Marzo 22nd, 2016 Riccardo Fucile
IL CANONE DI UN FACOLTOSO AVVOCATO ROMANO SCOPERTO DALLA TASK FORCE DI TRONCA
C’è il facoltoso avvocato che, nonostante guadagni la bellezza di 700mila euro l’anno, vive indisturbato in 95 metri quadri a due passi dal Colosseo pagando appena 220 euro al mese.
«Un canone paradossale, ridicolo, patetico», persino il commissario Francesco Paolo Tronca fatica a individuare l’aggettivo giusto per raccontare le dimensioni di uno scandalo, l’Affittopoli romana, che da decenni divora risorse pubbliche, drena investimenti, fa strame d’ogni regola.
Come il rinomato ristoratore di Trastevere, che fattura più d’un milione, ma per il suo ampio locale versa all’amministrazione 380 euro scarsi.
Oppure il pensionato che guarda dritto in faccia l’Anfiteatro Flavio per 300 euro, che tuttavia non deve avere mai sborsato: 78mila euro gli arretrati accumulati sino a oggi, pari a circa 22 anni di affitti ignorati.
E non è neanche il più moroso: c’è chi ne deve restituire addirittura 200mila. Un record.
A ogni modo, fossero solo questi casi, si potrebbe tutto sommato sostenere che il patrimonio disponibile del Comune – quello cioè deputato a produrre reddito – sia stato per anni gestito bene.
Senonchè la task force guidata dal prefetto che governa il Campidoglio ha scoperto che nel centro storico di Roma l’85 per cento degli abitanti e dei commercianti nei 289 immobili destinati sulla carta a locazioni di mercato, non solo spende poco, ma nemmeno paga.
Vive cioè gratis a spese di tutti.
Gente spesso abusiva, titolare di contratti intestati a persone residenti altrove o addirittura morte: in prevalenza stipulati tra il 1985 e il ’90. Inquilini per cui «il pagamento del canone è sempre stato un optional, anzichè un dovere».
Determinando 4,5 milioni di mancati introiti per l’amministrazione.
Che salgono a 10 considerando l’intero patrimonio pubblico, inclusi perciò gli alloggi popolari, disseminato nel cuore antico della capitale. Ma non solo lì.
La morosità storica complessiva sull’intero territorio cittadino supera infatti i 350 milioni di euro.
Dall’indagine avviata dal commissario Tronca incrociando le varie banche dati – di Comune, Agenzia delle entrate e Catasto, che finora non si erano mai “parlate” – è venuto fuori di tutto. E ovunque.
Immobili fantasma, ovvero regolarmente abitati ma sempre sfuggiti all’anagrafe capitolina: come i 218 metri quadri accanto al Policlinico Umberto I, affittati a un nullatenente.
Ancora: occupazioni senza titolo; subentri di fatto; contratti ereditati da parenti deceduti. Una sola la costante, i prezzi stracciati: 1,81 euro per una casa a due passi dalla stazione Termini, 4,17 euro nella prestigiosa piazza Mazzini, poco più di 5 euro vicino Campo de Fiori.
Ma sarebbe un errore addossare la colpa soltanto ai furbetti: nel 2015 il Campidoglio ha infatti chiesto canoni per 50 milioni, riscuotendone appena 25, giusto la metà . Facendo emergere responsabilità diffuse anche fra i funzionari comunali. Tant’è che ora il dossier verrà spedito alla Corte dei Conti, non solo in Procura.
«Abbiamo scoperto l’acqua calda? Possibile», conclude caustico Tronca. «Però quando si ha in mano l’acqua calda, si prende e si fa pulizia, lavando tutte le incrostazioni che rendono inefficace l’attività amministrativa»
Giovanna Vitale
(da “La Repubblica”)
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Marzo 22nd, 2016 Riccardo Fucile
IL LUMINARE DELL’UNIVERSITA’ DI LUOVAIN, FELICE DASSETTO: “E’ IL COLPO DI CODA DEL NETWORK JIHADISTA DEL BATACLAN, CI SONO ANCORA DIECI PERSONE CHE OGNI MESE SI ARRUOLANO NELL’ISIS”
Professor Felice Dassetto, cosa sta accadendo in queste ore a Bruxelles, è la versione belga della notte
parigina del Bataclan?
«Purtroppo c’era da aspettarselo. La cosa importante da capire è se si tratta di dell’ultimo colpo di coda della rete precedente, considerando che ci sono ancora due o tre persone a piede libero di quel commando e che per attentati come quelli di stamattina bastano effettivamente due o tre persone, oppure se si tratta di una nuova ondata di attentati jiahdisti»
Lei cosa pensa?
«Propendo per l’ultimo colpo di coda, perchè il network del Bataclan è tutto sommato molto locale, composto al massimo di 30 persone di cui 18 attivi, non era una grossa rete. Ma se si trattasse di una nuova ondata finora dormiente che si attiva in continuità con lo smantellamento di quello precedente e sempre sfruttando il filo doppio con la Siria sarebbe molto grave e allarmante».
Perchè il Belgio, un paese di cui lei segue la radicalizzazione in arrivo da anni?
«In realtà non è solo il Belgio, anche la Francia non è messa benissimo. Ma certamente considerando che questa sfida jihadista è molto legata al mondo marocchino-algerino e che in Belgio c’è una forte componente di musulmani di origine araba c’è qui un forte potenziale. In più ci sono altre due cose: la prima è il discorso salafista diffuso da almeno trent’anni nelle nostre moschee, un discorso per il quale vari gruppi tra cui anche i Fratelli Musulmani hanno preparato il terreno; la seconda è che il Belgio è una società molto liberale, sensibile ai diritti individuali e a quelli di associazione, una caratteristica che associata a uno Stato debole che ha orrore della repressione può aver favorito la lentezza con cui si sono prese le misure difensive contro questa nuova sfida. In Belgio anche la criminalità comune ha avuto a suo tempo una certa libertà di manovra e negli anni ’90 ci sono stati molti arresti legati agli algerini della seconda linea del GIA algerino. Ma la sicurezza belga negli anni passati ha anche lavorato bene, sventò un attentato qaedista alla base americana. Il punto è che oggi l’ampiezza del fenomeno Isis è senza misura, si parla di parecchie decine di persone che tornano dalla Siria approfittando dei flussi migratori».
Ci sono ancora molte partenze di volontari per l’Isis dal Belgio?
«La polizia parla di una decina di persone che partono ogni mese. Meno di prima ma partono ancora. Non sappiamo invece quanti sono quelli che tornano»
Il super-ricercato Salah Abdeslam ha mostrato di poter contare non solo su una nutrita rete di complici ma anche di copertura. Com’è stato possibile?
«Credo che per nascondersi abbia contato sulla sua rete precedente di micro-criminali legati al traffico di droga, una quindicina di persone. Era un piccolo trafficante. E a quanto pare le prigioni restano uno dei centri della radicalizzazione, ma non l’unico. Il Belgio ha appena finito il processo contro il commerciante marocchino che fu a suo tempo reclutatore di Abaaoud, la mente del Bataclan».
Come sta reagendo il Belgio?
«Non credo che vedremo più islamofobia di quel che c’era già . La gente è soprattutto spaesata, come nell’Italia delle Brigate Rosse, sente di non capire cosa accade. Ma è soprattutto tra i musulmani che vedo un cambiamento in corso, ora i musulmani ordinari reagiscono, ne vedo tanti disperati. Non che prima fossero complici, ma fino a un anno fa tacevano, disapprovavano passivamente, la maggioranza normale e pacifica non prendeva posizione, come avvenuto a Parigi dopo Charlie Hebdo. Ora invece c’è anche chi denuncia».
Che peso ha la zona grigia nella copertura, volontaria o involontaria, che i terroristi ricevono dalla comunità islamica?
«Lo Stato ormai ha capito che contro questo terrorismo va fatto il massimo, con costi enormi e ingaggiando la comunità musulmana. Tra i musulmani c’è un cambiamento, come dicevo, ma restano problemi seri nel pensiero islamico che ovunque deve fare una rivoluzione copernicana se vuole uscire da questo caos, deve riformarsi. L’ultimo numero della rivista di Isis, Dar al-Islam, era dedicato al Bataclan, parlava di via profetica al terrorismo e argomentava contro i falsi musulmani. Secondo me se non si riforma e non si rifonda il pensiero musulmano l’argomentazione teologica di Isis tiene, ha una coerenza con la tradizione musulmana».
Allo stato attuale, verrà nuovamente messa sotto accusa la sicurezza belga, ancora oggi “bucata”?
«Siamo in una specie di guerra-guerriglia, prevenire questi attacchi è molto complicato. C’è certamente alle spalle la guerra dichiarata dall’Isis all’occidente e all’Europa. Ma c’è poi anche l’azione diffusa dei terroristi seguaci delle teorie del jihad individuale di Abu Khalid al Suri, il nuovo tipo di terroristi, molto abili, molto più sfuggenti. Nella metro di Bruxelles da tempo hanno tolto i cestini della spazzatura e oltre alla polizia gira costantemente l’esercito, ma come può fermare quel che è successo oggi? Specialmente stazioni piccole come Maelbeek non sono presidiabili. Il problema è invece all’aeroporto di Bruxelles che era veramente sguarnito. Torno or ora dall’India e ho visto che a Dheli non si entra nello scalo senza biglietto e senza mostrare il passaporto, nessuno entra. E poi c’è un metal detector-scanner prima della hall, non si scappa. A Bruxelles Zaventem invece si entra senza controllo, le esplosioni di oggi sono avvenute vicino ai desk. Sapendo che questi terroristi cercano luoghi affollati e simbolici l’aeroporto così sguarnito non è comprensibile».
Francesca Paci
(da “La Stampa”)
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Marzo 22nd, 2016 Riccardo Fucile
IN SIRIA E IRAQ PERDE TERRENO E CONSENSI E CERCA LA RIVINCITA IN EUROPA… LA RETE DEGLI ATTACCHI ALL’ESTERO NON E’ STATA SMANTELLATA DAI RAID
Quindi non era solo una corsa contro il tempo per trovare Salah Abdeslam.
La caccia alla rete dell’Isis a Bruxelles doveva fermare gli attentatori suicidi pronti a ripetere nella capitale europea le stragi del 13 novembre a Parigi.
Le forze di sicurezza franco-belghe hanno smantellato una cellula, quella dell’algerino Mohammed Belkhaid ma la rete era più vasta e poco penetrabile.
Un’altra cellula, forse due, sono riuscite a colpire 48 ore dopo il blitz che ha portato alla cattura di Abdeslam. Attacchi evidentemente preparati molto prima.
La «divisione per gli attacchi all’estero» dell’Isis è ancora efficiente.
Lo Stato islamico in un anno ha perso un terzo dei territori che controllava in Siria e Iraq.
Centinaia di militanti stanno disertando a Raqqa e a Mosul. I raid della coalizione a guida Usa, e quelli russi, hanno semi-distrutto le sue infrastrutture e la sua capacità di importare armi e beni di consumo.
Il Califfato è sotto assedio, si restringe, fatica a mantenere un minimo di consenso.
La sua strategia è allora di espandersi all’estero.
Dirotta i foreign fighter in Libia, dove è meno sotto pressione. E invia kamikaze di ritorno in Europa. La divisione per gli attacchi all’estero è diretta da Abu Muhammad al-Shimali, vero nome Tirad Al-Jarba.
Al-Shimali è al vertice della struttura che organizza i viaggi dei foreign fighter, controlla i confini, registra gli ingressi ed è stata la mente dello spettacolare afflusso di combattenti stranieri nello Stato islamico.
Gli aspiranti suicidi sono selezionati e catalogati con cura. Una lista è stata trafugata a dicembre dagli archivi dell’Isis: fra i 122 nomi c’erano anche un cugino del kamikaze di Istanbul, Abu Mustafa Ozturk, e soprattutto l’algerino ucciso a Bruxelles, Mohammed Belkhaid.
Giordano Stabile
(da “La Stampa”)
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Marzo 22nd, 2016 Riccardo Fucile
BELGIO ALZA ALLERTA AL MASSIMO, SCATTA “PIANO CATASTROFI”
Le autorità belghe hanno lanciato il “piano catastrofi” per fare fronte alle conseguenze delle due esplosioni
che hanno devastato l’area partenze dell’aeroporto Zaventem di Bruxelles.
Anche se non c’è ancora la certezza, la convinzione generale è che si tratti di un attentato terroristico.
Le autorità hanno innalzato il livello di allerta al livello 4, il massimo ed è stato convocato per stamattina un Consiglio nazionale di sicurezza.
Chiusa tutta la rete metropolitana di Bruxelles, evacuato completamente l’aeroporto e anche la Gare centrale, la stazione ferroviaria centrale.
Evacuate anche le scuole. Chiusi i tunnel che portano verso il centro della città . Chiuso il Palazzo Reale per un pacco sospetto.
Difficoltà anche sulle linee telefoniche, la raccomandazione è utilizzare sms per non sovraccaricare.
La fuga dopo l’esplosione
“Seguiamo la situazione minuto dopo minuto, la priorità assoluta va alle vittime e alle persone che si trovavano sul posto”.
Questo il tweet con cui il primo ministro belga Charles Michel è intervenuto pochi minuti fa sulle esplosioni a Zaventem. “Per il momento, chiediamo alla popolazione di evitare ogni spostamento. Chiamare il centro di crisi: 1771” scrive ancora il premier belga.
Il caos all’aeroporto dopo l’esplosione
Le autorità belghe temevano nuovi attentati dopo l’arresto venerdì scorso del super ricercato Salah Abdeslam, tanto che l’allerta terrorismo era rimasta a livello 3, un gradino sotto l’allerta massima a livello 4.
Già domenica il ministro degli Esteri belga, Didier Reynders, aveva dichiarato che Abdeslam “era pronto a rifare qualcosa a Bruxelles”.
“Abbiamo trovato molte armi, delle armi pesanti durante le prime indagini e abbiamo trovato una nuova rete attorno a lui a Bruxelles”, aveva aggiunto.
“Siamo lontani dall’aver risolto il puzzle”, aveva ammesso ieri il procuratore federale belga Frèdèric van Leeuw in una conferenza stampa a Bruxelles, assieme al procuratore di Parigi Francois Molins.
“Il fatto di aver trovato dei combattenti stranieri dotati di armi pesanti è naturalmente preoccupante – ha aggiunto – è evidente che non erano qui per un pic nic. L’inchiesta dovrà determinare se pianificavano degli attentati”.
(da “Huffingtonpost“)
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Marzo 22nd, 2016 Riccardo Fucile
VOLI SOSPESI, SCALO EVACUATO, ORDIGNO VICINO A SEDE UE
Bruxelles, il cuore dell’Europa, è sotto attacco.
Prima due esplosioni all’aeroporto di Bruxelles Zaventem alle 8 del mattino che hanno ucciso almeno 13 persone e ne ha ferite 35.
Un’ora dopo due altre bombe sono esplose in centro, alle fermate di Metro Maelbeek e Schumann, vicino alle istituzioni europee.
Secondo i media belgi 10 persone hanno perso la vita, portando complessivamente il bilancio delle vittime a 23.
Un assedio che segue di tre giorni dall’arresto di Salah Abdeslam, il principale ricercato per gli attentati di Parigi del 13 novembre.
Due esplosioni a Zaventem.
Le esplosioni a Zaventem sono avvenute nella hall delle partenze, al terminal A, accanto al banco della American airlines e della Brusseles Airlines.
La polizia ha evacuato lo scalo, interrotto i voli e i collegamenti ferroviari. La rete pubblica belga Vrt lo ha definito “un attacco suicida” nel quale avrebbe agito almeno un kamikaze. Fonti governative parlano di un attentato. Prima delle due esplosioni, secondo l’agenzia di stampa Belga, si sarebbero sentiti urli in arabo e spari.
Colpita la stazione Metro.
Sotto attacco anche il centro della città e l’area dove si trovano gli uffici dell’Unione europea.
Erano le 9,15 quando si è sentita un’esplosione nella stazione di metropolitana Maelbeek a due passi dalle istituzioni europee.
I media parlano di una decina di morti. Alcuni testimoni avrebbero visto uscire persone insanguinate.
Testimoni parlano anche di un’altra esplosione alla Metro Schuman, sempre vicino alle istituzioni della Ue. I media parlano di feriti.
Tutte le stazioni della metropolitana della città sono state chiuse ed è stata evacuata la stazione centrale. La Commissione europea ha avvertito tutti i suoi dipendenti a restare a casa o all’interno dei loro uffici.
Il livello d’allerta.
La procura belga aveva lanciato l’allarme per nuovi attentati. Oggi il livello d’allerta in Belgio è stato elevato a livello 4 – il massimo – in tutto il paese e a livello provinciale è scattato ‘il piano catastrofi’. Bruxelles è una città isolata, paralizzata con metro e stazioni chiuse.
Le autorià hanno chiesto ai cittadini di evitare gli spostamenti. “Il piano di emergenza è stato attivato”, ha detto Rudi Vervoort, presidente della regione Bruxelles-Capitale.
Le testimonianze.
Sui media locali si vedono immagini che mostrano una colonna di fumo che proviene dall’aeroporto di Zaventem. Una terza bomba è stata ritrovata nell’area.
“Ero nella hall delle partenze, al Gate 10 quando ho sentito la prima esplosione, verso le 7 e 45. Molte persone si sono messe a correre verso l’uscita. Poi c’è stata una seconda esplosione fra il gate 8 e il 9. Dei pezzi del soffitto sono caduti. E’ scoppiato il panico. Ho visto feriti, ma non gravi”, ha detto Marie-Odile, una testimone al giornale La Libre Belgique.
“Ero in coda per la registrazione e ho sentito un’esplosione. Ho visto il fumo, ho visto gente correre in preda al panico verso l’uscita. C’è stata una seconda esplosione molto più vicina a me”, ha detto un testimone a Bel Rtl.
“Tutti hanno lasciato l’aeroporto in preda al panico, la maggior parte delle persone hanno lasciato il loro bagaglio. Le auto sono state evacuate”, ha riferito la fonte citata da Derniere heure. Numerosi agenti di polizia e ambulanze si sono recati sul posto. Lo scalo è stato chiuso, non ci sono nè voli che arrivano nè in partenza.
Bombe inesplose.
Un testimone riferisce alla stessa emittente di avere visto diversi feriti e persone svenute sul marciapiede dell’ingresso della hall delle partenze, davanti all’hotel Sheraton, a Zaventem. Al momento, fa sapere l’ambasciatore in Belgio, Vincenzo Grassi, non risultano vittime italiane negli attentati di Bruxelles.
Salvini: “Stavo per partire”.
“Sto rientrando in questo momento nei miei uffici a Bruxelles, la polizia mi ha bloccato a poca distanza dall’aeroporto, dove a minuti avrei preso un aereo per l’Italia”, ha detto Matteo Salvini, segretario della Lega Nord. Raggiunto al telefono, Salvini ha spiegato “stavo andando proprio alla sala partenze dell’aeroporto di Bruxelles per tornare in Italia quando sono stato bloccato e rimandato indietro dalla polizia. Qui intorno c’è un grande caos”.
Controlli negli aeroporti. Zaventem è blindata.
I voli sono sospesi e non è più possibile raggiungere l’aeroporto belga dalle stazioni. Sono stati sospesi tutti i voli diretti a Bruxelles dall’aeroporto di Fiumicino. La polizia federale della Germania ha rafforzato i controlli di sicurezza all’aeroporto di Francoforte e quella francese nello scalo di Parigi-Roissy.
(da agenzie)
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