Novembre 27th, 2013 Riccardo Fucile 
			
					COPERTURE, SCONTRO IN MAGGIORANZA
 Il Senato ha approvato ieri notte con il voto di fiducia la legge di Stabilità . 171 i voti a favore (quattro in più rispetto a quelli certi a sostegno del governo Letta), 135 i contrari.
Il Senato ha approvato ieri notte con il voto di fiducia la legge di Stabilità . 171 i voti a favore (quattro in più rispetto a quelli certi a sostegno del governo Letta), 135 i contrari.
È stato il battesimo per la nuova maggioranza con Forza Italia all’opposizione. Ora la legge passa alla Camera dove potrà  essere ritoccata
Quella di ieri è stata una giornata tesissima a Palazzo Madama. Vigilia del voto sulla decadenza del senatore Silvio Berlusconi più che il giorno della legge di Stabilità .
È alle tre di notte, tra lunedì e martedì, che, dopo quasi un mese di lavoro, i membri della Commissione Bilancio gettano la spugna: in circa quattro ore sono riusciti ad esaminare e approvare solo quattro emendamenti delle poche decine presentate dai relatori.
Una fatica di Sisifo perchè nei fatti Forza Italia è già  all’opposizione, per quanto formalmente lo annuncerà  solo nel pomeriggio. Con la Lega, infatti, fa ostruzionismo su tutti gli emendamenti, senza distinzione.
Ormai è chiaro che l’obiettivo è allungare i tempi per cercare di far slittare il voto sulla decadenza. Tanto che i senatori del Movimento 5 Stelle, partito da sempre all’opposizione delle larghe intese, non partecipano all’ostruzionismo.
La legge di Stabilità  — lo dirà  netto nel tardo pomeriggio Angelino Alfano, l’ex delfino di Berlusconi — è solo un pretesto per i rinati forzisti. Appunto.
Così la Commissione Bilancio, in piena notte, approva il testo ma senza dare il mandato ai relatori (Giorgio Santini del Pd e Antonio D’Alì del Nuovo centro destra). Il che vuol dire che il testo passa all’esame dell’Aula ma senza le modifiche apportate durante al precedente discussione parlamentare.
Uno scenario assolutamente scontato ormai, come il ricorso al voto di fiducia da parte del governo su un maxiemendamento, il numero 1.900.
Lo annuncia in Aula il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, dopo uno scontro durissimo in particolare tra il presidente della Commissione Bilancio Antonio Azzollini (Ncd) e il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, con i toni di voce, anche di altri, che si sono progressivamente alzati.
Tutto accade nella sontuosa sala Pannini, riservata al governo a Palazzo Madama. Ci sono i due relatori, il vice ministro dell’Economia, Stefano Fassina, il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta (Pd), Renato Schifani (Ncd) e lo stesso Franceschini. Azzollini attacca la Ragioneria perchè da quasi un’ora si attende la relazione tecnica e la “bollinatura” per poter presentare il maxiemendamento: «Sono funzionari che devono eseguire le indicazioni della politica, non creare problemi. Dov’è la relazione? Dobbiamo andare in Aula!», dice rivolto a Saccomanni che non replica, fermo, «come una sfinge», riferirà  uno dei partecipanti
Ci vorranno quasi quattro ore, tra un rinvio e un altro, però, perchè il maxi emendamento possa arrivare finalmente in Aula “bollinato” dai tecnici della Ragioneria guidata da Daniele Franco, ex Banca d’Italia.
Con le tabelle incerte. Tanto che il ministro Franceschini, per frenare le critiche anche del centrosinistra, non esclude correzioni strada facendo.
Ma pure con coperture non del tutto chiarissime se lo stesso Azzollini assicura da una parte che c’è sì il rispetto dell’articolo 81 della Costituzione che impone la copertura finanziaria, ma dall’altra auspica un miglioramento della relazione durante la discussione parlamentare.
Tensioni che il presidente del Senato, Pietro Grasso, prova a spegnere: si vota la legge di Stabilità  non la relazione della Ragioneria che in ogni caso è legittima.
Nello scontro Azzollini-Saccomanni emergono le vecchie ruggini del centrodestra nei confronti della struttura tecnica dell’Economia.
Anche in questo il neonato Ncd non vuole perdere terreno rispetto ai berlusconiani. Si è aperta nel campo del centrodestra la competizione. E la legge di Stabilità  è diventato il primo terreno di sfida.
Per la conquista dell’identico bacino elettorale: i lavoratori autonomi, le piccole imprese artigianali, la piccola borghesia.
Così mentre il capogruppo del Ncd, Maurizio Sacconi, sostiene che è stata cancellata la patrimoniale sulla casa, Renato Brunetta di Fi dice il contrario.
Mentre il relatore D’Alì accusa forzisti e leghisti di abbandonare gli autotrasportatori accontentati con il rimborso delle accise dopo la minaccia di uno sciopero prenatalizio.
(da “La Repubblica“)
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				Novembre 27th, 2013 Riccardo Fucile 
			
					I LAVORI RIPRENDERANNO ALLE 9,30, ALLE 19 IL VOTO SULLA DECADENZA DI BERLUSCONI
Forza Italia vota no alla fiducia, vota no alla legge di Stabilità  e di fatto — per la prima volta dalla  nascita del governo Letta — è all’opposizione dell’esecutivo delle larghe intese che supera l’esame del Senato con la nuova maggioranza (Pd, Nuovo Centrodestra e Scelta Civica) con 171 voti (4 in più del previsto).
nascita del governo Letta — è all’opposizione dell’esecutivo delle larghe intese che supera l’esame del Senato con la nuova maggioranza (Pd, Nuovo Centrodestra e Scelta Civica) con 171 voti (4 in più del previsto).
I no di Forza Italia, Lega Nord, Movimento Cinque Stelle e Lega Nord sono arrivati in tutto a 135.
A votare sono stati 307 senatori e la maggioranza era di 154.
Con 171 voti il governo ha raccolto molti più voti di quanto previsti sulla carta.
Nella mattinata di oggi è prevista la definitiva approvazione del Senato della legge di Stabilità  che a quel punto passerà  alla Camera.
Questa mattina alle 9.30 l’assemblea di Palazzo Madama tornerà  a riunirsi per la votazione della nota di variazioni al bilancio e la votazione finale del ddl Bilancio.
A seguire, la decadenza su Silvio Berlusconi.
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				Novembre 27th, 2013 Riccardo Fucile 
			
					DOPO IL BAGNO DI FOLLA TRA I SUOI SOSTENITORI RIENTRERA’ AD ARCORE
 Silvio Berlusconi ha rinunciato a partecipare a Porta a Porta.
Silvio Berlusconi ha rinunciato a partecipare a Porta a Porta.
“Nella tarda serata — dice Bruno Vespa pochi minuti fa — ci ha fatto sapere che pressioni famigliari lo hanno indotto a rientrare ad Arcore prima del voto di decadenza e dopo il comizio”.
“Il presidente di FI — ha spiegatoVespa — rientrerà  ad Arcore”, dunque, “domani sera prima del voto di decadenza e dopo il comizio alla manifestazione di solidarietà  promossa dai suoi sostenitori. Raiuno — ha aggiunto Vespa — conferma la prima serata per seguire in diretta il voto del Senato e analizzarne le conseguenze politiche”.
“Stare a riposo, a casa, senza seguire nemmeno in tv il voto sulla sua decadenza. Questo il consiglio che il dottor Alberto Zangrillo, medico di Silvio Berlusconi, oggi aveva anticipato a ‘Un Giorno da Pecorà  che avrebbe dato al suo celebre paziente. “Non è possibile dare questo tipo di consiglio, su questi aspetti vengo sempre disatteso…”, ha premesso Zangrillo, spiegando tuttavia che il suo suggerimento è quello di “riposare, consapevole di aver lottato fino in fondo e aver fatto tutto quel che è necessario e legittimo”.
Il cambio di strategia potrebbe avere anche altre motivazioni.
Il venir meno dell’effetto mediatico delle “carte americane” che si sarebbe parecchio afflosciato di fronte alle prime contestazioni nel merito, tanto che lo stesso legale Coppi ha affermato oggi che il ricorso non è più così certo .
La paura che possa venire arrestato e il conseguente consiglio dei familiari di evitare ulteriori esposizioni e accuse alla magistratura, privilegiando la tutela delle proprie aziende.
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				Novembre 27th, 2013 Riccardo Fucile 
			
					I VOTI SICURI PER IL GOVERNO SONO SOLO 167, MA SI POTREBBERO AGGIUNGERE I TRANSFUGHI M5S E I SENATORI A VITA 
Con l’addio dei parlamentari di Forza Italia, le larghe intese su cui si è fin qui retta la maggioranza a  sostegno del governo Letta iniziano a diventare strette.
sostegno del governo Letta iniziano a diventare strette.
Il problema è come sempre al Senato, dove l’esecutivo si ritrova da oggi con 62 voti in meno. I numeri per continuare a d andare avanti sulla carta non mancano, ma con la fuoriuscita dei forzisti i margini di manovra si sono fatti decisamente ristretti. Soprattutto, viene meno la possibilità  di approvare riforme costituzionali che richiedono di base il consenso dei due terzi del Parlamento.
I NUMERI AL SENATO 
Salvo ulteriori defezioni tra i fedelissimi del Cavaliere, il governo può contare sul sostegno sicuro di 167 senatori: solo sei in più rispetto al quorum di 161, ovvero la metà  più uno dei 321 senatori (315 più i senatori a vita) che compongono l’assemblea di Palazzo Madama.
A favore dell’esecutivo restano i 108 membri del Pd, i 20 di Scelta Civica, i 29 del Nuovo Centrodestra . In totale sono 157, a cui tuttavia si aggiunge il sostegno dei dieci senatori che appartengono al gruppo delle autonomie. Si arriva così a 167.
A questi si potrebbero aggiungere i cinque senatori a vita (Ciampi, Abbado, Cattaneo, Rubbia, Piano) e, eventualmente, i transfughi del M5S che oggi siedono nel gruppo Misto.
Questo, perlomeno, stando alla composizione dei gruppi parlamentari che risulta ad oggi sul sito del Senato.
I NUMERI ALLA CAMERA 
Non corre invece rischi, il governo, alla Camera, dove il quorum della maggioranza assoluta è di 316voti, ovvero la metà  più uno di 630.
Il «porcellum» prevede infatti un premio di maggioranza per la coalizione arrivata prima alle elezioni e nella fattispecie ne hanno beneficiato il Pd e Sel, che pure oggi si trovano su fronti contrapposti. Il solo Pd ha un pacchetto di 293 deputati, a cui si aggiungono i 46 di Scelta Civica e i 29 del Nuovo Centrodestra.
Complessivamente, dunque 368 voti a cui possono aggiungersi quelli del Centro democratico di Tabacci (5), quelli delle minoranze linguistiche (5) e quelli eventuali di alcuni tra i non iscritti (dove siedono per esempio lo scrittore Edoardo Nesi, ex Scelta Civica, e alcuni fuoriusciti del M5S).
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