Dicembre 14th, 2011 Riccardo Fucile
IL DIRETTORE DEL TG ACCUSATO DI COMPORTAMENTO ANTISINDACALE DAL CDR DELLA TESTATA: “IMPENSABILE CONTINUARE A LAVORARE ANCHE SOLO UN GIORNO IN QUESTE CONDIZIONI”… LA CAUSA SAREBBE IL RIFIUTO DI LEGGERE IN DIRETTA IL COMUNICATO DELLA FNSI CHE SOLIDARIZZAVA CON LO SCIOPERO DEI POLIGRAFICI CONTRO LA MANOVRA DEL GOVERNO MONTI
Il direttore del Tg La7 Enrico Mentana si è dimesso.
Lo ha reso noto lui stesso dopo aver appreso la notizia di “essere stato denunciato alla magistratura ordinaria da parte del Cdr della testata” per comportamento antisindacale.
“Ieri pomeriggio – ha spiegato Mentana, protagonista del rilancio della testata 1 – ho appreso dalle agenzie di essere stato denunciato alla magistratura ordinaria dal mio Cdr. Ho atteso 24 ore per verificare eventuali ravvedimenti, che non ci sono stati. Essendo impensabile continuare a lavorare anche solo per un giorno con chi mi ha denunciato, rassegno da subito le dimissioni dalla direzione del Tg La7”. L’associazione Stampa Romana, d’intesa con il Comitato di Redazione, ha dato mandato all’avvocato Bruno Del Vecchio di sporgere denuncia per comportamento antisindacale (articolo 28 della legge 300/1970) contro l’emittente La7 e il direttore del Tg Enrico Mentana.
Si legge sul sito di Stampa Romana: “L’Asr, dopo ripetuti tentativi di conciliazione, si vede costretta a questo atto per le ripetute violazioni dell’articolo 34 del Cnlg da parte della direzione del Tg de La7 che si rifiuta categoricamente di intrattenere corrette relazioni con il Comitato di Redazione”.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata il rifiuto del direttore di leggere nel Tg il comunicato della Fnsi che solidarizzava con lo sciopero dei poligrafici, indetto nell’ambito della mobilitazione di Cgil-Cisl-Uil e Ugl contro la manovra del Governo Monti.
Un rifiuto irricevibile e contrario a quanto previsto dagli accordi collettivi di lavoro. “Non possiamo consentire ad alcuno – afferma il segretario dell’Asr Paolo Butturini – di contravvenire alle regole sindacali. I dati di ascolto o l’innegabile professionalità di un direttore non possono fare da schermo alla violazione delle norme che la categoria, alla quale anche Mentana appartiene, si è data per garantire la propria autonomia e la difesa dei propri diritti”.
“Ho personalmente e più volte richiamato il direttore del Tg de La7 a un comportamento più conciliante e al rispetto del contratto” continua Butturini, “mi dolgo che questi richiami siano caduti nel vuoto. Specialmente in questo momento difficile per il Paese e per la nostra categoria in particolare, possiamo discutere molte cose, ma non la tutela dei colleghi e i loro diritti sindacali così come sono normati nel contratto collettivo di lavoro. L’Associazione Stampa Romana resta disponibile al confronto, purchè avvenga all’interno di quelle regole, liberamente stabilite dalle parti, che garantiscono corrette relazioni industriali e professionali”.
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Dicembre 14th, 2011 Riccardo Fucile
MONTI GELA LA LEGA: “SCUSATEMI SE VALORIZZO IL PARLAMENTO”… DOPO AVER AUMENTATO LE TASSE AGLI ITALIANI I LEGHISTI ESPONGONO CARTELLI “BASTA TASSE”… MA CHI PENSANO ANCORA DI PRENDERE PER IL CULO?
Poco dopo l’inizio della seduta al Senato – in cui il presidente del Consiglio doveva riferire del vertice Ue dell’8 e 9 dicembre scorsi – il presidente Schifani ha dovuto sospendere i lavori a causa delle ripetute interruzioni partite dai banchi leghisti che hanno esposto cartelli contro la manovra (‘Basta tasse’, ‘Giù le mani dalle pensioni’ e ‘La manovra è una rapina’)
“E’ una sceneggiata mortificante per il Parlamento”, ha detto Schifani prima di interrompere la seduta mentre Monti guardava i banchi dell’opposizione in silenzio marmoreo.
“E’ un pessimo segnale che diamo al Paese”, ha aggiunto Schifani senza tuttavia ottenere l’ordine.
Durante il discorso di Monti, la senatrice leghista Angela Maraventano, esperta in foto, ha cominciato a gridare: “Parlaci piuttosto delle pensioni!”.
Il presidente del Senato, Renato Schifani si è rivolto direttamente al capogruppo leghista, Federico Bricolo: “Proprio lei – ha sbottato Schifani – che è capogruppo. Mi stupisco che lei faccia così. Senatore Bricolo non si faccia richiamare”.
Ma non c’è stato niente da fare. La Lega ha continuato a disturbare e a nulla sono valse le parole di Schifani.
“Se vi interessa continuo – ha detto Monti – scusatemi se valorizzo il Parlamento”.
Un lungo applauso gli ha permesso di continuare solo per qualche altro minuto.
“Il Parlamento ha un ruolo centrale per l’azione dell’esecutivo e il futuro del nostro Paese”, aveva detto Monti aprendo il suo intervento sul Consiglio Europeo.
“E’ punto di raccordo e di sintesi tra istanze nazionali e prospettive europee, con un ruolo diventa ancor più cruciale”.
Poi un richiamo alla manovra: “Oggi prendo la parola a poco più di una settimana dai provvedimenti urgenti di politica economica adottati dal governo il 4 dicembre. Questa scansione temporale mostra quanto sia stretta in questa fase la dimensione nazionale e europea”.
Il risultato del Consiglio europeo dell’8 e 9 dicembre insomma “non è stato per ora all’altezza delle nostre aspettative ma è stato abbastanza significativo”, in particolare sul tema degli Eurobond che verrà inserito nel rapporto che Van Rompuy, Barroso e Juncker presenteranno entro il 31 marzo, e sul rafforzamento dell’operatività del fondo salva-Stati. Il premier ha riassunto così in senato l’esito dell’ultimo consiglio Ue.
In particolare, sugli Eurobond ha spiegato che “nelle conclusioni del Consiglio europeo non troverete la parola Eurobond, neppure nella versione ‘stability bond’ proposta da commissione Ue, ma tuttavia segnalo due finestre aperte verso questo tema che sarà nostra cura coltivare già nel breve periodo. Una è la previsione di un meccanismo, la reciproca informazione ex ante sui programmi delle emissioni dei vari Paesi, che è presupposto di una emissione in comune dei titoli del debito pubblico. L’altra è che le conclusioni del Consiglio Ue prevedono la presentazione entro marzo da parte di Van Rompuy, Barroso e Juncker di un rapporto sui modi in cui approfondire l’unione fiscale. Si è deciso di non far figurare il riferimento agli Eurobond ma nel rapporto di marzo sarà discusso e presentato il tema”.
Quanto al fondo salva-Stati, si va “verso il rafforzamento” della sua operatività , “sia con il potenziamento delle sue risorse sia affidando alla Bce il compito di operare come agente del fondo nella collocazione dei suoi titoli”.
Inoltre “viene accelerata l’entrata in funzione del meccanismo europeo di stabilità ” che sarà in vigore “con l’adesione di paesi che rappresentano almeno il 90% degli impieghi finanziari”.
Un dettaglio che “può sembrare solo tecnico”, ma che significa che non ci sarà possibilità di veto da parte di piccoli paesi e “si potrà procedere più speditamente”.
Tornata la calma in aula al Senato e ripreso il suo discorso, Monti ha annunciato di voler cogliere il monito dei cartelli esposti dalla Lega (basta tasse) per annunciare l’apertura dell’Italia, in sede europea, alla tassa sulle transazioni finanziarie, dicendo che “non sarà la strada per arrivare al ‘basta tasse’ del monito rivoltomi, ma a nessuno, o almeno a nessuno tra quanti ascoltano, che questo è uno dei modi per poter realizzare il ‘meno tasse’ su famiglie e imprese”.
“In sede europea – ha infatti spiegato il premier – uno dei modi per arrivare, se non a ‘basta tasse’, perchè sarà impossibile, a ‘meno tasse’ su chi produce e sulle famiglie è anche quello di avere una fiscalità estesa anche al mondo della finanza e della grande finanza.
Mi richiamo al monito ‘meno tasse’ – ha quindi aggiunto Monti – dicendo che in sede europea si è sottolineato che un modo per avere meno tasse su imprese e famiglie è anche quello di non considerare al di là di ogni ipotesi la tassazione sulle grandi operazioni finanziarie. Volevo segnalare – ha detto Monti – che ho notificato in sede europea che l’Italia è disposta a cambiare la propria posizione: l’Italia, e in particolare il passato governo, ha tenuto una posizione contraria all’ipotesi della tassazione sulle transazioni finanziarie, la Tobin tax.
L’Italia – ha quindi annunciato Monti – è pronta a riconsiderare questa posizione e a unirsi a quelli che vorrebbero, sul piano almeno europeo, un’adeguata tassazione sulle transazioni finanziarie”.
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Dicembre 14th, 2011 Riccardo Fucile
IL PREMIER ATTACCA FRONTALMENTE IL SISTEMA POLITICO “INCARTATO IN UN BIPOLARISMO AD ALTA CONCENTRAZIONE DI CONFLITTO”…”SE FOSSI STATO NEL GOVERNO NON SAREI STATO LIETO DI VEDERE UN COMUNICATO DEL PRESIDENTE FRANCESE CHE CI DICEVA COSA DOVEVAMO FARE E NEANCHE DI RICEVERE UNA LETTERA DAI BANCHIERI CENTRALI”
Mario Monti perde il proverbiale aplomb. E alla fine di una giornata convulsa in cui si susseguono una ridda incontrollata di annunci e smentite di emendamenti, il presidente del Consiglio risponde ai “colleghi” politici e alle loro critiche: “E’ verissimo che per fare questa manovra non occorrevano professori — scandisce il premier in Commissione Finanza e bilancio alla Camera — Ma perchè questo lavoro non l’avete fatto voi? Ci avete chiamato voi, perchè la verità è che eravate paralizzati”.
E ancora: ”Spero torni presto il tempo in cui non avrete più bisogno dei professori o dei tecnici perchè spero che presto voi eletti sappiate guardare alle cose che servono al futuro del Paese, per avere un sistema politico che abbia ripreso la fiducia del Paese e sappia guardare lontano”.
Insomma, la critica ai partiti e ai veti incrociati che finora hanno reso immobile la politica italiana è chiara: “Il sistema politico si era incartato in un bipolarismo ad alta concentrazione di conflitto. Eravate paralizzati, altrimenti non ci avreste chiamato”. Del resto, “Non ho mai voluto un governo dei tecnici. Sono altri che l’hanno voluto. Io non sono nè corresponsabile, nè grande fautore. Io non mi sono candidato per trovarmi nella posizione in cui mi trovo”.
E a coloro che parlano di “perdita di sovranità per l’Italia”, Monti risponde: “Il Paese sta perdendo la sua quota di sovranità deliberatamente come tutti gli altri Paesi europei”.
Certo, “l’Italia in più ha perso la sovranità con qualche quota di troppo perchè si è messa in una posizione di debolezza rispetto agli altri Paesi Europei”.
E di chi è la colpa? Del precedente esecutivo, quello guidato da Silvio Berlusconi, sembra dire il presidente del Consiglio: “Se fossi stato nel governo — ha infatti precisato Monti — non sarei stato lieto di vedere un comunicato del Presidente francese che ci diceva cosa dovevamo fare. Non sarei stato lieto di ricevere una lettera firmata dai banchieri centrali”, ha detto con riferimento alla missiva inviata nell’estate al vecchio esecutivo dall’allora governatore della Bce, Jean Claude Trichet, e da quello entrante, Mario Draghi.
Una lettera, sottolinea ancora Monti che Berlusconi ha persino “invocato”.
Perchè, un conto è essere “a favore dell’Europa e a favore di una perdita consensuale di sovranità in una maggiore integrazione”, un conto è essere favorevoli alla “cessione di sovranità da debolezza”.
Il ‘professore’ insiste anche sull’”equità ” della manovra, un’equità raggiunta “dopo i suggerimenti venuti dalla Camera che il governo ha accettato”.
E a pagare, giura Monti, non saranno “i soliti noti”.
Dirlo, per il premier, significa indugiare in un “luogo comune”. “A pagare — specifica il premier — non saranno i soliti noti. Nel fare una manovra in pochi giorni, abbiamo individuato una nuova materia su cui intervenire: pagheranno dei ‘nuovi noti’ e in questo modo potremo tassare di meno le imprese e il lavoro, come si conviene a un’economia che vuole tornare a crescere”.
A chi chiedeva la patrimoniale, Monti dà poi una spiegazione articolata sulla scelta fatta dal governo: “Non avevamo un tabù su questo, e per questo abbiamo chiesto ai nostri tecnici se era possibile tassare la ricchezza familiare a patire dai grandi patrimoni. Ci è stato risposto che avremmo potuto farlo solo dopo due anni di intenso lavoro per individuare le ricchezze, provocando nel frattempo una fuga di capitali”. Insomma, è la sua conclusione, “intervenendo subito avremmo abbaiato, ma non morso”.
Ma se si guarda con attenzione alla sostanza dei provvedimenti sui beni di lusso (auto di grande cilindrata, imbarcazioni, aerei) si scopre che una specie di patrimoniale è stata adottata: “Abbiamo realizzato la patrimoniale possibile per l’Italia in questa fase”, sostiene il premier.
A chi gli rimprovera invece un eccesso di durezza degli interventi, Monti risponde invitando a considerare la drammaticità della situazione: “L’alternativa — sostiene il premier — era l’avvitamento della crisi del debito sovrano che porterebbe non alla recessione ma alla distruzione del patrimonio degli italiani e all’evaporazione dei redditi”.
Le misure prese, invece, spingono Monti a dire di essere fiducioso sul fatto che i mercati “reagiranno positivamente”.
Monti infine difende le scelte compiute sulla lotta al’evasione fiscale: tratteggia un fisco “no repressivo, ma amico”, basato sulla convenienza a dichiarare il vero.
Con le correzioni partorite alla Camera, la manovra , secondo il presidente del Consiglio, ha ulteriormente aumentato il suo tasso di equità . Il premier cita gli sconti sul’Ici legati al numero dei figli.
Ma anche la scelta di consentire l’adeguamento all’inflazione per le pensioni fino a 1400 euro: il blocco , sottolinea, “non riguarderà la maggior parte dei pensionati” e sarà compensata dalla tassazione sui capitali scudati.
Dopo le misure di contenimento, Monti rilancia sullo sviluppo partendo dal Sud e commenta positivamente il primo ‘grimaldello’ per le liberalizzazioni posto dal governo.
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Dicembre 14th, 2011 Riccardo Fucile
CHI SEMINA VENTO RACCOGLIE TEMPESTA: DOPO ANNI DI APOLOGIA DELLA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE, CON UNA FORZA XENOFOBA AL GOVERNO DEL PAESE, QUESTI SONO I FRUTTI… CASA POUND NON C’ENTRA NULLA, IL PROBLEMA E’ AVER SDOGANATO IL RAZZISMO E AVERGLI DATO DIGNITA’ CULTURALE
Mentre Casa Pound prende le distanze da Gianluca Casseri («lo conoscevamo appena», “era considerato lo scemo del villaggio”), definendo l’assassinio dei due senegalesi «un gesto ripugnante», «un gesto vile e miope messo in atto da chi non ha a cuore il vero interesse della Nazione e finisce a fare il gioco del potere che a parole sostiene di voler combattere», ci sono forum di sedicente estrema destra in cui gli iscritti celebrano la memoria del loro «camerata».
Su stormfront.org, forum italiano di «White Pride, World White», si leggono commenti che inneggiano a Casseri quale «eroe bianco», che merita «rispetto e onore» perchè ha avuto il coraggio di «fare pulizia di questa immondizia negra».
«E’ uno dei nostri» scrive un utente; «Rispetto e onore» gli fa eco Biomirko.
Chissà in quale mondo vivono questi due soggetti e a quali riferimenti valoriali facciano capo, ammesso che sappiano leggere.
C’è anche chi azzarda concetti più articolati, come NonConforme, «E’ il prezzo che ha pagato un eroe — dice — una situazione ormai figlia dell’esasperazione di chi ha creato questa società multietnica che è una bomba a orologeria pronta a esplodere, perchè la storia insegna che tante etnie non possono coesistere insieme».
Ancora più deliranti le affermazioni di un certo Costantino che scrive: «Gli sbirri di m… che non ci sono mai quando un allogeno [uno straniero, ndr] delinque oggi sono stati efficientissimi. E’ terribile, Casseri è morto».
E siccome non c’è limite al delirio, Longobard, un nickname che è tutto un programma, prova a dire la sua: «Firenze è ormai contesa tra bande di sporchi negri criminali. E’ ora che qualcuno faccia pulizia di questa immondizia negra! Via negri e stranieri dall’Italia. Abbattere chi devasta le proprietà degli italiani».
Intanto su Facebook è subito nata l’immancabile pagina celebrativa dell’omicida, «Onore al Camerata Gianluca Casseri, Italiano Vero».
Pochi gli utenti che inneggiano alla sua terribile azione, una quindicina, ma molto significativi i post: immagini di manifestazioni con tanto di saluto romano, slogan pesantemente razzisti come «Morte ai negri» e frasi antisemite talmente sgrammaticate da risultare quasi incomprensibili («Havete le ore contate bancari giudii»); tanto che Sergio ribatte: «Io che sono albanese scrivo meglio».
A ruota, è nata una seconda pagina fan, sempre su Facebook («Gianluca Casseri e il conte Dracula Vlad Tepes eroi!!!») in cui Costel affianca la figura di Casseri a quella dello storico impalatore (di cui l’omicida era un appassionato), esaltando entrambi come eroi «anti islamici».
Il basso livello degli interventi dimostra che portare studi sulla struttura delle società aristocratiche (intesa come espressione della mente e non del censo), sulla fenomenologia dei flussi migratori, sulle diseguaglianze dei processi storici e sull’analisi geopolitica può provocare problemi psichici a persone già scosse mentalmente.
Persino nelle tradizioni di riferimento di costoro, gli eroi sono ben altri, non certo chi uccide a sangue freddo per odio razziale. Per questo suggeriremmo a certi sfigati una lettura alla presenza di un traduttore che sappia far comprendere i testi a fronte.
Forse costoro dimenticano i milioni di emigranti italiani a cavallo del secolo scorso che, spinti dalla necessità , approdarono nelle Americhe e nei paesi del nord Europa. Salvo che anche costoro, seguendo i loro criteri razziali, non avrebbero dovuto essere abbattuti dai locali a colpi di pistola.
In fondo è un peccato che non esistano più i campi di rieducazione dove, rompendosi la schiena a spaccare pietre per 10 ore al giorno, certi soggetti comprenderebbero i reali problemi della società in cui vivono.
E che il posto di lavoro non glielo ruba nessuno, se avessero voglia di lavorare.
Anche se in fondo essi sono solo il prodotto dello sdoganamento di una cultura razzista, fatta di egoismi e meschinità , che ha trovato persino rappresentanza al governo del nosstro Paese e dignità istituzionale (si fa per dire).
Ai figli di Borghezio e Calderoli, acculturati su malfatti Bignami senza libri di testo a fronte, non resta che la trincea razzista per giustificare il proprio fallimento. perchè la sfida del futuro è sulle intelligenze, non sul colore dela pelle.
Ieri non sono morti assassinati “due senegalesi”, ma due esseri umani di nome Mor Diop e Modou Samb che si guadagnavano onestamente da vivere in Italia.
Come un secolo fa nelle baracche svizzere vivevano ai margini della società tanti Salvatore e Carmela.
E per la povertà si deve avere rispetto, non odio.
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Dicembre 14th, 2011 Riccardo Fucile
IL CRITERIO DI TRASPARENZA REINTRODOTTO DAL MINISTRO PROFUMO FA EMERGERE LE REALI PROPORZIONI DI QUANTO ACCADUTO NEGLI ULTIMI TRE ANNI… NEL 2008-2009 LE CLASSI CON OLTRE 25 ALUNNI ERANO L’11,6%, OGGI SONO IL 17,3%… QUELLE CON UN PORTATORE DI HANDICAP SONO PASSATE DAL 6 AL 7%
Classi pollaio, disabili stipati in aule superaffollate e anche in più d’uno per classe. Ecco i numeri che inchiodano la Gelmini.
Dal 2008 le proteste di insegnanti e genitori contro le misure del governo Berlusconi contro la “scuola” sono state un crescendo – classi stracolme di alunni e disabili penalizzati – ma dopo ogni “caso” scoperto dalla stampa, puntualmente, arrivava la smentita del ministero che recitava sempre lo stesso copione e parlava di accuse “destituite di ogni fondamento”.
Nel frattempo, però, i numeri venivano meticolosamente occultati: niente più “sintesi dei dati” sulla scuola e niente più pubblicazioni con numeri, grafici e tabelle che potessero svelare il reale impatto della cosiddetta riforma Gelmini sulla scuola italiana.
Si andava avanti solo con dichiarazioni dell’ufficio stampa.
“Non è prevista l’abrogazione del tetto per il numero degli alunni nelle classi con studenti disabili. Il limite era, e resta, di 20 alunni per classe”, recita la Gelmini lo scorso 30 giugno.
Ma le denunce di aule strapiene, disabili in classi troppo numerose e spesso in compagnia di altri portatori di handicap nella stessa aula continuavano.
Situazioni che in teoria la normativa vigente non ammette. Ma che per racimolare qualche posto in organico tutti tolleravano: il ministero, i direttori regionali e i provveditori.
Gli unici che pativano erano gli stessi alunni e gli insegnanti, costretti a gestire situazioni molto complesse.
Ma senza i numeri nessuno poteva parlare. La recente glasnost avviata dal ministro Francesco Profumo svela le reali proporzioni dell’intervento gelminiano sulla scuola nostrana.
Quest’anno, le classi sono mediamente più affollate di tre anni fa e quelle fuorilegge sono in rapida ascesa.
Una norma del 1992 stabilisce che per assicurare una adeguata sicurezza in caso di incendio l’affollamento massimo delle classi deve essere di 26 persone: 25 alunni e un insegnante.
Nell’anno scolastico 2008/2009 le classi con più di 25 alunni erano l’11,6 per cento. Tre anni dopo, nel 2011/2012, le classi sovraffollate ammontano al 17,3 per cento: quasi sei punti in più.
Nella scuola dell’infanzia una classe su tre è over 25, al superiore si scende a una su quattro.
E i disabili?
La normativa stabilisce, come del resto ha recentemente chiarito l’ex ministra, che nelle classi con un portatore di handicap il numero degli alunni dovrebbe al massimo essere pari a 20.
Il motivo è semplice: in classi sovraffollate l’inserimento degli alunni disabili diventa più complicato.
Tre anni fa, le classi con un disabile e con più di 20 alunni erano poco meno di 11 su cento: il 10,8 per cento.
Tre anni dopo, il tasso sale al 13,4 per cento con record alla scuola media, che fa segnare un 23 per cento abbondante.
La normativa appena citata non contempla neppure l’ipotesi di infilare in una classe più di un disabile.
E non c’è bisogno di spiegarne il motivo. Eppure le situazioni che vedono due e tre portatori di handicap nella stessa classe sono più frequenti di quanto si pensi, specialmente da quando in viale Trastevere è passata la ministra di Leno.
Dal 6 per cento dell’anno 2008/2009 si è passati al 7 per cento: qualcosa come 25 mila classi in cui un solo insegnante di sostegno spesso non basta.
Salvo Intravaia
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 14th, 2011 Riccardo Fucile
SPESSO FINISCONO AL CENTRO DI INCHIESTE PER TANGENTI, ERRORI CONTABILI, SOTTRAZIONE DI FONDI… EMBLEMATICO IL CASO DELLA FALSA RESIDENZA ALL’EX SENATORE DI GIROLAMO, CONDANNATO PER RICICLAGGIO
Strapagati, certo. Ma in molti casi pasticcioni, a volte furbi e non di rado disonesti. Ambasciatori, consoli, diplomatici e funzionari lasciano l’Italia per andare in missione con stipendi d’oro per rappresentare degnamente il Belpaese nel mondo.
E tuttavia quando vi arrivano spesso fanno proprio il contrario, finendo al centro di inchieste per tangenti, errori contabili, sottrazione di fondi e così via.
L’ultima, emblematica, vicenda giudiziaria ha travolto l’ex ambasciatore italiano a Bruxelles, Sandro Maria Siggia, per aver aiutato l’ex senatore Nicola Di Girolamo (Pdl) a ottenere una finta residenza e quindi il via libera a candidarsi in un collegio elettorale estero.
L’ex parlamentare ha patteggiato cinque anni per riciclaggio e violazione della legge elettorale con aggravante mafiosa e il diplomatico è stato richiamato a Roma e destituito.
Ma per un caso che balza agli onori della grande cronaca, ce ne sono decine che nessuno racconta.
Che sia sui fondi, sulle indennità , sulla gestione di cassa, sulle spese correnti e perfino sulle marche da bollo dei passaporti.
Cose scoperte solo dopo dalla giustizia contabile, che verifica i bilanci a caccia di irregolarità . A distanza di anni per ottenere la refusione del danno la Procura Regionale e la Corte dei Conti bussano alle porte, che nel frattempo hanno cambiato insegna.
E nelle sentenze, alcune definitive, altre pendenti in appello, si può fare il giro intorno al mondo passando di capitale in capitale attraverso cinque Continenti.
Si può partire ad esempio dal Madagascar.
Proprio lo scorso maggio, ad esempio, la Corte dei Conti ha condannato il contabile dell’ambasciata Ludovico Maria Vaglio a restituire allo Stato 13mila euro per spese in assenza di rendiconto e ammanchi di cassa.
Certo spiccioli rispetto ad altre lunghe e ben più pesanti vicende giuridiche con al centro diplomatici e loro funzionari.
Clamorosa quella che relativa a un giro di tangenti in quota Psi che a metà degli anni Novanta ha coinvolto diverse ambasciate africane e perfino l’ex ministro Gianni De Michelis e la sua segretaria (poi assolti).
L’accusa partita in sede penale era pesantissima: aver preso tangenti per far ottenere commesse nella cooperazione allo sviluppo utilizzando i relativi fondi europei.
Le cifre contestate variavano da 350 milioni di vecchie lire a 2,7 miliardi.
Seguono svariate fasi processuali con condanne, appelli, assoluzioni e patteggiamenti sotto il profilo penale.
Dieci anni dopo, con sentenza del 24 aprile 2008, la Corte dei Conti dispone la condanna per alcuni dei protagonisti della vicenda.
Dovrà risarcire 2 milioni di euro l’ex ambasciatore in Senegal Giuseppe Santoro, 30mila euro Domenico Molinaro, già segretario particolare del sottosegretario Andrea Borruso a sua volta condannato a rifondere 20mila euro.
Un’altra vicenda porta in Kenia.
Oltre ai fondi oggetto di malversazione sono state le indennità di sede, cioè gli importi addizionali ricevuti dal personale di ruolo distaccato all’estero.
Due anni fa il cancelliere capo della delegazione diplomatica a Nairobi, Antonino Caminiti, è stato condannato a pagare 21mila euro e l’ambasciatore Carlo Ungaro altri 30.826 euro.
La ragione?
Secondo la giustizia contabile applicavano al proprio conto economico i coefficienti di indennità di sede maggiorati previsti per le ambasciate, di gran lunga superiori rispetto a quelli previsti per le sedi diplomatiche come era, ai tempi, quella di Nairobi.
E si torna in Europa dove c’è chi ha infilato nel capitolo spese anche quello che non poteva legittimamente entrarci.
A febbraio del 2010 l’ex ambasciatore a Parigi Giacomo Attolico è stato condannato a risarcire lo Stato per 7.803 euro per una vicenda che risale al 1988 relativa a spese non imputabili all’ambasciata e quindi non ammissibili a rimborso: cartoncini da invito per 3.226 franchi, spese per forniture e servizi di ricevimento in occasione di manifestazioni culturali per altri 65.423 frachi.
Spese poste a carico dell’ente diplomatico ma che non potevano essere fatte a suo carico o anticipate e poi pretese, avendo l’ambasciatore già un’indennità di rappresentanza a coperta di questo tipo di spese.
Nella motivazione della sentenza, depositata a maggio di quest’anno, si comprende meglio quanto accaduto.
Al centro della vicenda c’è un sontuoso banchetto per fortunati ospiti che non si è neppure tenuto in ambasciata ma all’Istituto italiano di cultura che — ovviamente — riceve fondi e ha capitoli di bilancio proprio per questo tipo di eventi di “promozione”.
Visto il conto l’ambasciatore ha preferito metterlo in nota spese quando avrebbe dovuto sostenerne in proprio i costi essendo questi già coperti dall’indennità di rappresentanza.
Altro denaro scorre per il rilascio dei passaporti sotto forma di marche.
Succede in Israele. Il 3 marzo scorso è stato condannato al risarcimento di 17.431 euro Marco Esposto, dipendente contabile dell’ambasciata italiana di Tel Aviv per aver causato un danno non aggiornando la tariffa consolare relativa alla tassa di concessione governativa e al costo dei libretti passaporto nel periodo giugno 2005 — ottobre 2006.
Si torna in Senegal per una vicenda che ha avuto al centro un altro contabile.
Si chiama Marcello Marcelli ed era stato condannato per aver alterato i dati di bilancio a cavallo tra 2000 e 2001.
L’accusa sosteneva che Marcelli non avesse versato 81mila euro sul conto corrente del Tesoro. Poi la somma fissata equitativamente e ridotta rispetto a quella chiesta dalla magistratura contabile era arrivata a 20mila euro ma avverso la sentenza il contabile ha presentato appello che si è concluso a maggio del 2009 con una condanna a risarcire 40mila euro.
In centro America, a Città del Messico, un altro guaio legato alla gestione dell’ambasciata d’Italia. Finiscono a giudizio l’ambasciatore Sergio Cattani (poi assolto) e il cancelliere contabile Fabrizio Calabresi che invece è stato condannato a pagare 147,448 euro.
La contestazione riguarda un ammanco di pari valore legato alle mancate registrazioni contabili degli anni 1989-1992.
Mancano fascicoli relativi alla rendicontazione, scritture contabili, bordereau di cambio necessari a riscontrare le operazioni di conversione delle valute, discordanza tra emolumenti corrisposti al personale locale e relativi contratti e uso dei conti correnti per spese di natura privata.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Dicembre 14th, 2011 Riccardo Fucile
PER ORA DI CERTE CI SONO SOLO LE TASSE, PER STIPENDI E PROVINCE C’E’ SEMPRE DA ASPETTARE
Mario Monti rischia di perdere la partita dei tagli alla casta.
La riforma che abolisce le inutili giunte provinciali rischia di impantanarsi nelle secche delle Camere, anche se proprio stamane un emendamento del governo ne fissa la morte al 31 marzo 2013.
Lecito dubitare che andrà veramente così.
L’altra sfida, sul taglio degli stipendi dei parlamentari (da 15 mila ad almeno 10mila: almeno), al momento l’han vinta i deputati e senatori: poco fa un emendamento del governo ha stabilito che saranno le Camere, e non il governo, a provvedere al taglio delle indennità .
La prerogativa dei parlamentari è salva. Evviva.
Domanda: la vedremo mai questa sforbiciata?
Piccolo riassunto.
È al lavoro da settembre una commissione, istituita da Tremonti e presieduta dal presidente dell’Istat Enrico Giovannini, che sta svolgendo uno studio sui costi della politica nei sei principali Paesi europei al fine di equiparare le indennità italiane alla media del Vecchio Continente.
Ora, spazientito di fronte alle lungaggini di questa commissione, il governo Monti aveva approvato una norma — il comma 7 dell’articolo 23 del decreto sulla manovra — con la quale provvedeva autonomamente al taglio delle indennità se i risultati della commissione non fossero giunti entro il 31 dicembre.
Apriti cielo! I parlamentari erano insorti: violata l’autonomia di Camera e Senato!
Il governo non può intervenire su materie che sono di esclusiva competenza del Parlamento! Siamo noi a dover decidere quanto e come tagliare.
Beh, per il momento l’hanno spuntata loro: 1 a 0.
Spetterà infatti al Parlamento provvedere all’autoriduzione. Con quali tempi non è dato sapere.
Saprà la casta più ricca d’Europa (nessuno ha 952 parlamentari: in Danimarca se ne fanno bastare 179, in Spagna vivono benissimo con 558; nessuno prende 140mila euro lordi: in Germania arrivano a 91 mila euro, in Gran Bretagna a 76mila) mettersi finalmente a dieta?
Voi ci credete?
(da “Ritagli”)
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Dicembre 14th, 2011 Riccardo Fucile
RAPPORTO ISMU: NONOSTANTE I 52.000 SBARCHI, CADUTA DELL’86% DEI NUOVI ARRIVI IN ITALIA… LE FAMIGLIE FORMATE DA SOLI STRANIERI SONO AUMENTATE DI TREDICI VOLTE…SE SI AGGIUNGONO I NUCLEI MISTI SI ARRIVA A DUE MILIONI DI FAMIGLIE CON ALMENO UNO STRANIERO
Altro che invasione o tsunami umano, la verità è che ne continuano ad arrivare sempre di meno.
Frenano i flussi, crollano gli ingressi di immigrati in Italia: 430mila in meno in un anno. Una caduta dell’86% tra il 1° gennaio 2010 e il 1° gennaio 2011.
Certo, nei primi sette mesi di quest’anno si è avuto un boom di sbarchi (52mila) ma questo non basta a raddrizzare la curva degli arrivi, incrementa solo il business dei trafficanti: 700 milioni di euro di fatturato annuo.
E ancora: cala il numero degli irregolari nel nostro Paese, fermi a 443mila (11mila in meno in un anno).
È quanto emerge dal XVII Rapporto nazionale sulle migrazioni della Fondazione Ismu.
Il crollo degli ingressi.
Al 1° gennaio 2011 la popolazione straniera presente in Italia è stimata dall’Ismu 1 in circa 5,4 milioni (tra regolari e non).
In testa, come sempre, i romeni con oltre un milione e 100mila presenze.
Nel complesso si registrano solo 70mila immigrati in più rispetto al 1° gennaio 2010, data in cui si contavano 5 milioni e 334mila presenze, con un aggiunta di ben mezzo milione rispetto al 1° gennaio 2009.
Il bilancio 2010 denuncia quindi una caduta della crescita pari all’86%.
È la prima volta negli ultimi otto anni che si registra un aumento dei flussi così basso: nell’intervallo che va dal 2003 al 2009 l’incremento medio annuo è stato infatti di circa 430mila nuovi arrivi.
Meno irregolari, più residenti, più occupati.
Nell’ultimo anno si assiste però a un maggiore radicamento della popolazione straniera sul territorio: i residenti passano da 4 milioni e 235mila a 4 milioni e 570mila (+335mila). E gli irregolari?
Al 1° gennaio 2011 non hanno un valido titolo di soggiorno 443mila stranieri, 11mila in meno rispetto ai 454mila stimati al 1° gennaio 2010.
Sul fronte del lavoro le performance occupazionali degli immigrati “appaiono a dir poco sorprendenti”: mentre la forza lavoro immigrata è cresciuta di ben 276mila unità (+14%), quella italiana è diminuita di 160mila unità .
Crescono le famiglie e le difficoltà economiche.
Aumenta sia il numero delle famiglie con almeno un membro straniero, sia il numero delle famiglie con solo stranieri.
Queste ultime sono aumentate di tredici volte, passando da 127mila nel 1991 a 1,6 milioni nel 2009.
A queste si aggiungono 500mila famiglie miste, per un totale di due milioni di famiglie con almeno uno straniero.
Quanto alla povertà , la graduatoria della grave deprivazione materiale vede al primo posto le famiglie marocchine (33,4%), seguite da quelle tunisine (27,6%), indiane (26,2%) e cinesi (20%).
Il business degli sbarchi.
Frutta 700 milioni di euro l’anno. L’Ismu ha provato a calcolare il fatturato annuo prodotto dai trafficanti di migranti. Il tariffario dipende dalla distanza: si pagano 7-10mila euro per arrivate in Italia dalle coste dell’Africa subshariana, contro i 1-2mila euro per il solo passaggio tra Tunisia o Egitto o Libia e Italia.
Chi viene dall’Afghanistan o dall’Iran può arrivare a pagare anche 15mila euro. Considerato un costo medio a persona che va tra i 4mila e gli 8mila euro, nei primi sette mesi del 2011 in cui sono sbarcati 51.881 migranti il fatturato dei trafficanti oscilla tra un minimo di 207 milioni e 524mila euro a un massimo di 415 milioni e 48mila euro. Il che equivale a un fatturato annuo che va dai 355 milioni e 755mila euro a 711 milioni 511mila euro.
Gli immigrati che delinquono.
L’incidenza dei denunciati stranieri è in diminuzione rispetto agli anni passati: nel 2010 i denunciati stranieri dalle forze di polizia sono 274.364 e corrispondono circa a un terzo del totale dei denunciati (31,6%).
Soffermandosi sui singoli reati, i dati evidenziano però un aumento elevato per i delitti contro la persona (+33,6%,) e le rapine in banca (+33,3).
Raddoppio nel 2030 e nuove cittadinanze.
Per l’Ismu nel 2031 i residenti stranieri saranno 8,5 milioni.
L’incremento più consistente sarà dovuto alla componente ultra sessantenne (+561%).
Nel prossimo ventennio si assisterà anche a un aumento di acquisizioni di cittadinanza italiana.
Le 50-60mila concessioni annue si quadruplicheranno raggiungendo quota 220mila tra il 2026 e il 2030.
L’acquisizione di nuovi cittadini potrebbe accrescersi ulteriormente sino a raggiungere 257mila unità annue tra il 2026 e il 2030 nel caso in cui si introducesse – come chiesto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – lo ius soli per i nati in Italia.
Vladimiro Polchi
(da “la Repubblica“)
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Dicembre 14th, 2011 Riccardo Fucile
NEL 2012 POTREBBE NON SERVIRE IL DECRETO SUI FLUSSI: BASTANO GLI IMMIGRATI GIA’ PRESENTI…SEMPRE PIU’ STRANIERI LASCIANO L’ITALIA
Contrordine: a pagare le conseguenze della crisi non sono i lavoratori immigrati, ma i giovani italiani.
Si legge nelle pagine del nuovo rapporto della Fondazione Ismu: l’andamento dell’occupazione complessiva nel nostro Paese nel confronto tra il primo trimestre del 2010 e l’inizio del 2011 ha fatto registrare un aumento di 116 mila unità .
«Un risultato positivo ottenuto solo grazie alla componente immigrata», scrivono i ricercatori, cresciuta in un anno del 14 per cento (275 mila in più).
Una resistenza alla recessione che è merito soprattutto delle donne, «concentrate nei servizi domestici e di assistenza meno legati agli andamenti ciclici dell’economia».
Va male invece per gli italiani, soprattutto nelle fasce di età più basse: 160 mila posti in meno nello stesso arco di tempo preso in esame.
Tra questi, annota Laura Zanfrini che per l’Ismu ha seguito la ricerca sul lavoro, «sono i giovani a rappresentare le principali vittime», e sono per la prima volta i giovani (due su tre) a considerare l’immigrazione un problema.
I due fenomeni non sono legati: per esser chiari, gli stranieri (ancora soprattutto manodopera non qualificata) non occupano i posti dei ragazzi italiani (con aspettative più «alte» di impiego). Ma sono il risultato, certo, di un andamento complessivo: «In base ai dati del rapporto – scrive ancora la ricercatrice – trova credito l’ipotesi che il mercato del lavoro italiano stia cercando un nuovo equilibrio, ampliando il ricorso a una manodopera straniera a bassa retribuzione, rinunciando a investire sulle giovani generazioni, con effetti preoccupanti per le prospettive di fuoriuscita dalla crisi».
Nel complesso, però, i nuovi conteggi ribadiscono e accentuano la caduta verticale nella crescita della presenza straniera in Italia: solo 70 mila in più rispetto al primo gennaio 2010 (il totale arriva a 5,4 milioni, irregolari inclusi).
Significa che arrivano meno immigrati e sempre di più vanno altrove o rientrano in patria.
E questo sì è effetto della crisi.
Sulla base dei nuovi dati, il direttore generale dell’Immigrazione e delle Politiche d’integrazione del ministero del Lavoro, Natale Forlani, ha confermato (era già nell’aria e circolavano i primi studi) che il governo si sta orientando per non varare un nuovo decreto flussi nel 2012: «Potrebbe non essere necessario – dice – si possono soddisfare le esigenze del mondo del lavoro con i 300 mila stranieri disoccupati già presenti in Italia e i 40 mila figli di immigrati in cerca di prima occupazione».
Il tasso di disoccupazione tra gli stranieri (12,1%) resta comunque più alto di quello che si registra tra gli italiani (8,2%).
Alessandra Coppola
(da “Il Corriere della Sera“)
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