Dicembre 30th, 2011 Riccardo Fucile
E’ MANCATO MIRKO TREMAGLIA, STORICO ESPONENTE DELLA DESTRA ITALIANA, UN PASSATO NEL MSI, ORA IN FUTURO E LIBERTA’…UNA VITA SPESA PER UN IDEALE POLITICO SENZA MAI UN’OMBRA
E’ morto, nella sua casa di Bergamo, l’ex ministro Mirko Tremaglia, storico esponente della destra italiana. Aveva 85 anni.
Ex ragazzo di Salò, esponente del Msi, poi di An, Tremaglia è stato ministro per gli Italiani all’Estero.
Eletto con il Pdl nel 2008 era poi passato al gruppo di Futuro e Libertà .
Sua è la paternità della legge che ha riconosciuto il diritto di voto degli italiani residenti all’estero.
La sua vita fu segnata dalla scomparsa del figlio Marzio, dirigente giovanile del Fuan, a soli 42 anni.
All’età di 17 anni aderì alla Repubblica sociale italiana.
Catturato dagli Alleati, scontò un periodo di reclusione. Poi si iscrisse all’università Cattolica di Milano, da cui fu allontanato quando si scoprì il suo passato di ragazzo di Salò.
Successivamente si laureò in giurisprudenza e divenne avvocato.
Entrò nel Movimento sociale italiano già nel 1948, dove è stato tra i più stretti collaboratori di Giorgio Almirante.
Per la prima volta fu eletto in Parlamento, come deputato, nel 1972.
Le “svolte”.
Dopo la svolta di Fiuggi, nel 1995, sceglie di aderire al progetto di Alleanza nazionale. Ed è l’organizzatore del viaggio di Fini negli Stati Uniti.
Nel 2001 fu eletto con la Casa delle libertà e ricoprì l’incarico di ministro per gli italiani all’estero fino al 2006.
A questo periodo risale la sua battaglia politica per l’estensione del diritto di voto agli italiani che vivono all’estero, che ha comportato la modifica di tre articoli della Costituzione.
Norme che debuttarono nelle politiche del 2006.
Sempre vicino a Fini, Tremaglia seguì il presidente della Camera in Futuro e libertà nel luglio del 2010.
Già da tempo esprimeva giudizi molto critici nei confronti di Berlusconi.
Le reazioni.
“Perdo un grande amico, politico e personale”, dice il Presidente della Camera Gianfranco Fini, “un italiano generoso e appassionato, parlamentare esemplare e rigoroso, uomo politico coerente e dinamico”.
“La comunità nazionale deve molto a Tremaglia, a partire dalla legge che ha consentito l’esercizio del diritto di voto dei nostri connazionali all’estero”.
“Tremaglia – prosegue Fini – ha offerto alla politica italiana il contributo della sua forte idealità , del suo alto rigore morale, della sua intensa dedizione ai valori della Nazione e della libertà .
Per il ministro degli esteri, Giulio Terzi, Tremaglia “si era interamente dedicato alla causa degli italiani nel mondo, alla difesa ed alla proiezione dell’italianità nel mondo, della cultura e dei valori del nostro paese. Si era affermato come insostituibile punto di riferimento delle nostre comunità all’estero in tutti i continenti contribuendo attivamente, con la promozione delle necessarie modifiche normative, all’attribuzione agli italiani all’estero del fondamentale diritto di voto. Una figura storica che ha espresso e difeso nel modo più alto e significativo i valori dell’italia positiva, lavoratrice ed orgogliosa di sè”.
Per il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, “per tutti coloro che hanno vissuto la storia della destra è stato un esempio di amore per l’Italia, di senso istituzionale ed è colui che ha dato voce e dignità a tutti gli italiani nel mondo. Oggi tutti gli italiani, a prescindere dal colore politico, non possono non piangere la sua scomparsa”.
Per il leader Udc Pier Ferdinando Casini, “la politica sentirà la mancanza di un uomo scomodo”.
Un abbraccio ai familiari da parte di tutta la Comunità genovese di “Destradipopolo” e “Liguria Futurista”.
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Dicembre 30th, 2011 Riccardo Fucile
“TERUN” AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, CORI DI “VAFFANCULO” AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MINACCE DI SECESSIONE “CON LE BUONE O CON LE CATTIVE”: A BERGAMO VA IN SCENA L’OSTERIA DELLA FECCIA LEGHISTA
Insulti, fischi e grevi ironie. Alla “Berghem Frecc” va in scena il peggio della Lega non più di governo che cerca di rinverdire agli occhi dei militanti l’immagine della “Lega di lotta”.
Obiettivi dello stato maggiore del Carroccio il premier Mario Monti ma soprattutto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, colpevole di aver fatto nascere il governo dei professori e di aver spinto sulle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.
A dare il “la” agli attacchi è stato in prima persona il leader leghista, Umberto Bossi, che ha chiesto ai militanti che gremivano il palazzetto di Albino di “mandare un saluto al presidente della Repubblica”: è partita una lunga serie di fischi, proseguita con un gruppo di leghisti che dal fondo ha scandito all’indirizzo del presidente del Consiglio lo slogan ‘Monti vaffa…’: “Magari gli piace”, ha osservato ridendo l’ex ministro delle Riforme dal palco.
“Il presidente della Repubblica – ha detto il Senatur dal palco – è venuto a riempirci di tricolori, sapendo che non piacciono alla gente del nord”.
Secondo Bossi, che ha fatto riferimento alle guerre per l’unità nazionale “tutti i giovani morti stavolta sparerebbero dall’altra parte”.
Quanto al governo di Mario Monti, il Senatur ha tenuto a sottolineare che “è stato voluto e messo lì dal presidente della Repubblica, non ce ne dimenticheremo”.
Da chi gli stava vicino sul palco è arrivata anche una voce che indicava le origini partenopee di Napolitano: “Non sapevo che l’era un terun”, ha chiosato il leader del Carroccio.
Bossi ne ha avuto anche per l’ex premier Silvio Berlusconi, definito “fedele alleato” di Monti nel realizzare “quello che dice la sinistra”.
Una bacchettata anche per l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, indicato da più parti come in rotta con il Pdl e sempre più vicino al Carroccio.
Secondo Bossi, Tremonti avrebbe sbagliato a introdurre l’8 per mille per la Chiesa, “perchè poi ci si dimentica la vera missione dei preti. Roma è piena di furbacchioni – ha aggiunto – non solo la politica ma anche il Vaticano”.
Quindi un nuovo riferimento alla secessione, anche se Bossi ora preferisce chiamarla “indipendenza”: “Noi dobbiamo andare a Milano a confermare che con le buone o le meno buone che Padania sarà : adesso ci siamo rotti le balle”. ha detto il Senatur riferendosi alla manifestazione contro il governo indetta dal Carroccio per il 22 gennaio nel capoluogo lombardo.
Chissà se la magistratura leggerà i resoconti giornalistici della serata da osteria e riterrà finalmente di intervenire con le dovute denunce per vilipendio o farà finta di nulla.
E se saranno felici certi elettori di “presunta destra”, sempre pronti ad allearsi con una feccia che in altre parti d’Europa nessuno ha mai osato portare al governo: giusto Berlusconi poteva farlo, in cambio dell’impunità garantitegli dalle leggi ad personam che i leghisti erano sempre pronti a sottoscrivere.
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Dicembre 30th, 2011 Riccardo Fucile
NELLA “COMMISSIONE DI STUDIO SULLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE” CREATA DAL MINISTRO PATRONI GRIFFI C’E’ ANCHE L’AVV. SPANGHER, CONSULENTE DI LONGO E GHEDINI NEI PROCESSI PREVITI, IMI SIR E MONDADORI PROPRIO PER CORRUZIONE GIUDIZIARIA
Nella Prima Repubblica si diceva che il modo migliore per non risolvere un problema era creare una commissione d’inchiesta.
Anche in America l’anchorman Milton Berle sosteneva che “una commissione è un gruppo che risparmia minuti e perde ore”.
E Richard Harkness ha scritto sul New York Times: “Dicesi commissione un gruppo di svogliati selezionati da un gruppo di incapaci per il disbrigo di qualcosa di inutile”.
Ora, lungi da noi pensar male della “commissione di studio sulla trasparenza e la prevenzione della corruzione” creata da Filippo Patroni Griffi, ministro della Pubblica amministrazione per emendare la legge anticorruzione varata il 1°marzo 2010 dal governo B. e da allora inabissata nelle secche della Camera.
Tanto più che il ministro dichiara a Repubblica che la lotta alla corruzione “è una priorità della nostra agenda” e scopre persino che “vanno ratificate al più presto le convenzioni”anticorruzione di Strasburgo (dal 1999).
Solo che fra i membri del sinedrio, accanto al giudice Cantone, al consigliere della Corte dei conti Granelli, ai prof. Mattarella e Merloni, c’è pure il prof. avv. Giorgio Spangher.
Che, salvo casi di omonimia, fu membro del Csm in quota Forza Italia dal 2002 al 2006, avallando tutte le leggi vergogna del governo B.; ma soprattutto fu consulente retribuito degli avvocati di B. nel processo Ruby e dei coimputati di Previti nei processi Imi-Sir e Mondadori. Processi questi ultimi per corruzione giudiziaria, per i quali Spangher firmò tra il 2001 e il 2002 tre luminosi pareri pro veritate contro i giudici milanesi come consulente privato; e subito dopo, come presidente della commissione del Csm, aprì una pratica per trasferire per incompatibilità ambientale Ilda Boccassini e Gherardo Colombo sulla scorta delle ispezioni scatenate da B. Qualcuno adombrò il conflitto d’interessi, ma Spangher replicò serafico: “Ho dato quei pareri, ma senza guardare le carte”.
Nei primi due, stilati nel 2001 per conto di Rovelli jr. e di Giovanni Acampora (l’uno poi condannato e prescritto in Cassazione, l’altro condannato definitivo), Spangher sosteneva che i rinvii a giudizio erano nulli per “vizio assoluto e oggettivo”, dunque si imponeva “la regressione processuale per tutti gli imputati” (Previti compreso) alla casella di partenza.
Il Tribunale fu di diverso parere.
Sfumate le manovre per azzerare il processo, partirono quelle per trasferire a Brescia i casi Imi-Sir, Mondadori e Sme con l’apposita legge Cirami.
Anche lì Spangher, consulente multiuso, si rivelò prezioso, con un nuovo parere del 2002: “Ho esaminato le richieste dei signori Rovelli nonchè di Silvio Berlusconi, Verde, Pacifico, Previti”, scriveva.
E concludeva che l’intero Tribunale di Milano era gravato da un legittimo sospetto “non eliminabile con normali misure”.
Spangher si avventurava in arditi paralleli fra la Milano del 2002 e l’Italia dei“processi post-bellici ai collaborazionisti” dei fascisti.
Descriveva un clima preinsurrezionale (“lacerazione e frattura del tessuto sociale, istituzionale, politico,economico”), in cui “agli imputati è impossibile esplicare pienamente i diritti processuali”.
Colpa del“resistere resistere resistere” di Borrelli, dei terribili Girotondi e del “contrasto istituzionale del ministro con il Csm”.
La Cassazione si fece una risata e lasciò i processi a Milano.
Ma, pochi mesi fa, riecco Spangher al fianco di Longo e Ghedini con un bel parere pro veritate per bloccare sul nascere il processo Ruby in quanto, com’è noto, la giovine era la nipote di Mubarak, dunque la telefonata di B. in questura avvenne nell’esercizio delle funzioni di premier, ergo era di competenza del Tribunale dei ministri.
Non contento, il prof si fece audire dalla Camera per sostenere il conflitto di attribuzioni alla Consulta contro i giudici di Milano che si ostinano a processare B.
Ora, per conto del governo “tecnico”, studia il miglior modo di prevenire e reprimere la corruzione”.
Siamo in buone mani.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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