Marzo 1st, 2016 Riccardo Fucile
NON PUO’ NEANCHE APPOGGIARE MARCHINI PERCHE’ LO SOSTIENE ANCHE L’NCD… E BERLUSCONI E MELONI NON MOLLANO BERTOLASO… NEL M5S IL RICORSO IN TRIBUNALE DEGLI ESPULSI POTREBBE INVALIDARE LA NOMINATION DELLA TEMUTA RAGGI
La Lega Nord potrebbe correre da sola appoggiando un candidato di bandiera o addirittura scegliere
di rinunciare alla lista a Roma.
La situazione è così incartata che ogni possibilità ormai è messa nel conto.
Oltretutto Silvio Berlusconi si dice molto preoccupato per l’appeal che la candidata grillina, Virginia Raggi, potrebbe avere presso gli elettori moderati.
“Se non usciamo da questa impasse – è lo sfogo del leader di Forza Italia – rischiamo l’anarchia e i nostri elettori si confondono e si arrabbiano. E in più alla Raggi hanno detto di fare una campagna moderata. In questo modo veniamo penalizzati”.
Ma il caos della Capitale coinvolge anche i 5Stelle che in queste ore vengono subissati di ricorsi da parte di chi è stato escluso dalla Comunarie, le primarie grilline.
In più la questione Previti, ovvero la vicenda del praticantato forense che a 25 anni la Raggi ha frequentato nello studio del sodale di Berlusconi, sta agitando il mondo vicino ai grillini.
Berlusconi vede comunque l’insidia pentastellata.
Così, a questo punto, mentre tutti si impuntano, si impunta anche lui. “Bertolaso è intoccabile. È lui il nostro candidato”. Ma anche Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia si è irrigidita. Fa il giro dei palinsesti, dal Tg1 a Ballarò, e nei corridoi della Camera attacca l’ex “amico” Salvini con il quale, ai tempi del patto del Nazareno sembrava avesse stretto un patto di ferro: “Primarie? La Lega lo avrebbe potuto dire per tempo e le avremmo fatte. Ma ormai è tardi. Noi siamo stati i primi e i soli a metterle sul tavolo”.
Dal canto suo Salvini fissa il timing. “Entro Pasqua possiamo fare le primarie anche in tutte le città se si vuole, si fanno per scegliere i migliori candidati sindaci e le migliori squadre per fare ripartire le città “. Ma niente da fare.
Lunedì mattina tra il leader di Forza Italia e quello della Lega Nord c’è stato un primo incontro andato a vuoto e probabilmente giovedì ce ne sarà un altro a Roma.
Se le posizioni restano queste, è difficile che il nuovo colloquio sia risolutivo.
Perciò, il leader della Lega Nord potrebbe proporre un candidato romano, di bandiera, da far correre a capo di una lista marchiata Carroccio, ma rischia un flop: i sondaggi che arrivano sul tavolo del quartier generale lumbard non sono certo favorevoli.
L’ipotesi di sostenere Alfio Marchini, senza un’ampia alleanza, viene spiegato in ambienti leghisti, potrebbe essere troppo contraddittoria, soprattutto perchè significherebbe allearsi con Ncd.
E un conto è farlo se c’è anche Forza Italia, un altro è allearsi da soli.
Salvini spera ancora in un ripensamento di Berlusconi e che alla fine si convinca a celebrare le primarie: “Si è fissato con Bertolaso, ma con lui ci schiantiamo tutti “.
Sul fronte del Pd, si attende il responso delle primarie che si terranno domenica e intanto giovedì pomeriggio andrà in scena l’ultimo confronto dei sei candidati, alla Sala Umberto.
Il problema è che la sfida ai gazebo non sta appassionando per il momento la città . Roberto Giachetti ha lanciato perciò un appello a Matteo Orfini per aprire i banchetti già sabato, in modo da incentivare l’affluenza.
I 5Stelle invece sono ormai in campagna elettorale ma devono risolvere la grana ricorsi perchè mesi di lavoro, per scegliere il candidato sindaco M5S e la squadra grillina per il Campidoglio, potrebbero andare in fumo.
Gli espulsi fatti fuori dalla corsa sono infatti sul piede di guerra e promettono battaglia.
Al punto – spiega l’AdnKronos – di rivolgersi a uno staff legale composto da sette avvocati per portare la vicenda in Tribunale e chiedere di annullare la ‘comunarie’ e ripartire dal via. Se il tribunale darà ragione ai ricorrenti, potrebbe essere invalidata la selezione appena svoltasi.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Roma | Commenta »
Marzo 1st, 2016 Riccardo Fucile
PIL + 0,8% MA LA MEDIA EUROZONA E’ DI + 1,9% E SIAMO 25° IN CLASSIFICA SU 28 PAESI (CON LETTA ERAVAMO 23°)… I NUOVI POSTI DI LAVORO SONO SOLO 186.000
Tasse giù, occupati su, investimenti ed export in crescita, deficit in calo, boom di incassi dalla lotta all’evasione fiscale, impennata vertiginosa di mutui.
E poi statistiche “impressionanti”, numeri “record”, dati “meglio delle previsioni”.
Vista da Palazzo Chigi l’economia italiana sembra godere di ottima salute. Il premier, con una lunga nota su Facebook, ha colto l’occasione dei nuovi dati diffusi oggi dall’Istat per “fare chiarezza sui veri numeri della nostra economia”, mettendo in fila tutti i segnali della ripresa targata Renzi.
Ma dietro i trionfalismi del presidente del Consiglio si nascondono anche diverse ombre.
PIL
Scrive il premier che la crescita certificata oggi dall’Istat per il 2015, +0,8%, è stata “meglio delle previsioni”.
Che il Pil sia superiore alle aspettative, va da sè, dipende tanto dal dato sul prodotto interno lordo in sè stesso, quanto dalla scelta delle previsioni con cui lo si confronta.
Ad aprile, nel documento di economia e Finanza, l’asticella della crescita era stata fissata prudentemente a +0,7%, salvo poi essere rivista in corso d’anno, a settembre, allo 0,9%. Quindi ad ottobre Renzi si è sbilanciato ad immaginare una crescita dell’1%. Infine, a dicembre, l’Istat ha diffuso un dato di crescita più basso (+0,7%), salvo poi correggerlo nuovamente oggi (+0,8%), grazie anche al fatto che il 2015 conta tre giorni lavorativi in più rispetto all’anno precedente, portando appunto a un aggiustamento dello 0,1%.
Per fare un rapido confronto, l’economia dell’Eurozona è cresciuta nel 2015 dell’1,9% e l’Italia tra i 28 Paesi della Ue si trova al 25esimo posto, seguita soltanto da Austria (+0,7%), Finlandia e Grecia (0).
Deficit
Renzi celebra quindi il taglio del deficit messo in atto dal suo governo e sceso ai minimi da dieci anni. Un risultato reso più accessibile grazie alla crescita, o la minore decrescita, della nostra economia.
E anche se il premier ricorda che l’indebitamento netto si attesta sotto il 3%, da diversi anni ormai i Paesi dell’Eurozona devono sottostare a regole ben più ferree, assicurando ogni anno una riduzione del deficit rispettando una precisa tabella di marcia, ammorbidita dalle nuove linee guida sulla flessibilità approvate nel gennaio 2015.
Ad oggi il nostro Paese ha sì ridotto il deficit, ma rischia di entrare un rotta di collisione con l’Europa perchè la riduzione è più modesta di quanto previsto dalla regole europee.
Lavoro
Si arriva quindi al delicato dossier lavoro. Secondo il presidente del Consiglio ci sono “quasi mezzo milione di posti di lavoro stabili in più” nei due anni di governo Renzi.
Se si confronta il numero di dipendenti permanenti a febbraio 2014, quanto Matteo Renzi si è insediato a Palazzo Chigi, e quelli diffusi oggi dall’Istat la crescita è di 472 mila di posti.
Le sorprese però spuntano scorporando il dato per classi di età .
Se si considerano i dati diffusi oggi dall’Istat negli ultimi 12 mesi l’incremento è di 299 mila occupati, dovuto a un aumento di 359 mila unità nella fascia over 50, 16 mila nella fascia 25-34, mentre l’occupazione è diminuita nella fascia 15-24 (-7 mila). e 35-49 (-69 mila).
In altre parole l’occupazione cresce quasi esclusivamente nella fascia di lavoratori più anziani, prevalentemente a causa della riforma delle pensioni che ha allungato la vita lavorativa degli occupati.
Occupati
Quanto ai 764 mila contratti a tempo indeterminato in più registrati dall’Inps tra gennaio e dicembre 2015, come segnalato da molti, 578 mila riguardano trasformazioni di contratti a termine e apprendisti.
Soltanto 186 mila rappresentano nuovi contratti di lavoro.
Dato che peraltro si avvicina ai 135 mila posti fissi di lavoro registrati dall’Istat nello stesso arco di tempo. Come ordine di grandezza insomma, il numero di nuovi posti fissi di lavoro creati grazie al Jobs Act e agli sgravi nel 2015 si avvicinerebbe molto più a queste somme rispetto al mezzo milione citato da Renzi (o ai 764 mila di cui parla spesso).
Spending review
Il premier quindi passa in rassegna i successi della spending review del governo, mettendo a confronto la strategia del governo con quella inizialmente messa a punto dal Commissario per la revisione della spesa Carlo Cottarelli. 24,9 miliardi contro i 20 di Cottarelli, scrive Renzi su Facebook.
Se si confrontano i documenti ufficiali, i risparmi di spesa previsti dal piano Cottarelli erano di 7 miliardi nel 2014, 18 miliardi nel 2015 e 34 miliardi nel 2016.
Il governo ha realizzato risparmi per 3,6 miliardi nel 2014, saliti a 18 miliardi nel 2015 e a 25 nel 2016.
Investimenti
Il presidente del Consiglio sventola con soddisfazione anche i dati su export e investimenti, che “compongono” lo 0,8% di crescita sancito oggi dall’Istat.
Le esportazioni salgono del 4,3%, un buon dato ma non eccezionale se si considera nel 2014 che con un tasso di cambio euro/dollaro sensibilmente più sfavorevole, l’aumento era stato del 3,1% rispetto all’anno precedente.
Renzi parla, ancora una volta, di dato migliore delle previsioni.
Nella nota di aggiornamento al Def, a settembre, si prevedeva infatti un contributo alla crescita del Pil dall’export del 4,1%., ma allo stesso tempo un aumento degli investimenti dell’1,2%. I dati diffusi oggi dall’Istat registrano sì per la prima volta l’inversione in territorio positivo, ma il dato è più basso delle aspettative del governo (+0,8%).
Mutui
Si arriva quindi ad uno dei cavalli di battaglia del premier, il boom di mutui certificato dall’Abi (+97%). Un dato che riguarda soltanto le nuove erogazioni, cioè il numero secco di nuovi mutui concessi e che non tiene conto dei finanziamenti estinti.
Un po’ come comunicare il numero di nuovi contratti di lavoro senza dire quanti nel frattempo sono cessati.
Il dato complessivo – che per un terzo è composto da surroghe, cioè trasferimenti di mutui ad altre banche, è senz’altro positivo ma va contestualizzato con le statistiche dello stock complessivo dei mutui.
Come scrive l’Abi nel rapporto di febbraio “sulla base degli ultimi dati ufficiali disponibili, relativi a fine 2015, l’ammontare complessivo dei mutui in essere delle famiglie ha registrato una variazione positiva dello 0,7% nei confronti di fine dicembre 2014″.
Segnali di ripresa quindi, ma molto più contenuti di quanto alcune statistiche sembrano suggerire.
C’è anche dell’oro tra ciò che luccica nella lista di buone notizie citate dal premier.
Grazie al combinato disposto di bonus 80 euro, taglio Irap e cancellazione dell’Imu la pressione fiscale è scesa, benchè in misura marginale.
Le tasse, in altre parole, stanno scendendo. Anche i numeri diffusi oggi dall’Agenzia delle Entrate danno segnali incoraggianti: gli incassi della lotta all’evasione ammontano nel 2015 a 14,9 miliardi di euro.
“Un anno record” secondo il premier. Temperando gli entusiasmi del premier si potrebbe definire più semplicemente un anno migliore di quello precedente. Nel 2014 la raccolta era stata di 14,2 miliardi, appena 700 milioni di euro in meno. In percentuale, un aumento del 5%.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Renzi | Commenta »
Marzo 1st, 2016 Riccardo Fucile
“IL NO DI RENZI AD ANTICIPARE IL CONGRESSO E’ ARROGANZA”
“Una risposta arrogante, tranciante”. Così Pierluigi Bersani ha commentato il ‘no’ ad un congresso
anticipato arrivato dalla segreteria Pd all’indomani del voto in Senato sulle Unioni Civili.
“Mi spiace che non si veda un pò di gente che sta cercando di raffigurare un Pd ospitale per un’idea di sinistra – ha aggiunto Bersani – se non si apprezza questo sforzo vuol dire che non si sta capendo cosa sta succedendo”.
“Ci sono dei problemi – ha proseguito Bersani – che richiederebbero una discussione. Un congresso sarebbe più utile ma cercheremo comunque di far vivere una discussione nel partito, ci vediamo a Perugia per questo”, facendo riferimento alla convention della minoranza Pd che si terrà l’11, 12 e 13 marzo.
Bersani ha poi affrontato il tema della maggioranza e dei voti del partito di Verdini: “Non è vero che abbiamo bisogno di Verdini come non era vero che avevamo bisogno di Berlusconi con il Patto del Nazareno. E’ una scelta, Renzi scelga se vuol fare quello che rottama o quello che resuscita e su questo bisognerebbe fare una discussione anche congressuale”.
“Se uno che vota la fiducia non è in maggioranza – ha aggiunto – uno che non la vota non è all’opposizione…Siamo fra aggiuntivi e disgiuntivi. Eccoci finalmente approdati nella casa delle libertà . Devo riconoscere a Renzi una straordinaria qualità : è riuscito a cambiare le papille gustative di un bel pezzo dell’area democratica e dell’informazione. Il mondo di Verdini risulta improvvisamente commestibile. Io continuo a trovare questa cosa sorprendente”.
“Se uno riesce a buttarmi fuori deve avere un gran fisico…” ha poi scherzato Bersani rispondendo ai cronisti che chiedevano conferme sull’eventualità che, con l’avvicinamento di Verdini al Pd, la minoranza possa uscire dal partito.
(da agenzie)
argomento: PD | Commenta »
Marzo 1st, 2016 Riccardo Fucile
L’EX MAGISTRATO IN CAMPO SE LA BALZANI NON GUIDERA’ GLI ARANCIONI
Il colpo di scena potrebbe avere l’autorevolezza e il consenso trasversale di Gherardo Colombo.
L’ex magistrato, famoso per le sue indagini nella lotta al terrorismo e alla corruzione, è stato in questi ultimi giorni chiamato in causa da diversi esponenti del civismo ambrosiano che vedrebbero in lui la personalità adatta per dare rappresentanza al mondo di centrosinistra, dell’associazionismo e dell’impegno civile che non si riconosce in Giuseppe Sala.
Colombo, che ancora ieri mattina ha ascoltato la proposta di alcuni personaggi di spicco di questi settori, ha preso in considerazione l’ipotesi chiedendo però tempo per fare una valutazione più approfondita.
Ovviamente, la sua discesa in campo dovrebbe rispondere ad un progetto molto ambizioso che guarda direttamente al ballottaggio e quindi non potrebbe limitarsi ad essere la bandiera della sinistra estrema.
Condizione prima perchè la disponibilità venga confermata è dunque che non ci sia Francesca Balzani a guidare la lista degli «arancioni»: i due profili e anche la platea vasta cui ci si rivolge potrebbero infatti alla fine essere sovrapponibili.
Ma perchè cercare un nome forte se, come pare e come chiede con forza il sindaco, Balzani sarà supporter di Sala nella lista che continua l’esperienza Pisapia?
Perchè sono in molti a non dare questo passaggio come scontato.
Il timore che serpeggia fra i supporter della Balzani è infatti che Sala e il Pd potrebbero poi condannarla ad un ruolo marginale e non di primo piano nella eventuale futura giunta. Durante gli incontri fra i due, ma anche durante le chiacchierate con i vertici del Pd, sarebbe emersa la questione del ruolo di vicesindaco che Balzani, ma anche i suoi sostenitori, vorrebbero le venisse confermato.
Fra l’altro, anche Sel ha insistito perchè si potesse annunciare il ticket dando così una rassicurazione anche alla propria base che invece è tentata dallo strappo e che preme per una soluzione diversa.
Sala, che è ancora alle prese con la definizione della propria lista civica e che ancora non ha neppure chiaro quale sarà il perimetro della sua coalizione (visto appunto che Sinistra Ecologia e Libertà e gli arancioni non hanno ancora dato risposte definitive), non ha neppure lontanamente affrontato la questione dei prossimi assetti di giunta.
«Facciamo prima il programma, facciamo le liste e poi andiamo a battere Stefano Parisi», ripete come un mantra il candidato sindaco.
Se dunque, dovessero esserci intoppi nella corsa di Francesca Balzani e restassero dubbi in molti settori del centrosinistra, il nome di Colombo avrebbe ovviamente una forza e un significato diverso rispetto a quelli circolati fin qui.
Anche Curzio Maltese, giornalista apprezzato ed europarlamentare della lista L’altra Europa con Tsipras, avrebbe infatti il limite di venire presentato come candidatura più di nicchia e più legata ai (piccoli) partiti di estrema sinistra.
L’eventuale candidatura di Colombo avrebbe invece un richiamo meno politico e più trasversale: una personalità che ha legato la propria storia professionale ad un periodo storico molto importante per la coscienza civile della città come era stata l’era di Mani Pulite e che poi ha portato la sua testimonianza nelle scuole, nelle associazioni culturali e nelle istituzioni, avrebbe per ovvi motivi un impatto più forte.
E a chi potrebbe paventare il rischio che un nome così porterebbe la sinistra a spaccarsi e a regalare la città al centrodestra, la risposta è quella che i civici continuano a ripetere: «Puntiamo al ballottaggio e, poi, a vincere».
(da “Il Corriere della Sera“)
argomento: Milano | Commenta »
Marzo 1st, 2016 Riccardo Fucile
SONDAGGIO CNN: PERDEREBBE SECCO SIA CONTRO CLINTON CHE CON SANDERS
Se dovesse vincere la nomination repubblicana difficilmente Donald Trump arriverebbe alla Casa
Bianca.
E’ quanto emerge da un sondaggio di Cnn/Orc pubblicato a poche ore dal Super Tuesday, in base al quale il tycoon in un ipotetico scontro diretto perderebbe sia con Hillary Clinton sia con Bernie Sanders.
Nel dettaglio, secondo la rilevazione di Cnn/Orc, la Clinton batterebbe Trump col 52% delle preferenze contro il 44% del tycoon.
Mentre il senatore Sanders otterrebbe il 55% dei voti contro il 43% dell’imprenditore.
Diverso lo scenario se la nomination repubblicana fosse vinta da Marco Rubio o Ted Cruz.
Secondo il sondaggio Hillary perderebbe col primo, mentre col secondo sarebbe un testa a testa.
Sanders batterebbe facilmente entrambi.
(da “Huffingtonpost“)
argomento: Esteri | Commenta »
Marzo 1st, 2016 Riccardo Fucile
OGNUNA DIVENTA GENITORE DELLA FIGLIA DELL’ALTRA… LE DUE BAMBINE PER LEGGE NON SARANNO SORELLE
Ok alla stepchild adoption, anche incrociata.
A dare il via libera all’adozione di due bambine di 4 e 8 anni da parte di due donne conviventi è stato il tribunale di Roma che ha riconosciuto il diritto delle due madri ad avere la tutela della figlia dell’altra, facendo riferimento alle cosiddette “adozioni in casi particolari“.
Si tratta, sottolinea la presidente di Rete Lanford Maria Grazia Sangalli, di una forma particolare di adozione che garantisce al minore minori garanzie “rispetto al riconoscimento di una genitorialità piena e legittimante”.
Le bambine avranno lo stesso doppio cognome ma per la legge non saranno sorelle. Secondo Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford è il primo caso in Italia.
Una delle due bambini, tra l’altro, è nata grazie alla procreazione assistita in Danimarca.
In mancanza di una normativa “l’adozione da parte di queste coppie è possibile solo interpretando la normativa in vigore in senso ampio ed evolutivo” spiega la Sangalli.
“Purtroppo — continua la Sangalli — il legislatore non contribuisce all’opera di adeguamento delle corti al diritto vivente con l’emanare norme che tengano conto della realtà ”.
Il riferimento è evidente: lo stralcio e il rinvio del dibattito sull’articolo 5 della legge Cirinnà , che avrebbe previsto l’adozione del figliastro.
“Bisognerebbe semplicemente guardare il mondo con gli occhi dei bambini — aggiunge Marilena Grassadonia, presidente di Famiglie Arcobaleno — per capire che tutelarli nei loro affetti è l’unica strada da percorrere per garantire loro una vita più serena”.
In particolare il tribunale per i minori di Roma ha accolto due ricorsi dell’avvocata Francesca Quarato, socia di Rete Lenford e componente del gruppo legale di Famiglie Arcobaleno: “Questo nuovo ulteriore provvedimento, che resta nella scia delle già note sentenze, ha una peculiarità rispetto alle precedenti — afferma la Quarato — Le minori in favore delle quali è stata riconosciuta l’adozione sono, infatti, nate ciascuna da una delle due donne della coppia. In questo modo ognuna ha un genitore biologico ed un genitore sociale, entrambi con piena e pari capacità e responsabilità genitoriale”.
La legale spiega che i giudici hanno avuto “riguardo esclusivamente all’interesse delle minori a vedere riconosciuto e tutelato il rapporto genitoriale che ciascuna ha con la madre sociale, rapporto che dunque si affianca, senza sostituirlo, a quello con la madre biologica, arricchendo la sfera delle relazioni delle bambine”.
L’adozione incrociata valorizza così “l’intreccio dei rapporti genitoriali e dei legami familiari biologici e sociali con un riconoscimento giuridico”.
(da agenzie)
argomento: Diritti civili | Commenta »
Marzo 1st, 2016 Riccardo Fucile
IL NUOVO CANTIERE DEI CENTRISTI, CON DENIS OSPITE D’ONORE
Tornano i «moderati», ma questa volta a sostegno di Matteo Renzi. 
Un tempo era una idea vagheggiata da Silvio Berlusconi, adesso invece potrebbe diventare realtà ad opera del vice ministro dell’Economia e segretario di Scelta Civica Enrico Zanetti.
Il tutto con la benedizione di Denis Verdini. E si dice ci sia anche quella del premier. L’operazione sarà ufficializzata il 19 marzo quando a Roma si terrà una convention per riunire «tutte le siglette che stanno fuori da Forza Italia».
E dove l’ospite illustre sarà proprio il leader di Ala Verdini, già con un piede dentro la maggioranza.
Votare la fiducia al ddl Cirinnà , ha spiegato ieri sera a Porta a Porta, è stato un atto «molto importante, che ci compromette», in teoria, «significherebbe entrare nella maggioranza», ma noi non siamo organici a «questa maggioranza, ma siamo liberi e decidiamo in piena autonomia su ogni provvedimento del governo»
In principio la kermesse del 19 avrebbe dovuto avere come unico scopo quello di lanciare la campagna elettorale per le amministrative con una lista «cittadini per l’Italia».
Poi l’evolversi degli eventi ha costretto gli organizzatori ad aggiungere un altro punto all’ordine del giorno.
Al via, dunque, parallelamente il lancio del nuovo progetto chiamato «il cantiere dei moderati».
«Un contenitore politico – spiega a La Stampa il regista dell’operazione Zanetti – che possa racchiudere al suo interno i laici di estrazione liberale con i riformisti di tradizione cattolica».
Tradotto dal politichese, tutte le sigle che vanno da Ala a Scelta Civica, passando per il gruppo dei tosiani. «Un percorso inevitabile», sostiene Verdini da Bruno Vespa. «Riteniamo che ci sia una forte domanda di centro», dice il deputato di Scelta civica Mariano Rabino, ufficiale di collegamento tra i centristi e il gruppo Ala.
È Zanetti a spiegare il posizionamento della nuova creatura: «Restiamo terzi ma, di fronte al lepenismo di centrodestra, guardiamo certamente al centrosinistra di Renzi».
L’Italicum, che dà il premio di maggioranza alla lista più votata e non alla coalizione, in realtà obbliga tutti i piccoli partiti alla grande ammucchiata per superare la quota del 3%.
Ma Zanetti rifiuta questa lettura: «Questa operazione non è una mera somma di sigle ma la creazione di un’area politica che già nel Paese esiste, che non ha numeri marginali e che nel Parlamento può essere baricentrica».
Il viceministro non fa mistero di dialogare con Verdini: «In termini di prospettiva politica Ala dimostra una chiarezza di progetto coerente».
A conferma che l’operazione è ben avviata si registrano incontri tra le delegazioni dei due gruppi.
Qualche giorno fa a «il Moro», ristorante romano di riferimento del leader di Ala, una delegazione di Scelta Civica si è seduta a tavola con l’ex plenipotenziario di Silvio Berlusconi.
Un summit in cui è stata fissata la road map che porterà alla nascita di un gruppo parlamentare unico. Sarebbe infatti questa la meta finale. Il nome c’è già già : «I moderati». Per Renzi, si intende.
Ma se la dovranno vedere con il parlamentare torinese Giacomo Portas, proprietario del simbolo «i moderati», che se lo tiene stretto.
Giuseppe Alberto Falci
(da “La Stampa”)
argomento: Renzi | Commenta »
Marzo 1st, 2016 Riccardo Fucile
OBIETTIVO ARRIVARE AL VOTO DEL 2017 COME INTERLOCUTORE DI RENZI E CONTINUARE A DARE LE CARTE
Le sabbie mobili nelle quali sembra affondare il centrodestra a Roma rischiano di inghiottire anche le sue prospettive su scala nazionale. E si capisce perchè.
La confusione sotto il Campidoglio riflette il frantumarsi dell’alleanza che non è mai stata veramente tale fra Berlusconi, Salvini e Giorgia Meloni, più qualche frangia minore.
Vero è che a Milano si è individuato un candidato unitario per Palazzo Marino nella persona di Stefano Parisi, un manager stimato ed estraneo ai partiti come pure agli ultimi vent’anni di storia della destra. Ma è un’eccezione.
In quasi tutte le altre grandi città in cui ci si andrà al voto, l’intesa Forza Italia-Lega resta ancora un mistero. O mancano le personalità o sono carenti le idee: sta di fatto che il centrodestra non incide e certo non dà l’impressione di prepararsi a un ruolo di protagonista nelle prossime amministrative. A Roma, poi, sembra che le contraddizioni siano esplose tutte insieme.
Le mini-primarie consultive organizzate da Salvini nei gazebo della Lega hanno finito per accrescere il senso d’incertezza, inevitabile quando non si capisce nemmeno se il candidato in campo (Bertolaso) sia davvero accettato.
Il sondaggio leghista, peraltro aperto a tutti in una città dove i numeri del Carroccio sono esigui, ha coinvolto qualche migliaio di romani e ha prodotto un’equa divisione delle preferenze fra i nomi in lizza: Marchini, Irene Pivetti, Storace, lo stesso Bertolaso. Sono cifre modeste, anche volendo considerarle veritiere.
Ma è interessante notare come Marchini, il più centrista del lotto, sia in definitiva il più votato.
In altre parole, il personaggio più lontano dalla Lega è anche quello che una certa base popolare considera in via tendenziale il più credibile. Ossia il più eleggibile.
Per il resto, l’iniziativa di Salvini non ha avvicinato di un passo la soluzione del rebus romano. Non c’è da stupirsi.
Lo sbocco più logico dovrebbe essere ora l’organizzazione di vere primarie per la scelta di un candidato comune. Ma è proprio quello che Berlusconi non ha alcuna intenzione di concedere.
Il suo uomo l’anziano leader lo ha già scelto ed è l’ex capo della Protezione Civile. Con il pieno accordo della Meloni che a Roma dispone di un certo patrimonio di consensi.
Il resto gli sembra – e forse è – una perdita di tempo. Quanto alla “pagliacciata” (sono sue parole) messa in piedi da Salvini, la vede solo come un tentativo di forzargli la mano delegittimando Bertolaso. Qualcosa di inaccettabile.
Ne deriva che il centrodestra al momento ha numerosi candidati ma nessuna possibilità di conquistare il Comune. E forse nemmeno di accedere al ballottaggio. Diventa palese che Berlusconi preferisce perdere con Bertolaso che vincere con Marchini.
L’autonomia rivendicata da quest’ultimo lo ha spaventato e infastidito. Se nonostante tutto l’imprenditore dovesse diventare sindaco raccogliendo via via i voti di un centrodestra scompaginato – secondo un’ipotesi ancora plausibile -, la sconfitta di Berlusconi sarebbe conclamata.
Anzi, in quel caso si potrebbe dire che il centrodestra comincia a ricostruirsi intorno a un altro volto e a una diversa identità .
Forse non accadrà , ma la semplice possibilità ha creato lo scompiglio di cui vediamo le conseguenze.
Giorgia Meloni contro Salvini, il capo leghista che va per conto suo, Storace sul punto di annunciare la sua candidatura.
E, in primo luogo, quel che resta di Forza Italia perplessa o francamente ostile sul nome di Bertolaso.
Eppure Berlusconi tiene duro perchè teme più di ogni altra cosa di perdere il controllo sugli altri segmenti della destra.
L’obiettivo è arrivare alle elezioni politiche del 2017 o 2018 avendo ancora la capacità di distribuire le carte e di porsi come interlocutore-competitore di Renzi.
Il quale, al momento, può solo ringraziare per il caos di Roma, visto che il Pd e Giachetti possono usufruirne come di un ricostituente insperato.
Stefano Folli
(da “La Repubblica”)
argomento: Berlusconi | Commenta »
Marzo 1st, 2016 Riccardo Fucile
ANCHE SE LA LEGA DOVESSE RITORNARE SU BERTOLASO NON E’ CERTO IL 2-3% DI SALVINI CHE CAMBIERA’ L’ESITO DELLE COMUNALI… MARCHINI ANDRA’ PER CONTO SUO, COSI’ COME STORACE PER LA STRATEGIA ANTI-FDI
Le ultime vicende romane meritano un breve nota di approfondimento.
Le primarie tarocco della Lega hanno solo certificato la spaccatura all’interno del centrodestra nella Capitale.
Bertolaso è e resterà il candidato di Forza Italia e Fdi per due ragioni: la prima è che Berlusconi non ne ha trovati altri con un minimo appeal, la seconda è che la Meloni ha paura di perdere e quindi non ha mai avuto intenzione reale di metterci la faccia in prima persona, come peraltro Salvini a Milano.
Quindi meglio perdere con Bertolaso.
Salvini si è reso conto del fallimenti delle sue liste nel centrosud e legge i sondaggi che danno alla Lega romana un 2-3%. Agita le acque solo per garantirsi una via di fuga, rompere e non farsi contare.
Non può permettersi un distacco del 10% rispetto al competitor Meloni. Fermo restando che avrebbe preferito Marchini a Bertolaso.
Marchini non è catalogabile in un’area definita, questa è la sua forza e il suo limite. Avrebbe anche accettato l’endorsement di Berlusconi, ma la Meloni non vuole che emerga a livello nazionale una personalità in grado di offuscarla e ha posto il veto. Non certo per il passato di palazzinari della famiglia Marchini, visto che i contributi di quegli ambienti li ha presi anche la Meloni (e regolarmente registrati).
Quindi Bertolaso e Marchini non li smuove nessuno, al massimo Salvini dovrà decidere che fare.
Storace non si ritirerà : con il suo 5% ha la mission di indebolire Fdi per una strategia più ampia che parte dal congresso della fondazione An e dall’alleanza Alemanno-Fini che ha dato vita ad Azione Nazionale.
Obiettivo arrivare alle politiche e “negoziare” con Fdi un numero adeguato di parlamentari in nome di una “destra unita” a tempo debito. Diciamo con il riciclaggio di qualche notabile: se l’obiettivo fosse stato di dare vita a una “nuova destra” non ripeterebbero il mantra dei temi bolsi e reazionari della Meloni.
Quindi tutti cercano solo di far restare l’altro con il cerino in mano, non di presentarsi uniti, ciascuno seguendo i propri interessi di bottega.
E anche se Bertolaso o Marchini arrivassero al ballottaggio, state certi che gli esclusi non tiferebbero per uno dei due nella votazione finale.
Mors tua vita mea o padroni a casa loro, fate voi.
argomento: Roma | Commenta »