Dicembre 8th, 2011 Riccardo Fucile
SONO I DATI CHE EMERGONO DALL’ANALISI DEL CENTRO STUDI DELLA CGIA DI MESTRE: IL 70% DELLA MANOVRA E’ COMPOSTO DA MAGGIORI ENTRATE, IL 30% DA MINORI SPESE
Secondo il centro studi, la correzione di bilancio costerà circa 2500 euro a famiglia, circa
800 euro all’anno.
Sommando le ultime due manovre del governo Berlusconi al decreto Monti, si arriva alla cifra di 208 miliardi di manovra in quattro anni
Costerà in media 2.500 euro a famiglia, poco più di 830 euro all’anno, nel triennio 2012-2014, la manovra.
La Cgia di Mestre, dopo aver analizzato il testo della Gazzetta Ufficiale, ha scoperto che la dimensione economica è molto superiore alla cifra circolata nei giorni precedenti.
In verità , sostiene la Cgia, le indiscrezioni che erano state riportate dalla stampa italiana non erano frutto di invenzioni giornalistiche.
Anzi, nel comunicato stampa redatto dopo il Consiglio dei Ministri del 4 dicembre scorso, queste cifre avevano trovato una conferma ufficiale.
“L’insieme degli interventi — si legge nella nota dell’Esecutivo — ammonta a circa 20 miliardi di euro strutturali per il triennio 2012-2014 con una forte componente permanente di risparmi conseguiti. La correzione lorda — rileva — è di oltre 30 miliardi in quanto sono previsti interventi di spesa a favore della crescita, del sistema produttivo e del lavoro per oltre 10 miliardi”.
Insomma, una manovra da circa 20 miliardi di euro netti, che nel triennio 2012-2014 doveva consentire il pareggio di bilancio.
Invece, dopo la lettura del decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l’altro ieri, ecco la sorpresa: il decreto “salva-Italia” aumenta di quasi 3 volte, in quanto darà luogo ad una correzione del deficit per un importo di circa 20 miliardi nel 2012 e di altri 21 miliardi per ciascuno dei due anni successivi.
Complessivamente, quindi, la manovra del Governo Monti avrà un effetto complessivo di 62,9 miliardi di euro, dove le maggiori entrate rappresenteranno circa il 70% della manovra, mentre le minori spese ammonteranno a circa il 30%.
“Secondo una nostra stima — commenta Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia di Mestre — nel triennio 2012-2014 l’impatto medio su ciascuna famiglia italiana sarà di quasi 2.500 euro, poco più di 830 euro all’anno. Se agli effetti economici della manovra Monti aggiungiamo anche quelli esplicati dalle due manovre d’estate redatte quest’anno dal Governo Berlusconi, l’ effetto complessivo, nel periodo 2011-2014, sale a addirittura a 208 miliardi di euro. Pertanto, il costo che ogni nucleo familiare dovrà farsi carico nel quadriennio 2011-2014, sarà pari a 8.266 euro, poco più di 2.000 euro all
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Dicembre 8th, 2011 Riccardo Fucile
IL CIRCOLO VIZIOSO TRA PRODUZIONE E CONSUMO NON E’ SOLO UN DELETERIO FENOMENO DI COSTUME, E’ UN MODELLO DI SVILUPPO DAI MARGINI SEMPRE PIU’ ESIGUI, IL CUI ESITO ULTIMO SARA’ IL COLLASSO GLOBALE
Se ci si chiede chi sono i responsabili di questa crisi economica globale non si trova una risposta. Perchè sono tutti e nessuno.
Tutti perchè, a parte alcune rare voci “clamans in deserto”, irrise, derise, bollate come apocalittiche dai seguaci dell’Illuminismo e professionisti dell’ottimismo (Umberto Eco: “Di una cosa però sono certo: la dose di futuro contenuta nel nostro presente è in aumento dovunque, nella società , nell’industria, nel costume e insomma in ciascuno di noi”, Repubblica, 28/12/1983), tutti abbiamo accettato un modello di sviluppo paranoico basato sulla crescita continua che anche un ragazzino che studia matematica a scuola avrebbe capito che, prima o poi, sarebbe andato incontro al collasso. Perchè le crescite all’infinito esistono, appunto, in matematica, ma non in natura.
Noi ci siamo messi in un circolo vizioso terrificante.
Il consumismo non è solo un deleterio fenomeno di costume, come pensava Pasolini, è essenziale al modello di sviluppo industriale.
Se la gente non consuma le imprese non producono e sono quindi costrette a liberarsi di molti lavoratori che, così impoveriti, consumeranno ancora di meno obbligando le imprese a contrarsi ulteriormente.
Questa si chiama recessione.
Siamo quindi costretti a produrre, a ‘crescere’ come tutti dicono, da Washington a Berlino a Parigi a Roma.
Ma poichè abbiamo già prodotto di tutto e di più non possiamo più crescere se non con margini sempre più ristretti che alla fine si esauriranno anch’essi. Certo, per un po’ di tempo gli Stati Uniti potranno vendere alla Cina e la Cina agli Stati Uniti e così l’Europa.
E lo stesso avverrà con altri paesi cosiddetti ‘emergenti’ come l’India o il Brasile.
Ma anche questi Paesi, che hanno il vantaggio di essere partiti dopo, prima o poi diventeranno saturi, come lo siamo già oggi noi occidentali.
Quando ciò accadrà il sistema collasserà , irrimediabilmente.
Gli scenari che si aprono, a quel punto, sono due.
Uno prende spunto da ciò che accadde dopo il crollo dell’Impero Romano. Le città si spopolarono (Roma che ne aveva avuti due milioni si ridusse a 35 mila abitanti) e chi vi abitava andò a rifugiarsi nelle ‘villae’ dei grandi proprietari terrieri o presso i monasteri.
Nacque così il feudo, economicamente autosufficiente (autoproduzione e autoconsumo). Il denaro, di fatto, scomparve.
Bisognerà aspettare otto secoli perchè, con l’affermarsi dei Comuni, rifaccia la sua apparizione.
Speriamo che sia questo primo scenario ad avverarsi.
Perchè il secondo è apocalittico.
I feudi si formarono abbastanza pacificamente. Oggi potrebbe essere diverso. Col crollo del mondo industriale e del denaro la gente di città , rendendosi conto che non può mangiare il cemento nè bere il petrolio, dopo aver saccheggiato i supermarket si riverserà nelle campagne alla disperata ricerca di cibo.
Ci arriverà a piedi (chi avrà la forza di farlo, gli altri cadranno lungo la strada) perchè non ci sarà più benzina e si scontrerà con chiunque possegga un terreno coltivabile che difenderà con le unghie e con i denti perchè sarà questione, per tutti, di vita o di morte.
Fra cittadini e contadini o proprietari terrieri scorrerà il sangue.
A fiumi (altro che il ridicolo ‘lacrime e sangue’ di cui si parla in questi giorni perchè nessuno è disposto a lasciare sul campo 600 euro senza aver capito che fra poco, qualunque siano le misure prese, perderà tutto).
È anche possibile che le leadership mondiali dei Paesi più potentemente armati, prese dal panico, comincino, nell’impazzimento generale, a sganciarsi Atomiche, l’una contro l’altra.
In questo caso non si salverà proprio nessuno, nemmeno gli indigeni delle Isole Andemane che, come altri popoli che noi chiamiamo presuntuosa-mente ‘primitivi’ e i tedeschi, più correttamente, naturevolker (popoli della Natura) che hanno scelto di vivere in una società statica rifiutandosi di entrare in una dinamica come la nostra, nata (assieme a una serie di complessi fenomeni, fra cui, fondamentale, la diversa percezione del tempo, dal presente al futuro) dalla Rivoluzione industriale.
Queste cose noi le andiamo scrivendo, inascoltati, da un quarto di secolo (La Ragione aveva Torto?, 1985).
Siccome non siamo buoni rideremmo a crepapelle vedendo che i cosiddetti illuministi, o, per essere più precisi, i loro ottusi epigoni, stan tagliando, da tempo, il ramo dell’albero su cui son seduti.
Il fatto è che su quel ramo ci stiamo anche noi e dobbiamo assistere impotenti a questo “auto da fè” che ci travolgerà come tutti gli altri.
Questo è il tragico e beffardo destino di ogni Cassandra.
Massimo Fini blog
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Dicembre 8th, 2011 Riccardo Fucile
E SPUNTA ADDIRITTURA LA SCHEDA BALLERINA
L’operazione di due giorni fa apre uno squarcio inquietante su anni di consultazioni in Casal di
Principe.
Qui tutto era sotto il controllo dei Casalesi. Che accumulavano preferenze con ogni metodo.
Da una parte i ferrariani dall’altra i corviniani al centro Casal di Principe, il feudo da conquistare con ogni mezzo.
Dall’ordinanza del gip Egle Pilla, che ha portato in carcere 52 persone, 5 ai domiciliari, emerge il sistema per rendere il voto inutile e truccato.
Le elezioni, è la fredda ricostruzione dell’ordinanza, da decenni sono controllate dal crimine che elegge suoi uomini con i sistemi più disparati.
I corviniani fanno riferimento alla famiglia Corvino, da anni protagonista della politica a Casale, vicini a Nicola Cosentino, i ferrariani alla famiglia Ferraro con il capostipite
Nicola sotto processo per camorra e ras dell’Udeur in terra casertana.
Ma anche lo scontro tra famiglie è finto, chi vince alla fine è sempre la camorra.
Lo confessa candidamente un pentito in riferimento alle comunali del 2007.
Si sfidavano da un lato Cipriano Cristiano, appoggiato da Forza Italia e Alleanza Nazionale e dall’altro Sebastiano Ferraro (oggi consigliere provinciale), sostenuto da Udeur e Margherita. Nell’operazione di ieri sono stati entrambi arrestati, il collaboratore Luigi Grassia spiega nell’interrogatorio dell’aprile scorso: “ In tutta sincerità , che per noi del clan o vinceva Cipriano come poi ha vinto o vinceva Ferraro era sempre la stessa cosa, nel senso che chi comandava eravamo sempre noi e di politici di qualsiasi bandiera seguivano le nostre richieste, nel senso che eseguivano i nostri ordini specie in materia di appalti”.
Per condizionare il voto sia nel 2007 che nel 2010 ( al comune così come alla provincia) i politici al soldo del clan si inventano di tutto.
Il primo strumento è la compravendita.
Il racconto di testimoni e pentiti parla di un’Italia povera e umiliata come nel dopo guerra. I fratelli Corvino, figli d’arte il padre Gaetano già condannato aveva ospitato un summit di camorra, erano legatissimi a Nicola Schiavone, figlio di Sandokan.
La politica nel nome dei padri. Antonio Corvino, Udc poi Pdl, da assessore e poi consigliere, forniva indicazione al clan in occasione di lavori edili o concessioni in modo da imporre i fornitori e tangente.
Alle elezioni Antonio Corvino si comprava i voti con tariffe da 50 a 100 euro e Sebastiano Ferraro per tutta risposta alzava il prezzo.
Ecco il racconto di Salvatore Caterino: “Ferraro Sebastiano che io ben conosco, proprio nel corso della campagna elettorale, mi disse che siccome lui sapeva per certo che Corvino Antonio offriva cento euro per ciascun voto, era disponibile ad offrirne lui stesso 150,00, a chi avesse votato lui invece che il Corvino”.
Stesse modalità nelle comunali del 2007 quando Corvino diventa assessore in quota Forza Italia e alle provinciali del 2010 quando Sebastiano Ferraro per l’Udeur varca la soglia del consiglio provinciale. Angelo Ferraro, fratello di Sebastiano, anche lui arrestato, invece, nell’ultima giunta comunale di Casale diventa addirittura assessore con delega ai beni confiscati.
Non solo soldi anche promesse di posti di lavoro, blocchetti di buoni pasto e ogni genere di mercanzie per comprare il consenso.
Oltre i soldi c’era un altro sistema raffinato. In primis la scheda ballerina.
Meccanismo semplice, l’organizzazione forniva al primo elettore pagato una scheda vidimata e firmata dagli scrutatori, ma già votata.
Dopo averla infilata nell’urna doveva uscire con quella bianca e il giro poteva continuare all’infinito.
A Casale di Principe durante le elezioni si compie un altro miracolo.
Vanno a votare anche i testimoni di Geova che sono contrari così come malati gravi, disabili, persone da anni domiciliati nel Nord Italia che, in realtà , non hanno mai varcato la soglia del seggio.
L’organizzazione monitora chi non vota per fede o per impossibilità fisica di malattia o lontananza, poi prepara la documentazione.
Assolda persone che, tramite funzionari comunali compiacenti, ottengono un duplicato della tessera elettorale del soggetto non votante, infine si recano al seggio con una carta di identità falsa riportante le generalità dell’astensionista.
Ma non solo. Dalle indagini risulta che alcune persone hanno votato sotto falso nome senza presentare neanche il documento di identità grazie al riconoscimento compiacente del presidente di seggio.
Dati, infatti, che non sono riportati nella lista elettorale dove non appare neanche la firma dello scrutatore.
Gli investigatori sono risaliti ad Arturo Cantiello, presidente di seggio della sezione incriminata, che copriva i falsi elettori.
E’ un avvocato penalista che difende la famiglia Russo ed è un esponente locale del partito democratico che nell’occasione favoriva l’ascesa degli esponenti candidati con Udeur e Forza Italia.
Dalle liste elettorali grazie a funzionari comunali compiacenti non erano stati cancellati neanche alcuni appartenenti al clan dei Casalesi pur avendo perso il diritto al voto.
Per Casale di Principe suonano profetiche le parole di uno degli arrestati Demetrio Corvino che prima delle comunali del 2010 chiarì: “ Tanto anche se non vinciamo noi …. e non ci andiamo sul comune ….ma comandiamo sempre noi”.
Nello Trocchia
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Dicembre 8th, 2011 Riccardo Fucile
IL MINISTRO: “NON ABBIAMO ANCORA ESAMINATO IL PROBLEMA”
Quando il ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, nella conferenza stampa di domenica scorsa ha ammesso candidamente: “non abbiamo ancora esaminato il problema delle frequenze televisive”, il Governo ha certificato la sua debolezza politica. La prima prova d’esame alla quale dovrà rispondere il professor Monti è la seguente: come si fa a chiedere agli ultimi di pagare il conto di un regalo ai primi?
Come può il Governo negare a un pensionato persino l’adeguamento all’inflazione dei suoi 700 euro al mese mentre dona quattro miliardi di euro ai magnati delle telecomunicazioni?
Come fa Monti a parlare di equità mentre un suo ministro, Elsa Fornero, piange per i sacrifici dei poveri e il collega Passera un minuto dopo sorvola sul regalo all’uomo più ricco d’Italia
Anche il Pd ieri si è finalmente accorto dell’insostenibilità di questo paradosso.
“È uno scandalo che Rai e Mediaset non abbiano pagato le frequenze ricevute dallo Stato”, ha detto Walter Veltroni, “chi ha ricevuto gratuitamente nuove frequenze, le paghi”.
Tutto lo stato maggiore dei democratici, da Pierluigi Bersani a Dario Franceschini passando persino per Anna Finocchiaro, ieri ha invocato un intervento del Governo per fermare lo scandaloso regalo alle tv, in testa Mediaset.
La risposta di Passera in conferenza stampa però non sembra una distrazione ma un atto di coerenza che certifica la dipendenza di questo Governo dal suo azionista di maggioranza, che purtroppo è lo stesso di Mediaset.
Il via libera ai sacrifici per gli italiani da parte del leader del Pdl si regge più che sulle parole spese da Monti su quelle omesse da Passera.
Il Cavaliere non ha nulla da temere. Le frequenze tv tra pochi giorni potrebbero essere assegnate gratuitamente a Mediaset in perfetta continuità con la politica aziendale del Cavaliere .
In altri paesi lo spettro di frequenze liberato grazie al passaggio al digitale è stato pagato a caro prezzo dagli operatori.
In Germania l’asta ha permesso di incasssare 4,4 miliardi di euro.
Negli Stati Uniti sono arrivati nelle casse dello Stato 20 miliardi di dollari, in Canada si prevede un’asta che dovrebbe portare dai 4 ai 6 miliardi di euro e anche in Italia i tre principali operatori telefonici hanno pagato pochi mesi fa 4 miliardi di euro per implementare il 4g.
Solo le televisioni, in testa Mediaset, non tireranno fuori un euro. E oltre al danno, nella veste di contribuenti, c’è anche la beffa, stavolta nella veste di telespettatori.
Il Governo Berlusconi ha finto di volere il beauty contest (“concorso di bellezza”, dove vince senza pagare un euro chi ha i numeri migliori e non chi offre di più) per adeguarsi ai voleri dell’Unione Europea.
Bruxelles aveva aperto una procedura di infrazione contro il nostro paese per la concentrazione della proprietà delle tv.
La scelta di donare le frequenze era stata contrabbandata come un’agevolazione all’ingresso dei nuovi entranti.
Ovviamente era una balla, un diversivo per evitare la gara.
Il ministro in carica fino a poche settimane fa, Paolo Romani, con la complice distrazione della sinistra e dell’Europa (che forse pensavano di aiutare Sky ad entrare nel digitale dalla porta principale) ha creato un bando fatto su misura per perpetuare l’oligopolio e tagliare le gambe ai veri operatori nuovi.
Alla fine anche Sky si è ritirata e il Pd ha ritrovato la voce.
Domenica Monti ha chiesto agli italiani molti sacrifici: l’Ici sulla prima casa, un’aliquota che può superare l’uno per cento sulla seconda casa, l’aumento dell’Iva.
Ma non ha presentato un provvedimento che da solo porterebbe almeno 4 miliardi di euro. E non ha intenzione di farlo.
Per capirlo bisogna parlare con il professor Vincenzo Franceschelli, un giurista 64enne scelto dall’ex ministro Paolo Romani, per comporre la commissione che dovrà decidere le sorti delle frequenze tv liberate dal passaggio al digitale. Franceschelli, insieme al dirigente del ministero dello sviluppo Francesco Troisi e all’avvocato dello Stato in pensione Giorgio D’Amato, che presiede, dovrà assegnare i punteggi.
In questo momento decisivo, il professore non si è mosso dal suo studio milanese.
I lavori della commissione sono fermi ma secondo lui la politica non c’entra nulla.
“Sono a Milano per la festa di Sant’Ambrogio. Immediatamente dopo le festività la commissione riprenderà i suoi lavori”, spiega.
A sentire Franceschelli il ministro Passera non ha contattato il presidente della commissione e lunedì prossimo, passate le feste, la commissione potrebbe assegnare le frequenze (probabilmente anche a Mediaset) senza chiedere il permesso a nessuno. “Nessuno mi ha informato del contrario. Ho un decreto di nomina e non mi è arrivata nessuna notizia di revoca”, spiega Franceschelli, “non credo che il presidente D’Amato abbia avuto contatti con il ministro. Dopo la nomina di una commissione nessuno può influire sui suoi lavori”.
Per Passera è rimasto poco tempo. “Nel bando non c’è un termine per chiudere i lavori”, spiega Franceschelli, “ma penso che prima di Natale chiuderemo”.
Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 8th, 2011 Riccardo Fucile
SALE A 15.200 EURO AL SUD…LA SOGLIA DEI 35 ANNI
Si raddoppia dall’anno prossimo il bonus ai fini Irap per i giovani sotto i 35 anni e per tutte le
lavoratrici.
L’agevolazione dal 2012 sull’imponibile si eleva a 10.600 euro all’anno per le imprese del Nord e a 15.200 per le regioni del Sud.
Sull’Irpef più leggero verrà calcolata l’aliquota Irap del 3,9% che vale sia per i dipendenti già assunti sia per quelli che lo saranno ma solo nel caso di contratti a tempo indeterminato.
Con una serie di esclusioni, per favorire le piccole e medie aziende, che vanno dalle imprese che lavorano in concessione, ai settori dei trasporti, dell’energia, delle telecomunicazioni, delle poste.
Per il Sud (Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia) l’esclusione si allarga a banche e assicurazioni.
Le risorse per finanziare questo forte stimolo economico per il mondo del lavoro, da quanto emerge dalle tabelle allegate alla relazione tecnica della manovra, ammontano a circa 1,6 miliardi per il 2012, a 3,5 miliardi nel 2013 e a 3 miliardi nel 2014
Secondo i calcoli dei tecnici del Tesoro viene stimato che questa norma sia applicabile a una platea di circa 3,9 milioni di lavoratori dipendenti dei quali 2,8 donne e 1,1 uomini entro i 35 anni d’eta Il raddoppio del bonus Irap ha sorpreso perfino Confindustria che, in un primo tempo, pensava fosse riservato ai nuovi assunti.
Il direttore generale di viale Astronomia Giampaolo Galli ha ammesso che nella manovra di Mario Monti «ci sono misure fondamentali per fare crescita».
Oltre alla misura di cui sopra figura anche «l’incentivo fiscale alla ricapitalizzazione delle imprese, la ricostituzione dell’Istituto per il commercio con l’estero (Ice) e il potenziamento del fondo di garanzia crediti» rifinanziato per 400 milioni.
Altro provvedimento cruciale per ridare ossigeno alle aziende più innovative riguarda l’agevolazione fiscale per aumentare la capitalizzazione.
Si tratta del ritorno semplificato della vecchia Dit (Dual income tax) ora denominata Ace (Aiuto alla crescita economica) che consente una riduzione del carico fiscale del 3% per i primi tre anni di imposta sui redditi che derivano dal finanziamento con capitale di rischio.
Una misura strategica per ridurre lo squilibrio del trattamento fiscale tra imprese che si finanziano ricorrendo all’indebitamento e quelle che preferiscono utilizzare risorse degli azionisti.
È evidente che l’intenzione del legislatore è stata di favorire il rafforzamento patrimoniale delle imprese italiane che oggi si mostrano sui mercati troppo fragili e sottocapitalizzate.
Le risorse destinate a questo provvedimento sono state stimate in un miliardo per l’anno fiscale 2011, 1,5 per il 2012 e 3 miliardi per il 2013.
Nell’articolo 3 si prevede anche di escludere dal patto di stabilità delle Regioni una cifra annua entro il miliardo di euro fino al 2014 relativa alle spese sostenute a titolo di cofinanziamento nazionale degli interventi realizzati con il contributo dei fondi strutturali europei.
«Con questo provvedimento – ha spiegato ieri in commissione Bilancio il ministro per la Coesione nazionale Fabrizio Barca – si è cercato di intaccare un’altra delle criticità esistenti».
«In questi giorni – ha detto ancora il ministro – stiamo trattando con le Regioni per convincerle a disamorarsi di alcune cose, se insistono ci saranno rischi per il Paese».
Roberto Bagnoli
(da “Il Corriere della Sera“)
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Dicembre 8th, 2011 Riccardo Fucile
LE INTERCETTAZIONI: “QUEL CENTRO COMMERCIALE E’ ROBA SUA”… “COSENTINO E’ DA SEMPRE PORTATO DAI CASALESI. SI INCONTRAVA CON SANDOKAN, CON CUI AVEVA UN RAPPORTO SPECIALE”
La realizzazione del centro commerciale “Il Principe” non era solo “sponsorizzata” da Cosentino. Era proprio “cosa sua”.
Questo, almeno, gli inquirenti napoletani deducono anche da una conversazione intercettata il 17 luglio 2006.
Parlano dell’affare il futuro sindaco di Casal di Principe, Cipriano Cristiano, il genero del boss del clan dei Casalesi Giovanni Lubello, l’imprenditore Nicola Di Caterino, l’architetto comunale Mario Cacciapuoti.
Cristiano: “Noi dopo dobbiamo dire che questo fatto è un fatto di Nicola. Nicola Cosentino, non lo conosci tu?”,
Lubello: “No, io lo conosco”.
Di Caterino: “… allora… ”
Cristiano: “… allora Nicola Cosentino ha detto… dopo guarda, quello che dici tu quello facciamo. Mo lascia stare 7-8 mesi, poi quando è tanto… “.
Di Caterino: “Poi quando è tanto (quando sarà ) quando tu sei andato a fare il sindaco, dici il sindaco lo faccio io e il tecnico lo fa… quello che ci sta va troppo bene”.
“GLI INCONTRI CON SANDOKAN”
Agli atti i magistrati hanno allegato sia i verbali già depositati con la prima ordinanza cautelare nei confronti di Cosentino, sia dichiarazioni più recenti.
Come quella fornita il 25 maggio 2011 dal pentito Roberto Vargas, che racconta: “Nicola Cosentino è il politico che ‘comanda’ a Casal di Principe. Tramite il fratello è imparentato con la famiglia Russo (il boss Giuseppe detto ‘o padrino, ndr) Cosentino è persona molto accorta. Direi è una volpe. E pur essendo il politico da sempre portato dal clan dei Casalesi non si è mai incontrato, per quanto mi risulti, con esponenti del clan. Se non con Francesco Schiavone detto ‘Sandokan’, con cui aveva un rapporto speciale”.
“PER NOI È UN PUNTO IN PIÙ”
Un altro pentito, Francesco Della Corte, interrogato il 28 febbraio sostiene: “Cosentino rappresenta un punto di forza dei casalesi. È la garanzia politica del clan. E quando mi sono rapportato ad appartenenti ad altre organizzazioni, il fatto che noi casalesi godessimo di un rapporto privilegiato con l’onorevole Cosentino ci dava un punto in più”.
Della Corte aggiunge che un avvocato calabrese con il quale era stato detenuto e che “si diceva molto amico del senatore Dell’Utri nonchè persona inserita nella ‘ndrangheta, diceva che noi a Casale stavamo a posto grazie a Cosentino, che diceva di conoscere personalmente e che in Campania avevamo gli appalti che volevamo proprio grazie a Cosentino”.
L’INCONTRO ROMANO
Il coordinatore regionale del Pdl viene intercettato quattro volte con l’imprenditore Nicola Di Caterino, ideatore del progetto sul centro commerciale, per concordare l’appuntamento a Roma, presso la sede Unicredit, per sbloccare un finanziamento da oltre 5 milioni alla società .
“Nicola, sò Nicolino”, esordisce Di Caterino in una delle telefonate del 7 febbraio 2007. Nel pomeriggio, l’incontro si fa. E viene fotografato dagli investigatori della Dia. In 7 scatti compare, a piedi, Cosentino, accompagnato dal presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro, adesso raggiunto da avviso di garanzia per violazione della legge bancaria. I due poi andranno via in taxi.
“CI MANCAVA GOMORRA”
In una conversazione del luglio 2008, l’imprenditore Di Caterino discute con il dirigente di Unicredit Cristofaro Zara di questioni burocratiche legate al centro commerciale. E si lasciano andare a uno sfogo.
Di Caterino: “Cristofaro, uno dei problemi fondamentali che io sto vivendo in questo momento è proprio questo tam tam mediatico su Casal di Principe che ci…”
Zara: “E ci mancava pure Gomorra… “.
IL POSTO AL FRATELLO DEL BOSS
Da una conversazione intercettata il 18 settembre 2009 nell’auto di un familiare dei presunti boss Giuseppe e Massimo Russo, emerge che Cosentino avrebbe aiutato Pasquale Iavarazzo, già consigliere comunale e assessore a Casal di Principe, fratello del presunto capoclan Mario, a trovare lavoro.
“Pasquale ha avuto il posto. Su una petroliera, una piattaforma.
Glielo ha fatto prendere ‘o Mericano”, commentano gli interlocutori. “‘o Mericano” è proprio l’appellativo di famiglia di Cosentino.
Scrive il gip: “Cosentino si era adoperato per sdebitarsi con un familiare di uno dei più importanti esponenti del clan Russo”.
I BROGLI ELETTORALI
A Casal di Principe il clan faceva votare malati mentali, pazienti ricoverati in ospedale, emigranti mai rientrati in Italia e decine di testimoni di Geova che per motivi religiosi disertano le urne.
Come? Con certificati elettorali e carte d’identità clonate.
Oppure con il sistema della “scheda ballerina”: un affiliato portava all’esterno del seggio una scheda in bianco, segnava la preferenza e affidava la scheda a un altro affiliato che entrava nel seggio, la infilava nell’urna uscendo con un’altra in bianco. E così via.
Altri voti venivano comprati per 50-100 euro o in cambio di posti di lavoro.
Dice il pentito Salvatore Caterino: “Antonio Corvino “comprava” le donne regalando i tagliandi della mensa per i bambini”.
LE PROSTITUTE IN COMUNE
Il consigliere comunale Antonio Corvino avrebbe usato gli uffici del comune di Casal di Principe per incontrare donne, forse prostitute. In una intercettazione telefonica, Corvino parla con una ragazza e dice: “Tu ci stai con la tua amica? Ma questa come è?”. “È carina – la risposta – è una bella donna”.
E Corvino: “Va bene dai… E dove ci vogliamo vedere? Andiamo in un ufficio… Sta un ufficio mio”.
L’esponente politico locale, dopo aver fissato l’appuntamento, chiama un amico di nome Massimiliano. “Adesso la chiamo stanno a venire… quella Cinzia, mi devo fare un po’ di chiava….. sto come un pazzo… ce le portiamo sopra il Comune, nella stanza mia, là hai voglia di fare”.
Irene de Arcangelis e Dario Del Porto
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 8th, 2011 Riccardo Fucile
SUCCEDE AD ACI SANT’ANTONIO, IN PROVINCIA DI CATANIA: MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE D’ACCORDO PER RIDURRE ALCUNE VOCI DI BILANCIO… “COSE DA NIENTE” TRA CUI PERO’ FIGUREREBBERO ANCHE LA REFEZIONE SCOLASTICA, L’ASSICURAZIONE DEL COMUNE E LE ATTIVITA’ DELLA PRO LOCO
In provincia di Catania, i consiglieri comunali di Aci Sant’Antonio hanno presto imparato dal
governo nazionale e votano un importante emendamento all’unanimità .
Senso di responsabilità e piani anti-crisi sono arrivati fino al paesino siciliano?
Tutt’altro: i consiglieri rischiano i gettoni di presenza e corrono ai ripari.
Nel bilancio preventivo 2011 del Comune etneo, infatti, non sono previsti i soldi per la loro indennità .
Ma i consiglieri non ci stanno e tutti, di maggioranza e opposizione, votano un emendamento con il quale raschiano il barile di diverse altre voci di bilancio.
«Una manovra da 180 milioni di euro, di cui 113 mila tagliati dalle spese correnti e la parte restante dalle opere di urbanizzazione», spiega il consigliere del Pd Giuseppe D’Agata.
«Abbiamo tagliato delle cose minime come esperti, consulenti e portavoce, delle cifre irrisorie, perchè è giusto che venga pagata la nostra indennità », aggiunge Alfio Puglisi, all’opposizione con il Pdl.
«Cose minime» tra cui figurerebbero anche la refezione scolastica, l’assicurazione dello stesso ente e le attività della Pro loco. Una manovra che servirà anche «a ripianare disavanzi del 2010», precisa D’Agata.
«Aspettiamo da undici mesi la nostra indennità , che per altro è tra le più basse in Sicilia, 23 euro netti a seduta» continua Puglisi, che accusa l’amministrazione di cattiva gestione. I consiglieri, così come il presidente del Consiglio comunale Nuccio Raneri, Mpa, tengono comunque a precisare che i soldi racimolati verranno spesi anche per altri servizi che altrimenti mancherebbero.
«Abbiamo destinato altri 15 mila euro al pagamento dell’abbonamento dell’autobus per gli studenti» spiega.
Peccato però che tali somme non potranno essere utilizzate perchè a dicembre il bilancio non è ancora stato approvato, mentre i ragazzi continuano ad andare a scuola.
Tra le tante voci dei tagli anche cinquemila euro per la refezione scolastica e altrettanti per i buoni pasto dei dipendenti comunali, mille euro per la manutenzione degli impianti di riscaldamento e dieci mila euro per la copertura assicurativa dell’ente.
Il presidente Raneri, però, insiste: i soldi trovati per i consiglieri non solo non verrebbero sottratti a servizi importanti, ma sarebbero proprio in più.
«Al 18 ottobre le cifre prese risultavano in eccesso all’impegno della spesa. I servizi erano già stati coperti — afferma — In fin dei conti non si tratterebbe di veri tagli ma di cambio d’uso di somme inutilizzate».
E quali sono i settori così floridi da essere tagliati?
Nè lui nè Puglisi sanno fare altri esempi. «Non ho la delibera sott’occhio» tagliano corto entrambi. E in cosa verrebbero reinvestiti questi soldi, escluse le indennità ?
A saper rispondere è solo il consigliere D’agata che, documenti alla mano, specifica come «altri cinque mila euro verranno utilizzati per lavori di manutenzione o l’acquisto di arredamenti per le scuole e 27 mila euro per debiti fuori bilancio del 2010».
Gli abitanti di Aci Sant’Antonio però di questa ricchezza del loro Comune non erano a conoscenza.
E diffidano, convinti che i consiglieri abbiano tagliato servizi importanti per i cittadini soltanto per pagare i loro gettoni di presenza.
«Hanno azzerato tutto per i loro comodi. Non mi daranno neanche un euro quest’anno per le attività della Pro loco — afferma arrabbiato Sabastiano Basile, il presidente dell’associazione — e il sindaco non ha neanche i soldi per fare l’albero di Natale».
«Non voglio entrare in polemica — risponde Giuseppe Cutuli, il primo cittadino del Movimento per l’autonomia, — ma sono stati prosciugati tanti capitoli e io non posso più rinnovare il contratto all’addetto stampa o pagare le indennità dei dirigenti».
«Non ho neanche i soldi per organizzare il Natale», conferma.
E’ per questo che non ha previsto il pagamento per le indennità nel bilancio appena presentato — e ancora non votato — spiega. Il motivo è semplice: «Non ci sono i soldi».
Il problema si trascina da agosto: per fare cassa il primo cittadino avrebbe proposto l’applicazione dell’addizionale irpef, bocciata dal consiglio.
Niente introiti extra? E allora niente indennità , pare essere stata la decisione di Cutuli.
I litiganti, comunque, dovranno approvare il bilancio entro il 23 dicembre, pena lo scioglimento del consiglio e il rischio che tanta fatica sia stata fatta per nulla.
Desirèe Miranda
(da “Redazionesottosfratto“)
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