Destra di Popolo.net

ROMA, OGNUNO PER LA SUA STRADA, IL DELIRIO DI ONNIPOTENZA DELLA DESTRA ASOCIALE GIOCA BRUTTI SCHERZI

Marzo 14th, 2016 Riccardo Fucile

HANNO PERSO TUTTI LA FACCIA: PER UNA VOLTA BERLUSCONI MENO DEGLI ALTRI

Gli elettori romani di centrodestra ne hanno le scatole piene del teatrino che da settimane stanno inscenando i leader di riferimento.
In politica, come nella vita, quando si firma un’intesa e si dà  la propria parola occorre avere la dignità  di mantenerla: questo distingue gli uomini (e le donne) dai quaquaraqua.
Vi sono pochi ma precisi elementi certi in questa sceneggiata.
Berlusconi aveva proposto Marchini, ricevendo il veto della Meloni.   Poi aveva chiesto alla Meloni di candidarsi lei e aveva ricevuto un no.
Alla fine sul nome di Bertolaso avevano raggiunto l’intesa: firmato da Berlusconi, Salvini e Meloni.
Nessuno li aveva obbligati, potevano dire no, ma hanno detto sì.
Se uno non è Giuda mantiene la parola, anche se si accorgesse nel frattempo di aver fatto un errore. Non sta ogni giorno a minare il proprio campo per nascondere la scarsa consistenza delle sue truppe o perchè non ha ancora deciso cosa fare da grande.
Non partecipa alle gazebarie per destabilizzarle il giorno prima e criticarle il giorno dopo.
Non hanno capito che l’unico che non ha nulla da perdere è Berlusconi: Forza Italia a Roma è al 7-8%, con il traino della polemica su Bertolaso non può che aumentare (infatti è già  al 9%)
E che farebbe adesso la Meloni?
Ha detto che è pronta a immolarsi se tutti glielo chiedono.
Qundi se fosse in buona fede (e Forza Italia non glielo chiede), non dovrebbe rimangiarsi l’ennesima parola data e correre solo con Salvini per coprire le magagne del leader leghista che a Roma non prende neanche il voto di sua madre.
In conclusione, chi resta col cerino in mano non è Berlusconi che in ogni caso farà  una figura meno brutta del previsto, ma i tenores scoppiati della destra capitolina che da trent’anni sanno solo parlare di rom e farsi poi beccare con le mani in pasta con Mafia capitale.
Perchè prima di parlare di “chiudere i campi rom”, bisognerebbe conoscere le norme internazionali che li tutelano: giusto chiuderli, ma poi devi dargli alloggi attrezzati, basta col raccontare balle agli italiani.
Oggi la Meloni annuncerà  che corre per il Campidoglio con l’appoggio di Salvini e Berlusconi andrà  avanti con Bertolaso.
Comunque è un bene che ciascuno si scelga i compagni di merende più simili: quando si renderanno conto di non contare una mazza, magari ritorneranno sulla Terra.
A cominciare dalla certa destra asociale che pensa di fare la campagna elettorale sui cambi di pannolini nei rotocalchi rosa.
Perchè ormai anche una gravidanza fa spettacolo.

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GLI ELETTORI USANO LA RUSPA CONTRO SALVINI E MELONI: IN DUE PERDONO LO 0,7% IN UNA SETTIMANA, SALE FORZA ITALIA

Marzo 14th, 2016 Riccardo Fucile

SONDAGGIO EMG PER LA7: PD 31,7 (+0,1) M5S 26,4% (-0,2%) LEGA 14.6% (-0,3%), FORZA ITALIA   12,6% (+0,1%), FDI 4,4% (-0,4%) SI 4%, NCD 3,2%

Il tradizionale sondaggio a cura Emg per La7 questa settimana, al di là  delle percentuali assolute, rivestiva particolare interesse per le linee di tendenza in seguito sia alla vicenda Bassolino per il Pd che al caos e alle divisioni nel centrodestra per il caso Roma.
Ebbene il Pd, nonostante le polemiche sui presunti brogli a Napoli, cresce di un decimale, aumentando il distacco dal M5S che invece ne perdono due.
Più chiaro ancora il giudizio a destra dove chi paga di più l’atteggiamento ambiguo è il partito della Meloni che perde lo 0,4%, quasi un decimo del suo elettorato.
Non va meglio alla Lega che perde lo 0,3%, mentre un piccolo giovamento ne trae Forza Italia che sale dello 0,1%, ma non riesce certo a compensare le perdite degli altri due. Ora Berlusconi è ad appena un paio di lunghezze dalla Lega.
Il sondaggio non tiene ancora conto degli ultimi sviluppi della vicenda, ma pare chiaro che l’elettorato abbia già  espresso un giudizio sui protagonisti dello sfascio del centrodestra romano, mettendo sul banco d’accusa Salvini e la Meloni.

(da agenzie)

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PRIMARIE NAPOLI, IL VOTO E’ LIBERO ANCHE SE PAGATO: “REGALARE SOLDI NON VIOLA LA LIBERTA’ DELL’ELETTORE”

Marzo 14th, 2016 Riccardo Fucile

GLI AZZECCAGARBUGLI DEM BOCCIANO IL RICORSO DI BASSOLINO CHE ORA HA LE MANI LIBERE

“Il rispetto verso migliaia di votanti impone a questo comitato di affermare che nessun broglio è rilevabile nelle primarie di Napoli”.
Così la commissione di garanzia delle primarie Pd di Napoli chiude la partita e rigetta il secondo ricorso di Antonio Bassolino, confermando la vittoria di Valeria Valente. L’ex sindaco ha reagito al momento solo su facebook: “Non se ne possono uscire così, è una presa in giro”.
“Ora lista civica”, “Basta con questo Pd”, “#Andiamoavanti” commentano alcuni suoi sostenitori.
Secondo i garanti “i limitati episodi evidenziati, probabilmente dopo ore di registrazioni, non segnalati da nessun componente dei seggi o dai rappresentanti di lista che, numerosi, presidiavano i seggi, non sono suscettibili di inficiare il voto nei seggi segnalati dove hanno votato centinaia di persone”.
Si tratta dei cinque seggi periferici immortalati dai video di Fanpage sui quali si è concentrato il ricorso di Bassolino che puntava all’annullamento del voto.
Il ricorso è stato rigettato con 7 voti contrari all’accoglimento, tra i quali quello del presidente della commissione Giovanni Iacone, e 4 favorevoli all’accoglimento: quelli di Enzo Giordano e Salvatore Barbato, vicini all’ex sindaco, Alfredo Affatato, vicino al Giovane Democratico Marco Sarracino, e Fabio Benincasa, del Centro Democratico.
Il comitato dei garanti ha ricordato che il Tar non ha mai annullato i risultati delle elezioni “vere” anche dove si siano riscontrate delle violazioni alle leggi sul divieto di propaganda elettorale entro i 200 metri dal seggio.
Ed ha poi affrontato anche la questione dello scambio di euro avvenuto fuori ai seggi, in particolare a quello di San Giovanni. Per Bassolino questo era un elemento essenziale “per capire la volontà  dell’elettore”, di qui l’equazione che “è stata violata la libertà  di voto costituzionalmente garantita”.
La commissione respinge pure questa osservazione: “Il regolamento inquadra detto versamento (l’euro per votare, ndr) nella categoria dei ‘contributi’ evidentemente per coprire le spese organizzative delle primarie e non certo, anche per l’estrema modestia della cifra, per individuare l’elemento psicologico della volontà  di partecipazione al voto. Se così non fosse ci troveremmo in una mercificazione della partecipazione al voto nel quale l’elemento di partecipazione popolare — secondo le motivazioni della commissione Iacone — non sarebbe costituito dal recarsi volontariamente al voto per concorrere a scegliere il candidato sindaco di Napoli ma il versamento di una monetina di un euro”.
Conclusioni: “Il comitato ritiene che, pur in presenza di comportamenti individuali da censurare in altri organismi per gli iscritti ai partiti, non vi siano elementi, in punto di fatto e di diritto, tali da consentire l’annullamento del voto nei seggi indicati”.

Vincenzo Iurillo
(da “il Fatto Quotidiano”)

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INTERVISTA A BRUNO VESPA: “RENZI PIU’ CATTIVO DI BERLUSCONI”

Marzo 14th, 2016 Riccardo Fucile

“L’EDITORE DELLA RAI E’ IL GOVERNO”

Bruno Vespa, c’è vita dopo Porta a Porta?
Quella privata sempre.
Vent’anni. Quando smette?
Chieda a Enzo Biagi oppure a Piero Angela. A chi non s’è mai stancato. Io mi diverto.
Porta a Porta può sopravvivere a Vespa?
Ogni programma ha un legame di identità  con il conduttore. È sbagliato chiamare un programma con lo stesso nome e un conduttore diverso.
Capita, anche in Rai.
Per Ballarò, un esempio recente. C’è stata una discussione, non mi intrometto. Secondo me, dopo parecchi anni con un volto, il titolo va modificato.
E cosa vorrebbe modificare o cancellare nel passato di Porta a Porta?
Niente, davvero niente.
Arroganza.
Piuttosto orgoglio. Per lo speciale sull’attentato a New York, mentre non eravamo neanche in servizio. Per la copertura del terremoto in Abruzzo, che ho patito da aquilano.
Arroganza doppia.
No, ammetto di aver sbagliato. Forse ho dedicato troppe puntate al caso di Cogne, anche se rappresenta un episodio enorme per la criminologia e appassionava i media del mondo.
Non è pentito dei plastici?
Perchè quando li faceva Corrado Augias nessuno l’ha contestato?
Dov’è il museo degli arnesi di Porta a Porta?
C’è un magazzino, dove spesso recuperiamo qualcosa. Come la bicicletta di don Matteo. A volte ci vado, assisto al tempo che usura gli oggetti. Lì c’è pure la scrivania di Silvio Berlusconi, un pezzo di legno da quattro soldi.
Ma il contratto con gli italiani era impegnativo
L’ha pensato Porta a Porta.
L’ha scritto Bruno Vespa e l’ha firmato l’ex Cavaliere?
No, per carità . Berlusconi voleva fare l’annuncio, un patto con gli elettori, qualcosa del genere. E parlando assieme, gli abbiamo proposto di sceneggiare un accordo dal notaio.
Era il 2001. Quelle promesse furono il fallimento più eclatante per il governo.
Con calma, sarà  fatta la storia. Quel giorno sarà  più chiaro il ruolo che ha rivestito Berlusconi in politica. C’è chi è diventato famoso combattendo o affiancando il Cavaliere.
E voi di Porta a Porta dove vi collocate?
Non eravamo contro Berlusconi, ma io non ho ricevuto favori. Gli riconosco un merito: nel ’94 c’era una deriva antipatica in Italia con la sinistra di Achille Occhetto, il Cavaliere ha dato voce a chi non ce l’aveva.
Ha notato una differenza fra Berlusconi e Matteo Renzi?
Il Cavaliere gli invidia la cattiveria. E sono d’accordo. Renzi è un politico determinato con qualche punta di cattiveria. Come Margaret Thatcher o Winston Churchill. Benito Mussolini no, non aveva un animo crudele. Giulio Andreotti era cinico, non cattivo. Renzi è un politico di razza. Berlusconi ha pagato, a volte, lo scarso coraggio.
Il conflitto d’interessi l’ha percepito?
Con il gradimento di Berlusconi sono stati nominati direttori generali, presidenti e dirigenti. Accade da sempre e sempre accadrà , finchè la Rai avrà  questa conformazione.
Oggi come ieri.
Sì, giusto. E dal punto di vista dell’offerta informativa, vi ricordo che c’era Rai3, che martellava contro il governo di centrodestra da mane a sera. Soltanto in Italia la tv pubblica fa opposizione al primo ministro.
Un primo ministro proprietario di televisioni e giornali.
Forse le aziende investivano di più su Mediaset, ma il Biscione ha sempre perseguito un atteggiamento più dinamico. L’indipendenza la fanno gli uomini. Il servilismo nasce dai giornalisti, non dal potere politico.
Come Berlusconi ha scelto Mauro Masi, Renzi ha scelto Antonio Campo Dall’Orto.
Esatto, cosa vi sorprende? Arnaldo Forlani scelse Gianni Pasquarelli e Ciriaco De Mita scelse Biagio Agnes.
Perchè non ha accettato la presidenza di viale Mazzini?
Mi piace il mio lavoro.
Il presidente guadagna di meno, non va in onda. Vanità  o denaro?
Scherza? Io ho rifiutato due volte. La prima oltre dieci anni fa, la proposta arrivava da Pier Ferdinando Casini e Marcello Pera. Mi dissero: ci risolvi un problema. E io replicai: me ne create uno voi a me.
E la seconda?
Telefonata di Berlusconi una sera, telefonata di Renzi dopo poche ore. Ho chiesto con ironia a Renzi: ma ti immagini il presidente della Rai che va al Vinitaly a proporre il suo vino? Mi ha mandato a quel paese. Il fatto è questo: dopo tre anni dietro la scrivania, che avrei fatto?
Il contratto è prorogato fino al 2017, Campo Dall’Orto vuole svecchiare il palinsesto.
Ha ragione, ma non l’ha spiegato a me. Porta a Porta s’è rinnovato già . In un attimo, due anni fa. Ci siamo incontrati, in riunione di redazione, e ci siamo detti: ragazzi, così non funziona più. La politica ha stufato.
Preferisce la cronaca?
Io? La musica classica. I punti più bassi di ascolto li abbiamo registrati con i maestri Riccardo Muti e Claudio Abbado. Mi piace la politica, ma può sfiancare. Nel ’76 scappai da Montecitorio, rischiavo di fare il cronista. Tutti i giorni, sa che noia?
Anche Vespa dà  l’estrema unzione ai talk show?
È un rituale rispettabile, ma che ormai ha esaurito la sua forza. Il pubblico non può reggere quattro ore di dibattito. Noi dividiamo la puntata in tre blocchi. E non è vero come scrivete che in questa stagione abbiamo perso due punti di share. Abbiamo quasi raggiunto il livello dell’anno scorso.
Perchè chi comanda in Italia sgomita per sedersi a Porta a Porta?
Non c’è un segreto. Siamo corretti. I nostri ospiti non si lamentano mai. Nessuno ci saluta e confessa ‘ci hanno fregato’.
Concorda la scaletta?
Mai successo, e non faccio entrare materiale dei candidati. Non subisco pressioni.
Neanche da Palazzo Chigi?
Il rapporto è limpido e semplice. In questi anni con il portavoce Filippo Sensi ci scambiamo un messaggino, per sapere di cosa si discute. E basta.
“Tranquillo, gliela cuciamo addosso”. Così rassicurò Salvo Sottile prima di un’intervista a Gianfranco Fini.
Non mi vergogno di questa frase, la rivendico. Fini era ministro degli Esteri. La trasmissione era blindata, perchè avevano ammazzato l’agente Nicola Calipari e c’era Jeb Bush a Roma, il fratello di George W, che voleva partecipare.
Ha rinchiuso Massimo D’Alema in cucina, però.
Il risotto fu un’invenzione di Claudio Velardi. D’Alema non era simpatico, e lo voleva rendere umano. Tant’è che fece una campagna pubblicitaria mirata su se stesso, senza il simbolo di partito, per testare il suo valore da leader.
Anche Beppe Grillo ha ascoltato in diretta il famoso “din don”.
Ho completato l’intero emiciclo del Parlamento. E mi ha regalato autorevolezza. A Grillo non ha giovato perchè s’è dimostrato impreparato. Mi ha aiutato molto il suo comportamento, mi ha dato subito del tu. Sembrava una chiacchierata fra vecchi amici.
Ma davvero Giovanni Paolo II chiamò a sorpresa?
Sì, fu un miracolo: perchè fu un desiderio del Santo Padre che forse si commosse per il racconto del suo pontificato e perchè don Stanislao Dziwisz, il segretario particolare, riuscì a prendere la linea attraverso il centralino.
Ha pagato soltanto Monica Lewinsky?
L’ingaggio prevedeva un colloquio a Porta a Porta e, soprattutto, a Domenica In, che spese più soldi. È un evento che non è stato replicato. Non diamo gettoni di presenze. Tra l’altro, la Lewinsky se ne andò presto. Era in Italia per sponsorizzare una collezione di borse, vide sullo schermo una sua foto con Bill Clinton e scattò in piedi: ‘Cosa c’entra?’. Sipario.
Chi sono gli invitati che declinano?
Emma Bonino e Maurizio Landini.
Forse perchè la considerano aderente ai palazzi romani.
Non l’ho mai scoperto. Senza Berlusconi al governo, la mia vita è migliorata perchè subisco meno attacchi.
È stato berlusconiano?
Neanche i miei figli sanno per chi voto. Ripeto: dobbiamo essere grati a Berlusconi.
È automatico passare da B. a Renzi?
Questa è una domanda volgare, non ricevibile.
Perchè circola il sospetto che Vespa sia figlio di Mussolini?
Forse perchè ci somigliamo. È un’ossessione di Alessandra Mussolini. All’inizio mi divertiva pure. Ma non è possibile. Mia madre in quel periodo non era nella zona di Assergi, dove il Duce fu confinato fra l’agosto e il settembre del ’43. E non poteva concepirmi in quei giorni con Mussolini, stava altrove e stava per sposarsi.
Dove ha iniziato?
Collaboravo con il Tempo, da l’Aquila.
Non era un progressista.
Ma difendevo l’occupazione delle fabbriche. Pubblicai i bigliettini che gli operai della Siemens dovevano compilare per andare al gabinetto. L’Unità  fu costretta al volantinaggio.
È stato più antifascista o anticomunista?
Per me il fascismo è inaccettabile. Anche se poi l’ho studiato e posso affermare che qualcosa di buono l’ha fatto. Il comunismo l’ho visto, e spaventava. Negli anni 70 gli iscritti del Pci volevano affidare allo Stato i mezzi di produzione industriale.
Questa è scolpita in qualche luogo di viale Mazzini: “Il mio editore di riferimento è la Democrazia cristiana”.
C’era la ripartizione dei canali.
Come aggiorna l’epigrafe?
L’editore di riferimento della Rai è la maggioranza di governo. È una novità ?

Carlo Tecce
(da “il Fatto Quotidiano”)

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CASO PANTANI, INTERCETTATO UN DETENUTO: “LA CAMORRA GLI FECE PERDERE IL GIRO”

Marzo 14th, 2016 Riccardo Fucile

MA LA PROCURA DI FORLI’ CHIEDE L’ARCHIVIAZIONE

La camorra fece perdere il Giro d’Italia del 1999 a Marco Pantani.
Le provette del controllo antidoping furono alterate e il Pirata entro in un tunnel dal quale non sarebbe più uscito.
Premium Sport riaccende i riflettori sul caso, rendendo nota una intercettazione di un detenuto, lo stesso che secondo Renato Vallanzasca, confidò in prigione al milanese quale sarebbe stato l’esito del Giro d’Italia del ’99.
Pantani, padrone assoluto di quel Giro, in realtà  non lo avrebbe mai terminato.
Dopo le dichiarazioni di Vallanzasca, e grazie al lavoro della Procura di Forlì e di quella di Napoli, l’uomo è stato identificato e interrogato.
Subito dopo è partita la telefonata a un parente.
Qualche fase saliente del colloquio
Uomo: “Vallanzasca poche sere fa ha fatto delle dichiarazioni”.
Parente: “Una   dichiarazione…”.
Uomo: “Dicendo che un camorrista di grosso calibro gli avrebbe detto: ‘Guarda che il Giro d’Italia non lo vince Pantani, non arriva alla fine. Perchè sbanca tutte ‘e cose perche’ si sono giocati tutti quanti a isso. E quindi praticamente la Camorra ha fatto perdere il Giro a Pantani. Cambiando le provette e facendolo risultare dopato. Questa cosa ci tiene a saperla anche la mamma”.
Parente: “Ma è vera questa cosa?”.
Uomo: “Sì, sì, sì… sì, sì”.
Caso Pantani, intercettazione detenuto: “La camorra gli fece perdere il Giro”
“Finalmente qualcuno è riuscito a fare un buon lavoro, dopo tanti anni che cerco e leggo da tutte le parti – ha dichiarato Tonina, la mamma del campione romagnolo trovato morto in un residence di Rimini il 14 febbraio 2014 -. Devo ringraziare i ragazzi di Forlì, che ci hanno messo un grande impegno. Non mi ridanno Marco, logicamente, ma pensi gli ridiano la dignità , anche se per me non l’ha mai persa. Le parole di questa intercettazione fanno male, è una conferma di quello che ha sempre detto Marco, cioè che l’avevano fregato. Io mio figlio lo conoscevo molto bene: Marco, se non era a posto quella mattina, faceva come tutti gli altri. Si sarebbe preso quei 15 giorni a casa e poi sarebbe rientrato, calmo. Però non l’ha mai accettato, non l’ha mai accettato perchè non era vero. Finalmente la gente ora potrà  dirlo, anche se tanta gente sapeva che l’avevano fregato. Io sono molto serena oggi: finalmente sono riuscita e sono riusciti a trovare queste cose”.
La Procura di Forlì però ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta su un presunto intervento della camorra contro Marco Pantani nel Giro d’Italia del 1999. A Forlì era stato riaperto il caso, archiviato a Trento.

(da “La Stampa”)

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PD IN CERCA DI GUAI: RESPINTO IL SECONDO RICORSO DI BASSOLINO

Marzo 14th, 2016 Riccardo Fucile

VINCE LA PREMIATA DITTA TAROCCO: “NON CI SONO STATI BROGLI”

Primarie del centrosinistra, bocciato il ricorso-bis di Bassolino che chiedeva l’annullamento del voto in cinque seggi.
Secondo l’ex sindaco il voto a stato influenzato davanti ai seggi.
Per la commissione per le primarie non c’è stata nessuna segnalazione da parte dei rappresentanti dei candidati nei verbali ufficiali.
In mancanza di contestazioni, dunque, non si può accettare il ricorso.
Valeria Valente è dunque proclamata vincitrice delle primarie.
Ora spetta a Bassolino la scelta se ‘annunciare la candidatura a sindaco sostenuto da liste civiche. Mercoledì, invece, la commissione di garanzia del Partito Democratico deciderà  sul comportamento dei singoli individuati “accusati” dai filmati.
È iniziata alle 12 la riunione della commissione di garanzia per le primarie, presieduta da Giovanni Iacone, che doveva esaminare il secondo ricorso di Antonio Bassolino. In commissione 11 i presenti con larga maggioranza (sulla carta) per Valente.
Durante l’incontro la parola è passata ai rappresentanti di Bassolino che stanno illustrando il ricorso per annullare le primarie.
Quindi Benincasa del Centro Democratico ha proposto un accoglimento parziale annullando solo il voto dei seggi incriminati.
Una proposta respinta dal resto della Commissione.
Il risultato sembrava scontato dalla vigilia. Dopo aver perso il ricorso con cui chiedeva l’annullamento dei voti in cinque dei 78 seggi (quelli in cui aveva vinto Valeria Valente), Antonio Bassolino ha cercato di annullare, con il nuovo ricorso, tutte le consultazioni.
D’altra parte il premier Matteo Renzi si è già  schierato apertamente con Valeria Valente, dicendo: «È lei la vincitrice della primarie».
E nella commissione di garanzia per le primarie del centrosinistra, che è l’unico organo deputato a giudicare le consultazioni, secondo regole che lo stesso Bassolino ha sottoscritto, i bassoliniani sono in minoranza.

(da “il Mattino”)

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LA SCIOCCA POLEMICA TRA BERTOLASO E LA MELONI: FACILE PARLARE QUANDO SI GUADAGNANO 10.000 EURO AL MESE

Marzo 14th, 2016 Riccardo Fucile

BERTOLASO AVEVA INVITATO LA MELONI A “FARE LA MAMMA”, LEI REPLICA: “SI POSSONO CONCILIARE TRA MILLE DIFFICOLTA'”… MARCHINI SI INSINUA, MAGARI RACCATTA DUE VOTI A DESTRA

“Giorgia Meloni deve fare la mamma”. Se le gazebarie del centrodestra a Roma che hanno incoronato Guido Bertolaso servivano per calmare gli animi nella (quasi) coalizione, ci ha pensato il diretto interessato a riaprire la polemica a poche ore dal risultato.
A far discutere è stata una delle prime frasi da candidato in pectore sull’ipotesi che la candidata al suo posto fosse la leader di Fratelli d’Italia.
Che ha subito replicato: “Le donne conciliano maternità  e lavoro”.
E se già  non fosse abbastanza problematica la faccenda nel centrodestra, anche il candidato Alfio Marchini su Twitter ha espresso la sua solidarietà  alla Meloni: “Bertolaso altri due attacchi alla mamma Meloni e la voto! Paesi con natalità  più alta? Dove c’è maggior occupazione femminile”.
Povero Marchini, cosa deve fare per raccattare due voti a destra…
L’ex capo della Protezione civile ha pronunciato la frase incriminata a “Fuori Onda” su La7, poche ore dopo il risultato del referendum su se stesso a Roma: “La Meloni deve fare la mamma”, ha detto, “mi pare sia la cosa più bella che possa capitare ad una donna”, ha detto. “Deve gestire questa pagina della sua vita. Non vedo perchè qualcuno dovrebbe costringerla a fare una campagna elettorale feroce e, mentre allatta, ad occuparsi di buche, sporcizia…”.
Un intervento polemico che è stato fatto passare per maschilista, anche per la dabbenaggine di Bertolaso.
La Meloni ha colto al volo l’occasione, ma ha sorvolato su un dettaglio.
“Io non voglio polemizzare”, ha detto. “Dico solamente con garbo e orgoglio a Guido Bertolaso che sarò mamma comunque, come lo sono tutte quelle donne che tra mille difficoltà  riescono a conciliare impegni professionali e maternità .”
Indubbiamente è facile parlare di “conciliabilità ” quando si guadagnano 10.000 euro al mese e ci si può permettere tre baby sitter.
Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha pensato bene di intervenire: “È una battuta che non si deve adoperare. Perchè se una donna è incinta, ed è effettivamente la cosa più bella che le possa capitare ha diritto a continuare a lavorare e ad allattare mentre fa il sindaco. Questo è elementare. Il ministro Lorenzin, non è un segreto allatta i suoi bambini facendo il ministro”.
Caso strano anche lui parla di una che guadagna 15.000 euro al mese.
In una cosa Bertolaso ha sbagliato: invece che polemizzare sulla gravidanza, faceva prima a dire quello che pensano in molti.
Ovvero che la Meloni, come il suo compagno di merende Salvini, è stata scorretta nei suoi confronti e che è inadeguata al ruolo di sindaco.
Quando le cose si pensano, è meglio dirle chiaramente, senza trincerarsi dietro a battute discutibili.
Inadeguata lei, inadeguato lui, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

(da agenzie)

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“BRUTTA E OBESA”: I SASSOLINI DI PATRIZIA

Marzo 14th, 2016 Riccardo Fucile

“OGGI E’ UNA GIORNATA LIBERATORIA, VOGLIO RESTARE LONTANA DALLE PRESSIONI MEDIATICHE”

Passeggia in un parco di Milano e risponde al telefono: “Oggi è una giornata liberatoria, vorrei restare lontana dalla pressione mediatica”.
Patrizia Bedori, la 52enne scelta dal Movimento 5 Stelle come candidata sindaco di Milano, si è ormai ritirata dalla corsa e dice di sentirsi molto sollevata: “Ho fatto umilmente questa scelta, un passo di lato”.
Per quale motivo?
“Sono stata travolta dalla pressione mediatica, non ce la facevo più, adesso mi riprenderò la mia vita ma continuerò a stare vicino alla mia città  e al mio quartiere come ho sempre fatto”.
Colpa quindi dei giornalisti, spiega Bedori, che tuttavia alla domanda se ha sentito il leader 5Stelle, Beppe Grillo, o Gianroberto Casaleggio non risponde.
Secondo alcune indiscrezioni, i vertici M5S non erano contenti dell’andamento dei sondaggi e per questo le avrebbero “imposto” il passo indietro.
“Il Movimento è vicino a me – si difende l’ex candidato sindaco – ieri tutti hanno pianto con me, sono stati troppi carini. Il Movimento 5 Stelle è la mia vita e ci resterò. Adesso però basta domande. Vorrei stare un giorno al parco a passeggiare come sto facendo”.
Poco prima Bedori aveva affidato a un lungo post su Facebook il suo sfogo, il cui incipit è: “Qualche sassolino nella scarpa oggi me lo voglio levare”.
Domenica sera le motivazioni che l’avevano indotta a fare quella scelta erano sembrate del tutto personali (“Può accadere che ci si accorga di non sentire propria una determinata posizione”), ma il giorno dopo, prima di godersi la passeggiata liberatoria, ne ha per tutti.
A partire da quelli che l’hanno chiamata “casalinga e disoccupata”, con toni offensivi. Per proseguire con alcuni esponenti del suo stesso movimento che l’hanno insultata prendendo di mira anche il suo aspetto fisico.
Ai primi fa sapere che “per me non sono offese. Ci sono milioni di casalinghe in Italia ed è grazie a loro che l’Italia sta in piedi”.
E ancora. “Mi avete dato della disoccupata usando questa parola in maniera denigratoria, negativa, come dire sfigata. Sappiate che non ero in cerca di una cadrega. E ve lo ho dimostrato, semmai ce ne fosse bisogno, ma quello che è più grave è che avete offeso milioni di cittadini a cui è stata tolta la dignità “.
Poi viene il turno di due compagni di movimento (una ex M5s).
Il primo è Tonino Silvestri che le ha dato della “brutta grassa e obesa” dicendole “fuori a calci nel culo”: “Ti voglio regalare un minuto di notorietà , poi rientrerai nell’oblio. Sono generosa e ovviamente mi astengo da commenti sul tuo aspetto fisico perchè io le persone le giudico da quello che sono, da quello che dicono ma soprattutto da quello che fanno”.
Poi è il turno di Serenella Fuksia, senatrice ex pentastellata, che le aveva dato della “nullafacente super cazzolara svogliata”.
A lei replica dicendo: “Sei famosa perchè non mantieni la parola data ai tuoi elettori e, come dicevo, io le persone le valuto da quello che fanno. Io ho altri valori e la mia parola vale, sono su un altro livello, cui tu non potrai mai accedere e forse neanche capire”.
Ovviamente c’è spazio per i ringraziamenti che vanno a chi l’ha comunque sostenuta anche dopo la decisione di ritirarsi e a quelle donne che “silenziosamente giorno dopo giorno dedicano la vita agli altri senza chiedere nulla in cambio”.

(da “Huffingtonpost“)

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RICCARDO BOSSI CONDANNATO A UN ANNO E 8 MESI PER LE SPESE PERSONALI CON I FONDI DELLA LEGA

Marzo 14th, 2016 Riccardo Fucile

LA PADAGNA DEL MAGNA MAGNA: AVEVA USATO 158.000 EURO ANCHE PER PAGARE BOLLETTE E PAY TV… L’AVVOCATO: “HA PERSO IL LAVORO ED E’ SENZA SOLDI”

Riccardo Bossi, il primogenito del fondatore della Lega Umberto, è stato condannato a un anno e otto mesi (con rito abbreviato) per appropriazione indebita aggravata.
Lo ha deciso l’ottava sezione penale del tribunale di Milano per le spese personali, che ammontavano a circa 158 mila euro, realizzate con i fondi del Carroccio.
Il denaro sarebbe stato usato anche per pay-tv, bollette di luce e gas.
È la prima sentenza dopo lo scoppio dello scandalo sui fondi del partito emerso nel 2012.
IL LEGALE: “E’ IN DIFFICOLTA’ ECONOMICHE”  
«Ribadisco la totale estraneità  del mio cliente alle accuse. Chiunque di noi quando chiedeva i soldi al papà  non sapeva da dove lui li prendesse», spiega l’avvocato Maiello, commentando la sentenza.
«È una condanna troppo dura – prosegue il legale – faremo sicuramente appello”.
Il legale ha poi affermato che il primogenito di Umberto Bossi «in questo momento è in difficoltà , ha perso il suo lavoro di pilota di rally e adesso è in cerca di lavoro e fa un po’ il procacciatore d’affari con la Russia».
I SOLDI DI PAPA’  
«Credo che chiunque di noi quando chiedeva i soldi al papà  non sapeva da dove li prendesse», aggiunge l’avocato, che in più occasioni ha spiegato come il figlio maggiore del fondatore della Lega Nord, quando aveva bisogno di un aiuto, si limitava a consegnare le fatture alla segretaria del padre.
AFFARI DI FAMIGLIA  
I pm hanno rendicontato nel dettagliato le spese della famiglia Bossi e del suo cerchio magico.
Dalle multe per eccesso di velocità  alle cartelle esattoriali, dai pigiami alla ristrutturazione della casa di Gemonio e di Roma.
E poi i diplomi in Albania, il leasing della BMW, i costi dell’ospedale, perfino gioielli e le cure dal dentista.
Svariati milioni di euro di soldi pubblici incamerati a titolo personale dagli ex responsabili dal partito di “Roma Ladrona”.
I conti esaminati dalla procura sono relativi ai contributi pubblici presi per tre anni.
E precisamente: 22 milioni euro nel 2008; oltre 17 milioni nel 2009 e quasi 18 milioni nel 2010, che però non vennero ritirati per l’intervenuto blocco dei rimborsi ordinato dall’allora presidente della camera Gianfranco Fini.
Una quantità  notevole di denaro di cui una parte, secondo le accuse, sarebbe stata spesa dagli indagati per acquisti personali.
DAI FIGLI A ROSI MAURO E BELSITO  
Per esempio risulta che Rosi Angela Mauro ha speso 77 mila euro per far comprare la laurea in Albania a Pierangelo Moscagiuro, il suo capo scorta appropriandosi complessivamente di quasi 100 mila euro.
Umberto Bossi avrebbe speso invece 208 mila euro; il figlio Riccardo, pagando multe e perfino staccando assegni per il mantenimento della ex moglie, di 157mila e 933 euro; mentre Renzo, noto come “il trota”, tra multe, assicurazioni e acquisto di auto, avrebbe raggiunto la rispettabile cifra di 145 mila euro e rotti.
Recordman delle distrazioni, l’ex tesoriere Belsito (a cui la Procura di Genova ha da poco sequestrato beni mobili, immobili e proprietà ) si sarebbe appropriato, con prelievi continui di cui dunque non si conosce sempre l’esatta destinazione, di due milioni e 400 mila euro.
Soldi, contesta l’accusa, di cui si sarebbero appropriati nel giro di appena tre anni, fino al 2011.

(da “La Stampa”)

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