Maggio 21st, 2015 Riccardo Fucile
NON SI RENDE CONTO CHE NON E’ PIU’ NESSUNO, LA COMPAGNIA AEREA LO HA LIQUIDATO CON UNA NOTA COME UN INSETTO MOLESTO MA INNOCUO
La disavventura aeroportuale di colui che fu Formigoni sta deliziando senza tregua i sadici frequentatori della Rete.
Nel video, ripreso a Fiumicino da un solerte passeggero, il senatore di Aviazione e Liberazione attinge alla sua esperienza di attaccabrighe televisivo per esprimere al funzionario Alitalia tutto il suo disappunto per il fatto che l’ultimo aereo per Milano abbia avuto l’ardire di non aspettarlo.
Il commovente episodio rivela l’antichità del protagonista.
Formigoni non si rende conto che, nell’era dei telefonini, nulla di pubblico può restare impunito, e infatti i giovani scafati alla Renzi parlano ormai tutti con la mano sulla bocca come i calciatori.
Non si rende nemmeno conto di essersi sempre spacciato per cattolico presso i suoi incomprensibili elettori e inanella insulti da fare impallidire un cine-panettone.
Poi non si rende conto che, nonostante da qualche tempo abbia attenuato le smargiassate in tv e le tonalità delle camicie, rimane uno dei simboli più detestati della Casta, per cui termina lo sproloquio con una sfumatura di arroganza: del genere «lei non sa chi ero io».
Ecco, soprattutto non si rende conto che ormai non è più nessuno.
Lo dimostra la reazione dell’Alitalia (da lui definita, con linguaggio da Crociato, compagnia «italo-araba») che con malcelato fastidio ha emesso un breve comunicato per sbugiardare Formighini come fosse un insetto molesto ma in fondo innocuo.
Se fosse stato ancora Formigoni, gli avrebbero regalato un aereo o almeno una divisa da steward.
Massimo Gramellini
(da “la Stampa”)
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Maggio 21st, 2015 Riccardo Fucile
I “SOSPETTI” CONTROLLATI SONO STATI 961, MAI ALCUN COLLEGAMENTO TRA TERRORISTI E FLUSSO DI MIGRANTI”… SMENTITI CHI VORREBBERO STRUMENTALIZZARE L’ARGOMENTO PER FINI XENOFOBI
Cosa racconta davvero la storia di Abdel Majid Touil?
O, detta altrimenti: cosa prova la circostanza che questo giovane marocchino accusato di complicità nella strage del Bardo sia arrivato nel nostro Paese su un barcone soccorso nel canale di Sicilia da un’unità della nostra marina militare il 17 febbraio scorso?
C’è spazio insomma perchè questa vicenda imponga una rilettura della minaccia islamista al nostro Paese e indichi nel flusso di migranti via mare la nuova falla del nostro sistema di sicurezza nazionale, come pure vorrebbe una campagna alimentata ancora negli ultimi giorni da esponenti della Lega e del Movimento 5 Stelle ?
Girate in queste ore a fonti qualificate della nostra intelligence, dell’antiterrorismo (polizia di prevenzione e Ros dei carabinieri), del Dipartimento della Pubblica sicurezza, le domande raccolgono una risposta tetragona.
Che suona così. “Non esiste alcun nuovo elemento in grado di capovolgere quanto documentato appena due mesi fa dalla relazione consegnata dai nostri Servizi al Parlamento sulla Politica dell’Informazione per la Sicurezza per il 2014”.
E in quel documento questo si leggeva: “Il rischio di infiltrazioni terroristiche nei flussi via mare è un’ipotesi plausibile in punto di analisi. Ma è un’ipotesi che, sulla base delle evidenze informative disponibili, non ha trovato sinora riscontro”.
Del resto, anche le evidenze statistiche sembrano condurre a un’identica conclusione. Nei primi cinque mesi di quest’anno, le attività di prevenzione delle nostre polizie in materia di terrorismo islamico hanno riguardato 1.982 “obiettivi sensimunque bili” (centri di aggregazione religiosa, associazioni culturali, moschee) che hanno portato all’identificazione di 8.045 stranieri che li frequentavano.
I “sospetti” sottoposti a controllo sono stati 961 e 294 le perquisizioni.
“Ebbene – chiosa una fonte qualificata della nostra Antiterrorismo – da nessuna di queste attività è emerso un solo nesso in grado di collegare i flussi di migranti via mare ad attività di generico proselitismo jihadista o, addirittura, di pianificazione di atti violenti”.
Carlo Bonini
(da La Repubblica”)
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Maggio 21st, 2015 Riccardo Fucile
LA DELEGAZIONE DEL MOVIMENTO CONSERVATORI E RIFORMISTI ACCOLTA NEL GRUPPO EUROPEO ECR
Domani, 22 maggio, il movimento Conservatori e Riformisti sarà ufficialmente presentato all’Alliance of European Conservatives and Reformists.
Una delegazione guidata da Raffaele Fitto e composta da Daniele Capezzone e Susy De Martini si recherà dunque a Winchester (UK), dopo che nei giorni scorsi il Gruppo europeo ECR ha già accolto Raffaele Fitto nel gruppo come europarlamentare.
Italian MEP Raffaele Fitto joins ECR Group
Raffaele Fitto yesterday joined the European Conservatives and Reformists (ECR) Group in the European Parliament — Europe’s fastest-growing force calling for EU reform.
The news comes as Mr Fitto launched a new Conservative and Reformist movement in Italy that shares many of the AECR’s fundamental beliefs such as stimulating economic growth through lower taxation and helping enterprises to grow and create jobs, particularly by cutting bureaucracy.
The new movement will work very closely with the ECR — which now boasts 73 MEPs from 16 EU countries following Mr Fitto’s decision to leave the largest pro-EU grouping in the European Parliament — the EPP.
The Italian Conservative and Reformist movement will also participate at the AECR Council Meeting in Winchester, UK, later this week, where many AECR member parties will get the chance to meet with ministers, MPs and councillors from the Conservative Party, which has just won a majority in the UK General Election.
The delegation will include Raffaele Fitto , Leader of the Movement; Daniele Capezzone, President of the Finance Committee of the Italian Chamber; and Mrs Susy De Martini, Italian Representative of the ECR Group.
The following week, on the 26th May, ECR chairman Syed Kamall MEP, along with the President of the New Direction Foundation, Geoffrey Van Orden MEP, will travel to Rome for the first conference of the new Italian Conservative and Reformist party, entitled, “A New Direction for the Italian Centre Right.”
ECR Group Chairman Syed Kamall MEP welcomed the decision of the ECR to grant full membership to Mr Fitto. He said: “We welcome Raffaele Fitto to the ECR Group, an organisation that has gone from being a new group just six years ago, to the third largest group in the European Parliament today.
“We wish Raffaele our full support in creating a centre-right movement that looks to the challenges that Italy faces in the future, as we are building a Europe-wide movement that does the same. We believe it is time we stopped with the old faces and ideas of the past, and embraced the challenges of the 2050s. We look forward to our cooperation as we continue to build an alliance for reform right across the EU.”
(da AECR News)
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Maggio 21st, 2015 Riccardo Fucile
DOCENTI E VICINI OFFRONO TESTIMONIANZE CONCORDI… LA STORIA DI TOUIL
È un giovane di 22 anni, senza un euro, senza lavoro, il quarto figlio che mamma Fatima ha fatto arrivare dal Marocco, risparmiando al centesimo.
Immaginare lui come il quarantasettesimo terrorista che i tunisini vogliono arrestare per la strage al museo del Bardo non è semplice.
Abdel Maijd Touil dorme da mamma, a Gaggiano, zona industriale, in una cameretta per bambini, due volte a settimana va a scuola di alfabetizzazione a Trezzano sul Naviglio, non è raro che mangi alla Caritas.
E, invece di inabissarsi, manda sempre mamma a denunciare lo smarrimento del passaporto, in realtà un documento fradicio, sporco d’inchiostro e inutilizzabile dopo il viaggio sul barcone che l’ha portato dalla Libia ad Agrigento.
Cerchiamo di chiarire passo passo, per quel che si può sinora, la storia di Touil: immigrato o terrorista?
IL BARCON
Al largo del Mediterraneo un barcone di 15 metri, con 639 persone affastellate una sull’altra, viene intercettato dalla nave Orione, pattugliatore della Marina Militare.
I marocchini a bordo sono 79. Uno di questi è Touil. Per capirci sino in fondo: la barca affondata al largo di Malta, con ottocento morti, era lunga venti metri. Quindi Touil ha affrontato un viaggio molto rischioso. L’ha fatto, come moltissimi migranti, partendo dalla Libia, paese fuori controllo, dove hanno base sia i trafficanti di esseri umani, sia gruppuscoli legati al terrorismo internazionale.
PORTO EMPEDOCL
Una volta sbarcati, i migranti, grazie alla capitaneria di porto di Porto Empedocle, vengono identificati.
Con il Marocco non esiste trattato sull’immigrazione, Touil riceve il “foglio”, quella “intimazione” che dice di lasciare il territorio nazionale italiano entro quindici giorni. Se Touil conserva “la carta”, le nostre forze di polizia conservano la sua immagine e i dati anagrafici. Tant’è vero che ieri il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati può scrivere: “È emersa l’efficacia della banca dati (…) per accertare in tempo reale i precedenti movimenti ” di Touil e arrestarlo per l’articolo 270 bis, terrorismo internazionale.
GAGGIAN
Il perno dei Touil, da quando il padre s’è ammalato ed è rimasto in Marocco, è la madre, Fatima, 44 anni, velo in testa e gambe sulla bici.
Sempre di corsa come colf e badante.
Fatima dai mille lavori arriva nove anni fa e chiama via via i figli maggiori ; finalmente trova i soldi per la figlia (“Quanto ci teneva”); infine ecco l’ultimo, Abdel, lasciato bambino.
Tutti entrano nella casa rossa, nella periferia di Gaggiano, paese tra Milano e Pavia, sinora noto per il Naviglio, una chiesa, le trattorie dove si mangiano le rane. Come arriva qui Abdel, che ha con sè solo la borsa con i vestiti mangiati dalla salsedine?
La madre lo va a prendere in Sicilia e “a marzo lo vedevamo tutti i giorni”, raccontano parenti, vicini, conoscenti, gente del bar Novella, là all’angolo, e non solo.
TREZZANO SUL NAVIGLI
Alla scuola Cuciniello, a Trezzano sul Naviglio, sede del Cpia, centro provinciale istruzione adulti, la notizia della cattura fa trasecolare gli insegnanti.
Vanno a controllare il registro di classe: “Nei giorni dell’attentato al museo di Tunisi, Touil era presente “, si dicono. Solo dopo i nostri servizi su Internet, ieri pomeriggio è arrivata una pattuglia dei carabinieri per sequestrare il registro di classe.
Flavia Caimi, referente degli alfabetizzatori, è l’unica persona di buon senso che ieri non si limita al “burocratico” e accetta di dare una spiegazione: “La professoressa di Touil non vuol comparire, oggi per chiunque nella scuola è difficile parlare per questione di privacy, ma posso dire che l’arrestato di oggi frequentava i nostri corsi, che conosciamo anche sua madre e che, se indagano, non possono dire che Touil era a Tunisi il giorno dell’attacco a meno che non abbia preso degli aerei andata e ritorno”. Touil, a quanto pare, già il 6 marzo fa il primo colloquio con gli alfabetizzatori, il 12 è in classe, il 16 pure, l’attentato al museo del Bardo è il 18.
L’ALIBI DELLA MADRE
“Mio figlio non è per niente d’accordo con la jihad, con la lotta armata, lo so, anche quando c’è stato l’attentato a Tunisi era con me, ne abbiamo parlato, c’è un errore, siamo sicuri, e la verità verrà fuori”, ripete.
Di quel figlio, arrivato stanco e silenzioso, è stata lei a far emergere la presenza in Italia: l’ha fatto denunciando ai carabinieri di Trezzano sul Navigile viglio il deterioramento del passaporto.
L’ARRESTO
Digos e Ros, coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, martedì pomeriggio passano all’azione, come prevedono i trattati internazionali. Per non insospettire Abdel, mandano un urbano a controllargli i documenti, che non ha, quindi il giovane segue docilmente il “ghisa” e poi incontra i detective. Su mandato tunisino viene accusato di omicidio, campi d’addestramento, sequestro, sovversione, ma nella documentazione non esistono – a differenza degli ordini di custodia italiani – le “descrizioni delle condotte”. Quindi che cosa esattamente avrebbe fatto Touil con gli stragisti, o a loro favore, non si sa. Lui, sconcertato, si proclama estraneo a qualsiasi accusa e al palazzo di giustizia di Milano si sente la parola “cautela”.
Piero Colaprico
(da “La Repubblica“)
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Maggio 21st, 2015 Riccardo Fucile
I DOCENTI: “IL GIORNO DELLA STRAGE TOUIL ERA A SCUOLA”
L’accusa è quella di aver partecipato alla pianificazione dell’attentato al museo del Bardo di Tunisi che il 18 marzo provocò 24 vittime, tra cui 4 italiani.
Per questo, martedì sera, Abdelmajid Touil, 22 anni originario del Marocco, è stato fermato in un appartamento di Gaggiano, hinterland a ovest di Milano. Digos e Ros hanno eseguito un mandato di cattura internazionale emesso dall’autorità giudiziaria tunisina che inizialmente lo accusava di aver partecipato materialmente all’attentato. Accusa che in serata è stata derubricata a un semplice supporto logistico. In Italia da ieri l’uomo è indagato per terrorismo internazionale.
Questo il capo d’imputazione scritto dal procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli nel mandato di perquisizione.
Atto dovuto, anche perchè fino a due giorni fa per la nostra intelligence Abdelmajid Touil era un perfetto sconosciuto (e soprattutto incensurato). Da qui i dubbi dell’autorità italiana sul ruolo effettivo ricoperto dal marocchino prima e durante la strage al Bardo.
Dubbi alimentati anche dal cambio dirotta dello stesso ministero dell’Interno tunisino. Su Magid, Digos e Ros di Milano ci lavoravano almeno da metà aprile, quando una nota riservata dei servizi segreti tunisini segnalava la sua presenza nella zona di Legnano.
Martedì sera,il blitz delle forze dell’ordine va a segno: Abdelmajid sta camminando lungo la strada provinciale all’altezza del Comune di Gaggiano. L’uomo viene seguito a distanza fino a che entra nella palazzina al 14 di via Pitagora, dove da anni vivono la madre, i due fratelli, la cognata e il figlio di 3 anni.
Quindi scatta l’arresto e la perquisizione.
Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, il giovane marocchino è arrivato in Italia il 17 febbraio, quando a bordo di un barcone, assieme ad altri 90 clandestini, sbarca a Torre Salsa vicino a Porto Empedocle. Lo sbarco, in realtà , avviene il 16 sera. E solo il giorno dopo le autorità emettono a carico suo e degli altri profughi un provvedimento di respingimento. Da quel momento si perdono le tracce di Touil.
Fino al 14 aprile, quando la madre denuncia lo smarrimento del passaporto del figlio ai carabinieri di Trezzano sul Naviglio. Smarrimento, ha spiegato la donna, avvenuto nelle ore successive allo sbarco.
A questo punto le ricostruzioni si sdoppiano.
Da una parte, gli investigatori, seguendo l’ipotesi degli 007 tunisini, sostengono che il marocchino sia rientrato in Nordafrica per spostarsi poi a Tunisi dove avrebbe organizzato e forse partecipato all’assalto.
Il quadro, durante la giornata di ieri, è però cambiato.
Il dubbio forte è che il giorno della strage Abdelmajid fosse a Milano. Il ragazzo, infatti, da tempo frequenta una scuola per stranieri a Trezzano sul Naviglio. E, stando alle dichiarazioni di una sua professoressa, nei giorni precedenti e successivi all’assalto il marocchino ha frequentato l’istituto. La riprova sarebbero i registri di classe.
La circostanza è tanto decisiva che il Ros, su ordine del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, capo dell’anti-terrorismo di Milano, ha fatto accertamenti sulla scuola.
La presenza del marocchino a Gaggiano il 18 marzo viene poi confermata dalla madre. “Eravamo insieme”, ha spiegato la donna.
In serata il ragionamento in procura era questo: a ora non ci sono elementi per ritenerlo un terrorista.
Fatto salvo il mandato di cattura e le carte tunisine che saranno trasmesse alla Corte d’appello che dovrà ragionare sull’estradizione. In Tunisia vige la pena di morte. Circostanza che potrebbe indurre l’Italia a non concedere l’estradizione.
Venerdì si terrà l’udienza per l’identificazione del giovane marocchino da due giorni recluso nel carcere di San Vittore.
Davide Milosa
(da “il Fatto Quotidiano”)
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