Marzo 11th, 2016 Riccardo Fucile
LA TELEFONATA A BERLUSCONI: “SU BERTOLASO NON TENGO I MIEI”… LA LEADER DI FDI MOSTRA TUTTI I SUOI LIMITI: HA PAURA DEL FLOP E SI ACCODA A CHI URLA DI PIU’… BERLUSCONI FURIBONDO, I SUOI: “AVANTI CON BERTOLASO”
«Presidente, purtroppo non riesco più a tenere i miei sulla candidatura di Guido Bertolaso. Di conseguenza, per rimanere insieme nella coalizione di Roma, ho bisogno che ci sia dentro non solo Matteo Salvini. Ma anche Francesco Storace». Dall’altra parte della cornetta, mentre Giorgia Meloni riversa su Forza Italia l’ennesima secchiata di acqua gelida di un fine inverno maledetto, c’è un Silvio Berlusconi senza parole.
Sono le sei di venerdì pomeriggio.
L’ora esatta in cui, nonostante agli appuntamenti coi gazebo del centrodestra non manchi che mezza giornata, la candidatura dell’ex numero uno della Protezione civile sembra sul punto di tramontare.
Lasciando spazio, a sorpresa, proprio a una discesa in campo della Meloni.
Da Arcore, insomma, l’ex Cavaliere – che non vorrebbe mollare «l’amico Guido per nessun motivo» – assiste inerme all’ennesimo colpo di scena.
Anche perchè, poche ore prima, parlando dalla Sicilia, Matteo Salvini aveva ribadito che «Bertolaso non è il mio candidato».
Meloni chiede un rinvio in extremis delle «gazebarie»
La leader di Fratelli d’Italia, non appena aggancia la voce dell’ex premier, prova a prenderla larga.
«Presidente, non tengo più i miei. Se vado separata da Salvini e da Storace, per Fratelli d’Italia è il tracollo. Ho bisogno che lei tenga tutti insieme, altrimenti le nostre strade si separano». Non solo.
Meloni chiede un rinvio in extremis delle «gazebarie», tema di fronte al quale Berlusconi perde la pazienza: «Cara Giorgia, siete stati voi a chiedermi di anticiparle di una settimana e io l’ho fatto. Per mandare tutto a monte, francamente, mi sembra tardi…».
L’annuncio potrebbe arrivare lunedì
È a quel punto della telefonata che si rimaterializza, questa volta in maniera concreta, l’evergreen degli ultimi anni della destra capitolina.
E cioè la candidatura a sindaco di Roma della Meloni. È lei stessa a dirlo, esplicitamente, a Berlusconi.
«Se lei non ce la fa a tenere tutti insieme, io non posso sostenere Bertolaso. E, anche se in questo momento non è la priorità della mia vita (la leader di FdI è incinta, ndr), sarei costretta a correre per il Campidoglio…».
L’annuncio potrebbe arrivare lunedì mattina nel corso di una conferenza stampa.
Azzurri capitolini: «Noi rimaniamo con Bertolaso”
Quando chiude la telefonata, l’ex premier ha di fronte a sè lo scenario più oscuro.
E cioè la «fine» del centrodestra italiano, almeno per come lo si è conosciuto negli ultimi ventidue anni.
Perchè, e questo ad Arcore ce l’hanno ben presente, separarsi a Roma – tra l’altro in un momento di massima crisi del Pd – vorrebbe dire aprire le pratiche per il divorzio ovunque.
Gli azzurri capitolini la prendono male. «Noi rimaniamo con Bertolaso.
I gazebo sono già pronti», spiega Antonio Tajani poco prima dell’ora di cena.
La presenza di Berlusconi ai banchetti, data per certa, torna a rischio finchè la notte non avrà portato consiglio.
Solo un bagno di folla potrebbe salvare la candidatura dell’ex numero uno della Protezione Civile, che in mattinata – in tv ad Agorà – aveva chiarito che «se vince il no o se vanno in meno di 10 mila romani ai gazebo, abbandono la corsa».
Fuori dal recinto berlusconiano, i vecchi delfini — come Raffaele Fitto — chiedono a gran voce «primarie vere».
Ma è vecchia la storia delle stalle da chiudere. E dei buoi già fuggiti.
Tommaso Labate
(da “il Corriere della Sera”)
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Marzo 11th, 2016 Riccardo Fucile
L’OFFERTA: “PROVVEDIMENTI CONTRO I DUE DIRIGENTI PD DEL VIDEO”… BASSOLINO: “NO, ANNULLAMENTO DEI VOTI IN 5 SEZIONI O SI RIVOTI”
Come spesso accade, anche stavolta è toccato all’Arnaldo cercare di mettere una pezza al dramma partenopeo.
L’Arnaldo Forlani, alias Lorenzo Guerini (il copyright è di Renzi) è arrivato sotto il Vesuvio per incontrare Antonio Bassolino, e tentare di evitare il replay del caso Cofferati nel 2015 in Liguria, quando il vecchio leone, dopo aver denunciato brogli alle primarie, se andò dal partito sbattendo la porta e dando vita a una lista di sinistra che ha contribuito alla sconfitta del Pd alle regionali.
Dopo le primarie del 6 marzo, le prime reazioni del Nazareno sono state di totale chiusura alle ragioni di Bassolino.
Mercoledì, alla riunione della commissione di garanzia a Napoli, il suo ricorso non è stato esaminato, ma rigettato per ragioni procedurali.
Perchè arrivato troppo presto rispetto alla proclamazione ufficiale dei risultati, oppure troppo tardi, perchè oltre 24 ore dopo la chiusura dei seggi.
Insomma, il caos: con i bassoliniani che sono usciti in polemica dalla riunione, cui ha partecipato anche il segretario del Pd Napoli Venanzio Carpentiere, che pure non fa parte dei garanti.
“Primarie valide, ha vinto Valente”, avevano detto già il giorno prima Guerini e Orfini. E a quel punto Bassolino sembrava pronto ad annunciare la sua lista civica già sabato 12, al teatro Augusteo di Napoli, dove ha radunato i suoi sostenitori.
L’incontro Guerini-Bassolino, nel pomeriggio a Napoli, ha invece riaperto un filo di dialogo.
“Con Antonio è stato un incontro in cui ci siamo ascoltati e ci siamo parlati, fa sempre bene parlarsi”, ha detto all’uscita il vicesegretario pompiere.
“Non ho chiesto assolutamente di ritirare il ricorso. E’ un diritto presentarlo, è riconosciuto dal regolamento ed è giusto che la Commissione lo esamini con molto rigore e attenzione come ha fatto e deve fare”.
L’ipotesi dunque è che la commissione di garanzia si riunisca di nuovo, per esaminare realmente il ricorso bis di Bassolino (presentato oggi) sui 5 seggi dove sono stati filmati dal sito Fanpage.it passaggi di denaro a favore di elettori da parte di esponenti dem vicini a Valeria Valente.
Nel ricorso, l’ex sindaco parla di “risultato palesemente alterato e condizionato da numerosi e gravi espisodi avvenuti all’esterni dei seggi”.
E fa riferimento appunto a episodi di propaganda pro Valente avvenuti all’ingresso di alcuni seggi. Episodi definiti “in contrasto con la Costituzione che prevede l’espressione libera e segreta del voto”.
La riunione della commissione si terrà domenica 13 marzo al mattino, oppure (in caso di eccessive assenze “festive”) il giorno successivo.
Bassolino ha già fatto sapere che la sua richiesta resta l’annullamento di quei 5 seggi: in quel caso, matematicamente, sarebbe lui il vincitore delle primarie, per circa 300 voti.
In casa Pd si ragiona invece di provvedimenti disciplinari a carico dei due esponenti dem (Antonio Borriello e Gennaro Cierro) che sono stati filmati in atteggiamenti illegittimi fuori dai seggi.
Ipotesi, quella della sospensione dei due “rei”, che non basta affatto ai bassoliniani. “Sarebbe come colpire i colpevoli ma non il reato…”.
Marco Sarracino, il candidato della sinistra dem che a sua volta ha incontrato Guerini, ha chiesto che si rivoti nei seggi incriminati. “Altrimenti si annullino le primarie e si individui un candidato unitario per le elezioni comunali”.
Sabato mattina, al teatro Augusteo, l’ex sindaco rilancerà davanti ai suoi sostenitori la battaglia “per la legalità e la trasparenza” delle primarie, e l’intenzione di andare avanti: prima la commissione di Napoli, poi eventualmente anche i garanti nazionali. Per ora di lista civica o di uscita dal Pd non si parla, almeno ufficialmente o dal palco. “Antonio vuole andare avanti un passo dopo l’altro”, spiega un suo sostenitore. “Per presentare la lista c’è tempo fino a maggio…”.
Guerini ha incassato, almeno per ora, una battaglia del vecchio leone dentro il perimetro del partito, e ha dovuto concedere un esame rigoroso del ricorso.
Valente, dal canto suo, ha presentato a sua volta un ricorso, ma non alla commissione di garanzia per le primarie, bensì a quella interna al partito.
“Abbiamo presentato un ricorso per verificare se iscritti del Pd abbiano tenuto comportamenti lesivi dell’onorabilità del partito e degli stessi candidati, durante le primarie”, ha spiegato la candidata.
La richiesta è quella di esaminare l’intero filmato realizzato dai cronisti di Fanpage, per verificare “se ci siano stati ulteriori casi di comportamenti illeciti su cui intervenire”.
Insomma, casi riferibili a sostenitori di Bassolino. Che sorride davanti al ricorso della sfidante: “Evidentemente ha cambiato linea… è la conferma che diverse cose non sono andate…”.
Nella disfida dei ricorsi incrociati, a cambiare, in queste ore, è stato proprio l’atteggiamento dei vertici dem.
Dai toni perentori contro l’ex sindaco (a novembre si era persino ipotizzata una norma per non farlo correre alle primarie) ai ramoscelli d’ulivo.
“L’incontro con Guerini è stato cordiale”, ha detto Bassolino ai suoi collaboratori. “Cordiale ma non risolutivo”. Solo un primo passo. Del resto, mesi di bombardamento per il Pd di Napoli, che già parte sfavorito contro De Magistris, potrebbero risultare esiziali. Per questo, dopo i muscoli dei renziani, a Napoli è arrivato l’Arnaldo.
Se fallisce lui, Bassolino rischia di fare davvero male.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 11th, 2016 Riccardo Fucile
IL CONSIGLIO ALL’IMPRENDITORE CORROTTO: “NON TELEFONARE, FAI UN SALTO LI'”
Era un congegno perfetto. Le imprese, i grandi appalti e le fondazioni politiche, vere camere di compensazione.
Un crocevia attraversato da tangenti, favori personali, promesse di voto e di assunzioni degli amici.
L’operazione “Dama nera”, arrivata oggi al secondo step, ha di nuovo puntato i fari sul sistema Anas, la società pubblica con in mano uno dei più ricchi portafogli di commesse.
Milioni di euro che già lo scorso ottobre aveva portato la Procura di Roma a chiedere ed ottenere 10 custodie cautelari (5 in carcere e 5 ai domiciliari) per alcuni funzionari apicali dell’Anas.
Dopo quell’operazione la principale indagata, Antonella Accroglianò, detta la “Dama nera”, ha iniziato a collaborare con la giustizia, riempendo diverse pagine di verbale, aiutando gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria e del Gico della Guardia di Finanza di Roma a completare la mappa della corruzione, già emersa dalle intercettazioni telefoniche e ambientali.
Diciannove gli arrestati nell’operazione di questa mattina e 35 gli indagati. Primi fra tutti il deputato di Forza Italia Marco Martinelli, componente della commissione lavori pubblici della Camera dei deputati, raggiunto da un comunicazione di garanzia nella sua residenza romana.
Un nome che riporta alla Fondazione della libertà per il bene comune presieduta da Altero Matteoli, l’ex ministro dell’Ambiente e delle infrastrutture già rinviato a giudizio dal Gip di Venezia per l’affare Mose.
Un indirizzo che conta nella Roma della politica, dove — secondo le indagini — sarebbero passati parte degli accordi corruttivi.
Ci sono poi gli imprenditori, i beneficiari finali del sistema di lavori pubblici targati Anas finiti nelle indagini della procura romana. Cantieri stradali dalla Sicilia all’Abruzzo, passando per la Calabria attraversata dall’eterno cantiere dell’autostrada che il premier Renzi ha promesso di inaugurare il prossimo dicembre.
Tra gli imprenditori finiti agli arresti domiciliari questa mattina c’è un nome che conta in provincia di Messina, Giuseppe Ricciardello, originario di Brolo. È accusato di aver versato una tangente da 30mila euro che, per il Gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, sarebbe stata poi divisa tra la “Dama nera” Antonella Accroglianò, il presidente della commissione di gara per i lavori sulla strada statale 117 “Centrale sicula” Giuseppe Barilà e il deputato di Forza Italia Marco Martinelli. Con la promessa di una ulteriore tranche di 270mila euro, mazzetta destinata allo stesso schema di sparizione.
A finire ai domiciliari è anche Sergio Vittadello, titolare della Intercantieri Vittadello spa, che, secondo i magistrati, avrebbe pagato 30mila euro alla Accroglianò per sbloccare alcuni contenziosi con l’Anas.
Coinvolta nell’indagine è anche un’altra impresa storica dei lavori pubblici italiani, la Costruzioni Romane ICS spa, riconducibile all’imprenditore Claudio Salini, deceduto lo scorso anno.
Anche in questo caso la tangente contestata dalla procura — pari a 10mila euro — sarebbe servita per oliare i complessi meccanismi dei contenzioni derivati dai grandi cantieri stradali. A finire agli arresti domiciliari per questa accusa è Andrea Musenga, consulente di Salini. Tante le società coinvolte: tra le altre la Tecnis Cogip, per i cantieri del Basentino, in provincia di Potenza. Tutti nomi ben noti nell’ambiente dei grandi lavori.
Mentre gli arrestati venivano portati, uno ad uno, nella storica caserma Cadorna della Guardia di finanza a Roma, la capitale iniziava a specchiarsi ancora una volta con un sistema di corruzione che appare sempre più evidente.
Il sistema è sottile, impalpabile. Ma pesante come una cappa di piombo.
Ci sono le discrete stanze delle Fondazioni che, trasformandosi in ufficio politico di deputati e senatori, tengono fuori per legge le microspie delle procure, grazie al sistema della guarentigie parlamentari.
Snodi vitali tra il sistema di condizionamenti degli appalti — gestiti dalla vera casta della burocrazia pubblica — e le imprese “amiche”.
Ed è qui, nello snodo delle fondazioni, che appare chiaro, secondo i magistrati romani, il ruolo del deputato Marco Martinelli, vice presidente della Fondazione della libertà per il bene comune.
La dama nera per riuscire a “risolvere” positivamente per l’imprenditore siciliano Ricciardello l’aggiudicazione degli appalti contestati si rivolgeva ad un altro funzionario chiave, Elisabetta Parise, finita anche lei agli arresti domiciliari, perchè ritenuta il tramite tra i vertici Anas coinvolti nell’inchiesta e il mondo della politica, passando attraverso la rete di relazioni di Martinelli.
Gli uffici politici, secondo gli investigatori, erano il luogo sicuro dove discutere gli accordi al riparo da orecchie indiscrete.
Quando Ricciardello chiedeva ad Antonella Accroglianò il telefono per contattare Martinelli, la dirigente gli spiegava: “No, non lo chiami, vada direttamente, la sta aspettando in fondazione, perchè non ci fa un salto?”.
Un appuntamento che poi i militari della Guardia di finanza hanno documentato attraverso un servizio di appostamento.
Da quando ha iniziato a collaborare con la magistratura la “Dama nera” è un fiume in piena.
Ai magistrati della Procura di Roma ha raccontato quello che avveniva in cene e riunioni lontane dalle microspie, rafforzando il quadro di indizi emerso nel corso delle indagini.
Il 3 dicembre scorso, sentita a verbale, ha riferito di un incontro dello scorso maggio, dove, secondo la sua ricostruzione, all’ordine del giorno c’erano gli accordi tra la politica e le imprese: “Organizzavamo una cena — si legge nell’ordinanza eseguita oggi — in cui eravamo presenti io, Ricciardello, Martinelli e la Parise. In quella circostanza — ha raccontato nella sua testimonianza la “Dama nera” — Martinelli assicurava al Ricciardello che si sarebbe impegnato a parlare con l’onorevole Matteoli per favorirlo nell’aggiudicazione della gara in Sicilia”.
L’ex ministro, che non risulta tra gli indagati, è il presidente della Fondazione della libertà per il bene comune.
Un sospetto che oggi ha un peso politico notevole: dallo scorso dicembre Altero Matteoli è presidente della commissione Lavori pubblici del Senato.
Andrea Palladino
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 11th, 2016 Riccardo Fucile
L’EX GOVERNATORE SICILIANO: “DESTRA E SINISTRA MI CHIEDONO DI TORNARE”
Dica la verità è riuscito a condizionare perfino le primarie di Napoli? Giorgio Ariosto, uno di quelli che distribuiva monetine ai seggi, era un cuffariano.
«Non so chi sia questo Ariosto. Dicono che sia cuffariano ma io non lo conosco. In ogni caso a Napoli avrei fatto votare per Bassolino».
Di passaggio a Roma per la presentazione di un libro che ripercorre le sue vicissitudini giudiziarie, l’ex presidente della Regione Sicilia, uscito dal carcere a dicembre dopo aver scontato quasi cinque anni di pena per favoreggiamento a Cosa Nostra, nonostante tutto è ancora amato dai suoi elettori.
«Sono più popolare di Berlusconi. Non pensavo che il carcere mi desse questa notorietà ». Cuffaro si è spogliato degli abiti dei parlamentari, e veste come un turista in visita nella Capitale. Una camicia, un pullover e un paio di jeans. Lo ferma perfino Maria Pia Garavaglia, ex senatrice Ds, che lo stringe forte e gli augura buona fortuna
È tornato in Sicilia o si è nuovamente trasferito a Roma?
«Frequento saltuariamente la Capitale. Ormai vivo nella mia campagna di San Michele di Ganzaria in provincia di Catania. Lì mi diverto e sto a contatto con la natura. Mi prendo cura delle mie galline».
Ha proprio deciso di lasciare politica?
«Tutti mi hanno chiesto di scendere in campo. Da destra a sinistra. Per adesso però non ne ho voglia».
In realtà , lo ammetta, sta preparando il suo ritorno in grande stile?
«In effetti sono ancora ben voluto. Qualche volte mi diverto a far litigare i leader».
Più che litigare stava provocando la scissione nel Pd…
«Tutti pensano che i miei ex fedelissimi stiano andando da Renzi. In verità , quando chiusi con la politica a causa della condanna, i miei amici si riposizionarono nel Pd di Pier Luigi Bersani.
Le truppe dell’ex segretario negano. Alzano le spalle.
«Le faccio un esempio, l’attuale segretario del Pd di Palermo, Giuseppe Bruno, era già andato lì ai tempi di Bersani. Per non parlare del Pd in giunta con Lombardo. Quasi tutti gli assessori, compreso il magistrato Caterina Chinnici (oggi europarlamentare del Pd n.d.r), erano in gran parte amici miei».
Il suo nome continua a dividere.
«E mi sorprendo anche io. Ma può dividersi un grande partito come il Pd su una minchiata detta da Cuffaro?».
Quale sarà il futuro del Pd?
«Se Renzi vince il referendum costituzionale, anticiperà le elezioni e farà un listone del partito della nazione. Si farà l’80 per cento dei gruppi parlamentare a trazione renziana. E non gliene fregherà più nulla dei Bersani e degli Speranza».
Secondo lei Verdini confluirà nel nuovo partito di Renzi?
«Verdini è la vera novità della politica italiana. È come se il numero 10 del Milan passasse con l’Inter. Ormai è chiaro che il Pd è un’altra cosa. La metamorfosi si compirà con le elezioni. È fisiologico che sia così. Cosa ci sta attorno a Renzi? Guerini era nella direzione della Dc. I Boschi sono una famiglia targata Dc. Se tu sei culturalmente nato e cresciuto dentro uno spazio culturale, quell’idea culturale te la porti dentro».
A proposito della Capitale, chi vincerà le elezioni amministrative?
«Virginia Raggi mi sembra un’ottima candidata. Questa ragazza dei cinquestelle suscita molto interesse. C’è una città incazzata che ha voglia di punizione. Può succedere di tutto anche che i cinquestelle vincano al primo turno».
Giuseppe Alberto Falci
(da “La Stampa”)
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Marzo 11th, 2016 Riccardo Fucile
NEL 2013 PRESO SUL FATTO A SCIACCA, PATTEGGIO’ 18 MESI… MA LA LEGGE NON CONSENTE DI LICENZIARE I PIROMANI
Nel 2013, in una giornata di maggio sferzata da uno scirocco fortissimo, venne sorpreso mentre con la fiamma ossidrica cercava di attizzare il fuoco nelle sterpaglie della statale che collega Agrigento a Sciacca.
A.P., queste le sue iniziali, patteggiò poco dopo una pena a 18 mesi.
I pm sottolinearono l’aggravante del fatto che l’incendiario era un operaio della forestale in attesa di essere chiamato per svolgere le giornate lavorative.
Ma da allora lui, come altri trenta piromani e operai stagionali della forestale, non è mai stato cancellato dagli elenchi, anzi è tornato al lavoro come se nulla fosse.
E ci tornerà di nuovo nei prossimi mesi, nonostante sia stato ormai scoperchiato il grande vaso di Pandora degli addetti alla forestale con condanne penali pesantissime rimasti in servizio.
La dirigente del dipartimento regionale Lavoro, Antonella Bullara, ha scritto una nota riservata al governatore Rosario Crocetta nella quale, se da un lato rassicura sul fatto che possono essere licenziati i forestali che hanno condanne con interdizione perpetua dai pubblici uffici (di qui i primi 62 licenziamenti, tra cui quelli di 23 mafiosi), dall’altro sottolinea come «dalla normativa vigente non si rinviene alcun riferimento a particolare requisiti di accesso all’elenco dei forestali».
Tradotto: per i reati che non hanno l’interdizione dai pubblici uffici perpetua al momento non si può procedere ad alcun licenziamento.
Antonio Fraschilla
(da “La Stampa”)
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Marzo 11th, 2016 Riccardo Fucile
L’EX SINDACO CHIAMA DOMANI A RACCOLTA I SUOI FANS E PROVA A STANARE RENZI
È furioso Antonio Bassolino.
Convoca in un teatro, per domani, il suo popolo: «Apro un percorso democratico di consultazione per reagire a una arroganza insopportabile. Se avremo le forze necessarie per vincere, mi candiderò».
Ma c’è ancora tempo per decidere, ripetono per tutto il giorno i suoi fedelissimi, il consigliere regionale Antonio Marciano e l’eurodeputato Massimo Paolucci.
E oggi è il tempo dei ricorsi interni al partito per annullare le votazioni in sei dei 73 seggi della città .
Sceglie «Otto e mezzo» per dare un colpo di acceleratore al chiarimento interno al Pd, come se volesse invitare Renzi a rendersi conto che «il partito vuole suicidarsi un’altra volta» (dopo quella delle primarie del 2011).
Convinto, Bassolino, che «Valeria Valente non arriverà neppure al ballottaggio con De Magistris»: «Sono sceso in campo perchè pensavo e penso di potercela fare».
Un segnale, una apertura, un gesto politico per evitare la spaccatura, la separazione, la lista civica.
Questo in fondo chiede Bassolino a Renzi, al segretario del Pd che dopo una settimana di tormenti e di lacerazioni sugli esiti delle primarie (a Roma e a Napoli) ha annunciato che parlerà di quello che è successo, domenica, a un seminario del partito.
Chiarisce Bassolino: «Io ho proposto di annullare il voto in quei sei seggi. Il partito potrebbe proporre di rivotare in quei seggi. Potremmo discuterne. Minimizzare è una offesa ai 30.000 elettori, a Napoli».
Dunque, per non disperdere quel patrimonio di forze che lo hanno sostenuto in queste settimane, con l’hastag #napoliriparte, Antonio Bassolino ha convocato il suo popolo, per una assemblea al teatro Augusteo, domani mattina.
«Spero di trovare all’Augusteo molti di quelli che mi hanno sostenuto in queste settimane. Anche chi non ha partecipato alle primarie e quelli che, e sono tanti, vogliono andare a casa. C’è tempo per prendere le decisioni. Intanto dobbiamo depositare il nuovo ricorso al Provinciale. Ce lo bocceranno? Ci rivolgeremo a Roma».
Prima di lasciare Napoli per andare negli studi di Lilli Gruber, Bassolino, nella sede della Fondazione Sudd, respinge le accuse di voler sfasciare il Pd: «È il partito che rischia di divorziare con la città . Invece di esaminare il ricorso e dire qualcosa, annuncia che non è successo nulla. Quello che non si può fare è non fare nulla».
Il Pd napoletano dopo giorni di silenzio prova ad abbozzare una controffensiva rendendo pubblico il verbale della riunione del comitato organizzatore delle primarie, che ha bocciato il ricorso presentato da Bassolino. «Dopo ampia discussione, il Comitato ha deciso di entrare nel merito dei fatti oggetto di contestazione, ritenendoli in alcuni casi esecrabili ma non in grado di mettere in discussione il voto espresso». Dunque, si è discusso del merito.
«Ma in modo molto superficiale – replica l’amministrativista Riccardo Marone, ex sindaco e vicesindaco di Napoli, avvocato di Bassolino – e contraddittorio perchè riconosce l’esistenza di episodi esecrabili».
E Bassolino denuncia che nel corso della riunione dell’organo di garanzia «c’è stata una grave interferenza»: «Senza avere titoli, si è presentato alla riunione il segretario del Pd».
Affranto, disperato, Tonino Borriello non ci sta alla «vergognosa e diffamatoria campagna di sciacallaggio» nei suoi confronti.
E’ lui il consigliere comunale ripreso da Fanpage che davanti al seggio 45 di San Giovanni a Teduccio dà un euro all’elettore per poter votare alle primarie.
«Un gesto sicuramente esecrabile – scrive la commissione che ha bocciato il ricorso Bassolino – ma un solo caso su 700 votanti».
Si difende Borriello: «Era un elettore del Pd, uno con cui prendo il caffè al bar. Era con la moglie e mi ha chiesto di prestargli l’euro per consentirle di votare. E gli ho dato un euro».
Oggi Bassolino depositerà il nuovo ricorso. La storia continua.
Guido Ruotolo
(da “La Stampa”)
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Marzo 11th, 2016 Riccardo Fucile
LA COLTA PROVOCAZIONE AVVENUTA NOTTETEMPO A TORINO
Probabilmente si tratta di più di una persona, l’incursione è avvenuta di notte e gli autori sono colti e conoscono bene l’arte della provocazione, oltre che la provocazione nella storia dell’arte.
È questo il primo identikit che si può tracciare per rispondere alla domanda: chi ha realizzato il manifesto fake di Adinolfi comparso a Torino?
In attesa di una qualche forma di rivendicazione del gesto – quasi certamente riconducibile alle polemiche sulle unioni civili e alle posizioni di Mario Adinolfi, direttore de La Croce – ad analizzare la provocazione, anche dal punto di vista artistico, è il giornalista Vito De Biasi, ripreso dal blogger Paolo Armelli, che è stato tra i primi a segnalare la foto virale scattata da Federico Novaro: «Vito De Biasi segnala che la boccetta di profumo che appare nella locandina – spiega Armelli – ricorda molto da vicino l’opera ready-made Belle Haleine — Eau de Voilette realizzata dagli artisti Marcel Duchamp e Man Ray nei primi decenni del Novecento».
Il manifesto, riprodotto richiamando in perfetto stile i cartelloni pubblicitari di Dolce & Gabbana (con tanto di logo), fa poi sospettare che dietro alla provocazione possa esserci anche un grafico.
Ciò che è certo, per il momento è che Dolce & Gabbana non ne sanno niente.
Del resto, la stessa IGPDecaux, che gestisce lo spazio pubblicitario nel quale è comparso il manifesto, ha precisato che l’affissione è abusiva: il cartellone è stato inserito forzando la teca.
Adinolfi protagonista, suo malgrado dello scherzo, ha twittato chiedendo pubblicamente una smentita agli stilisti, parlando di «ennesima violenza» nei suoi confronti.
Dimostrando scarso senso dell’humor.
Paola Italiano, Francesco Zaffarano
(da “La Stampa”)
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Marzo 11th, 2016 Riccardo Fucile
MARCO MARTINELLI, EX AN, E’ VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE DI MATTEOLI “PER IL BENE COMUNE”
Diciannove persone arrestate, tutti dirigenti e funzionari dell’Anas e imprenditori titolari di appalti di opere pubbliche di primaria importanza.
Tra gli indagati c’è anche un politico.
Si tratta di Marco Martinelli di Forza Italia, già eletto alla Camera con Alleanza Nazionale che è anche vicepresidente della Fondazione della libertà per il Bene Comune presieduta dall’ex ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli (non indagato), ente scelto dagli indagati come sede per alcuni incontri chiave.
A Martinelli gli inquirenti contestano i reati di concorso in turbativa d’asta e corruzione.
In particolare nell’ordinanza si parla del suo ruolo di intermediario politico con il costruttore siciliano Giuseppe Ricciardello (indagato dallo scorso ottobre, oggi ai domiciliari) a proposito di alcuni appalti dell’Anas in Sicilia.
L’imprenditore, padre del sindaco di Brolo Irene Ricciardello e suocero dell’onorevole regionale Nino Germanà , aveva chiesto a Martinelli anche un intervento di Matteoli, ma soprattutto ha consegnato alla dama nera delle tangenti Anas, Antonella Accroglianò, un anticipo di 30mila euro per “l’interessamento svolto”.
La somma, alla quale si sarebbe aggiunto il saldo di 270mila euro, è stata divisa dalla destinataria in tre quote di 10mila euro l’una: una per sè, una per Martinelli e una per Elisabetta Parise, dirigente delle risorse umane dell’Anas che nel 2013 era candidata in Consiglio comunale a Roma con la Lista “Alfio Marchini Sindaco”.
I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti per le ipotesi di reato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, autoriciclaggio, favoreggiamento personale e truffa.
Emblematica la sintesi operata dal gip che nel suo provvedimento parla di “un marciume diffuso all’interno di uno degli enti pubblici più in vista nel settore economico degli appalti”, reso ancora più “sconvolgente” dalla facilità di intervento del sodalizio per eliminare una penale, aumentare interessi e facilitare il pagamento di riserve, nonchè, ancora più grave, far vincere un appalto ad una società “amica”, a discapito di altre risultate più meritevoli.
“Il mercimonio della pubblica funzione — sostiene poi la Guardia di Finanza — e la sistematicità dell’asservimento della medesima sono stati i tratti essenziali che hanno caratterizzato per anni” l’operato dei pubblici funzionari dell’Anas che sono stati arrestati. In cambio di questo mercimonio, i dirigenti, ma anche il deputato di Forza Italia indagato, “hanno ottenuto utilità e provviste corruttive dai titolari di aziende affidatarie di commesse di opere pubbliche di interesse nazionale”.
Utilità che, secondo quanto è stato accertato, sono pari alle disponibilità finanziarie sequestrate, circa 800mila euro. Le perquisizioni sono state effettuate nel Lazio, in Sicilia, in Calabria, in Puglia, in Lombardia, in Trentino-Alto Adige, in Piemonte, in Veneto, in Molise e in Campania.
Perquisite anche le sedi Anas di Roma, Milano e Cosenza. Durante le perquisizioni sono stati sequestrati anche 225mila euro in contanti.
Il deputato Martinelli avrebbe garantito ad un imprenditore la nomina di un presidente di gara “non ostile” per un appalto in Sicilia.
Grazie al suo intervento e in virtù del ruolo istituzionale ricoperto l’imprenditore si è poi aggiudicato l’appalto.
Un ruolo di intermediazione viene contestato anche ad un avvocato romano arrestato, il quale, sempre secondo l’accusa, avrebbe fatto da intermediario, per conto di un’azienda romana, nella corresponsione alla Dama Nera di una mazzetta da 10mila euro in cambio della facilitazione nell’erogazione di pagamenti e nello sblocco di contenziosi tra l’impresa e l’Anas.
(da agenzie)
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Marzo 11th, 2016 Riccardo Fucile
E’ ORA CHE LA MAGISTRATURA APPLICHI LA LEGGE, NON ESISTONO SANTUARI PADANI DI IMPUNITA’
“La difesa è sempre legittima. Giudici Comunisti di merda. Spariamo a loro prima”.
È il tweet, scritto dall’utente ‘rasente i muri’, che Matteo Salvini ha rilanciato ai suoi sostenitori.
A denunciarlo in rete Francesco Nicodemo, del Pd. “Per la serie i grandi retweet di Salvini. Che vergogna”, commenta Nicodemo pubblicando la foto del retweet del leader leghista, che tuttavia ora non risulta più tra i retweet di Salvini.
Insorge anche Sinistra Italiana: “Apprendiamo da notizie di agenzia corredate addirittura da screenshoot che il leader della lega ritwitta messaggi deliranti in cui si inneggia a sparare prima ‘ai giudici comunisti di merda’”, ha detto Nicola Fratoianni. “Siamo ben oltre il livello di guardia, ed è necessario che su questa vicenda siano presi gli adeguati provvedimenti ma è anche ora che l’irresponsabile Salvini si fermi e la smetta, pur di raccattare 4 voti, di avvelenare l’italia dando spazio ai deliri più brutali e violenti. Il suo è un gioco irresponsabile e pericoloso”.
Che il tweet sia partito da un nick “rasente i muri” ben si addice peraltro a certi vigliacchi abituati a nascondersi sotto pseudonimo o a scappare a gambe levate di fronte a qualche ragazzotto dei centri sociali.
Come la prassi di cancellare la prova di un reato, quando viene di dominio pubblico.
Se a questo soggetto è permesso di insultare, minacciare e istigare è perchè qualcuno finora ha fatto finta di non vedere e non sentire.
Non esistono santuari padani di impunità : questa è istigazione a delinquere, è ora che la magistratura applichi la legge italiana vigente.
Pirma che qualcuno si senta autorizzato a provvedere da solo.
(da agenzie)
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