Dicembre 7th, 2011 Riccardo Fucile
DOPO ESSERE STATI OSPITI DI NUCERA, ORA I FUTURISTI LO SARANNO DI UN PARTITO DELLO 0,7% ALLE REGIONALI… “HA FATTO TUTTO LUI, NON SONO STATO INFORMATO” DICHIARA IL SUO VICE… E POI NAN CONFESSA: “UN PASSO IMPORTANTE IN VISTA DEL CONGRESSO”… CERTO, CHI GLIELE PORTAVA ALTRIMENTI 400 TESSERE?
Scrive il Secolo XIX
“Futuro e libertà ” ritrova una sede e nuovi compagni di viaggio: sono i circa 400 iscritti a Gente d’Italia, partito mignon che fa capo a Enzo Assereto, confluito in Fli.
Ieri Enrico Nan, coordinatore regionale del partito di Fini, e lo stesso Assereto hanno presentato l’intesa nella sede di Gente d’Italia, un appartamento al civico 21 di via Cantore, divenuto così quartier generale di Fli Liguria.
Il partito era senza casa dalla scorsa estate, quando la formazione politica diretta da Nan perse improvvisamente la disponibilità di un’altra sede alla Fiumara.
Circostanza che ha suscitato molte polemiche all’interno della neonata formazione politica quando si è scoperto che i locali della Fiumara erano stati messi gratuitamente a disposizione da Andrea Nucera, imprenditore pluri-indagato (e con un ordine di arresto in corso) di cui Nan era stato socio.
La crisi è è poi proseguita con le dimissioni in massa di un nutrito gruppo di dirigenti e militanti e culminata nel commissariamneto del partito.
E, a quanto pare, non è ancora finita: “L’accordo è stato chiuso autonomamente da Nan” precisa Giuseppe Murolo, vicecoordinatore regionale del partito, “non sono stato informato”.
Per Nan invece “l’ingresso in Fli di Gente d’Italia è un passo importante in vista del congresso provinciale del 18 dicembre”.
Da sottolineare la gaffe di Nan che, invece che dare un’analisi politica a questa adesione, finisce per far emergere la verità , ovvero che l’alleanza è importante “in funzione del congresso provinciale”, ovvero affinchè lui possa contare su 400 voti sicuri per il suo candidato.
In effetti dove sarebbe mai andato a prenderli?
argomento: emergenza, Genova, Politica, radici e valori | Commenta »
Dicembre 7th, 2011 Riccardo Fucile
COSI’ VIENE ARCHIVIATA LA FAVOLA BERLUSCONIANA: DAL SALOTTO DI VESPA PER ANNI MESSAGGI RASSICURANTI…IERI SERA MONTI HA ROTTO L’INCANTESIMO
Erano irritanti le prime domande di Bruno Vespa, al solito le più gradite all’ospite di turno: «Eravamo ormai vicini alla Grecia? A un passo da non poter pagare gli stipendi agli statali? ».
Già , perchè non se n’era accorto nessuno.
Ma soprattutto non se n’erano accorti gli spettatori di Porta a Porta, dove per tre anni si è raccontata un’altra favola.
La favola che la crisi non c’era. Se c’era, riguardava altri.
La Grecia, l’Irlanda, la Spagna, ma anche Germania e la Francia stavano «molto peggio di noi».
In Italia c’era Tremonti che teneva «i conti in ordine» e Berlusconi sempre in procinto di varare una grande riforma fiscale, con ricchi doni per i contribuenti.
Il rischio di default poi era impensabile, «un’ipotesi che non sta nè in cielo nè in terra».
Ed ecco, in dieci secondi, la nuova Italia di Porta a Porta, tagliata su misura per il nuovo premier: un paese sull’orlo della catastrofe, anzi «un treno già avviato a deragliare ».
Ma una volta superato il fastidio, bisogna ammettere che la lezione del professor Monti è stata piuttosto chiara.
Senza fronzoli, belletti e vespismo, campanelli e «via col vento», compagnia di giro e plastici o scrivanie intorno, il presidente del consiglio ha spiegato le ragioni della stangata.
Il compito non era facile perchè la manovra del nuovo governo è in grado di far piangere molti e non solo i ministri più sensibili.
Per dirla tutta, ha l’aria della solita strage degli innocenti, sulle spalle del pezzo d’Italia che ha sempre lavorato e pagato le tasse.
Lo stesso premier Mario Monti avrebbe avuto difficoltà a difenderla dalle critiche del Monti Mario opinionista del Corriere della Sera, che negli ultimi anni aveva così ben spiegato ai governi come i tagli alla spesa fossero da privilegiare rispetto a nuove imposte.
Qui le tasse sono l’80 per cento e i tagli alla spesa il 20. Per fortuna o sfortuna l’intervistatore non lo sa, o forse non vuole disturbare, e cita cifre a casaccio («17 miliardi di tasse e 12- 13 di tagli») .
Ma pazienza, Monti si fa le domande e si dà le risposte.
Il merito maggiore di Mario Monti è la sincerità . Questo lo rendeva un marziano ieri sera sulle poltrone da talk show frequentate dal peggior trasformismo italiota.
Ma forse la scelta di rivolgersi agli italiani dal più compromesso dei luoghi televisivi non era del tutto sbagliata.
L’irrompere della dura verità sullo stato della nazione proprio in quello che è stato per diciassette anni il teatrino di cartapesta del berlusconismo trionfante, alla fine ha reso il messaggio di Monti più drammatico.
Questa è l’Italia di oggi, ha voluto dire il presidente del consiglio ai cittadini.
Un paese sull’orlo della bancarotta di Stato, a tre mesi di distanza dalla soluzione greca, anello debole di un’Europa già fragile e ora da rifondare.
Una nazione finita in un tunnel dal quale sarà lungo e difficile uscire. Ed era impossibile, guardando Monti in quello studio, non pensare ai bagordi del passato, agli altri tunnel e ponti e trafori disegnati sulla lavagna dal predecessore, fra gli applausi dei figuranti in studio, ai contratti che promettevano fantastilioni di posti di lavoro, agli anni persi in uno show demenziale, mentre il declino avanzava inesorabile.
Al conto tragico da pagare tutto di colpo per una buffonata durata troppo a lungo.
Curzio Maltese
(da “La Repubblica”)
argomento: Berlusconi, Costume, economia, Monti, Politica, radici e valori, RAI | Commenta »
Dicembre 7th, 2011 Riccardo Fucile
PER LE MODIFICHE ESISTONO POCHI MARGINI: “GLI ITALIANI CAPIRANNO”… “PER DECENNI LA POLITICA HA GUARDATO SOLO AL CONSENSO E NON AL FUTURO DELLE NUOVE GENERAZIONI”
«Il motto di mia madre era: alla larga dalla politica! Ma a un certo punto è stata la politica a venire da me».
Seduto davanti a Bruno Vespa, Mario Monti affronta per la prima volta da premier le luci di un salotto tv.
Spesso tagliente, non si commuove come la Fornero, eppure persino l’algido professore confessa un momento di «difficoltà » quando si parla dei tagli alle pensioni: «Devo essere sincero, quando abbiamo capito che bisognava chiamare a contribuire anche i pensionati ci siamo sentiti molto in difficoltà e ci siamo convinti che era il caso di chiamare a contribuire anche chi aveva usufruito dello scudo fiscale».
E tuttavia Monti non si pente di nulla, anzi ammette che la manovra è quasi inemendabile. «Il parlamento è sovrano, ci mancherebbe, ma il tempo è poco e il margine di flessibilità pochissimo».
Non bisogna infatti dimenticare che fino a pochi giorni fa «c’era il rischio molto concreto che lo Stato non potesse più pagare gli stipendi pubblici e le pensioni. L’esempio di quello che poteva accadere è la Grecia. Guardando l’andamento dello spread si poteva vedere la Grecia a tre mesi di distanza ».
Questo a causa di mercati «imbizzarriti», che si sono trasformati in «bestie feroci» che vanno ora «domate» riformando l’eurozona.
Certo, ora i sindacati annunciano lo sciopero, i partiti chiedono modifiche. Ma il premier non sembra disposto a tornare sui suoi passi. «Le proteste le capisco, le reazioni sono giustificate», dice.
Salvo aggiungere che «in passato si è scioperato per molto meno » e comunque «gli italiani capiranno le nostre scelte, spero che si capirà in che condizioni era l’Italia prima che ci venisse affidato l’incarico».
La medicina è amara, tuttavia «meglio così che se ci fossimo continuati a cullare nell’illusione che si potesse andare avanti in questo modo».
Oltretutto «l’equità » della manovra, che viene sempre richiamata in questi giorni, per Monti andrebbe valutata anche pensando alle future generazioni: «Se i giovani non trovano lavoro è anche perchè finora il mondo politico ha sempre caricato sulle spalle di chi ancora non era nato il peso di un enorme debito pubblico».
Quando parla di politica il “tecnico” Monti usa pochi riguardi verso chi lo ha preceduto. «Il vero costo della politica non è quello delle auto blu o degli apparati. Oggi infatti stiamo pagando il costo di decenni in cui la politica ha guardato solo agli immediati interessi elettorali dei partiti e non alle future generazioni. È questa la marcia che vogliamo cambiare».
Per dimostrare che il “tecnico” non si cura del consenso, Monti fa spallucce quando Vespa gli fa notare che ha perso 9 punti percentuali di fiducia. «Solo nove? Allora dovevo farla più dura».
Per tagliare i costi della politica, un punto sul quale è stato criticato per l’eccessiva timidezza, il premier annuncia quindi la creazione di «una task force, aperta ai giornalisti esperti di queste tematiche, per procedere a ritmo spedito».
Riguardo all’agenda dei prossimi mesi, Monti conferma l’imminente apertura del «cantiere» del lavoro. Di fatto annunciando l’intenzione di abolire l’articolo 18.
La concertazione «sarà essenziale », ma «è chiaro che certe riforme devono essere fatte attraverso la modifica dello Statuto.
Oggi il tema è combinare meglio la flessibilità da parte delle imprese, con una sicurezza legata non al mantenimento di “quel” posto di lavoro, ma alla sicurezza del lavoratore ».
È il concetto di flex-security danese, di cui in Italia è alfiere il senatore Pd Pietro Ichino.
Durante i 40 minuti di diretta, Monti si difende anche dalle critiche per aver accettato l’invito di Porta a Porta: «Io sono qui – esordisce – non per far piacere a lei ma per dare risposte ai cittadini».
Si spengono le luci, Monti si allontana mentre Passera e Grilli si accomodano sulle poltroncine bianche di Vespa.
«Adesso, se permettete – dice in ascensore – mi vado a godere i miei ministri in televisione».
Francesco Bei
(da “La Repubblica”)
argomento: economia, emergenza, governo, Monti | Commenta »
Dicembre 7th, 2011 Riccardo Fucile
LA LOCATION DEL CONGRESSO PROV. DI FUTURO E LIBERTA’ GENOVA DIVENTERA’ PALAZZO DI GIUSTIZIA?… ALTRO CHE CONGRESSO PATACCA, OCCORRE AZZERARE TUTTO E RIFARE IL TESSERAMENTO…OGGI SCADE IL TERMINE PER L’ISCRIZIONE, IN VISTA DEL CONGRESSO DEL 18 DICEMBRE: STRANAMENTE A ROMA SPARISCONO SOLO CERTE DOMANDE DI ADESIONE, PUR INCASSANDO I CORRISPETTIVI EURINI
In un anno gli iscritti a Futuro e Libertà , in Genova e provincia, avevano raggiunto faticosamente quota 450, come da tabulati visionati dal commissario, sen. Contini.
E a tale quota sono rimasti fino al momento della indizione del Congresso prov del 18 dicembre, anche perchè non sono mai stati cancellati i cosiddetti “dissidenti”, altrimenti non sarebbero neanche arrivati a 200.
Ma negli ultimi tre giorni il verbo futurista pare abbia fatto proseliti ovunque, portando il totale pare oltre quota 1000-1200.
Meglio del miracolo di San Gennaro.
Invece che a quello del sangue del santo, qua si assiste alla liquefazione del partito.
Nessuno sa quanti siano gli iscritti che avranno diritto a votare al congresso, nessuno può verificare nulla.
Solo il giorno del congresso dal cappello a cilindro (o dalla borsa) del presidente dell’assise, nominato dal “solito noto”, i preziosi scritti verranno resi pubblici.
E dalla loro lettura si evincerà chi è destinato ad essere eletto.
Intanto sono in arrivo, dietro pagamento di 4.000 eurini, i 400 neo-iscritti che Gente d’Italia, compagni di merenda di Nan, ha fatto aderire a Fli garantendosi così il controllo del 50% dell’azionariato di Fli Spa Genova.
Iscritti che entrano nei tempi supplementari, altri che spariscono strada facendo perchè non voterebbero Nan neanche morti, circoli che volano in cielo, altri, gestiti da un amico di Mamone, che vanno avanti.
Meno male che Fli doveva essere il partito della trasparenza: a Genova pare di essere in tribunale al momento della segretazione degli atti.
E che in tribunale qualcuno finirà per essere convocato per dare spiegazioni lo dimostriamo subito con un esempio concreto.
Vediamo se indovinate di chi sono queste coordinate bancarie: IT 06 T 01010 03201 100000013063 BANCO DI NAPOLI AG.1.
Ebbene trattasi del conto bancario di Fli nazionale, dove vengono inviati i corrispettivi delle quote di iscrizione.
Ora diamo una data e un istituto di credito: 14 giugno 2011, Banca Popolare di Lodi.
Ora eccovi un importo:versato: 300 euro, corrispettivo di 30 tessere i cui nominativi sono stati inviati contestualmente a Roma.
Domanda. come mai i soldi sono stati incassati senza indicare a fronte di quali nominativi sono stati registrati?
Semplice : essendo persone che non avrebbero votato Nan, qualche manina ha pensato bene di far sparire trenta tessere.
E i trenta iscritti sono evaporati come neve al sole.
Ma non è un problema, l’autore della bravata avrà modo con comodo di dare spiegazioni nelle sedi competenti, davanti all’autorità giudiziaria.
E il congresso tarocco non potrà che essere annullato per aver impedito a trenta iscritti di esercitare il loro democratico diritto al voto.
Elementare direi, non è necessario essere nè bocconiani nè bocchiniani per comprenderlo.
argomento: Costume, denuncia, Futuro e Libertà, Politica, radici e valori | Commenta »
Dicembre 7th, 2011 Riccardo Fucile
GAETANO PORCINO A COLLOQUIO CON GLI UOMINI DELLA ‘NDRANGHETA MILANESE…IL NOME DEL POLITICO COMPARE ANCHE NELL’INCHIESTA PIEMONTESE “MINOTAURO”: FILMATO INSIEME AL CAPO DELLA LOCALE DI RIVOLI
Contatti, rapporti, affari e favori. Al nord la ‘ndrangheta gioca su tavoli importanti. Non più solo droga o estorsioni. Ma appalti e politica.
E uno dei tanti filoni emersi incrocia l’asse Milano-Torino. Due fronti e altrettante inchieste di mafia che raccontano, per strade diverse, le comuni frequentazioni dei boss. In mezzo e a far da trait d’union un politico: Gaetano Porcino, calabrese, classe 57, parlamentare dell’Italia dei Valori, nonchè consigliere comunale a Torino e già vicecommissario di governo per la regione Piemonte.
Il nome di Porcino, che ad oggi non risulta indagato in nessuna delle due indagini, compare nell’inchiesta Minotauro che il giugno scorso ha svelato la presenza delle cosche calabresi in Piemonte e nell’ultima operazione della procura di Milano sul clan Lampada-Valle.
Iniziamo allora dai contenuti delle indagini torinesi.
Dalle oltre mille pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emergono diversi contatti tra gli uomini delle cosche e alcuni politici, sia locali sia nazionali.
Scrive il gip: “Prova concreta dell’attivismo degli affiliati in funzione di infiltrazioni di natura politica, si evince dai contatti intercorsi tra esponenti della ‘ndrangheta piemontese con persone a vario titolo impegnate nella campagna elettorale per le elezioni amministrative da tenersi a maggio 2011″.
Uno dei politici che finisce nella rete delle indagini è proprio l’onorevole Porcino. Prosegue il giudice: “Dalla lettura degli elementi contenuti nell’annotazione si evince che, nel periodo compreso tra la fine di gennaio e la fine di febbraio 2011, Salvatore Demasi, detto “Giorgio” (capo locale della locale di Rivoli) si è incontrato, anche per il tramite di intermediari, con diversi esponenti politici gravitanti sul territorio torinese e provinciale”. E ancora: “Sono stati registrati contatti tra Demasi e l’Onorevole Porcino”.
A fine di gennaio 2011, raccontano gli investigatori, Demasi sta organizzando un incontro con quello che al telefono viene chiamato “onorevole”.
Tutto dovrebbe avvenire a metà febbraio, ma alcuni impegni consigliano di accelerare. Il 28 gennaio 2011 così il presunto capo della locale di Rivoli è al telefono con Domenico Cairoli (“conosciuto negli ambienti di ‘ndrangheta da numerosi solidali, che lo indicano proprio come una “testa di legno” ).
Dice Demasi: “La settimana prossima lì, l’onorevole va (…) e quindi se fosse possibile domani mattino… dieci e mezza…undici?”.
La richiesta del boss, evidentemente, viene girata a chi di dovere.
Così il giorno successivo l’appuntamento è fissato al bar in piazza Massaua tra l’ex cinema e la banca.
Il 29 gennaio 2011 in piazza Massaua ci sono anche gli investigatori.
Si legge dall’annotazione trascritta nell’ordinanza: “Alle ore 11.20 circa, nei pressi del Bar Massaua di Torino, è avvenuto l’incontro tra Demasi, Vreazzo, Cairoli e una persona, individuata nell’onorevole Gaetano Porcino, sopraggiunto sull’autovettura Audi Q5 di colore grigio scuro tg.EA654CH a lui intestata. L’incontro si è protratto sino alle successive ore 12.20″.
Naturalmente non vi è nulla di penalmente rilevante. Di inopportuno forse sì.
Ma comunque, quando la notizia finisce sui giornali, Porcino liquida così il suo rapporto con i boss: “L’avevo visto in compagnia di altre persone nell’incontro in un bar con un nostro militante che proponeva la sua candidatura al Comune di Alpignano. Giusto il tempo di prendere un caffe’, in piedi, al banco. La questione che mi riguarda e per la quale viene menzionato il mio nome, nasce e muore qui. Non esiste null’altro”.
Antonio Di Pietro porta il carico da novanta: “L’onorevole Gaetano Porcino non ha avuto alcun tipo di rapporto, nemmeno politico, con le persone coinvolte nell’inchiesta Minotauro. Lo stesso nostro deputato ha già dichiarato di essere disponibile ad essere ascoltato dai magistrati, qualora lo ritenessero opportuno”.
Solo un incidente di percorso, dunque.
Caso chiuso? Non proprio.
Perchè a distanza di pochi mesi una nuova inchiesta racconta i rapporti tra Porcino e altri boss della ‘ndrangheta.
Si tratta dell’operazione che mercoledì scorso ha portato in carcere dieci persone, tra cui un giudice calabrese accusato di aver favorito la ‘ndrangheta.
Esattamente quella ‘ndrangheta che negli ultimi anni ha conquistato Milano e dopo aver gettato le fondamenta di uno spietato controllo del territorio, ha dato la scalata alla politica.
Le lancette del tempo, in questo caso, tornano indietro all’aprile 2010.
E’ il 18 aprile. Gli uomini della squadra Mobile di Milano seguono gli spostamenti di Francesco Lampada (arrestato il primo luglio 2010), fratello di Giulio Giuseppe, “boss armato di pc e non di pistola”, considerato dai Ros “il braccio finanziario della cosca Condello”.
Poco dopo le 10 Lampada è a bordo della sua Bmw serie 7.
Da Milano arriva a Pogliano milanese. Qui preleva Antonino Cotroneo definito dal gip “appartenente alla cosca Condello”.
A questo punto i due mafiosi prendono l’autostrada verso Torino. Arrivati in città attendono tra corso Regina Margherita e via Consolata. Chi devono incontrare? Annotano gli agenti: “Qui sono stati raggiunti da un’Audi Q5 tg. EA654CH di Gaetano Porcino, da cui è sceso un uomo elegante, alto circa 1.90/1.95, stempiato e brizzolato, che li ha salutati confidenzialmente, seguito da una donna di circa 40/45 anni, capelli lunghi scuri, alta circa 1.65. Poi, intono aile 13.05, i quattro si sono salutati e la coppia Lampada-Cotroneo è rientrata a Milano“.
Questi i fatti emersi fino a pochi giorni fa.
L’onorevole Porcino non ha commentato l’ultima sua comparsata (senza rilevanza penale, va ricordato) in un’operazione di mafia.
E dunque restiamo alle parole della scorsa estate: “Totale assenza di qualsivoglia rapporto o anche lontano e minimo mio ipotizzabile coinvolgimento“.
I rapporti di Porcino con le cosche, l’11 giugno scorso provocarono le dimissioni di Giulio Cavalli (oggi consigliere regionale di Sel) da coordinatore cittadino dell’Idv. “La differenza — dice lo stesso Cavalli — sta tutta nella reazione politica (e nell’intransigenza) di fronte a queste notizie. Perchè gli elettori (anche i nostri) si sono stancati di sentire la favola che se succede a sinistra è una leggerezza e se succede a destra è l’emersione di un sistema. Certo ora gli incontri “sfortunatamente” emersi sono due. E immaginatevi se fosse stato Angelino Alfano, Cicchitto o Formigoni come l’avremmo letto e discusso dappertutto.”
Decisamente allarmante, invece, la posizione espressa dal gip di Milano Giuseppe Gennari: “Come si vede i Lampada — che sono legati ai Cotroneo da una dichiarata relazione di comparaggio (relazione essa stessa indice di legame mafioso) — mantengono sistematici rapporti con compare Nino, con il quale scambiano favori, scambiano influenze elettorali e fanno affari”.
E ancora: “Colpisce il fatto che la coppia abbia frequentazioni non casuali con l’ onorevole Porcino”.
Quindi si precisa: “L’indagine non ha consentito di comprendere quali fossero gli interessi comuni tra questi soggetti.
Tuttavia si ricordi che Porcino e già emerso nella indagine “Minotauro” per suoi contatti con esponenti della ‘ndrangheta”.
Dopodichè la conclusione che in maniera plastica riassume il rapporto che esiste oggi tra politica e mafia. “Come si sa — spiega Gennari — i politici non sanno mai nulla delle persone con cui entrano in contatto. Ma alla fine- sarà uno sfortunato caso- sono sempre gli stesso politici a frequentare i mafiosi”.
Davide Milosa
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Costume, denuncia, Di Pietro, mafia, Politica | Commenta »
Dicembre 7th, 2011 Riccardo Fucile
PRIMA TREMONTI AVEVA TASSATO SOLO DEL 5% I CAPITALI CHE L’EUROPA HA TASSATO DEL 27%… ORA MONTI APPLICA UNA MAGGIORAZIONE RIDICOLA PER NON URTARE IL PDL… MA CHI DIFENDE GLI EVASORI?
La nuova tassazione dei cosiddetti “capitali scudati” ha il sapore della beffa per chi da mesi la invocava.
Se n’era parlato molto nel corso dell’estate, durante la laboriosa gestazione della manovra firmata Berlusconi-Tremonti.
E il punto sembrava abbastanza chiaro.
Chi aveva portato irregolarmente i soldi all’estero si era potuto avvalere di un generoso condono, ideato e realizzato dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, potendo rimettere tutto in regola con il pagamento di un’aliquota del 5 per cento, laddove in altri Paesi si era arrivati anche al 27 per cento.
Quando Berlusconi dovette mettere mano alla maxi manovra estiva, in molti chiesero di far pagare i furbetti dell’off-shore.
Il Pd propose un’aliquota del 15 per cento: essendo stati “scudati” circa 90-100 miliardi, si potevano mettere in cassi 15 miliardi.
La trincea del governo di centro-destra fu inespugnabile. Dicevano che era una mossa inconstituzionale, che avrebbe dato luogo a un contenzioso infinito, visto che tassava retroattivamente capitali sui quali lo Stato aveva firmato un patto di non aggressione.
Ora il premier Mario Monti e il ministro dell’Economia Mario Monti hanno deciso che quel problema di legittimità non sussiste e hanno ritassato i capitali scudati.
Però con un’aliquota omeopatica dell’1,5 per cento: gettito previsto tra 1 e 1,5 miliardi.
Il Pd, che durante l’estate tuonava contro il ministro amico degli evasori e dei paradisi fiscali, adesso protesta.
Dice il segretario Pier Luigi Bersani: “È importante che sia passato il principio degli scudati, l’abbiamo voluto e abbiamo insistito per tanto tempo, ma l’1,5 per cento è un buffetto”.
Durante l’estate, quando alcuni esponenti del Pdl avevano aperto all’ipotesi di una tassazione nell’ordine dell’1-2 per cento, Bersani aveva definito “risibile” l’idea.
Adesso ha il problema di come ingoiare il risibile buffetto, e votarlo.
Si apre dunque un braccio di ferro.
È evidente che Monti ha toccato i capitali scudati con mano leggera per non suscitare le reazioni del Pdl, e i margini di manovra sono assai ristretti, vista la singolare conformazione della maggioranza che sostiene il governo.
Anche da parte di qualche associazione che rappresenta le piccole e media imprese c’è nervosismo per l’occhio di riguardo che il governo riserva alle grandi ricchezze.
La Confcommercio, per esempio, ricorda a Monti che andrebbe fatto il famoso accordo con la Svizzera per la tassazione dei capitali italiani depositati nelle banche elvetiche, come hanno già fatto Germania e Gran Bretagna, portando nelle casse statali qualche decina di miliardi di euro.
Il problema è che oltre alla beffa c’è il danno.
Il denaro che Monti non ha voluto, o potuto, chiedere agli esportatori di capitali, lo ha chiesto a chi tiene disciplinatamente i risparmi nelle banche italiane.
La nuova imposta di bollo sui prodotti finanziari, presentata durante la conferenza stampa di domenica sera come un aggiustamento quasi marginale, si è rivelata ieri una notevole stangata.
In pratica, ha spiegato Monti alla Camera, tutti i titoli finanziari, comprese le polizze vita, verranno tassati con la stessa aliquota degli scudati, l’1,5 per cento.
Il gettito previsto, anche se il governo non ha dato in merito una comunicazione precisa, è stimato attorno ai 4 miliardi di euro.
Si tratta in pratica di una tosatura abbastanza severa delle ricchezze finanziarie di tutti gli italiani, anche dei fondi d’investimento.
Nella migliore delle ipotesi, in questi anni di vacche magre, la tassa dell’1,5 per cento rischia di portarsi via tutto il rendimento di un fondo comune o di una polizza vita.
Nella peggiore, la tassa erode il capitale.
È una piccola patrimoniale, come ha detto lo stesso Monti, con una caratteristica precisa. Non solo non colpisce le grandi ricchezze, ma con l’aliquota unica non è nemmeno progressiva.
Insomma, chi ha meno sarà più colpito.
Giorgio Meletti
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: economia | Commenta »
Dicembre 7th, 2011 Riccardo Fucile
OCCORRE UN RICHIAMO FORTE AL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE VIGENTE: NON E’ TOLLERABILE UN GRUPPO PARLAMENTARE CHE SI RICHIAMA AD UNA PROPRIA ASSEMBLEA ELETTIVA… UN MINISTRO DELLA REPUBBLICA CHE NON SI RICONOSCE NEI VALORI DELL’UNITA’ NAZIONALE ANDREBBE SEMPLICEMENTE REVOCATO
Credo davvero che sia arrivato il momento di dare risposte formali e circostanziate al progetto leghista di procedere a una “secessione concordata” tra il nord (si dice la Padania) e il resto dell’Italia.
Non mi pare che sia il caso di continuare a minimizzare l’iniziativa promossa dalla Lega mentre viene varata una manovra economica pesantissima e dolorosa dal governo in carica, indirizzata a tutti gli italiani, in una situazione di conclamata emergenza nazionale. Quale che possa essere il giudizio nei confronti di un partito e dei suoi leader che hanno sino a ieri e per lungo tempo condiviso la responsabilità del governo nazionale, la serietà del momento, imporrebbe due risposte immediate fondate sul rispetto del dettato costituzionale vigente.
La prima chiama in causa la responsabilità delle Camere e dei loro presidenti.
Non credo sia più tollerabile che i gruppi parlamentari della Lega Nord facciano alcun riferimento nella loro denominazione alla Padania nel momento stesso in cui si continua ad affermare da parte dei loro aderenti che a tale entità territoriale, sconosciuta all’ordinamento nazionale, si collega, viceversa, l’esistenza di altra, concorrente assemblea rappresentativa dotata, viene affermato, di tanta sostanziale forza e consenso politico da essere addirittura promossa “sul campo” come interlocutrice dello Stato nazionale per giungere a una “separazione consensuale”.
Senza evocare quel che ha già detto la Corte costituzionale a proposito dell’esclusiva denominazione Parlamento, da riservare alle assemblee elettive nazionali, sembra davvero il caso di ricordare ai parlamentari leghisti, ma soprattutto al Paese, che non si possono rappresentare contemporaneamente due “Nazioni”.
L’eventuale indipendenza della Padania si conquisterà pure per via politica e diplomatica, ma solo rompendo la legalità costituzionale esistente e “contro” la presupposta e affermata unità nazionale incarnata al momento dall’unico Parlamento italiano legalmente operante.
La seconda risposta investe in pieno la responsabilità del nuovo governo, al quale non dovrebbe essere particolarmente difficile “smantellare”, con lo stesso simbolismo evocativo tipico del leghismo, quelle succursali ministeriali aperte, credo a Monza, con le inconfondibili modalità propagandistiche da alcuni membri del precedente esecutivo.
Qui non si tratta di inseguire all’incontrario l’innocuo simbolismo leghista quanto piuttosto di presentare, all’inizio del difficoltoso percorso per “salvare l’Italia” che giustifica la nascita di questo esecutivo , alle stesse forze politiche di maggioranza, divise tra loro al punto da non riuscire a sottoscrivere un’unica mozione di fiducia, almeno un orizzonte ideale cui guardare insieme: l’unità a tutto tondo dello Stato a partire dalla struttura governativa e del suo indirizzo politico.
All’interno del ministero, oltretutto, di chi è chiamato a guidare il governo ha una sua preminenza giuridica che nel recente passato non è stata esercitata, a voler ben vedere, solo a causa della presenza leghista in maggioranza.
Altro che assecondare persino le insane esigenze secessionistiche dei ministri che aprono a “casa loro” uffici ministeriali, il presidente del Consiglio, se si resta a quel che dice l’art. 95 Cost., da sempre così interpretato da autorevole dottrina, potrebbe spingersi sino a proporre la revoca dei ministri in carica ove attentino all’unità d’indirizzo politico-amministrativo del governo del quale fanno parte, senza aspettare alcuna diretta revisione delle disposizioni vigenti.
Il presidente Monti può ricordare a tutti questo semplice assunto e nel contempo porre fine immediatamente , da solo, alla “finzione” sopra evocata.
Quanto all’argomento che può avere effettiva presa sul terreno delle innovazioni costituzionali consentite dalle norme vigenti, e cioè il percorso per giungere all’identificazione di una vera e propria macroregione del Nord che si possa denominare Padania, occorrerebbe richiamare, da parte dello stesso governo, l’art. 132, primo comma, Cost.
Si cominci almeno da lì, dall’approvazione di una legge costituzionale che fondendo le esistenti regioni del Nord (quelle che ci stanno) e partendo dal basso, come ogni processo realmente democratico, e cioè dall’iniziativa delle popolazioni interessate, segnali in modo conclamato la forza concreta dell’idea “padana”.
La Padania provi a essere Regione italiana prima che altra Nazione!
La stagione che si è aperta non credo possa tollerare altra inaccettabile confusione di parole, gesti e, ancora di più, alcuna mistificazione dei ruoli istituzionali e delle procedure costituzionali.
Antonio D’Andrea
(Ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università degli Studi di Brescia)
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Bossi, LegaNord | Commenta »
Dicembre 7th, 2011 Riccardo Fucile
NEL 2011 AL VATICANO OLTRE 750 MILIONI DI EURO… ANCHE OLTRETEVERE UNA CASTA COME QUELLA DEI PALAZZI DEL POTERE POLITICO?
.
I negoziatori della revisione concordataria del 1984, evidentemente consapevoli del papocchio che andavano allestendo, avevano previsto la possibilità di una revisione dell’aliquota: era stato stabilito che l’8 per mille potesse diventare, per esempio, il sette o il nove, a seconda dell’andamento del suo gettito e delle spese reali della Chiesa.
Il compito di monitorare la situazione, e introdurre ogni tre anni gli aggiustamenti eventualmente necessari, era stato affidato, come nella migliore tradizione, a una commissione bilaterale.
Fin da subito, se ne sono ovviamente perse le tracce….
Ma ci sono tanti modi di mungere lo Stato ed è sperabile — ma non è detto — che Monti riesca a introdurre qualche salutare taglio.
Il primo comma dell’articolo 6 dei Patti Lateranensi del 1929 stabilisce che l’Italia deve assicurare al Vaticano “un’adeguata dotazione d’acqua di proprietà ”.
Come puntualmente avviene da allora con i 5 milioni di metri cubi consumati annualmente all’interno delle sacre mura.
Nel frattempo, il Vaticano ha pure cominciato a smaltire le acque di scarico attraverso la rete dell’Acea, di cui ha però puntualmente ignorato gli avvisi di pagamento.
Così, quando nel 1999 la società si è quotata in Borsa, per evitare grane con i piccoli azionisti lo Stato è intervenuto una prima volta ripianando un debito vaticano di 44 miliardi.
Cosa che ha dovuto fare nuovamente nel 2005, mettendo ancora mano al portafogli, questa volta per 25 milioni di euro.
Il Vaticano si ostina, infatti, a non considerare la bolletta dell’Acea.
Per loro è semplicemente straniera.
Così, alla fine, la pagano gli italiani, che non possono dire altrettanto.
Se qualche volta tratta e incassa in prima persona (ha conquistato uno sconto perfino sul canone Tv per gli apparecchi degli istituti religiosi), ancora più spesso il Vaticano manda avanti gli enti-satellite o le strutture locali .
Che ricevono immancabilmente un’accoglienza festosa.
Da parte dei politici di ogni sponda.
Basta vedere quali strade hanno preso nel 2010 i circa 200 milioni del Fondo per la tutela dell’ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio, istituito nel 2008 e meglio noto in Parlamento come “legge mancia”.
Una tranche (51 milioni e 575 mila euro) l’ha distribuita il 30 luglio 2010, la commissione Bilancio di Montecitorio, che ha individuato 494 soggetti meritevoli e bisognosi.
Novantacinque dei quali, guarda un po’, nel mondo della Chiesa.
Per esempio: l’Arcidiocesi di Bologna (30 mila euro per la manutenzione della curia), la Confraternita Maria S.S. Assunta nella cattedrale di Palermo (50 mila euro per la chiesa di Maria S.S. Addolorata del Cristo Morto), la Congregazione missionari della divina redenzione di Visciano (50 mila euro per il potenziamento del Villaggio del fanciullo di Torre Annunziata e altri 70 mila per il recupero del complesso S. Maria degli Angeli), la Congregazione missionari della Sacra Famiglia di Castione di Loria (50 mila euro per il recupero di un fondo agricolo con specie vegetali autoctone arcaiche) e la Congregazione suore gerardine di Sant’Antonio Abate (50 mila euro per la messa in sicurezza della casa di riposo per anziani e indigenti).
Poi: la Diocesi di Gubbio (20 mila euro per il restauro della chiesa di Cipolleto), la Fondazione Madonna dello scoglio di Santa Domenica di Placanica (200 mila euro per la sistemazione del sagrato), la Fondazione Spazio Reale della parrocchia di San Donnino di Campi Bisenzio (50 mila euro per il recupero dell’area Spazio Reale), l’Istituto Immacolata di Lourdes delle suore francescane di S. Chiara (20.000 euro per il restauro della croce dipinta), e la parrocchia Cuore immacolato di Maria di Formia (50 mila euro per la ristrutturazione dell’oratorio Villaggio Don Bosco) e via continuando. In un elenco che diventa davvero senza fine se si tiene conto anche dei provvedimenti nazionali ad hoc.
Come i 50 milioni di euro assegnati in un biennio all’Università campus biomedico (made in Opus Dei) dalla finanziaria 2003.
I due milioni e mezzo elargiti dalla Protezione civile (e che ci azzecca, direbbe Di Pietro) per il raduno di Loreto dell’Azione cattolica (14 maggio 2004).
Fino al milione di euro regalato dalla finanziaria 2004 a Radio Maria (il cui progetto editoriale recita: “Diffondere il messaggio evangelico in comunione con la dottrina e le indicazioni pastorali della Chiesa cattolica e nella fedeltà al Santo Padre, usando tutte le potenzialità del mezzo radiofonico”) e Radio Padania. Spiccioli, comunque, rispetto ai 3 miliardi e 500 milioni di lire stanziati dallo Stato per il Giubileo del Duemila….
E ancora, la legge sul finanziamento agli oratori approvata dalla Regione Friuli Venezia-Giulia il 22 febbraio 2000 (e prontamente imitata, nell’ordine, da Lombardia, Piemonte, Molise, Puglia, Liguria, Campania, Calabria, Lazio e Abruzzo).
Cogliendo fior da fiore, troviamo i 3 miliardi di lire stanziati il 9 febbraio 2001 dal Veneto per gli edifici di culto “che siano testimonianza di tradizioni popolari e religiose”; il mezzo miliardo, sempre di lire, della Basilicata “per la realizzazione di opere di culto e di ministero pastorale” (1° marzo 2001); i 2 miliardi della Calabria per la disciplina urbanistica dei servizi religiosi (2 maggio 2001); i 50 milioni di euro stornati ancora in Veneto dal Fondo speciale per il disinquinamento delle acque di Venezia a favore della curia patriarcale (15 febbraio 2004).
Stralcio da: “I senza Dio”, un’inchiesta sul Vaticano del giornalista de L’Espresso Stefano Livadiotti. In libreria
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Chiesa, denuncia, economia, governo, Politica, radici e valori, Roma | Commenta »
Dicembre 7th, 2011 Riccardo Fucile
LA PAGINA PERSONALE DI BERSANI SOMMERSA DALLE PROTESTE DEGLI ELETTORI
Delusione, rabbia, frustrazione, voglia di rivalsa: ieri la pagina Facebook di Bersani è stata invasa dai commenti di elettori del Pd ai quali l’accettazione della manovra presentata da Mario Monti proprio non va giù.
“Se non tutelerete quelli che stavano per andare in pensione, addio Pd” dice esplicitamente Giuseppe Malfitano.
E su questa linea sono in molti che — increduli — chiedono al segretario democratico di “tirare fuori gli attributi” e di tutelare i più deboli che — per inciso — sono anche la tradizionale base elettorale dei Democratici.
La Sinistra , che non lo è più, continua ancora a chiedere il voto dei lavoratori, ma quando è al potere legifera contro i lavoratori e quando è all’opposizione non si schiera apertamente con i dei lavoratori.
Ma che aspetti ad alzare la voce, hai il partito di maggioranza relativa e te la fai addosso…, e che diavolo tirate fuori gli attributi altrimenti elezioni subito e balleremo il sirtaki tutti..
Vincenzo Muzii
Come si fa a votare ancora per voi? Mi hai delusa e anche tanto. Ho il blocco sullo stipendio che tre anni fa era più alto, mi manderanno in pensione con 41 anni di contributi, mi fanno pagare ancora l’Enam che è un ex ente e ora vogliono far confluire l’Inpdap nell’Inps…Tutte rapine. Voi che fate? Il governo tecnico vi ha fatto comodo, così direte che che la colpa non è vostra. Questa volta avete toppato, abbiamo finalmente aperto gli occhi e vi vediamo per quelli che siete: inutili e dannosi!
Enza Izzo
Non capisco, siete il partito con l’elettorato che viene colpito da questa manovra e cosa fate appoggiate il governo che la fa, colpisce pensionati, lavoratori, famiglie, soprattutto i giovani che non avranno più futuro e pensione lavoreranno sempre da precari grazie per aver tolto il futuro a gran parte del paese. Dimettiti Bersani
Andrea Di Franco
Lavorate sulle pensioni: non si può spostare l’età pensionabile di botto, tenuto conto della disoccupazione al 50%. I giovani faranno i precari a vita? Aumentate tassazione su capitali scudati e in previsione operate per una convenzione con la Svizzera per tassare come si deve i capitali all’estero.
In più si può prevedere una tassa sulle transazioni finanziarie. Forza Bersani, coraggio!
Rita Rossello
Riguardo alla riforma delle pensioni. Si deve esser più flessibili non solo avendo a riguardo il reddito del pensionato, ma considerando anche la sua condizione lavorativa. In Germania vi è la possibilità di pensione anticipata per i disoccupati da lunga data e di età avanzata. Chi assume un cinquantacinquenne o un sessantenne? Penso questo sia un pensiero di tanti. Non volete ascoltarci. Bene, anzi male. Oltre al disagio materiale e morale in cui sicuramente cadrà il Paese, mettete una pietra tombale sul Pd. Guardate che fine a fatto l’estrema sinistra… Voto sinistra da quarant’anni. Se dovrò lavorare altri due anni causa le nuove norme, mi toglierò almeno l’ultima e magra soddisfazione di vedervi affondare. Anzi, mi impegnerò per questo. Con me, stavolta, saremo in tanti
Ivan Zincarli
Noi lavoratori precoci in mobilità arriviamo a 41 o 42 anni intorno ai 59 di età oltre e oltre al contributivo che ci decurta la pensione dobbiamo subire un 3% ogni anni fino ad arrivare a 62??? Ma vi rendete conto di cosa significa. O cancellate almeno questo o ci ridate un lavoro. Non siamo fantasmi!!
Ubaldina Santinelli
Se non tutelerete quelli che stavano per andare in pensione addio Pd!!!! Bersani al solito non si capisce che cosa proponete “io vorrei -non vorrei- ma se vuoi”. Prendete esempio da Di Pietro che è stato chiaro.
Giuseppe Malfitani
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Bersani, PD | Commenta »