Dicembre 17th, 2011 Riccardo Fucile
IL GOVERNO VUOLE RIFORMARE IL LAVORO…MA PER IL PROGETTO ICHINO MANCANO VOTI E SOLDI
Chiusa la manovra, tocca al mercato del lavoro.
Fallite le liberalizzazioni, sperando di evitare il trauma di un altro flop, il governo Monti passa al prossimo punto in agenda.
Che sia il lavoro il punto più delicato del mandato dei tecnici lo ha chiarito Pier Luigi Bersani, segretario del Pd: “Sono sicuro che quando si parla di riformare il mercato del lavoro non si parla tanto di articolo 18, ma di chi perde il lavoro in età avanzata. L’articolo 18 non è la questione”.
Non sarà la questione, ma di certo è il tabù: se si tocca quello, il tentativo di Bersani di compattare il Pd su posizioni da sempre minoritarie nel partito, quelle “riformiste”, potrebbe sfociare in un disastro.
Magari con scissioni e forse la fine dell’esperienza Monti. “Il nostro orizzonte è l’appuntamento elettorale”, ha detto Bersani: contano più gli elettori dei tecnici. I colloqui informali, preliminari, con il governo sono in corso da giorni.
Il dossier che ha in mano il ministro del Welfare Elsa Fornero è più complesso ancora del beauty contest sulle frequenze affidato a Corrado Passera.
Qualcosa bisogna fare, per due ragioni: la recessione, se sono giuste le stime della Confindustria, nel 2012 sarà molto più grave del previsto: -1,6 per cento del Pil contro il -0,5 stimato dal governo Berlusconi .
Quindi serve un segnale per la crescita, e una riforma del mercato del lavoro è quello che chiedono i mercati e l’Unione europea.
La seconda ragione l’ha spiegata il ministro Fornero, in audizione alla Camera: finora le imprese cercavano di liberarsi perfino dei 50enni perchè troppo costosi, dopo la riforma delle pensioni bisogna convincerle a tenerli fino a 67 anni.
Quindi serve un necessario intervento sulla “curva retributiva”, ha detto la Fornero.
Tradotto: si studieranno dei contratti per i lavoratori a fine carriera più simili a quelli dei giovani, flessibili e a salario ridotto.
Ma non è questa la parte più traumatica.
Fin dai primi giorni, è stato chiaro che il governo voleva seguire la linea di riforma indicata dal senatore del Pd e giuslavorista Pietro Ichino, che finora si è tradotta in disegni di legge arenati in Parlamento.
Il “modello Ichino” è questo: tutti i lavoratori vengono assunti a tempo indeterminato, con un periodo di prova di sei mesi in cui non si applica l’articolo 18 che obbliga le imprese a riassumere i lavoratori licenziati senza giusta causa, pagando loro pesanti indennizzi.
Dopo il periodo di 6 mesi, scattano le vecchie tutele, con una differenza: l’impresa può licenziare anche per motivi economici e organizzativi, pagando un’indennità che cresce con l’anzianità di servizio.
Più tempo hai lavorato, più costoso sarà per l’impresa allontanarti. Niente cambia per gli attuali lavoratori a tempo indeterminato tutelati dall’articolo 18 (che vale solo nelle imprese con più di 15 dipendenti).
Monti ha già annunciato una “riforma del mercato del lavoro per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro di giovani e donne, le due grandi risorse sprecate del nostro Paese”.
Ma, per quanto bene possa fare alla crescita, ci sono dei costi iniziali non indifferenti.
Nel progetto di Ichino i lavoratori licenziati possono contare su un’assicurazione che, in caso di perdita del lavoro, garantisce fino a tre anni di retribuzione, il primo anno al 90 per cento dello stipendio e poi al 70.
Questa assicurazione dovrebbe essere a carico delle imprese, ma al ministero stanno facendo due conti: alzare adesso il cuneo fiscale, cioè la differenza tra il costo di un lavoratore all’azienda e il suo salario netto in busta paga, sarebbe un disastro, scoraggerebbe le poche assunzioni previste.
Ma introdurre incentivi pubblici per ridurre questo extra costo è poco proponibile, visto che i soldi da spendere sono pochissimi.
Bersani e il Pd già temono il bis del 1996: la riforma senza gli ammortizzatori, cioè più precarietà ma niente garanzie.
E quindi stanno facendo pressione sulla Fornero perchè qualunque discorso sul mercato del lavoro parta da una riforma degli ammortizzatori sociali, a cominciare dalla cassa integrazione. Interventi che valgono 7-8 miliardi.
Oltre che con i partiti, il governo Monti ha qualche problema al suo interno.
Il ministro Fornero è esperta di pensioni, meno di mercato del lavoro. Quello è il campo di Michel Martone, giuslavorista nominato viceministro, ma che ancora non ha ricevuto le deleghe.
Che sono una questione delicata, sia per i rapporti di forza dentro l’esecutivo che per la relazione con i sindacati .
La Fornero non può appaltare completamente una riforma così delicata al suo vice che è visto soprattutto dalla Cgil come troppo riformista per essere un interlocutore.
Ma chi frequenta i corridoi del ministero del Welfare sostiene che, comunque finisca la spartizione delle deleghe, sia la Fornero sia Martone non hanno alcun interesse ad andare allo scontro frontale con Susanna Camusso e l’ala sinistra del Pd, si procederà con passi molto graduali.
Ma, prima o poi, nelle prossime settimane si dovrà toccare anche il tabù dell’articolo 18, almeno per i nuovi assunti.
E non sarà indolore.
Stefano Feltri
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 17th, 2011 Riccardo Fucile
IL SISMA NEL PDL E IL DOPPIO TAVOLO DI BERLUSCONI
Il falco berlusconiano Amedeo Laboccetta, dal cranio lucidissimo, agita il dito minaccioso: “Così diventiamo il Popolo dell’Anarchia. Trenta nostri deputati non hanno votato la fiducia. Non si tratta di un semplice mal di pancia, ma di un virus pericoloso”.
Per tutta risposta, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, manda un sms sorprendente ai parlamentari: “Dobbiamo essere presenti per ragioni politiche ed estetiche”.
Ma l’estetica alfaniana, che non è quella hegeliana, difficilmente arginerà l’anarchia che regna nell’ex partito dell’amore. Che iha avuto un triplice volto: due contrari (Stracquadanio e Mussolini), quattro astenuti (Moles, Bergamini, Castiello, Marini), più di venti assenti (tra cui la Brambilla, Tremonti, Romani, Martino, Crosetto).
Senza dimenticare i continui addii: l’ultimo, nell’aria da tempo, quello di Stefania Craxi, che ha procurato molta amarezza al Cavaliere.
In realtà , il malpancismo del Pdl va oltre la sostanza di una manovra per niente amata e investe la partita del futuro che si sta giocando in questi giorni: la Terza Repubblica che verrà . Per i falchi dell’ex premier, che vorrebbero le elezioni anticipate nel 2012 (una speranza simmetrica a quelle di Bersani nel Pd e di Bossi nella Lega), nel voto alla manovra di Monti si è saldato quel grande centro temutissimo e che rappresenta la vera anima della maggioranza che sostiene l’esecutivo tecnico.
L’area di Veltroni, Franceschini, Letta, Fioroni e Follini dall’altra parte, il gruppone di Fitto, Formigoni, Lupi, Scajola da questa, e che vorrebbe trascinare con sè anche il “moderato” Alfano, il quale starebbe prendendo consapevolezza di essere un candidato premier “debole e perdente”.
Con l’aggiunta, ovviamente, del Terzo Polo di Casini, Fini e Rutelli.
L’obiettivo di questo “centrone” di fatto è di arrivare al 2013 e creare un’opzione politica attorno al nome forte del governo Monti: il ministro-banchiere Corrado Passera.
La partita è questa, come dimostrano l’addio della stessa Craxi (destinata a lidi centristi) e l’interlocuzione tra l’ex sindaco di Milano Letizia Moratti e il terzo-polista Gianfranco Fini.
L’unico modo per contrastare questo disegno ha preso quindi la forma del voto anticipato, che però deve fare i conti con la decisione della Consulta sul referendum per la legge elettorale e l’immarcescibile partito del vitalizio, sempre presente in Parlamento.
Non solo: l’incognita maggiore è rappresentata dalle vere intenzioni di Silvio Berlusconi.
Ad alcuni ex ministri, ansiosi di conservare lo schema della Seconda Repubblica (da Brunetta a La Russa e Rotondi), l’ex premier ha più volte assicurato che “la spina a Monti sarà staccata appena possibile”.
E l’altra sera, alla presentazione del libro di Bruno Vespa, è andato in questa direzione: “Monti è disperato, non so se dura”.
Dunque: Monti ha una scadenza, secondo la versione del Berlusconi falco. Ma per quando è fissata? E quanti parlamentari lo seguiranno su questa strada ?
Pronostica un ex sottosegretario dei Responsabili: “Gli andranno appresso in trenta sì e no”. La sensazione, condivisa trasversalmente, è che il partito delle elezioni anticipate sia in netta minoranza.
Ed è per questo che esiste nel “centrone” pro-Monti e pro-Passera la versione di un Berlusconi disponibile a mettere il cappello sulla nuova fase del 2013, come ha fatto capire una frase dello stesso B. su Monti e Passera “futuri ministri” .
Tutto dovrà passare anche per la tutela della sua “roba”, anche se il segnale arrivato ieri sul beauty contest non è incoraggiante.
In ogni caso, il banco di prova di questa disponibilità sarà la riforma delle legge elettorale, con o senza referendum.
Lì, attorno al tavolo che si formerà a gennaio, tutti dovranno gettare la maschera, Berlusconi in testa. Il “centrone” propende per il sistema tedesco, il Cavaliere potrebbe invece battersi per salvare il bipolarismo.
E se alla fine dovesse passare un nuovo sistema basato su due poli, non sono escluse clamorose scomposizioni nel Pdl e nel Pd per aggregare ufficialmente questo grande centro. Ecco il nervosismo nel Pdl dipende soprattutto dalla sopravvivenza della Seconda Repubblica.
Per i “nuovisti” è già morta, per i falchi è da salvare.
Il governo Monti sta rivoluzionando la geografia politica.
E ha già fatto una prima vittima: Casini.
Partito come dominus della Terza Repubblica è già stato retrocesso, nelle alchimie del Transatlantico, da presidente della Repubblica in pectore a futuro presidente del Senato.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 17th, 2011 Riccardo Fucile
AD ANNUNCIARLO E’ NOMISMA ENERGIA NELLE SUE STIME, IN ATTESA DELL’AGGIORNAMENTO DELL’AUTHORITY PER L’ENERGIA PREVISTO PER FINE ANNO…LA SPESA ANNUA POTREBBE CRESCERE DI 53 EURO
Dal primo gennaio le tariffe elettriche dovrebbero crescere del 4,8%, con un aumento di 0,8 centesimi al chilowattora che – spiega Davide Tabarelli, esperto tariffario di Nomisma Energia – per una famiglia ‘tipo’ (2.400 chilowattora consumati l’anno e 3 kw di potenza impegnata) si tradurrebbero in un aumento di 21,5 euro su base annua.
Per il gas, invece, è atteso un aumento del 2,7%. Vale a dire 2,3 centesimi al metro cubo che per la stessa famiglia ‘tipo’ (1.400 metri cubi di metano consumati in un anno) comporterà un aggravio di quasi 32 euro annui.
Un aggravio quello atteso per la luce nel primo trimestre dell’anno che, sommato a quello previsto per la luce, rischia di tradursi in una vera e propria stangata pari a oltre 53 euro l’anno per le famiglie, spiega Tabarelli sottolineando che a ‘spingere’ i nuovi rincari giocano le quotazioni del greggio – schizzate negli ultimi mesi ai record di 110 dollari al barile – ma anche dai maggiori costi legati alle fonti rinnovabili e ai prezzi di trasmissione.
“Dopo la stangata sui prezzi della benzina, che l’hanno spinta nei distributori italiani ai massimi d’Europa, arriva un’altra batosta con le tariffe di luce e gas, a conferma che l’Energia è il bene più tartassato per i consumatori finali”, aggiunge l’esperto di Nomisma Energia, sottolineando che se le previsioni trovassero conferma nell’aggiornamento tariffario dell’Autority per l’Energia per il primo trimestre 2012, atteso entro fine mese, si tratterebbe del quinto aumento trimestrale consecutivo per il gas e del terzo rincaro delle bollette elettriche in un anno.
Le stime – ricorda – si basano, per quanto riguarda il gas, sul “calcolo automatico e fissato dalle regole dell’Autorità che sconta gli aumenti dei mesi scorsi del greggio a cui si sommano alcune nuove componenti per il trasporto”.
Per l’elettricità la previsione “è più difficile”, precisa Nomisma Energia. Il quadro lascia comunque “ipotizzare” un “sensibile rincaro, pari al 4,8%”.
Un aumento legato ai maggiori “costi di generazione elettrica sulla borsa, sommati al forte incremento degli oneri per finanziare i pannelli fotovoltaici e l’aumento per il costi di trasporto dell’elettricità “.
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Dicembre 17th, 2011 Riccardo Fucile
DEDICATO A TUTTI COLORO CHE UN ANNO FA, QUANDO LA BASE PIEMONTESE DI FLI INSORSE PER LA SUA ADESIONE, DISSERO “…SONO SOLO CHIACCHIERE”: NICOLA PAGANO, ITALO BOCCHINO, FABIO GRANATA E ALDO DI BIAGIO
Sono stati rinviati a giudizio per giovedì 8 marzo 2012, l’onorevole Roberto Rosso e gli altri sette indagati coinvolti nell’inchiesta sulla fondazione Terre d’acqua, a suo tempo, costituita dalla Provincia e dal comune di Trino. Questa mattina, alle ore 9, si sono presentati dinnanzi al Giudice per ‘Udienza Preliminare, Dott.ssa Luisa Ferracane, la quale ha ascoltato tutti i legali degli indagati.
I capi d’imputazione variano dall’associazione a delinquere al peculato e alla concussione. L’accusa è diretta dal Procuratore Capo Paolo Tamponi e dal sostituto Pier Luigi Pianta, presente oggi in Tribunale.
Per quanto valutato dalla Procura, Terre d’Acqua, invece di utilizzare i fondi per la preparazione di appuntamenti di svago, culturali e festeggiamenti, sarebbe servita a “far sparire” del denaro liquido.
Ciò spingerebbe la procura a valutare il reato di associazione a delinquere: che riguarda appunto l’Onorevole Roberto Rosso, ma anche Alessandro Giolito, Gianfranco Chessa, Nicola Sirchia, Tino Candeli (per breve lasso di tempo) e Giovanni Ravasenga.
Il denaro che deriva dalla pubblica amministrazione sarebbe di circa un milione e 400mila euro.
Si valuta appunto se tali somme, almeno in parte, abbiano “incoraggiato” i progetti politici dell’onorevole Rosso.
In base a quanto afferma l’accusa, il parlamentare avrebbe indotto gli amministratori di Provincia e Comune ad assecondare le richieste di finanziamenti a favore di Terre d’Acqua, in modo da ottenere delle somme di denaro.
Inoltre, Rosso e altri indagati avrebbero riportato nel bilancio il compenso per la moglie di Alessandro Giolito, che tuttavia non risulta aver mai lavorato per la fondazione.
Tra gli indagati, ci sono anche Roberto Saviolo e Cinzia Joris, imputata di peculato.
Saviolo, in qualità di assessore provinciale avrebbe convinto un imprenditore a elargire denaro al Pdl.
Nella scorsa seduta, il legale che segue l’On. Rosso, l’avv. Claudio Morra, aveva presentato una perizia di carattere contabile che avrebbe dovuto fugare ogni dubbio comprovando l’assenza di alcun profilo di carattere distrattivo.
Al termine dell’udienza di questa mattina, gli avvocati delle parti in causa, meditavano che il Giudice potesse optare per diverse soluzioni, diversificate a seconda degli indagati che hanno comunque ricoperto ruoli diversi nella vicenda.
Colpo di scena, quindi, quando alle ore 16.30 circa, è stato letto il Decreto: tutti rinviati a giudizio per tutti i capi d’imputazione a loro noti. Si dovrà attendere dunque giovedì 8 marzo 2012 per saperne di più.
Mauro Martini
(da VercelliOggi.it)
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Dicembre 17th, 2011 Riccardo Fucile
DOMANI PER ACCLAMAZIONE PASSA MUROLO AL PROVINCIALE, A GENNAIO NAN AL REGIONALE… GLI ISCRITTI IN UNA SETTIMANA DA 450 DIVENTANO 750, RIESUMATE LE SALME DI CIRCOLI SPARITI, NESSUNA TRACCIA DI TRENTA ISCRITTI DISPERSI… NAN SBAGLIA EDICOLA: ACQUISTA 400 FIGURINE PANINI MA SONO “VALIDE” SOLO 65 …AAA CERCASI PRESIDENTE PER CONGRESSO TAROCCO
Il Congresso provinciale di Genova di Futuro e Libertà , in onda domani dalle 10.30 alle 13 all’hotel Bristol, non passerà magari alla storia per le profonde analisi politiche degli interventi, ma un merito non gli potrà essere negato: aver fatto “crescere” gli iscritti in una sola settimana da 450 a 750.
Con una crescita esponenziale di tale livello da qui alle comunali di primavera, se non fosse che il simbolo di Fli verrà nascosto in cantina, diventerebbe il primo partito in città .
Abbiamo assistito a una settimana di giochi di prestigio degni del mago Silvan e del patron Zamparini: chi è riuscito a recuperare le salme di tre circoli di cui si erano perse le traccia nelle segrete stanze romane del partito, chi ha acquistato 400 figurine Panini della squadra “Gente d’Italia” che, passate al setaccio della squadra concorrente, si sono ridotte a sole 65 “valide” perchè il patron Nan ha sbagliato edicola, finendo per prendersi un “pacco” con oltre trecento extracomunitari residenti in altre regioni e che quindi non possono votare a Genova.
Se l’iperattivismo dimostrato in questi giorni per vincere un congresso, i contendenti lo avessero rivolto nell’anno in corso per fare politica, forse Fli non sarebbe accreditato di un misero 2% in città .
Peccato che tra le tante tessere emerse dal nulla, nessuno abbia avuto interesse a “ritrovare” quelle trenta di cui avevamo denunciato la scomparsa: pagate 300 euro con bonifico bancario (di cui avevamo dato gli estremi) ma i cui corrispondenti 30 iscritti non risultano dagli elenchi.
Sicuramente casuale la circostanza che uno dei 30 iscritti fosse il nostro direttore a cui viene così negato il diritto di elettorato attivo e passivo sancito dalla Costituzione…
Mossa molto intelligente, tra l’altro, per le conseguenze che potrà avere sulla validità del congresso stesso.
Tra i 750 presunti iscritti ratificati risultano peraltro circa 250 “dissidenti” ( per capirci coloro che sono stati cacciati per aver sollevato il problema della sede di Fli ricevuta in comodato gratuito da un attuale latitante per bancarotta fraudolenta e dove sono stati ricevuti da Nan personaggi attenzionati dalla Dia), nonostante le dimissioni rassegnate da molti di loro.
Senza costoro (che non parteciperanno al congresso perchè non vogliono avere nulla a che fare con Nan) le tessere sarebbero 500 sulla carta ( 200 una settimana fa).
La cartina al tornasole sarà la presenza reale degli iscritti domani in sala per “acclamare” il vincitore designato, l’unico peraltro che ha presentato la propria candidatura, il cons. com Murolo (ex Pdl).
Soluzione pilotata dai vertici romani (e dai rispettivi referenti) che hanno “spinto” per arrivare a un tacito accordo tra Murolo e Nan, affinchè il primo abbia via libera al provinciale di domani e il secondo al regionale di gennaio.
Tutto finito in apparenza a tarallucci e vino.
A nostro parere rappresenta un suicidio politico per Fli affidarsi alle stesse persone che lo hanno affossato per un anno intero, dimostrandosi inadeguati al compito e interessati solo a far fuori chi voleva impegnarsi sui “contenuti innovatori” del manifesto di Bastia Umbra.
Ma qui bisognerebbe tornare sul terreno della politica vera, altra cosa dal gioco delle tessere e della campagna acquisti.
Piccola chiosa finale: domani non potrà votare il nostro direttore, ma in compenso potranno votare trenta iscritti di un circolo presieduto dall’amico di un attenzionato dalla Dia.
Evviva il partito della legalità .
Seconda chiosa finale: nessuno vuole venire e presiedere il congresso di Genova.
Dopo l’esperienza Contini, nessuno giustamente vuole “metterci la faccia” in un casino creato e gestito malamente da altri.
Era stata infatti annunciata Flavia Perina, ma, da persona seria, ha detto “no grazie”.
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Dicembre 17th, 2011 Riccardo Fucile
SPETTA AI DIPENDENTI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO LA PALMA D’ORO DEI TRAVET CON L’AUMENTO DI STIPENDIO PIU’ ALTO NEL 2010
Il dato emerge dalle tabelle dell’Istat sulle retribuzioni contenute nell’annuario statistico pubblicato oggi.
Dai dati risulta che i dipendenti di Palazzo Chigi, tra il 2009 e il 2010, hanno visto aumentare la loro retribuzioni contrattuali del 15,2% (+9,9% se si tiene conto delle retribuzioni orarie), staccando di gran lunga tutte le altre categorie, sia pubbliche che private.
Al secondo posto i servizi a terra negli aeroporti (+5,2%), seguiti dai giornalisti, per i quali l’incremento è stato del 4,7%.
Sotto il 4% gli aumenti delle retribuzioni di categorie come i portuali, gli impiegati nel settore delle tlc e nella ricerca (+3,7% per tutti).
Non si suona la stessa musica in altri settori del pubblico impiego: ad esempio, nei ministeri, l’aumento tra il 2009 e il 2010 rilevato dall’Istat è stato solamente dello 0,7%, come anche nelle agenzie fiscali e nei monopoli.
Per le Forze dell’ordine l’aumento è stato dello 0,9%, nella Pubblica Istruzione dello 0,6% mentre per i Vigili del fuoco l’aumento delle retribuzioni non è andato oltre lo 0,4%.
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Dicembre 17th, 2011 Riccardo Fucile
LA MISURA RIGUARDERA’ I PROCESSATI PER DIRETTISSIMA…CELLE ANCHE NELLE QUESTURE E DOMICILIARI PIU’ FACILI, VIA AL PIANO SVUOTA CARCERI
Luci accese in via Arenula, nella grande stanza del Guardasigilli Paola Severino, fino a notte fonda.
Sul suo tavolo due pacchi di fogli, il primo decreto e il primo disegno di legge che porteranno il suo nome, lei prima donna ministro della Giustizia.
Misure importanti, sulle carceri che ribollono perchè dentro ci sono 68.050 detenuti. Un record.
Interventi destinati sicuramente a far discutere e che oggi saranno assunti dal consiglio dei ministri.
Che il premier Mario Monti ha già illustrato a Napolitano nelle sue linee guida.
Appuntamento a mezzogiorno a palazzo Chigi.
Lì, per decreto, e d’accordo con la collega dell’Interno Annamaria Cancellieri, si decideranno due passi delicati.
Il primo: trattenere nelle camere di sicurezza degli uffici di polizia, anzichè mandarli in cella, gli arrestati che devono affrontare un processo per direttissima.
Il secondo: ampliare da 12 a 18 mesi la norma Alfano che manda ai domiciliari chi ha da scontare ancora un anno di carcere per reati non gravi.
Numeri forti, 21-22mila detenuti in meno nel primo caso, dai 3.300 ai 3.600 per il secondo.
Con un risparmio economico che, per quella che un anno fa fu battezzata come la “svuota carceri” (3.965 messi fuori in 12 mesi), sarà di 375mila euro al giorno.
Ma è quello delle camere di sicurezza – che saranno ribattezzati con un nuovo nome – il punto su cui si riflette più a lungo.
Sono tantissimi quelli che restano in cella per pochi giorni, dagli autori di uno scippo agli spacciatori agli autori di piccoli reati, ma fanno schizzare in alto il numero complessivo dei carcerati.
L’intervento è sensibile, lo sa bene la Severino che per due volte ha incontrato la Cancellieri, con i tecnici della Giustizia che hanno discusso con quelli del Viminale. Ancora stanotte se n’è disquisito a lungo.
Le camere di sicurezza in Italia hanno una cattiva storia, anche se non certo inferiore a quella di penitenziari dove quest’anno i suicidi sono già arrivati a quota 60.
Da una parte e dall’altra sono morti Cucchi e Uva.
Tuttavia Severino e Cancellieri hanno deciso di andarci caute e oggi spiegheranno che le garanzie saranno di massimo livello, sia sulle strutture da utilizzare, non tutte quelle esistenti ma solo quelle adeguate, sia sui controlli da parte dei magistrati.
Alla Severino si riesce a strappare a sera solo una battuta: «Il mio obiettivo è mettere uno stop alle cosiddette “porte girevoli”».
Che, in gergo carcerario, indicano quel via vai di detenuti che restano una manciata di ore in galera. Sarà , alla fine, lo slogan della giornata.
Dal decreto al ddl.
Con l’ipotesi pensata nelle stanze del ministro che, «se in Parlamento ci dovesse essere un’ampia condivisione», alcuni punti del ddl potrebbero fare il salto nel decreto.
Depenalizzazioni, con una delega al governo, e ancora interventi svuota carceri.
Come la cosiddetta “messa in prova”, misura che l’ex Guardasigilli Angelino Alfano aveva tentato di far passare, ben sperimentata per i minori, per cui al posto del carcere, chi finisce nelle maglie della giustizia e rischia una condanna fino a tre o quattro anni, paga il conto svolgendo un lavoro socialmente utile.
Se ne stanno studiando nei dettagli tempi e modi rispetto al processo.
Ancora: la reclusione domiciliare, misura che sta molto a cuore alla Severino, per cui l’arresto in casa diventa una pena autonoma e non alternativa, che verrà decisa dal giudice al pari del carcere.
“Messa in prova” e reclusione domiciliare potrebbero pure finire nel decreto.
Non basta.
Un’altra norma cara ai giuristi, in giuridichese definita “esclusione della procedibilità nei casi di tenuità del fatto”: se rubi una mela, sei un bambino, un uomo affamato, un anziano, il processo non si fa per niente perchè il fatto, per la sua pochezza, non lo merita.
E ancora: la sospensione del procedimento per gli irreperibili, misura più volte sollecitata dall’Anm.
Per chiudere due interventi, anche questi molto curati dalla Guardasigilli.
Nel regolamento carcerario diventerà obbligatoria, con un decreto del Colle (Dpr), una carta dei diritti scritta in tutte le lingue da consegnare al detenuto al momento del suo ingresso in cella.
Poi un pacchetto sul civile tra cui nuove norme per comporre le crisi per consumatori super indebitati che hanno perso qualsiasi possibilità di accesso al credito.
Una manovra ampia, la prima del dopo Berlusconi.
Alla vigilia della visita di domenica di Papa Ratzinger a Rebibbia, dove celebrerà una messa per i detenuti, presente la Severino. Per certo più d’uno chiederà l’amnistia ma su questo il Guardasigilli non ha lasciato spazi, anche nella sua prima visita a Bruxelles: «È un passo che spetta al Parlamento».
Liana Milella
(da La Repubblica“)
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Dicembre 17th, 2011 Riccardo Fucile
LA CRISI ECONOMICA HA COLPITO DURAMENTE LE FAMIGLIE ITALIANE… LE STIME DEI CONSUMATORI SULL’IMPATTO DELLA FINANZIARIA
La crisi si fa sentire per le famiglie italiane.
Secondo quanto emerge dal supplemento al bollettino statistico della Banca d’Italia dalla fine del 2007 – quando aveva raggiunto i suoi livelli massimi – alla fine del 2010 la ricchezza netta delle famiglie italiane (somma di attività reali e finanziarie) è diminuita del 3,2% a 8.640 miliardi di euro.
Sempre in termini reali la ricchezza complessiva è scesa dell’1,5% tra il 2009 e il 2010. Di più, gli italiani stanno anche ricomponendo i loro portafogli finanziari: più liquidità , meno azioni e meno titoli di stato.
E con la manovra del governo Monti, secondo Adusbef e Federconsumatori, è in arrivo una stangata da 1.129 euro l’anno a famiglia, che, sommando anche le misure 2011 del governo Berlusconi, salgono a 3.160 euro.
Con un impatto sulla capacità di consumo è del 7,6% annuo.
Secondo i calcoli delle due associazioni, a regime le ricadute della manovra in via di approvazione saranno pari a 197 euro di tagli e 932 euro di imposte.
I tagli riguardano il mancato adeguamento dell’indicizzazione delle pensioni oltre 1.000 euro (34 euro l’anno) e quelli agli enti locali (163 euro l’anno).
Per quanto riguarda invece le imposte la tabella evidenzia 270 euro da aumenti dell’Iva, 405 euro per l’Imu prima casa, 120 euro per le accise sulla benzina, 47 euro per il bollo sui depositi, 90 euro per l’addizionale regionale allo 0,3%.
Per quanto riguarda il rapporto Bankitalia, nel dettaglio, alla fine del 2010 la ricchezza netta delle famiglie (al netto, cioè, delle passività finanziarie) è stata pari a 8.640 miliardi di euro.
La ricchezza lorda era invece pari a circa 9.525 miliardi di euro, corrispondenti a poco meno di 400 mila euro in media per famiglia.
Le attività reali rappresentavano il 62,2% della ricchezza lorda, le attività finanziarie il 37,8%. Le passività finanziarie, pari a 887 miliardi di euro, rappresentavano il 9,3% delle attività complessive.
Secondo stime preliminari, nel primo semestre 2011 la ricchezza netta delle famiglie sarebbe leggermente aumentata in termini nominali (0,4%) per effetto di un aumento delle attività sia reali (1,2%) sia finanziarie (0,4%), nonostante le passività abbiano fatto registrare un incremento del 5,4%.
Il numero di famiglie con una ricchezza netta negativa, alla fine del 2008 pari al 3,2%, risulta invece in lieve ma graduale crescita dal 2000 in poi.
A fine 2010 le abitazioni rappresentavano quasi l’84% del totale delle attività reali.
Alla fine del 2010 la ricchezza in abitazioni detenuta dalle famiglie italiane ammontava a oltre 4.950 miliardi di euro, corrispondenti in media a poco più di 200.000 euro per famiglia.
La ricchezza in abitazioni, a prezzi correnti, è cresciuta tra la fine del 2009 e la fine del 2010 dell’1% (circa 48 miliardi di euro).
La crescita è stata molto inferiore al tasso medio annuo del periodo 1995-2009 (circa il 5,9%), a causa del rallentamento delle quotazioni sul mercato immobiliare.
In termini reali, la diminuzione della ricchezza in abitazioni rispetto al 2009 è risultata pari a circa lo 0,5%.
Per quanto riguarda le attività finanziarie, invece, il 43,2% era detenuto in obbligazioni private, titoli esteri, prestiti alle cooperative, azioni e altre partecipazioni e quote di fondi comuni di investimento.
Il contante, i depositi bancari e il risparmio postale rappresentavano, invece, “il 30% del complesso delle attività finanziarie” mentre “la quota investita direttamente dalle famiglie in titoli pubblici italiani era pari al 5%”.
L’aumento di circa “8 punti percentuali della quota di attività finanziarie in obbligazioni private italiane (dal 2,4 al 10,2 per cento) di quella in riserve tecniche di assicurazione (dal 10 al 18,6 per cento) sono state compensate dalla forte contrazione delle quote di attività finanziarie in depositi bancari e in titoli pubblici italiani (rispettivamente dal 30,2 al 18,3 e dal 18,9 al 5 per cento)”.
Sul versante delle passività , a fine 2010 quelle finanziarie erano costituite “per circa il 41% da mutui per l’acquisto dell’abitazione” mentre “la quota di indebitamento per esigenze di consumo ammontava a circa il 13,6 per cento”.
Negli ultimi due anni, secondo Bankitalia, è “fortemente rallentata la dinamica del valore dei mutui per l’acquisto dell’abitazione: l’incremento si è stabilizzato sul 2% annuo contro un valore di circa il 16% annuo del periodo 1995-2009”.
Ancora più forte la decelerazione accusata dal credito al consumo, che è passato dal 20,5% in media nel periodo 1995-2009 al 4,8% fra il 2009 e il 2010.
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