Maggio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
I PARTITI HANNO DEPOSITATO SIMBOLI E LISTE PER RINNOVARE I CONSIGLI IN VENETO, LIGURIA, TOSCANA, MARCHE, UMBRIA, CAMPANIA E PUGLIA… SCISSIONI E SPACCATURE IN VENETO, MARCHE E PUGLIA
E’ scaduto alle 12 il termine per la presentazione delle liste per le elezioni regionali e comunali in programma il 31 maggio.
Partiti e movimenti hanno depositato simboli e candidati in vista del voto che servirà a rinnovare i consigli regionali in Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Umbria, Campania e Puglia, e in oltre mille Comuni, tra cui 20 città capoluogo.
Spiccano per importanza Venezia, Aosta, Trento e Bolzano.
Saranno complessivamente quasi 23 milioni gli italiani chiamati a votare.
Ad Aosta, Trento e Bolzano e nei comuni delle amministrazioni autonome di Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, le elezioni Comunali sono fissate per il 10 maggio (eventuali ballottaggi il 24 maggio).
PUGLIA
La sfida dei sette governatori: 19 liste per 950 candidati. I due candidati protagonisti della scissione di Forza Italia, Francesco Schittulli e Adriana Poli Bortone, hanno consegnato all’ultimo minuto le liste dei candidati.
Alla Corte d’appello di Bari si tirano le somme: complessivamente sono 19 le liste presentate a sostegno di sette candidati presidente.
In mattinata hanno formalizzato la candidatura a governatori Adriana Poli Bortone, candidata ufficiale di Forza Italia e Francesco Schittulli, candidato delle tre liste dell’area fittiana: Movimento Schittulli – Area popolare, Fratelli d’Italia e Oltre con Fitto.
Poli Bortone è sostenuta, oltre che da Forza Italia, da altre tre liste: Puglia Nazionale, Noi con Salvini e Partito liberale italiano.
Il candidato del centrosinistra, Michele Emiliano, primeggia per numero di sostenitori: otto i partiti o movimenti collegati all’ex sindaco di Bari: Pd, La Puglia con Emiliano, Emiliano sindaco di Puglia, Noi a sinistra, Partito comunista d’Italia, Popolari, Popolari per l’Italia, Pensionati, invalidi e giovani insieme.
Una sola lista a sostegno per gli altri quattro candidati: la grillina Antonella Lariccha (Movimento5stelle), Riccardo Rossi (L’altra Puglia), Gregorio Mariggiò (Verdi) e Michele Rizzi (Alternativa comunista).
Un esercito di circa 950 aspiranti consiglieri regionali che dovranno sfidarsi per uno dei cinquanta seggi di via Capruzzi.
CAMPANIA
Sei candidati alla presidenza e 24 liste. Sono sei i candidati che si contenderanno la presidenza della Regione Campania.
Dieci le liste che sosterranno Stefano Caldoro per il centrodestra (Fi, Ncd, Fratelli d’Italia, Caldoro Presidente, Noi Sud, Democrazia Cristiana, Popolari per l’Italia-Pri, Mai più terra dei fuochi, Vittime della giustizia e del fisco, Lega Sud Ausonia); 10 anche quelle che sostengono Vincenzo De Luca per il centrosinistra (Pd, Verdi, Psi, Idv, Udc, Centro Democratico, Campania Libera, De Luca presidente, Campania in rete, Sud con De Luca).
Per il Movimento Cinque Stelle corre l’unica donna candidata, Valeria Ciarambino.
Le sinistre sostengono Salvatore Vozza di Sel (la lista è Sinistra al lavoro per la Campania).
Ci sono poi la lista Mò di stampo meridionalista che punta sul giornalista Marco Esposito (ex assessore della prima giunta De Magistris) e Forza Nuova che candida Michele Giliberti. Al voto anche 76 comuni.
MARCHE
Cinque candidati presidenti. Sono cinque i candidati presidenti per le regionali nelle Marche.
Tra loro il presidente uscente Gian Mario Spacca, in lizza per la terza volta, dopo avere rotto con il centrosinistra (con cui ha governato per anni), questa volta sostenuto da Marche 2020 (la sua lista in cui sono confluiti anche candidati di Area Popolare), Forza Italia; l’ex sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli del Pd, sostenuto da Pd, Uniti per le Marche e Popolari Marche-Udc. E ancora Gianni Maggi di M5S, Edoardo Mentrasti (Altre Marche-Sinistra Unita) e Francesco Acquaroli con la coalizione Centrodestra Marche (Fdi-An e Lega).
La candidatura di Acquaroli è stata depositata dalla leader di Fdi-An Giorgia Meloni. Le liste collegate ai candidati sono in fase di valutazione dalle sezioni elettorali presso i tribunali.
LIGURIA
Otto candidati alla presidenza. La sfida principale è tra Raffaella Paita, vincitrice delle primarie Pd, e Giovanni Toti di Forza Italia. Paita è sostenuta da Pd e Liguri per Paita; Giovanni Toti da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Nuovo Psi, Riformisti, Ap-Liguria, Liberali.
C’è curiosità per vedere il risultato che otterrà l’ex Pd Luca Pastorino, che si è candidato in contrapposizione a Paita, e che potrebbe erodere consensi alla candidata renziana.
Alice Salvatore, 32 anni, è la candidata alla presidenza del Movimento 5 Stelle.
Gli altri candidati sono Antonio Bruno per Progetto Altra Liguria, lista civica che si ispira al leader greco Tsipras; Enrico Musso, per la lista civica di centrodestra Liguria Libera; Matteo Piccardi del Partito comunista dei lavoratori; Mirella Batini per Fratellanza donne.
UMBRIA
Otto candidati e 16 liste. Sono 8 invece le candidature a presidente della Regione Umbria depositate a Perugia, mentre le liste presentate, collegate ai candidati presidenti, sono in totale 16.
I candidati a presidenti sono, in ordine alfabetico, Amato John De Paulis, Simone Di Stefano, Aurelio Fabiani, Andrea Liberati, Fulvio Carlo Maiorca, Catiuscia Marini, Claudio Ricci, Michele Vecchietti.
Sono collegate a Ricci, sindaco di Assisi, le seguenti 6 liste, Ricci presidente, Per l’Umbria Popolare con Ricci, Cambiare in Umbria con Ricci, Fratelli d’Italia – Alleanza nazionale – Ricci presidente, Lega Nord e Forza Italia.
Per la presidente uscente Marini (Pd) sono quattro liste collegate Umbria più uguale – Sinistra Ecologia Libertà – La sinistra per l’Umbria, Socialisti riformisti territori per l’Umbria, Partito Democratico, Iniziativa per l’Umbria Civica e Popolare.
Il candidato presidente De Paulis è sostenuto dalla lista Alternativa riformista; Simone Di Stefano dalla lista Sovranità prima gli italiani; Aurelio Fabiani dalla lista Casa rossa – partito comunista e dei lavoratori; Andrea Liberati è il candidato del Movimento 5 stelle; Fulvio Carlo Maiorca di Forza nuova e Michele Vecchietti della lista L’Umbria per un’altra europa.
I candidati complessivamente per le regionali sono 320, per venti posti nella massima assemblea.
Una lista, quella dell’Italia dei diritti, che sosteneva Giampiero Prugni, non è stata ammessa stamane, poco prima delle 12, per carenza di documentazione. Preannunciato un ricorso al tribunale. In Umbria al voto anche per il rinnovo di 3 consigli comunali: Valfabbrica (Pg), Calvi dell’Umbria e Giove in provincia di Terni.
TOSCANA
Dieci liste e 7 candidati governatori. Sette i candidati governatori in Toscana per le elezioni regionali del 31 maggio.
Sulla scheda i toscani si troveranno 10 liste: la Lega Nord, la prima a presentare gli elenchi, alleata con Fratelli d’Italia candida governatore Claudio Borghi.
Il Pd è alleato con la lista civica Popolo Toscano e candida governatore il presidente uscente Enrico Rossi.
Poi il Movimento 5 Stelle con Giacomo Giannarelli, Forza Italia alleata a Lega Toscana-Più Toscana con Stefano Mugnai, Passione per la Toscana sostenuta da Ncd/Udc punta su Gianni Lamioni.
Sì Toscana a sinistra candida Tommaso Fattori e poi Democrazia Diretta, lista presentata a sorpresa da Gabriele Chiurli che cinque anni fa eletto nelle liste della Lega ed era poi confluito come consigliere regionale nel Gruppo Misto.
VENETO
Maxi scheda: 24 liste e 10 candidati sindaco. Sette in corsa per la carica di presidente anche in Veneto dove la scissione c’è stata nella Lega. Luca Zaia, governatore in carica, cerca la riconferma sostenuto da Lega e Fi. Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona, corre con una lista propria.
Alessandra Moretti è la candidata del centrosinistra; Iacopo Berti quello del M5S. Gli altri sono Alessio Morosin di Indipendenza Veneta, Laura Di Lucia Coletti per la lista L’Altro Veneto e Sebastiano Sartori per Forza Nuova.
Sono 10 i candidati sindaco per le comunali a Venezia. Dopo 10 mesi di commissariamento,
Ca’ Farsetti tornerà ad avere una guida politica che dovrà vedersela con un bilancio comunale su cui gravano diversi milioni di debiti: Bellati, Brugnaro, Busetto, Casson, d’Elia, Fiore, Pizzo, Scano, Seibezzi e Zaccariotto
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Maggio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
“TRASFORMIAMO LA BRUTALITA’ IN SENSO CIVICO”: NEL POMERIGGIO TUTTI A RIPARARE I DANNI, MA IL CENTRODESTRA PREFERISCE LA FIACCOLATA ALL’OLIO DI GOMITO…E SALVINI RIESCE A EVITARE DI LAVORARE PER UN SOLO GIORNO IN VITA SUA
Lo choc è svanito in fretta.
Prima ancora che l’odore chimico dei lacrimogeni abbandonasse l’aria e gli scheletri delle auto venissero rimossi dalle strade.
Il giorno dopo il corteo anti Expo, Milano si ribella alle violenze e si mette a lavoro per spazzare via le tracce lasciate dalle devastazioni del blocco nero: un’ora di caos e danni ancora da quantificare.
“C’è bisogno di trasformare la brutalità in senso civico”, dice a ilfattoquotidiano.it l’assessore ai lavori pubblici Carmela Rozza che domani, 3 maggio, parteciperà insieme a tutti i membri dell’amministrazione all’iniziativa organizzata dal Comune “Nessuno tocchi Milano”.
L’appuntamento è alle 16 di fronte alla stazione della metro di piazzale Cadorna. “Tutti i cittadini sono invitati a scendere in strada per ripulire la città dai vandalismi compiuti da alcuni manifestanti. Domani ci concentreremo su quattro punti: l’istituto delle Orsoline e il Museo Archeologico in via De Amicis. Mentre in piazzale Cadorna e in piazza XXIV Maggio sarà presente anche l’Associazione antigraffiti. Ai volontari verranno forniti pennelli e guanti”.
L’appello di Palazzo Marino nasce dopo che già ieri, nel giorno delle devastazioni, molti commercianti e residenti delle zone più colpite dagli incidenti (via De Amicis, via Carducci, via Buonarroti, via Pagano) hanno ripulito i marciapiedi raccogliendo i vetri dei negozi sfasciati e l’immondizia.
“Ho apprezzato molto questi gesti volontari e voglio ringraziare tutti i milanesi — dice Rozza — ma bisogna che il volontariato abbia un minimo di organizzazione. Quello di domani non sarà l’unico appuntamento in programma, gli interventi di pulizia verranno compiuti anche lunedì prossimo e sabato”.
Ma oltre agli interventi di pulizia, il Comune ha deciso di dare un contributo ai cittadini che hanno subito danneggiamenti.
Mentre tra ieri e oggi un centinaio di uomini tra i tecnici dei Lavori Pubblici, operatori del Nucleo di intervento rapido, dell’Amsa, del Nucleo Intervento Rapido e i vigili del fuoco hanno avviato la messa in sicurezza dei negozi e degli edifici che hanno subito i danni maggiori e sostituito i cartelli stradali divelti.
“La nostra — prosegue Rozza — è una chiamata all’impegno civico da parte dei milanesi che dopo i fatti del primo maggio sono molto arrabbiati e allo stesso tempo determinati a dare una risposta civile alle devastazioni compiute da dei delinquenti”. Perchè “insieme — aggiunge il sindaco Giuliano Pisapia — possiamo dare un forte segnale di civiltà e dimostrare il vero volto della nostra città che non si lascia intimorire”.
E lancia un appello bipartisan anche al segretario della Lega Nord Matteo Salvini: “Dia un segnale forte — dice il sindaco al Tgr Lombardia — e venga anche lui ad aiutare la nostra comunità a ripulire quel pezzo della nostra città che è stato sporcato”. Ma il centrodestra milanese ha invece deciso di disertare l’iniziativa e ha organizzato un presidio e una fiaccolata lungo le vie della città lunedì prossimo.
Peccato, sarebbe stata un’occasione per Salvini di lavorare almeno un giorno in vita sua.
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Maggio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
PREZZI DA RECORD: 5 EURO UN TOAST, 1,5 EURO UN CAFFE, 6 EURO UN PANINO… EATALY HA TUTTI I POSTI CENTRALI, I RISTORANTI PIU’ ECONOMICI DEFILATI ALLA VISTA
Un toast al prosciutto cotto? Cinque euro. Un panino con le acciughe? Sei euro. Un caffè espresso? Un euro e cinquanta.
Ovvero, rincarato di un terzo rispetto al prezzo di un comune bar italiano.
Distributori di acqua potabile e gratuita che non funzionano.
E i locali più “economici” quasi nascosti dai padiglioni e offuscati dai ristoranti delle grandi, celebri e proibitive catene di ristorazione.
Va bene che “il cibo è l’energia della vita”, come recita uno degli slogan dell’esposizione universale, però, più che a Expo 2015, “sembra di essere in via Montenapoleone”.
I cancelli di Rho Pero si sono spalancati ai visitatori il giorno dopo l’inaugurazione ufficiale finalmente scintillanti sotto il sole di maggio.
L’aria è tiepida, la pioggia battente sembra ormai un ricordo. Terminate le cerimonie ufficiali e spariti vip di ogni sorta, oggi ad affollare i padiglioni espositivi sono soprattutto famiglie con bambini a seguito, provenienti da ogni parte del mondo, pronti a sperimentare piatti che arrivano da ogni angolo del pianeta e — soprattutto — le eccellenze italiane.
Tutto perfetto, se non fosse per una cosa. Prezzi stellari per panini e bevande e acqua (gratuita) quasi introvabile.
E così, quella che dovrebbe essere l’occasione per far conoscere specialità da tutto il mondo, rischia di diventare l’ennesima trappola per turisti.
Come spiega bene Giacomo, bolognese, arrivato ad Expo insieme alla moglie e al figlio di cinque anni: “Tre piatti di pasta a dodici euro a testa. Più altrettanti contorni e il gelato. Abbiamo speso più di sessanta euro. A me pare francamente un po’ troppo”.
Se si vuole rinunciare al primo e puntare su un più frugale panino al volo, il risultato non cambia di molto.
Perchè un banale toast con prosciutto cotto costa cinque euro. Quattro euro, invece, il prezzo di una brioche salata con affettato.
“Abbiamo girato mezz’ora in cerca di un locale meno costoso — racconta Karen, israeliana — alla fine abbiamo optato per il chiosco belga che vende patatine fritte: 4 euro e 50 centesimi a porzione”.
In verità , piccoli locali più economici ci sarebbero.
Che hanno persino ideato un menù fisso a prezzi più che abbordabili. Solo che sono talmente defilati rispetto al percorso principale che scovarli, per i visitatori, è difficile. Anche perchè ad “eclissarli” ci hanno pensato le grandi catene di ristorazione, che occupano quasi interamente la strada maestra dell’esposizione.
Come Eataly, che si è aggiudicata gli spazi più grandi dedicati all’intera ristorazione di Expo, con 21 ristoranti che propongono le specialità regionali italiani.
Prodotti certamente genuini ed eccellenti. Ma, mentre l’architettura e il design dei locali invitano ad entrare, i prezzi spaventano i visitatori.
“Sei euro per un panino a me pare francamente troppo! – sbotta Francesca, maestra, che accompagna una classe di 17 studenti — la prossima volta faccio portare ai ragazzi il pranzo da casa”.
Proibitivi per i visitatori anche i prezzi per le bevande: un caffè espresso — che in un comune bar viene costa solitamente un euro — qui arriva a un euro e cinquanta. “Siamo ad Expo o in via Montenapoleone?”, scherza ma non troppo un uomo sulla cinquantina, mentre mette mano al portafoglio davanti alla cassa.
A salvare la situazione dovrebbe esserci, perlomeno, l’acqua potabile gratuita, offerta ai visitatori in 32 appositi chioschi self-service disseminati per l’intero Expo.
Almeno, così era stato pubblicizzato. E dunque, chi scrive, è andato a cercarli.
Peccato che, su tre chioschi scovati, due fossero già fuori uso.
Con tanto di tecnici intenti a riparlarli.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
SCATTA L’ORA DEI “FURBETTI” TRA BAGARINI E AUMENTI CAMERE FINO AL 77%…L’OPERAZIONE CORTESIA DEL COMUNE E’ UN FLOP: ADERISCONO 30.000 ESERCENTI, POI FANNO QUELLO CHE GLI PARE
Nella grande rincorsa all’Expo, a un passo dall’apertura dei cancelli, finisce che tanti hanno sbagliato giorno o strada e — con grande dispiacere — daranno forfait.
“Ho comprato tre biglietti ma ho un impegno, non potrò andarci. Li vendo a 34 euro”. E ancora “ho comprato cinque ingressi con formula “open”, purtroppo devo rinunciare. Li vendo a 39 euro”.
Salvo ricordarsi che fino all’inaugurazione tutti biglietti per l’Esposizione sono stati venduti con il 20 per cento di sconto sul prezzo finale.
Quello più caro (adulto con data aperta) è costato massimo 32 euro.
Solo dalle 24 di oggi e fino alla fine dell’evento il prezzo diventa pieno e l’ingresso standard costerà 39 euro.
Sono quindi ore propizie per chi ha fiutato l’affare per tempo, e tanti ce ne sono.
Basta farsi un giretto in rete per vedere quanti aspiranti visitatori offrano biglietti acquistati in prevendita per poi farci la cresta, senza neppure andare a Rho-Pero.
Sul sito cambiobiglietto.it ce ne sono un centinaio, qualcuno in un giorno solo ne ha piazzati 20 e li vende tutti, insieme o singolarmente.
“Vendo biglietti per Expo Milano 2015 a data aperta dal 1 maggio al 31 ottobre. Pagamento solo con bonifico bancario. No perditempo. Solo 50 biglietti disponibili. Invio per posta”, si legge su Bakeka.it.
Il prezzo? Anzichè 22 euro ne chiedono 28, con un guadagno secco di 300 euro
C’è da perdersi nelle offerte, tante da far pensare che buona parte dei 10 milioni di biglietti venduti, annunciati con euforia pochi giorni fa, siano in realtà nelle mani dei bagarini 2.0 e che non ci sia alcun boom di prenotazioni, come del resto confermano gli albergatori.
Se il fenomeno è un grande classico dei concerti figurarsi per un evento che dura sei mesi e può garantire una piccola rendita a chi ha fiutato l’affare.
Anche perchè titolare del biglietto è chi lo acquista/esibisce, recitano le condizioni di acquisto sul sito ufficiale dell’evento.
Certo, perchè funzioni bisogna poi che qualcuno sia realmente interessato ad andarci all’Expo e la scommessa dei furbetti s’incrocia qui con le aspettative degli organizzatori dell’evento, dei suoi sponsor e dell’Italia che tifa per il successo.
OPERAZIONE CORTESIA
Il variegato popolo dei furbi rischia però di allontanare le sue prede potenziali.
Se c’è chi si attrezza per far finta di regalare il biglietto “last minute”, c’è anche chi si muove per spremere tutto il possibile dall’evento, contribuendo all’irresistibile corsa al rialzo dei prezzi.
Ancora non la si percepisce, ma la “bolla di Expo” sta crescendo.
Si parla da tempo del rischio di un aumento ingiustificato dei prezzi. L’allarme delle associazioni dei consumatori e della camera di Commercio era scattato sei mesi fa.
Il Comune di Milano aveva risposto tre mesi fa lanciando la sua “operazione cortesia” che doveva coinvolgere 7.514 ristoratori, 24.473 negozi di vicinato, 20 mercati coperti e 92 settimanali più varie catene della grande distribuzione.
Il tutto è però finito in 10 paginette di linee guida che raccomandano agli esercenti di consentire l’uso della toilette gratuita senza obbligo di consumazione, prezzi concordati (leggi niente rialzi) per caffè ed acqua, nonchè la proposta di accompagnare automaticamente il servizio al tavolo con la caraffa d’acqua del “sindaco”.
Provate a chiederla oggi, a un giorno dal semestre in cui tutte le vacche sono da mungere. Non la troverete facilmente. E un caffè a un euro è già merce rara.
ALBERGATORI PREOCCUPATI
Anche gli albergatori sono divisi. Quelli che contano in città (e aderiscono a Confindustria) lamentano che il boom di prenotazioni ancora non c’è stato.
Giurano però che non è colpa loro, di non aver alzato i prezzi ma anzi lavorato di convenzioni per sfoderare pacchetti irresistibili.
Soluzioni che al momento, evidentemente, non sono bastate a compensare il modesto effetto di traino dell’Esposizione, tantomeno a ridare il sorriso a una delle categorie più penalizzate da un eventuale flop.
L’aumento medio dei prezzi, assicurano, non supera il 30% e non tocca certo i picchi folli da Salone del Mobile, quando i prezzi in città semplicemente raddoppiano. Barbara Casillo, direttore generale di Confindustria Alberghi: “Le tariffe sono figlie della domanda che, per ora, non è certo aumentata”.
AFFITTI BREVI
C’è fermento però intorno alle soluzioni alternative, come il circuito degli affitti brevi che — a detta degli operatori — registrerebbe un sensibile aumento delle prenotazioni, dell’ordine del 27%.
Ma anche lì si rischiano brutte sorprese. Ne prendiamo uno a caso.
Sul sito Homehollidays i proprietari di un appartamento in zona Navigli riportano disponibilità e prezzi.
“Posizione strategica, zona Conca del Naviglio, ben collegato a Expo” scrivono nella descrizione. Si premurano di far sapere che è disponibile un pacchetto Expo ma poi si capisce che, a conti fatti, tanto conveniente non è: fino al 30 aprile una soluzione con due camere veniva via a 120 euro a notte, dal primo maggio il costo sale a 180 e cioè il 66% in più.
Per due giorni la tariffa ordinaria era 360, nei giorni dell’Expo sale a 480, con aumento del 77% .
Insomma se Expo sarà un successo, a sorridere saranno anche i furbi.
Thomas Mackinson
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
FURIOSO L’ASSESSORE DELLA SICILIA: “ABBIAMO SPESO TRE MILIONI PER FARCI PIOVERE DENTRO? NON PAGHIAMO UN EURO SE QUALCUNO NON PROVVEDE”… MANCA LA SEGNALETICA, NESSUNO LO TROVA
La copertura che cede e fa passare la pioggia, i locali sporchi e allagati, segnalazioni assenti e un pubblico ridotto al minimo.
Doveva essere uno dei gioielli di Expo 2015 e invece a poche ore dall’inaugurazione dell’Esposizione milanese, il padiglione del cluster Bio-Mediterraneo ha fatto registrare un vero e proprio flop.
Si tratta della comune zona espositiva dedicata ad 11 Paesi del Mediterraneo, guidati dalla Regione Siciliana: al pronti via, però, ecco che lo stand è tutt’altro che agibile.
A cominciare dal tetto.
“La copertura sarà anche suggestiva e gradevole, ma è poco funzionale: in più lascia passare la pioggia” spiega Dario Cartabellotta, responsabile unico del Cluster, che ha dovuto personalmente armarsi di scopa e paletta per spazzare lo stand, prima dell’inaugurazione, dato che è stato consegnato in pessime condizioni igieniche.
Ma non solo: l’intera zona è praticamente nascosta.
“Non siamo visibili — continua Cartabellotta — i visitatori ci cercano senza trovarci, la mancanza di segnali e del nome all’esterno non permette ai visitatori di capire cosa ci sia dentro questo grosso spazio”.
È per questo motivo che nelle prime ore di vita di Expo, l’affluenza ai locali del Cluster è ridotta al minimo: sulle pareti esterne dello stand, infatti, non c’è nemmeno il nome, al contrario di quello che accade per tutti gli altri luoghi espositivi.
Una situazione che ha fatto sbottare Nino Caleca, l’assessore siciliano all’Agricoltura. “Noi abbiamo investito tre milioni di euro per lo stand del Cluster: se le cose non verranno sistemate entro poche ore non pagheremo un euro” minaccia.
“È un errore gigantesco anche a livello politico: nel campo dell’alimentazione come si fa a nascondere i prodotti dei Paesi del Mediterraneo?” continua l’assessore regionale, che insieme ai rappresentanti delle altre undici nazioni ha inoltrato ai gestori di Expo una richiesta ufficiale per trovare immediatamente una soluzione.
Giuseppe Pipitone
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Maggio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
NEL PADIGLIONE TURCO CEDE UN PERNO DALL’ALTEZZA DI SEI METRI… IERI SI ERA BLOCCATO L’ASCENSORE CON IL VICEMINISTRO OLIVERO CHIUSO DENTRO
Una placca di ferro di circa 10 centimetri quadrati della struttura esterna del padiglione della Turchia a Expo 2015 ha ceduto ed è caduta colpendo una visitatrice di 24 anni che si trovava lì sotto.
La donna è stata subito portata in infermeria per i primi soccorsi.
Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco presenti sul sito espositivo che hanno messo in sicurezza l’area.
Le agenzie riferiscono che si è trattato di una placca ma dal sito dell’Expo altre fonti parlano di una grossa vite e riferiscono che gli operai sono subito arrivati per verificare la tenuta di tutti i perni.
Il padiglione della Turchia rimane aperto al pubblico, chiusa solo una parte dell’area esterna.
La giovane si trova ora all’ospedale San Carlo.
La Turchia è stato uno degli ultimi Paesi ad aderire ad Expo e il suo padiglione è stato costruito a tempo di record da una ditta italiana.
Proprio in questo padiglione si recherà il Papa dopo le polemiche per le parole del Pontefice durante le celebrazioni dei cento anni del genocidio armeno.
E’ in realtà il secondo incidente dall’inaugurazione dell’Esposizione, il secondo in due giorni.
Il primo maggio si erano verificati momenti di tensione quando l’ascensore che trasportava il viceministro delle Politiche Agricole Andrea Olivero e il presidente dell’Ente Nazionale del Turismo Cristiano Radaelli, si è bloccato.
Ad attenderli al piano terra all’ingresso dell’Open Air Theatre i senatori Albertini e Marino, che hanno subito allertato i soccorsi.
I vigili del fuoco sono intervenuti dopo circa un quarto d’ora e hanno forzato l’apertura delle porte.
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Maggio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
IL PRIMO PIANO E’ INACCESSIBILE
L’entusiasmo ha contagiato anche Roberto Maroni, governatore della Lombardia, che tra una foto e una stretta di mano, ha salutato il via dell’esposizione universale con parole entusiaste.
Forse un po’ troppo: “Il padiglione della Lombardia è praticamente pronto — ha detto — ed è visitabile, ci sono anche gli ologrammi a dare il benvenuto“.
Gli ologrammi effettivamente ci sono, anche se a dirla tutta li hanno spenti appena lui ha concluso la visita.
Per il resto, la realtà del padiglione lombardo è tutta virtuale.
Una sola sala accessibile, dove è possibile fare il tour (per l’appunto virtuale) dei siti Unesco della Regione. L’esperienza merita, ma per ora finisce qui. Lo dice anche la scritta “work in progress” su una colonna.
Ancora peggio il piano di sopra: non accessibile al pubblico, ma se ci si riesce a infilare si scopre che i lavori sono tutti da completare.
Scale in mezzo alla stanza ed espositori vuoti, se non fosse per una bottiglia d’acqua abbandonata.
Nemmeno l’ascensore è stato ancora attivato.
Lui, Maroni, sciorina la parabola del buon lombardo, tutto lavoro ed efficienza, ma quando gli mostriamo le foto del padiglione scattate proprio nel giorno dell’inaugurazione di Expo abbozza una scusa: “Queste non le avete fatte oggi”.
Messo alle strette, un po’ in difficoltà , continua: “La nostra parte l’abbiamo fatta, la realizzazione delle strutture non è di competenza di Regione Lombardia”. L’inaugurazione del padiglione è prevista per domenica 3 maggio, ufficialmente per non sovrapporsi con le decine di eventi programmati per il primo maggio, ma a ben vedere due giorni in più possono fare la differenza tra un padiglione pronto e una figura barbina: “Oh la Madonna — scherza il presidente leghista -. Siete sempre pronti a gioire delle mancanze degli altri, sorridete un po’ anche voi”.
Luigi Franco e Alessandro Madron
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
PRIMO VIAGGIO NEL GRANDE ATLANTE DEL CIBO: PALAZZO ITALIA E’ ANCORA DA COMPLETARE, QUELLO DELLA REGIONE LOMBARDIA HA UN PIANO CHIUSO, QUELLO DELLA UE APRIRA’ TRA UNA SETTIMANA
Fuori dal padiglione del Giappone c’è la fila per entrare alla mostra.
E anche al piano di sopra la gente è in coda per prendersi un piatto di soba.
All’Expo di gente ne è arrivata, 200mila persone dicono gli organizzatori. Molti sono invitati, membri delle delegazioni, giornalisti, li riconosci tutti dal pass appeso al collo.
Ma ci sono anche i visitatori a fare avanti e indietro per il decumano, l’asse principale del sito.
Poco più in là del padiglione del Giappone c’è quello del Marocco. Qui di gente in attesa non ce n’è, ma la ragazza all’ingresso con il conta persone in mano dice che ne sono già entrate 1.500. E sono solo le 14.
Fuori la struttura ricorda una di quelle case tipiche che vicino al deserto tirano su con fango e paglia.
Dentro, la prima sala è dedicata alla zona mediterranea del paese, con installazioni video e l’esposizione dei suoi prodotti tipici, arance e mandorle.
Poi si va più a sud, ecco la catena dell’Atlante e ancora più giù il Sahara, che non può regalare altro che datteri.
Dalla mostra si passa in un negozio: sembra il book shop di un museo, ma qui si vendono profumi, il tipico olio di argan e le tajine di terracotta per cucinare carne e cous cous.
Più in là il ristorante: con il menù con tajine van via dai 14 ai 17 euro, con un meno tradizionale club sandwich ce la si cava a meno.
Nel primo pomeriggio il decumano e l’altra via principale, il cardo, si riempiono.
La gente vien via dal Lake Arena, dove il premier Matteo Renzi e le altre autorità hanno dato il via all’Esposizione con la cerimonia ufficiale.
All’altro capo del cardo c’è l’Albero della Vita. Inizia a illuminarsi, sembra che i lavori siano finiti.
Solo poche ore prima, appena aperti i cancelli dopo le 9, gli operai erano ancora trapano in mano attorno a quello che hanno definito il simbolo dell’Expo.
Ed erano al lavoro anche dentro Palazzo Italia, blindatissimo per tutta la mattina, con gli uomini della security davanti a ogni ingresso.
Intorno i mezzi dell’Amsa ancora a ultimare le pulizie.
Ordinati il cardo e il decumano. Ma una cinquantina di metri più in là , a lato dei padiglioni, mucchi di spazzatura ancora da buttare via.
Ma più la gente aumenta, più il flusso di persone nasconde chi è ancora all’opera. Eppure i lavori non sono finiti.
Palazzo Italia viene aperto poco dopo le 15, quando il pranzo di Renzi e di altre autorità si è concluso. I visitatori si accalcano sulle scale verso l’ingresso della mostra. A parte qualche monitor ancora da impostare, le installazioni video e le immagini 3D sui prodotti e la cultura culinaria nostrana funzionano.
Sembra una mostra un po’ povera, facile che l’installazione sia incompleta.
Uscire dal percorso consentito è davvero facile, nessuno controlla.
Così ci si infila in bagni dove gli specchi non montati lasciano spazio ai muri allo stato grezzo, e in qualche corridoio i cavi penzolano ancora dal soffitto.
“Locale tecnico in tensione. Pericolo”, da questa porta non bisogna passare, ma ad avvisare c’è solo un foglio di carta attaccato con lo scotch.
I lavori incompleti, in ogni caso, a Palazzo Italia sono stati nascosti quasi del tutto a chi visita la mostra.
Non così al padiglione della Lombardia.
Se chiedi al governatore Roberto Maroni, dice che è tutto ok e che in esposizione “ci sono pure ologrammi bellissimi”. Ma se entri nel padiglione, gli ologrammi li hanno spenti appena lui se n’è andato: della mostra al piano terra c’è solo un’immagine gigante della piazza di Vigevano sul muro.
A intrufolarsi al piano di sopra si scopre invece che qui non è finito nulla: scale in mezzo alla stanza ed espositori vuoti, se non fosse per una bottiglia d’acqua abbandonata.
Nemmeno l’ascensore è stato ancora attivato.
“Inauguriamo il 3 maggio”, ammettono i ragazzi che dovrebbero accogliere i visitatori che a dire il vero mancano. Che il padiglione della Lombardia fosse indietro si sapeva.
Come lo si sapeva di quello dell’Unione europea, dove è andata ancora peggio: tutto chiuso, di qui non si entra.
“Non abbiamo aperto per evitare di aprire solo una piccola parte, come invece ha fatto qualcun altro — spiegano sulla soglia -. Noi apriamo l’8 maggio”.
Una settimana di ritardo, insomma. Ma dei ritardi la maggior parte della gente quasi non si accorge, come non fa caso agli operai in caschetto e pettorina che ancora sono in giro. Che cosa piace di più? “Le culture diverse e il cibo”, risponde una ragazza inglese, mentre mostra il gelato confezionato che ha quasi finito.
Qualche pecca? “La pioggia arrivata nel pomeriggio”. Non ci voleva.
Come non ci volevano gli scontri in centro: “Sono indignato”, dice chi ha già avuto notizia delle auto incendiate.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 2nd, 2015 Riccardo Fucile
“L’EXPO SUL CIBO E’ DI CHI CI AFFAMA”…COLPITE SOLO LE AUTO DEI RICCHI”
Lello si muove svelto sulla sedia a rotelle.
Ieri era in prima linea al corteo NoExpo di Milano. Le foto che lo immortalavano con il casco in testa in mezzo ai Black Bloc hanno fatto il giro del web.
Anarchico da sempre — Pasquale Valitutti, questo il suo vero nome – in passato si è occupato di bambini disabili.
Ha 67 anni, è nato a Milano, ma vive a Roma. E non si perde una manifestazione.
Come è andata ieri?
Sorride, strizzando gli occhi azzurri. “Bene, giornata tranquilla…”
È venuto da solo?
“Sì, ma qui ho tanti compagni”.
Ed era in prima linea.
“Esatto. Quando è arrivata la polizia, gli agenti in divisa mi hanno colpito alla testa. Ma solo con le mani, non con i manganelli. Così, giusto per stordire. Poi sono arrivati gli altri in borghese, e mi hanno minacciato: “Guarda che ti conosciamo, sappiamo dove abiti. Veniamo a casa tua e ti facciamo saltare le cervella”. Non si minaccia così una persona”.
Ieri, però, il centro di Milano è stato devastato. Hanno distrutto vetrine, automobili…
“Hanno colpito dei simboli: banche, macchine da ricchi. Nessuna macchina povera. Anche se, a volte, in queste situazioni può succedere, può capitare per sbaglio”.
Ma cosa c’entrano i proprietari di quelle automobili?
“Deve capire che questi ragazzi vengono qui e rischiano la loro incolumità per i loro ideali. Lo fanno perchè sono disperati, è l’angoscia che li muove. Se li prendono possono farsi anche 10 anni di galera. Cosa ci guadagnano? Io sono vecchio, anche se mi beccano non rischio molto. Loro sì, ma vengono comunque. E colpiscono i simboli del mondo che non vogliono”.
L’obiettivo, stavolta, era l’Expo.
“Ma anche l’Expo è solo un simbolo. E poi non ha senso che proprio quelli che ci affamano facciano un’esposizione sull’alimentazione. Dentro ci sono anche le multinazionali. Pensi che il debito per l’Expo, secondo gli ottimisti, vale un miliardo di euro. E lo paghiamo noi”.
Per terra, alla fine del corteo, c’erano le tute nere abbandonate. Era tutto organizzato?
“No, non siamo organizzati come tutti pensano. Ci sono persone diversissime tra loro che manifestano insieme. Poi, certo, in corteo, se serve, ci si aiuta a vicenda…”
(da “il Fatto Quotidiano”)
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