara Tommasi (nonostante le tracce lasciate dal suo telefonino nel giorno in cui c’era anche Ruby ad Arcore) si ostina a negare di aver visto i “wild party” del premier.
Il Fatto Quotidiano la raggiunge al telefono alle 18 mentre parte in aereo: “Vado a Dubai dal mio fidanzato”, dice.
La bella naufraga dell’Isola, laureata in Finanza alla Bocconi con il massimo dei voti, oscilla tra euforia e depressione.
Quando il cronista la contatta i contenuti delle intercettazioni non sono ancora noti e lei risponde così alle domande.
Sara Tommasi, come è finita una laureata alla Bocconi con 110 in un giro di criminalità e prostituzione?
Io non ho mai venduto il mio corpo per soldi.
Ha partecipato però alle feste del premier ad Arcore?
Daje. No, io ad Arcore non sono mai stata. Lo sbaglio più grosso è stato non seguire le direttive dei potenti e incaponirmi in questo mondo dello spettacolo e seguire i vari Lele Mora e Fabrizio Corona e quattro venezuelane arrabattate che fanno le mignotte. Quando sarebbe meglio che una laureata in Finanza alla Bocconi come me seguisse un’altra strada.
Chi sono i potenti?
Questi 4 che ci governano, che si sentono il centro del mondo. Essere al governo per fare dei festini in continuazione e fare prostituire le proprie donne non credo sia un esempio da dare. Almeno quelli dello spettacolo sono artisti. Gli è concesso tutto, la vita maledetta è una cosa da rockstar. I politici dovrebbero evitare i festini
Berlusconi è un uomo di spettacolo o di politica?
Un ragazzo di spettacolo.
È un complimento?
Essere un pagliaccio che fa divertire il prossimo e fa i festini le sembra un complimento?
E i suoi contatti intercettati con Ignazio La Russa?
Falso. Ignazio è il padre di un mio caro amico, Geronimo. con cui mi vedo e ho una relazione da anni. Con me non ci proverebbe mai, il figlio gli avrebbe detto: quella è roba mia, non rompere i coglioni.
E anche i contatti con Fabrizio Del Noce sono un’invenzione della stampa?
No. Fabrizio è un caro amico, forse un fidanzato (ride). Sempre se mi salva da questo casino.
In che senso la dovrebbe salvare?
Dovrebbe dire le cose come stanno. Anche Del Noce era amico di Berlusconi e ha frequentato i giri di Berlusconi a Roma e ora se ne è staccato perchè gli facevano schifo.
Perchè fa schifo il ‘giro’ di Berlusconi?
Era schifato da un presidente che si è ridotto così in basso. Un capo di Stato ridotto così. Mussolini lo hanno decapitato. Ora li premiano. Si vede che piace questo stile libertino. Questa è l’Italia.
Lei parla di festini a casa di Silvio Berlusconi per esperienza diretta?
No, io sono andata solo a convegni politici quando era nata l’idea di candidarmi.
Un anno fa lei era tra le candidabili come Barbara Matera. Entrambe belle e laureate. Ora la Matera è europarlamentare mentre lei è finita in questa indagine. Dove ha sbagliato?
Come una scema mi sono incaponita sullo spettacolo. Se ci penso mi viene da spararmi. Ecco da dove nasce la mia depressione. Ora ringrazio i potenti perchè ho capito che era meglio candidarmi. E lancio un appello: che mi diano una seconda possibilità . Avevo fatto pure il corso nel quale ha insegnato Renato Brunetta.
Quali sono i suoi rapporti con il fratello del premier ?
Anche quelli hanno intercettato? Ma se Paolo Berlusconi mi corteggia cosa devo fare? Accetto la sua corte e spero mi voglia sposare e dirlo pubblicamente. Accetto volentieri. Essendo un uomo potente meglio che niente.
E con Silvio Berlusconi?
Ama le donne dello spettacolo. Gli piace questa movida intorno a lui, Ayda Yespica, Manuela Arcuri, Belèn. Gli piace stare al centro dell’attenzione. Finchè l’Italia premia questo potere io che posso farci? Se questi sono i valori che prevalgono, io cosa devo fare? O mi adeguo o vado in America.
Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Berlusconi, Costume, denuncia, emergenza, Giustizia, governo, PdL, Politica, radici e valori | Commenta »
Febbraio 9th, 2011 Riccardo Fucile
INTERCETTATA, LA TOMMASI SI SFOGA: “BERLUSCONI MI PERSEGUITA, QUEI POTENTI SI ELETTRIZZANO QUANDO VEDONO GIOCHINI A TRE, VOGLIONO CHE TROVI UN’AMICHETTA”….”LELE MORA MI FACEVA METTERE COSE NEI BICCHIERI”
Uno sfogo, tra le lacrime, intercettato dagli investigatori della squadra mobile
impegnati nell’inchiesta che seguendo la pista del soldi si è imbattuta nel filone napoletano del “Rubygate”.
Agli atti dell’indagine figurano 16 sms inviati dalla soubrette al premier.
Sei contatti in entrata e in uscita con il fratello di Berlusconi, Paolo.
Due con il ministro della Difesa Ignazio La Russa, due con l’europarlamentare del Pdl Licia Ronzulli.
Sara Tommasi non è indagata come non lo sono i suoi interlocutori.
Ma la Ronzulli, in un sms, l’avverte di avere i telefoni sotto controllo.
Una storia che nasce nella zona grigia dove il mondo dello spettacolo si confonde con quello della prostituzione e da lì intreccia gli ambienti della camorra e quelli della droga.
Vengono citati (tutte persone non indagate) personaggi famosi da Lele Mora a Giletti, da Fabrizio Del Noce ai calciatori Ronaldinho a Quagliarella, da Gigi D’Alessio alla sorella di Belen Rodriguez.
Per arrivare ai figli del premier, Marina e Piersilvio, e quindi ai palazzi romani e infine nel regno di Silvio Berlusconi e del bunga bunga.
Le stanze di quei “potenti” che Sara così descrive: “Alla fine questo lavoro ti vogliono spingere a diventare lesbica, no. Perchè i potenti si elettrizzano quando vedono giochini a due e tre. Quindi vogliono che tu ti trovi una tua amichetta di giochi. Ma a me non piacciono le donne”.
Una commistione che legittima il millantato credito e rende concreto ogni giorno il pericolo del ricatto.
I pm Antonio Ardituro e Marco Del Gaudio indagano per favoreggiamento della prostituzione nei confronti di Vincenzo Saiello, conosciuto come Bartolo, introdotto nel mondo dello spettacolo e in contatto anche con Fabrizio Corona, che viene anche intercettato quando interviene dal telefono dell’amico e redarguisce un uomo sul prezzo da pattuire per un’esibizione di Cecilia Rodriguez, la sorella di Belen.
“Ma che fai, l’elemosina a Cecilia Rodriguez, mia cognata, 1500 euro. Ma chi sei tu. Ma me lo compro questo locale, lo compro e lo chiudo”.
Le intercettazioni captano due contatti con il dirigente Rai Fabrizio Del Noce, un sms affettuoso e una telefonata nella quale Sara dice di essere in partenza per il Marocco “ospite di reali marocchini amici di Gheddafi” e chiede quando potrà “partecipare alle riprese di “Un posto al sole””.
“Ne riparliamo quando torni dal Marocco”, le risponde.
Un sms di auguri viene indirizzato anche al conduttore Massimo Giletti.
In una telefonata con un amico, Sara racconta un episodio di qualche anno fa: “Ho conosciuto un coglione amico di Piersilvio Berlusconi che mi ha portato a cena da Piersilvio. Questo coglione mi ha fatto fare “On the Road” su Italia Uno”.
Il 23 dicembre, Sara Tommasi parla con un amico e fa pesanti apprezzamenti su Lele Mora che secondo gli investigatori minaccia di non farla più lavorare. Poi passano all’argomento dei falsi scoop sui calciatori Ronaldinho e Quagliarella.
Fa riferimento a Raffaela Fico: “È stata con Berlusconi” dicendo poi che stava scherzando. Quindi, Lele Mora: “È tutta colpa del Mora… perchè sai… me ne combinava di tutti… faceva sempre arrivare tremila persone… poi secondo me mi faceva seguire.. mi faceva mettere cose nei bicchieri… ma vai a capire…”
I clan sono sullo sfondo, evocati da Fabrizio Corona (che non risulta indagato ma potrebbe essere sentito presto dai magistrati) quando lancia in televisione il sospetto che nelle mani della “malavita napoletana” ci sarebbero foto “taroccate” del premier.
E ne parla Sara Tommasi alla radio, quando afferma che proprio Corona sarebbe un “malavitoso insieme a Bartolo”.
Sara Tommasi era entrata nel mondo dei procacciatori di clienti importanti.
Il suo principale interlocutore era Bartolo e gli amici del suo giro che procuravano gli appuntamenti per serate, presentazioni e sponsorizzazioni, che secondo gli investigatori si concludevano quasi sempre in festini.
La tariffa media era di 1.500 euro.
Ma Sara Tommasi ad un certo punto, finita in questo giro infernale diceva di volerla smettere con “droghe”, “festini” e “marchette”.
Voleva dire “basta” a quella vita e non avere più a che fare “con Berlusconi”, con “Lele Mora” e Corona.
In un sms inviato a Bartolo la soubrette si sfoga: “Ne te, ne Lele, ne Fabrizio (Lele Mora e Fabrizio Corona secondo gli investigatori) ne le markette Ke volevi farmi fare ne “il giro squallido di Marina Berlusconi Ke volevate farmi frequentare o dei festini privati”.
In un altro messaggio Sara scrive: “Mai “avrò successo perchè non amo skopare non amo ubbidire ai disgustosi frocioni Kome voi e non mi arrivano soldi. Hai capito coglione? “.
Ed ancora Sara a Bartolo: “E ora scusate ma andatevene a fanculo Co e company dei miei stivali e ditelo a Paolo Berlusconi”.
Al fratello del premier, la sera del 6 gennaio, Sara scrive: “Se io mi devo kurare, tu piantala con cocaina, cani e mignotte! E festini sexy non me ne sbatte un cazzo. Stronzo!”.
Ma poi, a Paolo Berlusconi, Sara chiede un appuntamento il 9 gennaio: “Ti voglio rivedere, dimmi dove tu dove e quando”.
Paolo le risponde: “Se vuoi ci vediamo nel pomeriggio alle 18 al Giornale, via Negri zona piazza Affari ok”.
Il 9 settembre del 2010 Bartolo e il suo socio sono a Roma ed hanno procurato un incontro tra Sara Tommasi ed un imprenditore.
Bartolo: ” “Io sto all’Hilton Cavalieri” siamo arrivati quasi a casa di Gigi D’Alessio (il cantante napoletano estraneo però alle indagini)…”. Mezzora dopo Bartolo parla ancora con un altro “socio” e Sara Tommasi: “Bella ma che hai fatto non rispondevi, avevi da fare.. stiamo da Gigi, sta partendo.. perciò ti abbiamo chiamato.. a che ora finisci Sara, ti veniamo a prendere”. L’appuntamento però salta per un importante incontro che Sara Tommasi ha dovuto accettare con una persona molto più importante.
U: “Stiamo giù, scendi”.
Sara: “E no.. perchè dove siete voi?
U:”Qua giù”
Sara: “No.. io non posso venire, mi ha chiamato una persona che non vedo da tempo”
U: “Sara, scendi, parliamo. Vuoi scendere che teniamo questo appuntamento che è importante?”
Sara: “No. devo vedere una persona che non vedo da un sacco di tempo che mi ha chiamato adesso. Capito”.
Quella persona, per gli investigatori, è Silvio Berlusconi.
Infatti Bartolo e un amico commentano al telefono di aver visto una scena sotto casa di Sara:
U: “Guagliò, in vita mia non mi è mai capitata una cosa del genere. Mentre stiamo aspettando ci ha mandato un messaggio. “Adesso scendo”.
È arrivata due macchine con le guardie del corpo di Berlusconi.
Se la sono venuta a prendere a questa e se la sono portata. Guarda, è una cosa incredibile”.
E poi spiegano: “Ci ha fatto andare fin là … sto scendendo… sto scendendo… bello e buono abbiamo visto arrivare queste due macchine: un’Audi A8 e un’Audi A6”.
“Spero che crepi con le tue troie”
Al premier, Sara scrive messaggi a volte d’amore, a volte di risentimento.
A Natale un messaggio di “auguri, presidente”.
Qualche giorno più tardi, il 5 gennaio: “Amore, ti ho mandato un pensiero da Licia. Spero che tu capisca”.
Il 10 gennaio Sara appare furibonda: “Silvio, vergognati, mi hai fatto ammalare, paga i conti dello psicologo”.
Un paio d’ore più tardi dal cellulare del presidente del Consiglio arriva uno squillo sul telefonino della soubrette.
Che due giorni dopo, alle 4 del mattino del 12 gennaio, gli scrive: “Amore perdonami ho visto solo ora la tua chiamata. Ultimamente ho problemi con la linea telefonica. Se posso fare qualcosa… Bacio grande”.
Trascorre una manciata di minuti e Sara scrive di nuovo: “Mi sei mancato tanto. Spero tu mi possa richiamare presto. Ti amo ancora sai?”.
E si firma: “Lady x”. Nel pomeriggio di quello stesso giorno, Sara scrive: “Ma perchè non mi metti dietro solo il Mora invece k le lesbike??”.
Risentimento che monta il 15 gennaio: “Spero k krepi kon le tue Troie”.
“Stai abusando di potere”
È il primo di un crescendo che, nelle ore successive vedrà partire verso l’utenza personale del premier ben nove sms 22.53: “Spero k il governo americano inizi a dare lustro a quello ignobile nostrano con i 10 requisiti di ammissione ad Harvard. La politica è una cosa seria”.
Un minuto dopo: “Non una barzelletta come l’hai intesa tu”.
Venti minuti dopo: “10 requisiti per l’ammissione tra le fila dei parlamentari… tu indagato saresti già fuori. Hai capito?”.
Due minuti dopo: “Riprendi subito Ron (il riferimento è al calciatore del Milan Ronaldinho) nella tua squadra di merda o ti faccio escludere da Obama e dai grandi del mondo e dalla politica internazionale… se l’Italia è incapa”.
Frase completata nell’sms successivo: “Incapace di ascoltare i segnali del Mondo”.
Trascorre qualche secondo e Sara affonda: “Ci vuole una buona reputazione per governare!! Anke tu fai festini Dinho deve tornare!”.
E subito dopo: “Stai abusando di potere”. Fino all’ultimo sms: “Immeritato tra l’altro (sottinteso, evidentemente, il potere) vedi processi e quant’altro… “.
Sono solo due i contatti con il ministro della Difesa Ignazio La Russa, che ieri si è detto “indignato” per essere stato “arbitrariamente accostato” all’indagine. Il 6 gennaio Sara Tommasi gli scrive: “Amore auguri!! Domani torno a Milano. Pranziamo insieme”.
Poco dopo i due si sentono ma il ministro declina l’invito dicendo di essere “appena tornato dall’Afghanistan e che si risentiranno in un altro momento”. Ieri La Russa ha negato qualsiasi “incontro o contatto indiretto con la persona in questione”.
Due telefonate fra Sara Tommasi e la parlamentare europea Licia Ronzulli. La prima è della vigilia di Natale.
La Ronzulli “si lamenta di alcuni sms poco piacevoli che ha ricevuto” e Sara replica che quei messaggi sarebbero stati inviati “da una ragazza a lei vicina per gelosia”.
Ma a destare maggior interesse è lo scambio di sms del 4 gennaio.
Sara scherza: “Kiss kiss me Licia”. La risposta è gelida: “È bene che tu sappia che il mio cell è sotto controllo. Quindi tutto passa attraverso la procura, messaggi e telefonate”.
Il 18 gennaio Sara Tommasi parla con la madre.
Si sfoga, piange.
Sara: “Mamma sono in taxi sto a Milano… sono venuta sopra per non fare un cazzo alla fine. Sono venuta per due appuntamenti ma poi alla fine non sono serviti a a un cazzo.. e basta. ora sto qua a rompermi i coglioni.. con la gente che mi droga a destra e sinistra.. guarda ua cosa.. non so più dove scappare… non so più dove scappare.. guarda (e Sara scoppia a piangere scrivono gli inquirenti) sono perseguitata… da Berlusconi e da tutti.. non so dove mettere le mani…”.
Madre: “Devi uscirne fuori da questa storia chiudi dentro e sta tranquilla. Poi con tutti i casini che ci stanno… con Berlusconi che è stato indagato…”.
Dario Del Porto e Francesco Viviano
(da “La Repubblica“)
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Febbraio 9th, 2011 Riccardo Fucile
L’AFFONDO DEI PM: “CON UN REATO NE HA COPERTO UN ALTRO”… “SI E’ ESPOSTO IN PRIMA PERSONA, LASCIANDO INDELEBILI TRACCE”… IL PREMIER E’ SOLO VITTIMA DEI SUOI COMPORTAMENTI DOCUMENTATI
Dicono al quarto piano del palazzo di giustizia: “Per quanto la si voglia complicare, in fondo è una storia semplice”.
E, in effetti, sarebbe una storia semplice, se riguardasse un qualunque cittadino. Uno che, nella ricostruzione dell’accusa, “per evitare di essere coinvolto in un’inchiesta di prostituzione con minorenni, e sapendo che tante ragazze potrebbero coinvolgerlo, mente. Spinge alcuni poliziotti a dargli retta. Ottiene il favore che voleva. Fa uscire da una questura una minorenne marocchina, accusata di furto”.
Un cittadino qualsiasi, il giorno dopo, finirebbe nei guai o no?
Questa “storia semplice” investe però Silvio Berlusconi, l’uomo dei superpoteri. In procura non lo ignorano ed è per lui che i pm sembrano essersi sobbarcati – e lo rende noto oggi alle 11 il procuratore capo – il massimo dei rischi: giudizio immediato per i due reati.
Concussione e prostituzione minorile insieme.
Con la convinzione di superare ogni intoppo procedurale.
E di aver raggiunto quanto serve per chiedere e ottenere – come vuole la legge – il processo il prima possibile; e, poi – non nascondiamocelo – la condanna.
A collegare i reati è Ruby-Karima, la neo-diciottenne sempre più conosciuta dalle masse.
Ed è non a caso lei, Ruby, l’unica che la procura chiama come parte lesa dell'”utilizzatore finale”.
Inchiodati l’uno all’altra, in questa storia diseguale, tra l’uomo di 74 anni che può comprare tutto e la ragazza di 17 che, non avendo altro, può vendere solo
se stessa (“Quell’altra è la pupilla, io sono il culo”, dirà , ridendo amaro).
La strada più facile sarebbe stata chiedere il processo solo per la concussione. Perchè è un affare giudiziario che “si chiude in quattro o cinque giorni”, come sostenevano in Procura nei giorni scorsi.
Conto facile: che cosa c’è da fare (se ci si arriva) in aula?
Interrogati i funzionari Giorgia Iafrate e Pietro Ostuni, i due poliziotti del commissariato Monforte che notarono le anomalie, Nicole Minetti e Michelle Coinceicao, che esfiltrarono Ruby da via Fatebenefratelli, non è che ci sia molto di più.
La stragrande maggioranza degli atti sta “documentata” nelle relazioni di servizio, compresa la (se vogliamo simpatica e spregiudicata, ma) poco astuta telefonata del premier.
Si è esposto in prima persona: ha lasciato tracce indelebili.
Nelle ipotesi degli investigatori, dunque, condanna “facile”.
E sono tutti convinti (Tangentopoli insegna) che non sia un reato ministeriale. Perchè non approfittarne?
La questione che sembra aver prevalso è meno tecnica.
Più umana, o se si vuole disumana, comunque concreta: “Perchè Berlusconi commette la concussione” chiamando di persona la questura?
Lo fa “con uno scopo”. Salvarsi – e vediamo in queste settimane che cosa sta accadendo in mezza Italia, tra Vaticano e Quirinale, piazza e parlamento – da quello tsunami di fango che, creato da Berlusconi medesimo con i suoi comportamenti, avrebbe potuto ripiombargli addosso.
“In casa mia entrano persone per bene”, giurava il premier davanti ai sostenitori. Non era così, c’erano “zoccole” e “disperate delle favelas” (parole non d’avversario, ma di Nicole Minetti all’amica M. T.).
Conta perciò l’essenza di Ruby come vittima, anche se non è Maria Goretti: in un paese libero, che tutela da tempo i minori, i deboli, gli “scappati di casa”, la prostituzione minorile è un fulmine divino che colpisce – com’è giusto – il cliente. Lei e lui c’erano, ad Arcore.
Più, e più, e più volte.
Gli indizi portano a dire che non si guardavano negli occhi, che il “bunga bunga” non è una barzelletta e che, a Milano, si sta cercando un po’ di verità in mezzo ad un mare di disperazione.
Piero Colaprico
(da “La Repubblica“)
argomento: Berlusconi, Costume, criminalità, denuncia, Giustizia, PdL, Politica, radici e valori | Commenta »
Febbraio 9th, 2011 Riccardo Fucile
L’AFFONDO DEI PM: “CON UN REATO NE HA COPERTO UN ALTRO”… “SI E’ ESPOSTO IN PRIMA PERSONA, LASCIANDO INDELEBILI TRACCE”… IL PREMIER E’ SOLO VITTIMA DEI SUOI COMPORTAMENTI DOCUMENTATI
Dicono al quarto piano del palazzo di giustizia: “Per quanto la si voglia complicare, in fondo è una storia semplice”.
E, in effetti, sarebbe una storia semplice, se riguardasse un qualunque cittadino. Uno che, nella ricostruzione dell’accusa, “per evitare di essere coinvolto in un’inchiesta di prostituzione con minorenni, e sapendo che tante ragazze potrebbero coinvolgerlo, mente. Spinge alcuni poliziotti a dargli retta. Ottiene il favore che voleva. Fa uscire da una questura una minorenne marocchina, accusata di furto”.
Un cittadino qualsiasi, il giorno dopo, finirebbe nei guai o no?
Questa “storia semplice” investe però Silvio Berlusconi, l’uomo dei superpoteri. In procura non lo ignorano ed è per lui che i pm sembrano essersi sobbarcati – e lo rende noto oggi alle 11 il procuratore capo – il massimo dei rischi: giudizio immediato per i due reati.
Concussione e prostituzione minorile insieme.
Con la convinzione di superare ogni intoppo procedurale.
E di aver raggiunto quanto serve per chiedere e ottenere – come vuole la legge – il processo il prima possibile; e, poi – non nascondiamocelo – la condanna.
A collegare i reati è Ruby-Karima, la neo-diciottenne sempre più conosciuta dalle masse.
Ed è non a caso lei, Ruby, l’unica che la procura chiama come parte lesa dell'”utilizzatore finale”.
Inchiodati l’uno all’altra, in questa storia diseguale, tra l’uomo di 74 anni che può comprare tutto e la ragazza di 17 che, non avendo altro, può vendere solo
se stessa (“Quell’altra è la pupilla, io sono il culo”, dirà , ridendo amaro).
La strada più facile sarebbe stata chiedere il processo solo per la concussione. Perchè è un affare giudiziario che “si chiude in quattro o cinque giorni”, come sostenevano in Procura nei giorni scorsi.
Conto facile: che cosa c’è da fare (se ci si arriva) in aula?
Interrogati i funzionari Giorgia Iafrate e Pietro Ostuni, i due poliziotti del commissariato Monforte che notarono le anomalie, Nicole Minetti e Michelle Coinceicao, che esfiltrarono Ruby da via Fatebenefratelli, non è che ci sia molto di più.
La stragrande maggioranza degli atti sta “documentata” nelle relazioni di servizio, compresa la (se vogliamo simpatica e spregiudicata, ma) poco astuta telefonata del premier.
Si è esposto in prima persona: ha lasciato tracce indelebili.
Nelle ipotesi degli investigatori, dunque, condanna “facile”.
E sono tutti convinti (Tangentopoli insegna) che non sia un reato ministeriale. Perchè non approfittarne?
La questione che sembra aver prevalso è meno tecnica.
Più umana, o se si vuole disumana, comunque concreta: “Perchè Berlusconi commette la concussione” chiamando di persona la questura?
Lo fa “con uno scopo”. Salvarsi – e vediamo in queste settimane che cosa sta accadendo in mezza Italia, tra Vaticano e Quirinale, piazza e parlamento – da quello tsunami di fango che, creato da Berlusconi medesimo con i suoi comportamenti, avrebbe potuto ripiombargli addosso.
“In casa mia entrano persone per bene”, giurava il premier davanti ai sostenitori. Non era così, c’erano “zoccole” e “disperate delle favelas” (parole non d’avversario, ma di Nicole Minetti all’amica M. T.).
Conta perciò l’essenza di Ruby come vittima, anche se non è Maria Goretti: in un paese libero, che tutela da tempo i minori, i deboli, gli “scappati di casa”, la prostituzione minorile è un fulmine divino che colpisce – com’è giusto – il cliente. Lei e lui c’erano, ad Arcore.
Più, e più, e più volte.
Gli indizi portano a dire che non si guardavano negli occhi, che il “bunga bunga” non è una barzelletta e che, a Milano, si sta cercando un po’ di verità in mezzo ad un mare di disperazione.
Piero Colaprico
(da “La Repubblica“)
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Febbraio 9th, 2011 Riccardo Fucile
“QUELLA DI ALEMANNO? UNA ROMA DI BIGHE E CARTAPESTA”… “POTEVA ESSERE IL SINDACO NON DI UNA SOLA PARTE, NON E’ RIUSCITO AD ESSERE AUTONOMO”…. CROPPI, UOMO SIMBOLO DEL DIALOGO, ORA IMPEGNATO IN FUTURO E LIBERTA’
E meno male che aveva esordito così: “Ho una preghiera per i giornalisti: non scrivete la parola attacco, quando
riferite di quel che dirò del sindaco”.
No, infatti.
Non è la parola giusta: bisognerebbe dire tumulazione o sepoltura.
Ma un punto di verità , in quell’avvertenza c’è: se il De profundis di Umberto Croppi per la giunta Alemanno fa così male all’interessato è proprio perchè non è guidato dal solito rancore dell’ex, dalla furia dell’invettiva o dall’ingratitudine.
Ma piuttosto dalla delusione di un amico tradito, dal disincanto di chi ama la politica…
Roma, teatro Quirino, c’erano proprio tutti per la kermesse dell’uomo simbolo della cultura pre-finiana, per quell’assessore degradato e cacciato da Alemanno in una notte, rispettato dagli avversari, teorico del dialogo oltre gli schieramenti, coautore di un libro che provava a chiudere la stagione del piombo: Ci eravamo tanto armati.
Umberto Croppi non è stato in questi anni un personaggio locale, ma piuttosto un intellettuale nazionale prestato all’Assessorato che fu di Renato Nicolini.
E’ stato uno dei ideologi della Nuova Destra, e più recentemente il committente di Luciano Lanna e Filippo Rossi, e di quel manifesto finiano ante-litteram che fu Fascisti immaginari.
Oggi è in Futuro e libertà . E così c’era il nuovo libro di Lanna Il fascista libertario (!) tra le mani degli ospiti di prima fila, c’era un leader islamico come Omar Camilletti, Lina Wertmuller un dirigente del Pd come Giuseppe Lobefaro, ex ragazzi della destra radicale anni settanta (il leader del Trifoglio Alfredo Iorio), manager come Emanuele Emanuele e sul palco l’ex presidente della Camera di commercio Andrea Modello.
Uno che regalava il primo brivido agli astanti: “Sono un uomo di impresa, ma sono contro la precarietà ”. (Mondello è, con Veltroni, il padre delle notti bianche).
Perchè Croppi, in fondo, è stato epurato da Alemanno proprio per il suo essere uomo trasversale, stimato da uomini come Gianni Borgna o come Ascanio Celestini.
Croppi dice che non cerca candidature “Nè da solo, nè in ticket con altri” (vuole far coppia con Nicola Zingaretti, scrivono di lui).
Poi esordisce ringraziando Alemanno: “Mia figlia dopo il voto si chiuse in una stanza a piangere sapendo che la vittoria di Alemanno mi avrebbe portato via da casa per 5 anni. Ora, ironizza, grazie a lui sono tornato…”…
È un gustoso retroscena, quello che l’ex assessore regala alla platea del Quirino.
Ad esempio sulla campagna elettorale (costruita “in soli 63 giorni”), in cui “sono orgoglioso che non ci fosse un solo pezzo di propaganda contro l’avversario”.
Poi Croppi, raccontando il fallimento di quella idea di governo, spiega la sua poetica: “Alemanno era stato eletto da 80 mila persone che lo stesso giorno votarono per Zingaretti. Nella mia idea aveva tutte le carte per non essere il sindaco di una sola parte: ma questa idea è fallita”.
Arrivano le prime scudisciate: “Dicevano che non ero gradito alla maggioranza e ai suoi consiglieri comunali: bè, era vero. E devo dire grazie a loro perchè, non accorgendosi di quello che facevo, me lo lasciavano sostanzialmente fare”.
Poi le rasoiate: “In quasi tre anni non ho mai visto un solo assessore a una mostra. Conoscendoli, è meglio così” (risate).
Quindi mostra un cartello di divieto: “Avevo messo questo segnale sulla mia porta, e una scritta: Finchè sono io non si fanno corse con le bighe. Bè, adesso il vincolo non c’è più”.
La sala esplode in un applauso…
Inizia una requisitoria implacabile contro quella che Croppi chiama “La Roma di cartapesta” di Alemanno: “Non ho mai detto ‘Sono contrario in linea di principio alla formula uno all’Eur’. Ma conoscendo la totale inconsistenza del progetto mi pareva assurdo che lo si utilizzasse per un reiterato effetto-annuncio.
Dopo aver gridato contro il veltronismo, osserva sarcastico Croppi, ne ereditavamo i peggiori difetti”.
Subito dopo, peraltro, l’ex assessore, rende un onore delle armi imprevedibile all’ex rivale: “Solo adesso, da fonti non sospette come i commissari di Bankitalia, abbiamo scoperto di non aver ereditato i 13 miliardi e mezzo di euro di debiti di cui si parlava (ne parlava Alemanno, ndr.) ma 8 miliardi e 400. Esattamente quello che era stato detto dai nostri predecessori”…
Insomma, la Roma del centrodestra, colpo dopo colpo, diventa un sogno pacchiano e propagandistico.
“La cosa che più colpisce delle parentopoli della giunta, è che Alemanno era stato eletto per interrompere un certo modo di fare politica e non è stato capace di farlo”.
E ancora: “Di fronte al gioco dei veti delle correnti e dei consiglieri, il sindaco diceva: ‘Tutti insieme voi avete preso 40mila voti di preferenza, io da solo ne ho presi 80 mila da elettori di sinistra’”.
Dopodichè… “Annunciava che avrebbe fatto ‘il matto’ per non piegarsi ai clan…”.
Pausa teatrale: “Si vede che la legge dei numeri è stata superiore alla sua autonomia. E’ lui stesso ad aver certificato che il suo tentativo è fallito !” (altro boato della platea).
Poi cifre, dati, esempi: “La metà dei teatri è a Roma. Se decurtano il Fus rischiano di chiudere”.
E ancora: “Di 8 milioni promessi alle scuderie del Quirinale ne daremo solo 2. Di 3.5 promessi all’Auditorium sempre 2. Al festival del cinema non sappiamo dire quanti fondi daremo !”.
Quindi la stoccata: “Abbiamo speso un milione di euro per la festa di capodanno, e il macro rischia di chiudere”.
Se Futuro e libertà fosse all’1 per cento, come dice Berlusconi, ieri dovevano essere tutti al Quirino…
Luca Telese
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Comune, Costume, denuncia, economia, elezioni, emergenza, Futuro e Libertà, governo, Milano, PdL, Politica, radici e valori, Roma | Commenta »
Febbraio 9th, 2011 Riccardo Fucile
A DANIELE BELOTTI CONTESTATO IL REATO DI CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE A DELINQUERE…SEQUESTRATI MAZZE, COLTELLI E ARMI…ERANO ANCHE ACCUSATI DELL’ASSALTO A UNA FESTA LEGHISTA IN CUI PARLAVA MARONI … CONNIVENZA MORALE CON LA SOCIETA’
L’assessore al Territorio della Regione Lombardia Daniele Belotti è indagato dalla procura di Bergamo nell’ambito di un’inchiesta sul tifo atalantino organizzato: al politico leghista è contestato il concorso esterno in associazione a delinquere per presunti legami con la frangia più violenta della curva nerazzurra.
Secondo gli investigatori sarebbe nientemeno che l’ideologo della tifoseria. Una posizione imbarazzante, visto che il gruppo di ultras finito nel mirino è accusato anche di aver organizzato l’assalto al ministro dell’Interno (e compagno di partito) Roberto Maroni nell’agosto scorso, per protestare contro la tessera del tifoso.
Un episodio da cui, per la verità , lo stesso Belotti s’era immediatamente dissociato.
“Il mio ruolo di mediatore tra le istituzioni e la tifoseria è noto da almeno vent’anni — ha spiegato Belotti -. Di certo non possono attribuirmi atti violenti, ai quali non ho mai partecipato. La mia è sempre stata un’opera di mediazione, in cui ho sempre messo la faccia”.
E’ una vera bufera quella che si è abbattuta stamattina su Bergamo: 35 perquisizioni effettuate, 104 indagati in totale.
Sei di questi, tutti noti ultrà , hanno un’imputazione pesantissima, mai contestata prima ai violenti del pallone: associazione a delinquere.
Secondo i magistrati il gruppo pianificava gli scontri allo stadio, coordinandosi con telefonate intercettate dagli investigatori. “Se domani va male sarà violenza”, è una delle frasi captate.
L’attività di ascolto avrebbe permesso di scongiurare un assalto prima di Atalanta-Napoli del 6 gennaio 2010.
In alcune di queste conversazioni sarebbe incappato anche il Belotti.
Per questi sei personaggi la pm Carmen Pugliese aveva chiesto la custodia cautelare in carcere, ma il gip ha detto no.
Il leader della tifoseria, Claudio Galimberti, 37 anni, se l’è così cavata con un divieto di dimora a Bergamo, altri due ultras di spicco, di 25 e 26 anni, si dovranno sottoporre all’obbligo di firma in caserma.
Per tutti gli altri, i reati vanno dalla rissa all’adunata sediziosa, dai danneggiamenti alle lesioni personali.
Il blitz, dopo due anni di indagini, è scattato stanotte alle tre: ottanta agenti hanno perquisito le case dei tifosi, trovando mazze, bastoni, lanciarazzi e passamontagna.
Un arsenale che serviva a ingaggiare battaglia con le forze dell’ordine e le fazioni avversarie.
Episodi iniziati prima di Atalanta-Catania di due anni fa, e proseguiti con gli scontri in occasione di una sfida con l’Inter.
Ma nella lista c’è anche un sit in minaccioso nel gennaio 2010 davanti alla Questura, poi una dura contestazione davanti al centro sportivo atalantino a Zingonia.
A tirare le fila sempre gli stessi personaggi, spesso consolati e giustificati dagli stessi giocatori e dirigenti atalantini.
Dopo Atalanta-Catania, in base alle intercettazioni, quattro calciatori si sarebbero recati a far visita a due ultras agli arresti domiciliari, portando in dono anche maglie da gioco.
“Abbiamo aperto una finestra su un panorama inquietante — ha spiegato la pm Pugliese — . Una situazione che era sotto gli occhi di tutti ma che non si voleva evidentemente vedere. Il gip non ha condiviso l’accusa di associazione a delinquere, ma noi la porteremo avanti. Vedremo al processo”.
Pesante il giudizio morale su calciatori e dirigenti, anche se su di loro non pende nessuna accusa: “Abbiamo riscontrato un asservimento di alcuni protagonisti del calcio verso questi signori — ha infierito la pm — Anzichè stigmatizzare le violenze chiedevano scusa per la sconfitta”.
Paolo Grasso
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 9th, 2011 Riccardo Fucile
IL GOVERNATORE PUGLIESE ESPONE IL SUO PROGRAMMA POLITICO: “CON I MODERATI POSSIBILE INTESE SULLE REGOLE, MA NON E’ PENSABILE DOPO GIOCARE LA PARTITA NEL CAMPO DELLA DESTRA”
“Non sto giocando una partita per la mia carriera, voglio combattere per destrutturare il centrosinistra com’è
adesso, per poter aprire il ‘cantiere’ di un nuovo centrosinistra”.
Nichi Vendola espone il suo programma politico nell’intervista a Libertà e Giustizia), dedicata al tema delle primarie del centrosinistra.
“Finora – dice il leader Sel – il centrosinistra si è sempre presentato come un compromesso precario e forzoso tra cosiddetti radicali e i riformisti.
Ma così non si è mai entrati nel merito vero dei problemi. Finora una parte del centrosinistra ha pensato a come guadagnare la vittoria elettorale, ma non ha lavorato per raggiungere il mutamento sociale e culturale. Per cui si può anche vincere alle elezioni, e insieme perdere la società “.
Ecco allora l’ammonimento sul passato, quando “candidati del centrosinistra, icone del moderatismo, hanno preso schiaffi e sono stati sconfitti. Un esempio, Rutelli. Secondo i campioni della tattica e della realpolitik del Pd per vincere bisogna trasferire tanti frammenti di idee e proposte dell’avversario nel proprio campo. L’Italia è finita nel pantano non perchè qualcuno si è presentato come estremista, ma perchè la politica è diventata una melassa informe”.
Mentre è tempo di aprire il “cantiere” del centrosinistra senza vincoli: la questione morale, il modello sociale, la libertà delle donne, la questione dell’immigrazione. Discutiamo dell’Italia che vogliamo, c’è un’Italia migliore di quella volgare che abbiamo sulle spalle ancora adesso”.
Il governatore della Puglia rilancia, così, le primarie “momento della discussione sulla coalizione e sul programma, compiuta, all’aria aperta”. Invece, continual il leader di Sel, “discutere nel chiuso degli organi direttivi significa condannarsi ad un avvitamento continuo”.
Disco rosso, inoltre, per l’allenza con il Terzo polo.
Con cui l’unico tipo di accordo possibile è una sorta di fronte comune in chiave antiberlusconiana.
“Fini cosa vuole fare? Lo ha detto chiaramente: rifondare il centrodestra. Io voglio rifondare il centrosinistra. Come possiamo stare insieme? A meno che non si dica: alle elezioni andremo con un accordo perchè vogliamo liberarci di Berlusconi e subito dopo il voto modificheremo la legge elettorale, faremo una legge sul conflitto di interessi e poi torneremo di nuovo alle urne”.
“E’ credibile e serio chiedere ora il voto per indire altre elezioni dopo sei mesi? Tolta la possibile intesa sulle regole, non è pensabile, dopo, giocare la partita nel campo della destra; nè posso pretendere che un uomo di rango come Fini venga a giocarla in compagnia del centrosinistra – sottolinea Vendola -. E’ autolesionismo puro: ogni volta che si parla di alleanza da Vendola a Fini la pattuglia parlamentare di ‘Futuro e Liberta rischia di perdere pezzi”.
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Febbraio 9th, 2011 Riccardo Fucile
LA REDAZIONE: “E’ STATO USATO IL GOBBO, COSA GRAVE: DOMANDE E RISPOSTE CONCORDATE FANNO DIVENTARE UN’INTERVISTA UN VIDEO MESSAGGIO”… LA RICOSTRUZIONE DELLA PSEUDO INTERVISTA DI RENZULLI
Il comizio elettorale di Silvio Berlusconi al Tg1 di una settimana fa, spacciato per esclusiva, fa ancora discutere i giornalisti Rai.
Il comitato di redazione del telegiornale di Rai Uno, trascorsi invano tre giorni, ieri ha scritto un comunicato per ricordare un appuntamento ad Augusto Minzolini: “Abbiamo chiesto al direttore di spiegare come è stata realizzata l’intervista al presidente del Consiglio trasmessa il 2 febbraio. Siamo ancora in attesa di risposta. Di fronte all’indisponibilità a riceverci, riproponiamo la domanda: è vero, come ci risulta, che il premier abbia usato il gobbo? Quello che solleviamo — sottolinea ancora il Cdr — è un problema professionale di grande rilevanza perchè l’uso del gobbo implica che domande e risposte siano scritte preventivamente. Insomma si è trattato di un’intervista o di un videomessaggio?”.
La strategia dello sviare.
Il “Fatto” è in grado di rispondere ai quesiti del Cdr e di spiegare i retroscena di un servizio pensato male e costruito tra mille difficoltà .
Minzolini da settimane annunciava un colloquio con il presidente del Consiglio, un discorso su economia e finanza, a debita distanza da scandali sessuali e dall’inchiesta di Milano che l’ex notista politico, con vanto, più volte ha ignorato.
Una strategia per ‘parlare d’altro’ e ‘sviare su Ruby e festini’, una strategia consigliata anche da Giuliano Ferrara al Cavaliere.
Il giorno dell’incontro a Palazzo Chigi, martedì 2 febbraio, a Saxa Rubra c’era ressa per aggiudicarsi l’esclusiva: in corsa il caporedattore Francesco Giorgino e il responsabile economico Michele Renzulli.
Il direttorissimo sceglie Renzulli.
I collaboratori di Berlusconi preparano le luci e il gobbo.
Quando Renzulli in completo grigio arriva a Palazzo Chigi scopre il primo intoppo: il gobbo sistemato sotto una telecamera di viale Mazzini, un video di piccole dimensioni su cui scorre il testo che Berlusconi legge come se fosse un messaggio preconfezionato per i Promotori della Libertà del ministro Michela Vittoria Brambilla.
Il presidente del Consiglio ha ‘fronteggiato’ domande molto facili, stile tema a piacere, dell’inviato Renzulli: “Presidente, negli ultimi due anni l’Italia ha tenuto alto l’argine della stabilità dei conti, come hanno riconosciuto l’Europa e il Fondo monetario: è il momento di tornare a crescere, in che modo?”.
Ma il premier ha evitato persino l’effetto sorpresa, prima ha letto il suo ‘messaggio’ che, grazie al montaggio del Tg1, sembrava un’intervista seppur morbidissima, poi Renzulli ha cercato di infilarci le risposte.
Due prove: la telecamera non inquadra mai Renzulli e Berlusconi insieme, non poteva perchè sarebbe spuntato il gobbo; Renzulli durante le domande aveva il fiatone perchè doveva rispettare i tempi dettati dall’illustre interlocutore che, in quel momento, aveva già abbandonato il set di Palazzo Chigi.
Ora Minzolini dovrà rispondere alle domande (vere) del Cdr per capire se il Tg1 s’è prestato davvero a un comizio elettorale davanti a oltre 6 milioni di telespettatori.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 8th, 2011 Riccardo Fucile
“NO ALLA CHIUSURA DEGLI UFFICI IL 17 MARZO, SIAMO IN UN PERIODO DI CRISI, DANNI PER MILIARDI” TUONA IL TROMBONE PADANO…MA DI CHE CRISI PARLA? BERLUSCONI HA SEMPRE DETTO CHE LA CRISI E’ SUPERATA DA TEMPO… MA IL TEST ANTIDROGA IN CONSIGLIO DEI MINISTRI LO VOGLIAMO FARE O NO?
Roberto Calderoli è contrario alla chiusura degli uffici il 17 marzo, giorno dei festeggiamenti per i 150 anni
dell’Unità d’Italia.
“In un periodo di crisi come quello attuale – ha detto il ministro leghista – meglio festeggiare lavorando piuttosto che stando a casa”.
Per Calderoli “la chiusura degli uffici pubblici porterebbe a danni per miliardi di euro” che ricadrebbero direttamente sulle attività lavorative private.
A preoccupare il ministro della Semplificazione anche le possibilità di “ponte” che verrebbero a crearsi conseguentemente al giorno perso.
Sinceramente quello che pensa un esperto fancazzista come Calderoli in Gancia, ci interessa relativamente.
Se facesse valere per sè stesso il principio che vorrebbe applicare agli altri, non avrebbe preteso la creazione di un ministero inutile come il suo, con relative assunzioni di portaborse, manovalanza leghista e roghi di leggi uso gonzi.
L’Italia è più interessata semmai a sapere come mai Calderoli, con il processo breve necessario a salvare il culo al premier, vuole prescrivere il 50% dei procedimenti pendenti a Roma Bologna e Torino; e tra il 20 e il 30 per cento dei procedimenti in essere a Firenze, Napoli e Palermo.
Tra i processi noti a rischio, oltre ai tre a carico del premier (Mediaset, Mills e Mediatrade) anche quello sulla clinica Santa Rita a Milano, i processi per le scalate bancarie dell’Antonveneta e della Bnl, i processi per lo scandalo dei rifiuti in Campania, quello a carico dell’Impregilo e di Bassolino, i processi per grandi mazzette come quelli di Enipower e Enelpower.
L’integgerimo leghista glissa sull’azione criminale di cui sopra e preferisce parlare del 17 marzo, di una giornata di festa che sarebbe meglio non “festeggiare” perchè la gente “ha bisogno di lavorare a causa della crisi”.
Intanto Calderoli di quale crisi parla?
Il suo premier ha sempre detto che non c’è alcuna crisi in Italia, di che parla il leghista?
Quanto alla chiusura o meno degli uffici pubblici e privati, si è mai visto in qualsiasi Paese europeo una Festa nazionale che non preveda la reale festività e la relativa chiusura dei luoghi di lavoro?
Per il ministro della Difesa Ignazio la Russa, però “la decisione sullo stop è già presa e Calderoli lo sà , l’importante è non mancare di rispetto e so che Calderoli non lo farà “.
Una posizione, quella di La Russa, in netto contrasto con lo scetticismo generale che la Lega continua a manifestare sul 17 marzo e probabilmente il Consiglio dei ministri previsto per domani darà una risposta definitiva a riguardo.
Un invito alla sobrietà è arrivato invece da Giuliano Amato, presidente del Comitato dei garanti per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, “mi piacerebbe che la festa fosse celebrata da un’Italia sobria, che lavora e fa l’anniversario piuttosto che un’Italia che se ne va in vacanza”.
Per Walter Veltroni (Pd), intervenuto ad Agorà su Rai Tre, il 17 marzo “fermarsi è necessario, perchè ritrovarsi italiani è una cosa bella per il Paese”.
Anche Silvana Mura (Idv) ha risposto all’invito di Calderoli a non fermarsi il 17 marzo. “Da parte della Lega continua a persistere una sorta di resistenza passiva nei confronti del centocinquantenario dell’Unità d’Italia” ha affermato la Mura che poi ha precisato come “tirare in ballo la crisi e eventuali ponti siano solo argomentazioni strumentali per sminuire l’importanza della festività “.
Dato che il governo pare sempre attento alla produttività degli italiani, sarebbe opportuno che gli italiani potessero avere il medesimo riscontro da parte della classe dirigente governativa.
Anche attraverso un certificato che attesti il non uso di sostanze stupefacenti da parte dei politici, come proposto a su tempo dal ministro Giovanardi.
Come mai la Lega non ha aderito in massa a tale iniziativa?
Perchè non comincia qualche ministro e qualche presidente di commissione a dare l’esempio?
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