Maggio 21st, 2015 Riccardo Fucile
E UN BERLUSCONI INGOMBRANTE PER UN CALDORO CHE NE AVREBBE FATTO A MENO
Parte dalla Campania l’ultimo miglio della campagna elettorale meno sentita (almeno per ora) degli ultimi anni.
E parte, nella patria della commedia napoletana, con un singolare gioco delle parti. Perchè c’è un motivo se Renzi, alla fine, ha deciso di andare venerdì (22 maggio) a Salerno, patria di De Luca.
E c’entra poco con la voglia di mettere la faccia accanto al candidato delle liste zeppe di “impresentabili”. Voglia che non c’è affatto.
C’entra piuttosto il tour campano di Silvio Berlusconi, che sarà nello stesso giorno alla Mostra d’Oltremare e il giorno dopo incontrerà gli amministratori di Salerno e Caserta.
A quel punto il premier non poteva più sottrarsi: “Finchè Caldoro — dice un parlamentare – Caldoro ha tenuto distante Berlusconi, Renzi è stato alla larga. Ma ora si sarebbe creato un caso. Non poteva dire di no di fronte all’insistenza di De Luca”.
Da fonti vicine a Caldoro trapela che la presenza dell’ex premier, in questa fase in cui non aggiunge nulla in termini di consenso, è stata subita.
Imposta più dalla Pascale che da Caldoro.
Perchè, per il governatore uscente, la non belligeranza con Renzi conta più del sostegno di Berlusconi.
A ben vedere, proprio dal premier sono arrivati importanti assist a Caldoro negli ultimi giorni.
Mentre l’immagine di De Luca incrinata dalla questione degli impresentabili, che denotano una scarsa serietà nella gestione delle liste, Renzi dichiarò: “Caldoro è una persona seria e collaborativa, non parlerei mai male di lui”.
Successivamente, dopo giorni in cui De Luca ha accusato il suo competitor di aver portato la Campania sull’orlo del baratro, da palazzo Chigi è arrivato un altro endorsement: “La Campania è tra le cinque regioni italiane che non hanno aumentate le tasse”.
Una fonte molto informata del Renzi-pensiero dice: “Matteo si è tenuto equidistante, ma in fondo un 5 a 2 con la vittoria di Caldoro non gli dispiace affatto. De Luca è incontrollabile, porta si porta dietro la grana della Severino e liste discutibili. Stefano in prospettiva è perfetto nel Partito della Nazione”.
Già , in prospettiva. E forse non è un caso che uno degli amici più stretti di Caldoro, il socialista Lucio Barani è all’opera — insieme a Denis Verdini — per mettere su, il minuto dopo le regionali, un gruppo di sostengo a Renzi, al Senato.
Nell’ottica appunto del Partito della Nazione.
E a ben vedere lo schema del gioco di sponda tra Renzi e Caldoro non è saltato neanche dopo che Berlusconi ha deciso di calare su Napoli e Renzi si è trovato costretto ad andare a Salerno.
Basta vedere il tenore della visita del premier, all’insegna del minimo sindacale.
La visita salernitana del premier appare come un omaggio al buon amministratore, ma manca del tutto il pathos politico: una visita all’impianto di compostaggio, l’asilo di via Monti Ungheresi nel quartiere di Pastena, poi incontro politico, quello saltato sabato scorso alla Stazione Marittina a Napoli, poi l’incontro nel nuovo porto turistico di Marina di Arechi con i candidati del Pd.
Insomma, non proprio un comizio in piazza Plebiscito con a fianco il proprio candidato. E non è un caso che, al netto dell’insistenza di De Luca, dalle parti di palazzo Chigi al momento si esclude un ritorno a Napoli per il gran finale.
E non è un caso nemmeno che, all’inaugurazione sabato della metro di Napoli, andrà il ministro Delrio e non il premier.
La filosofia di Renzi sulla Campania è “più del necessario, niente”.
Non poteva sottrarsi, dopo la visita di Berlusconi, ma da qui a crederci davvero ce ne passa: “Matteo — prosegue la fonte — si è messo in una posizione win win. Se vince De Luca, ha vinto anche lui e il Pd. Se perde ha perso de Luca ed è pronto a flirtare con Caldoro nell’ambito del partito della Nazione”.
È più di una suggestione perchè anche il governatore uscente si sente molto lontano dal suo mondo, nel senso che è più in sintonia con Alfano, il suo vero interlocutore a Roma, che con le ultime raffiche della Salò berlusconiana come Alessandra Mussolini.
E in fondo anche con Berlusconi, la cui visita magari darà un po’ di motivazione ai vecchi militanti e alla base. Ma, anche in questo caso, per Caldoro vale la filosofia renziana: “Più del necessario, niente”.
Perchè, più del necessario, rischia di compromettere la commedia delle parti col premier. E magari, come sussurrano i maligni, anche il gioco del voto disgiunto.
Di chi voterà Pd come lista e Caldoro come governatore.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 21st, 2015 Riccardo Fucile
LA CANDIDATA DI RENZI RISCHIA GROSSO, TRA IL CIVATIANO E LA GRILLINA
La madre di tutte le battaglie Matteo Renzi la sta combattendo in Liguria. È qui che si gioca la speranza di un 6 a 1 alle Regionali destinato a dare la spinta propulsiva al renzismo e al partito della nazione prossimo venturo. Mancano dieci giorni al voto e i sondaggi suonano una musica stonata, con un dato che unisce i diversi istituti: Raffaella Paita, detta Lella, la candidata voluta da Claudio Burlando, non sfonda.
Non è destinata a stravincere, e se vincerà sarà di poco, molto al di sotto di quel 35% indispensabile per conquistare il premio di maggioranza e sedersi con tranquillità sulla poltrona più importante di Piazza de Ferrari.
Per questo Renzi ha deciso di impegnarsi in prima persona, sarà a Genova in questo ultimo scampolo di campagna elettorale, non una, ma due volte.
Sciopero contro il Jobs Act (nonostante i gufi)
La parola d’ordine è recuperare a sinistra. Un’impresa titanica. Per capire bastava fare un salto ieri dalle parti di Sestri Ponente, allo sciopero indetto dalla Cgil, contro il Job Acts e nel giorno del quarantacinquesimo “compleanno” dello Statuto dei lavoratori.
Due cortei, migliaia di persone, “camalli” del porto, operai delle industrie in crisi, del commercio, dell’edilizia, delegazioni di insegnanti, tanti pensionati, finanche tassisti.
La città bloccata per ore e Ivano Bosco, segretario della Cgil di Genova, letteralmente imbufalito .
“Lasciatemi togliere una soddisfazione — dice all’inizio del comizio finale — sarò politicamente scorretto, la manifestazione è riuscita nonostante i tanti gufi che hanno lanciato fango e mancato di rispetto ai lavoratori”.
Per giorni Bosco e la Cgil sono stati attaccati da esponenti del Partito democratico.
“La vostra è una manifestazione elettorale”, il leit-motiv.
“Ma noi siamo qui per dire che sull’articolo 18 Renzi è riuscito a fare peggio di Berlusconi e Sacconi”.
Applausi al segretario e un coro allarmante (per Renzi, Burlando e Paita): “Siamo noi, siamo noi, la sinistra dell’Italia siamo noi”.
Insomma, se Lella non sfonda, Renzi non vince, almeno in questa piazza di Ponente e tra molti iscritti del Pd.
Duecento dirigenti hanno firmato un documento per rivendicare “libertà di scelta” alle elezioni. Nomi che pesano come Claudio Montaldo, attuale vicepresidente della giunta regionale, e nervi alle stelle.
Ubaldo Benvenuti, ex consigliere regionale ed ex segretario del Pds: “Non mi turo il naso, vorrei un partito serio non un gruppo dirigente che lancia anatemi per paura di perdere”.
Il porto e la coppia di ferro che decide a lume di candela
L’incubo è il voto disgiunto.
“Voto Pd, ma non sono un paitiano”, dice Camillo Bassi, una vita nel vecchio Partito comunista. Sull’immagine della Paita pesa l’alluvione dell’ottobre 2014, era assessore alle Infrastrutture ed è indagata per disastro e omicidio colposo in concorso e omissione di atti d’ufficio, ma a segnarla ancora di più è il ruolo del marito Luigi Merlo, che è presidente dell’autorità portuale di Genova.
Una coppia che vive il potere con intensità .
Lui, assessore regionale alle Infrastrutture fino al 2008 lascia per andare a occupare la poltrona di uno dei centri nevralgici dell’economia cittadina, e lei che eredita lo stesso assessorato del consorte.
Strenui difensori del diritto al “mugugno” (“sensa vin se naviga, sensa mugugno no”, recita l’antico proverbio dei marinai), i genovesi ironizzano sulle decisioni fondamentali per la città e il suo porto che in casa Paita-Merlo si prendevano a cena a lume di candela. Dal 30 giugno non sarà più così, perchè Merlo, offeso, si ritirerà .
“Nonostante l’assenza di conflitti di interesse ho preso questa decisione per proteggere il porto da misere polemiche politiche”.
La cricca, il cemento e il potere alla frutta
Giochi, quote di potere che si ridistribuiscono, banche, enti, grosse catene commerciali, ciclo del cemento e cooperative.
“È il sistema Burlando”, spiega Luca Pastorino. Il deputato quarantenne uscito dal Pd dopo le primarie per candidarsi a capo di Rete a sinistra, respinge le accuse che in questi giorni gli sono piovute addosso da ministri e dirigenti del Pd piombati in Liguria (“vuoi far vincere la destra”).
“Loro la destra ce l’hanno dentro, nelle liste piene di impresentabili, la verità è che non hanno altri argomenti, il loro obiettivo è difendere un sistema di potere ormai alla frutta”. Già , la destra. Ormai non è un mistero per nessuno il sostegno alla Paita alle primarie degli uomini di Claudio Scajola.
“Ma è roba del passato”, sorride Giovanni Toti, l’ex direttore di Studio Aperto e del Tg4, ora europarlamentare, proiettato nella battaglia di Genova direttamente da Berlusconi. “Con Claudio ci siamo visti poco fa, sto girando tra Imperia e Bordighera, e con me in macchina c’è il nipote Marco, candidato nelle mie liste. La verità è che Renzi e il Pd hanno paura, non si aspettavano un centrodestra di nuovo unito. In Liguria siamo riusciti nel miracolo. I sondaggi dicono che tra me e la Paita il distacco e minimo, io dico che vincerò. Per Renzi la Liguria è un incubo, parla solo di queste elezioni”.
Movimenti anche nel mondo cattolico.
Nel listino della candidata Pd c’è Enrico Costa, presidente del Ceis, Centro di solidarietà , mentre assicura il suo sostegno Pier Luigi Vinai, ex fedelissimo di Scajola, ex candidato per il Pdl alle ultime elezioni a sindaco di Genova, cattolico vicinissimo al cardinale Bagnasco e fondatore di Open Liguria, associazione culturale per sua stessa definizione “renziana non del Partito democratico”.
“È questa la politica che vogliamo battere”. Parla Alice Salvatore, la candidata del Movimento Cinque Stelle.
“Sono in giro col mio camper, dietro non c’è il sistema di potere trasversale che ha voluto la Paita, loro hanno un solo obiettivo, fare gli interessi di una cricca di amici e parenti. Renzi ha paura del voto disgiunto, ma quello non andrà a Pastorino, la battaglia è tra me e Paita, i sondaggi lo dicono con chiarezza. Stiamo chiedendo il voto dei cittadini onesti, a loro la scelta tra chi ha impoverito la Liguria e distrutto le sue coste con cementificazioni selvagge, e chi punta su lavoro e difesa del territorio. Pastorino è destinato a fare da stampella alla Paita. Ma non sarà così perchè vinciamo noi”.
La Liguria aspetta.
Renzi trema.
Enrico Fierro
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 21st, 2015 Riccardo Fucile
A DESULO SCRITTE CONTRO SINDACO, CANDIDATO E MARESCIALLO DEI CARABINIERI… A QUARTU SANT’ELENA BOMBA IN COMUNE
Campagna elettorale al veleno, in Sardegna. Con la costante degli attentati, intimidazioni e minacce a sindaci e amministratori.
Pochi giorni fa le ultime scritte su un muraglione all’uscita di Desulo, nel Nuorese, paese di montagna di 2500 abitanti.
Vernice bianca su grigio cemento per far costringere tutti coloro che passano in auto a leggere: i nomi dell’attuale sindaco, Gigi Littarru, in corsa per il bis, di un altro candidato alla carica di consigliere comunale e del maresciallo dei carabinieri.
Di lato un simbolo che non lascia dubbi: la croce.
La denuncia sulle bacheche pubbliche di Facebook con tanto di foto testimonia ciò che è stato già cancellato, come riporta L’Unione sarda.
Compreso il riferimento personale all’autismo, patologia di cui soffre il figlio di uno dei tre.
Con l’utilizzo di “autistico” a mo’ di insulto e la raccomandazione “fai il bravo”.
Ed è proprio l’interessato a commentare per primo l’intromissione nella sfera privata e delicata della malattia di un minore.
Così la vittima sul social network: “Non c’è limite all’ignoranza. Spero tu non sia un genitore perchè con questo gesto non daresti un buon esempio ai tuoi figli, non ti auguro di avere un bambino autistico, perchè vista la tua insensibilità non saresti in grado di amarlo e di seguirlo. Tanti auguri per la tua campagna elettorale ‘pulita’”. Ondata di sdegno, commenti e la presa di distanza della lista contrapposta, guidata da Angelina Gioi.
Il voto del 31 maggio arriva dopo lo scandalo scoppiato attorno all’inchiesta sulla presunta cupola che gestiva, secondo la Procura di Oristano, appalti pilotati in circa 15 paesi con lo scambio di consulenze tra professionisti.
Ed è proprio di Desulo quello che gli inquirenti considerano il boss de “La Squadra”, questo il nome dell’inchiesta, l’ingegnere Tore Pinna che operava con la sua società di progettazione e altri professionisti suoi compaesani.
E se in Barbagia non c’è più traccia delle scritte, a sud, nel terzo comune della Sardegna, a Quartu Sant’Elena si raccolgono i calcinacci lasciati da una bomba artigianale.
Mezzo chilo di gelatina, una miccia lunga per un confezionamento realizzato da mani esperte, poi l’esplosione attorno alle 5,30 proprio sotto la finestra dell’ufficio protocollo del municipio.
Le schegge di cemento sono volate anche oltre dieci metri: per fortuna nessun ferito, solo danni alla struttura e alle auto parcheggiate.
Le indagini dei carabinieri non escludono alcuna ipotesi: a partire da un collegamento immediato con il voto (8 i candidati, anche l’attuale sindaco in carica, Mauro Contini, centrodestra), oppure la pista privata.
Intanto è arrivata la condanna del presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau (Pd) che associa i due episodi e ribadisce una richiesta: “Una norma ad hoc da introdurre nel sistema penale italiano, che riconosca, nello specifico, l’attentato contro i pubblici amministratori”.
Una piaga nell’isola che ha richiamato di recente anche il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e l’intervento dell’Anci.
Lo stesso presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha ribadito che si è di fronte a “una vera emergenza”
Monia Melis
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 21st, 2015 Riccardo Fucile
ECCO LA FOTO OTTENUTA DA “CHI L’HA VISTO”
Una foto diffusa dal sito della trasmissione “Chi l’ha visto?” mostra il terrorista ricercato dalle autorità tunisine per l’attentato al museo Bardo, ma il volto del vero Abdelmajid Touil è molto diverso da quello del ragazzo marocchino arrestato a Gaggiano.
Sarebbe questo il vero volto del terrorista Abdel Majid at-Touil ricercato per l’attentato al museo del Bardo di Tunisi.
La foto è stata pubblicata in esclusiva dal sito del quotidiano tunisino Akher Khabar Online.
Il nome coincide con quello del giovane arrestato a Milano che proprio oggi gli inquirenti italiani hanno accertato che si trovava in Italia il giorno dell’assalto al museo.
Si allargano dunque le incertezze sulle reali responsabilità di Touil, il ventiduenne catturato dalla polizia italiana ma che secondo i registri di una scuola di Trezzano sul Naviglio si trovava in Italia il 16 e il 19 marzo scorsi.
L’assalto al Bardo è avvenuto il 18 marzo, ma famigliari e vicini di casa ripetono che il ragazzo non si è mai mosso dal nostro Paese.
Soltanto oggi la Procura di Milano ha potuto comprovare l’elenco delle presenze ai corsi di italiano per stranieri che Touil frequenta presso il “Centro provinciale per l’istruzione degli adulti Maestro A.Manzi” di Trezzano.
Per gli inquirenti il quadro ora è “incompatibile” con la sua presenza a Tunisi al momento della strage a Tunisi, come invece asserito dal governo tunisino.
Uno scambio di persona? Un caso di omonimia?
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 21st, 2015 Riccardo Fucile
I FONDI FINITI A CIPRO E IN TANZANIA… E “STRANAMENTE” SALVINI NON HA VOLUTO CHE LA LEGA SI COSTITUISSE PARTE CIVILE
Tutti rinviati a processo, fissato per il 23 settembre prossimo.
Cinque esponenti della Lega Nord e due imprenditori dovranno presentarsi davanti alla Prima Sezione del Tribunale di Genova, imputati di riciclaggio per i soldi finiti in Tanzania e a Cipro.
Il leader Umberto Bossi, l’ex tesoriere Francesco Belsito, i tre membri del comitato di controllo dei bilanci e della cassa del Carroccio (Stefano Aldovisi, Diego Sanavio e ed Antonio Turci), infine gli imprenditori Paolo Scala e Stafano Bonet.
La decisione è stata presa stamani dal gip Massimo Cusatti, su richiesta del pm Paola Calleri.
Il giudice, nel corso dell’udienza preliminare, ha riunito i tre fascicoli che dalla Procura di Milano sono stati trasmessi a Genova: quelli riguardanti la truffa ai danni dello Stato (i rimborsi elettorali) e l’appropriazione indebita di Belsito, per essersi impossessato di 5 milioni e 700mila euro, trasferendoli su conti bancari all’estero. Una prima tranche di 1,2 milioni di euro, risucchiata dal conto corrente della Lega e bonificata in favore della società inglese Krispa Enterprices, della quale Paolo Scala era titolare effettivo presso una banca di Cipro.
Secondo le indagini compiute dalla Guardia di Finanza di Milano e dai carabinieri del Noe di Roma, altri 4.500.000 euro sarebbero stati trasferiti, sempre tramite bonifico, ad un conto intestato a Stefano Bonet presso la Fbme Bank della Tanzania.
Giuseppe Filetto
(da “La Repubblica”)
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Maggio 21st, 2015 Riccardo Fucile
NEL 1999 FU DENUNCIATO PER OLTRAGGIO A PUBBLICO UFFICIALE E CONDANNATO A 30 GIORNI… ANCHE LUI UN DISADATTATO DA RIEDUCARE
“Non auguro a nessuno di dover schivare petardi, sassi, uova lanciati da quattro disadattati da rieducare. Qualcuno lo denunciamo, che dite?”.
Chi è che scrive? Matteo Salvini.
“Nel 1999 è stato denunciato, e condannato a 30 giorni, per oltraggio a pubblico ufficiale (lancio di uova a D’Alema e qualche divisa sporcata): politicamente scorretto ma ne valeva la pena”.
Di chi si sta parlando? Sempre di Matteo Salvini.
Il leader della Lega Nord è stato oggetto negli ultimi giorni di molte contestazioni, spesso caratterizzate da lancio di oggetti e uova.
Una situazione insostenibile per il segretario del Carroccio che pochi giorni fa si è scagliato contro il ministro dell’Interno Angelino Alfano: “Alfano dice che io posso parlare ovunque ma vorrei poterlo fare senza schivare ogni giorno uova e sassi e che le migliaia di agenti impiegati per tutelare chi viene ai nostri comizi fossero altrove ad arrestare delinquenti e spacciatori. La verità è che lui è il peggior ministro dell’Interno della storia italiana”, ha detto Salvini mentre era a Pisa.
Tuttavia, come ricorda il sito dei Giovani Padani Salvini nel 1999 fu denunciato e condannato a 30 giorni per oltraggio a pubblico ufficiale.
Il motivo? Lancio di uova contro Massimo D’Alema e forze dell’ordine.
Anche lui un disadattato da rieducare, insomma.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 21st, 2015 Riccardo Fucile
C’E’ ORMAI UN FOSSATO TRA CHI I PROBLEMI DELLA SCUOLA LI VIVE E CHI GOVERNA
Verrebbe voglia di ripristinare il vecchio armamentario simbolico: le orecchie d’asino. Pelose, lunghe e rivelatrici.
Che oggi ostenta sorridendo, nella compiaciuta ignoranza, come Pinocchio di fronte allo specchio, colui che parla e legifera di scuola, senza conoscerla.
C’è ormai un fossato tra chi si occupa giornalmente di scuola, nel senso che la vive, come docenti o studenti, e tutti gli altri.
La scuola non è solo misconosciuta, a causa di pseudoriforme e sciagurati decenni di tagli all’istruzione, ma letteralmente sconosciuta. Sconosciuta ai più. Tra questi, molti occupano le aule parlamentari.
Ascoltando la ministra Giannini a DiMartedì (La7, 21.15), ospite di Giovanni Floris, se n’è avuta un’ulteriore conferma, nel momento in cui si è usato e osato l’argomento principe della propaganda renziana: “La scuola è al centro dell’agenda politica del governo”.
Il conduttore ha perso l’attimo ghiotto, perchè avrebbe potuto prontamente replicare: “E di grazia, dove risiederebbe, nel disegno di legge del Governo tale presunta centralità ?”
Si dice infatti che Renzi sia un affabulatore. Ma nel documento della “buona scuola” e nella legge approvata alla Camera, al di là dei “contenuti” sono assenti proprio fabula e intreccio.
Manca una tessitura narrativa degna di questo nome.
Oltre l’abusata metafora geometrica della “centralità ”, quali sono le parole d’ordine, gli slogan che si potrebbero usare per lanciare nella migliore forma comunicativa la legge sulla “Buona scuola”?
Autonomia e valutazione. La ministra non ha che questi due concetti da spendere, e sembra quasi in imbarazzo semantico.
E chiunque, anche coloro che poco s’intendono del tema, comprendono che è il nulla. Non si vincono le elezioni su “autonomia” e “valutazione”.
Se anche volessimo giocare il ruolo di fan del governo, non sapremmo a quali simboli aggrapparci. Alla propaganda mancano parole e immagini. E fa difetto la logica. Visto che alla roboante “centralità ” segue il topolino “autonomia”.
Chi invece sembra aver compreso tutto della scuola è Renzi. Ma l’altro.
Quello col parrucchino e i denti da coniglietto che a Crozza nel paese delle meraviglie scrive e pronuncia il più bell’editoriale che sia stato prodotto sull’argomento.
Dura otto minuti . Inizia leggero ma a un certo punto calano le luci, il tono s’impenna e la maschera si scioglie.
La comicità diviene un pretesto per fare il vuoto attorno e creare una sospesa attenzione. La maschera ridens renziana si decompone, come il trucco di un clown, che disvela la malinconia dietro la risata dipinta.
E parla Renzi, con voce finalmente sincera. E confessa che una riforma vera lui non ce l’ha, e che sa bene in realtà quale sarebbe.
Restituire dignità agli insegnanti attraverso uno stipendio gratificante, non quei 500 euro annuali per spese culturali. Che sono “stronzate”.
La vera riforma sarebbe fare come in Germania, dove un professore prende fino a 55.000 euro all’anno, contro i nostri 23.000. È vero. “Ma i soldi dove li prendo?” Forse portando gli stipendi dei politici di professione a 1.500 euro e quelli degli insegnanti a 4.000. Come si fa in Germania. Ma non può.
Perchè, se proprio fossimo in Germania, uno come lui non farebbe il premier, ma “l’animatore per bambini in un autogrill di Dusseldorf”.
Luigi Galella
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Maggio 21st, 2015 Riccardo Fucile
TUTTE LE VERIFICHE CONVERGONO: NON POTEVA ESSERE A TUNISI
Abdel Majid Touil, il 22enne marocchino arrestato nell’hinterland milanese per la strage al Bardo, era in Italia il 18 marzo (giorno dell’assalto).
Era qui anche nei giorni precedenti e in quelli successivi all’attacco.
Il dato è stato accertato dai pm di Milano che hanno consultato i registri della scuola di alfabetizzazione per stranieri frequentata dal ragazzo sotto accusa.
Ma anche le testimonianze acquisite dai docenti andrebbero in questa direzione. Questo porterebbe a escludere, con ragionevole certezza, che il giovane abbia avuto un ruolo da esecutore materiale.
Versione confermata anche da Fabio Bottero, sindaco di Trezzano sul Naviglio, paese in cui Touil frequentava il centro provinciale per l’istruzione degli adulti: “Sia lunedì 16 che giovedì 19 marzo risulta presente, stando ai registri”. Mentre Abderazzak Touil, fratello del 22enne arrestato, mostra ai cronisti il quaderno d’italiano con la pagina scritta del 19 marzo.
Crolla quindi la ricostruzione dei fatti dai giornali tunisini sule basi delle indicazioni dell autorità locali secondo le quali il 18 marzo il ragazzo avrebbe incontrato, in place Pasteur, i due terroristi che poi sono stati uccisi dalle forze speciali al museo, cioè Yassine Laabidi e Jabeur Khachnaoui, e un tale Othmane. Con loro Touil si sarebbe diretto verso il Bardo. Sempre secondo le autorità il 22enne avrebbe preso parte alla seconda riunione della cellula terroristica responsabile dell’attacco al Bardo, nella quale è stato deciso di incaricare Med Amine Guebli e Elyes Kachroudi di fornire i kalashnikov agli assalitori.
Di tutte queste indiscrezioni nulla è stato fornito finora alle autorità italiane, mentre comincia a farsi strada l’ipotesi di uno scambio di persona e di un errore colossale.
(da “la Repubblica”)
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Maggio 21st, 2015 Riccardo Fucile
“UN CANDIDATO SBAGLIATO E IMPOSTO CON LA FORZA, PRIMARIE SCORRETTE E SPACCATURA A SINISTRA”
Nato a Savona ma trapiantato a Roma, Carlo Freccero continua a portarsi la Liguria nel cuore (“anche se ormai ci vado sempre meno”).
E adesso guarda alle elezioni della sua terra “con grande interesse e un pizzico di speranza: è un test importante per capire se in Italia può aprirsi una fase nuova”.
Freccero, davvero la Liguria può essere laboratorio politico per il Paese?
Siamo piccoli noi liguri, non contiamo nulla (ride, nda). Scherzi a parte, sulle Regionali pesano tanti fattori particolari. Si vince da soli, contano le persone. Eppure può essere un simbolo di quello che accade nel Paese.
In che senso?
La Liguria rappresenta l’arroganza di questo Partito Democratico: un candidato sbagliato e imposto con la forza, le primarie scorrette e poco trasparenti, la frattura a sinistra. E la gente che è stufa.
Raffaella Paita non le piace proprio…
La Paita è centro, nessuno la percepisce come sinistra. È la candidatura ideale del Patto del Nazareno, la dimostrazione vivente che l’asse Renzi-Berlusconi esiste eccome.
E Toti?
Una versione sbiadita della Paita. Si è differenziato un minimo quando la Lega ha deciso di appoggiarlo. Anche questo può valere a livello nazionale: oggi il centrodestra ha un’identità solo con Salvini.
In Liguria però ci sono altri due candidati forti
Appunto, è questa la grande novità politica: un Movimento 5 Stelle forte e Pastorino. La gente in un primo momento pensava di non andare a votare, poi ha capito che ci può essere un’alternativa. Magari insieme…
Un’alleanza Pastorino-M5S?
Me lo auguro. I 5 stelle devono capire che a destra con Salvini non hanno più spazio: se si aprissero a sinistra, invece, potrebbe davvero nascere qualcosa di nuovo. Mi piacerebbe molto ad esempio vederli governare insieme in Giunta.
Perchè questo accada c’è bisogno che la Paita perda. Possibile?
È difficile, ma più passa il tempo più il fronte anti-Paita si rafforza. Ed è un fronte anti-Renzi. Non vedo grandi distanze, è tutto in bilico.
Se il Pd uscisse sconfitto in Liguria potrebbero esserci delle ripercussioni sul governo
Non so, probabilmente ci vorrebbe un tracollo più esteso, anche in Veneto e Campania. Di certo sarebbe un messaggio chiaro: “Renzi, abbassa la cresta”.
Lorenzo Vendemiale
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