Ottobre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
SERVIZIO DELLE IENE: RICOPIATE DA ATTIVISTI LE FIRME A SOSTEGNO DELLA LISTA PERCHE’ I MODULI ERANO SBAGLIATI
Un servizio della trasmissione tv Le Iene getta delle ombre sulla correttezza della raccolta firme del M5s per le amministrative 2012 a Palermo.
La trasmissione ha ottenuto dei documenti inediti che mostrerebbero come le firme presentate per il sostegno della candidatura di Riccardo Nuti (che prese il 4,91%) non fossero originali, bensì fossero state ricopiate da quelle originali e correttamente raccolte dagli attivisti su nuovi moduli, per ovviare a un errore sul luogo di nascita di uno dei candidati consiglieri.
Su quella vicenda ci fu un’inchiesta della Digos, che però finì con l’archiviazione.
Ma questi nuovi documenti sarebbero – secondo i reporter della trasmissione – la prova che mancava a quell’indagine.
La ricostruzione è la seguente: gli attivisti avevano raccolto le firme su dei moduli in cui era scritto che il candidato Giuseppe Ippolito era nato a Palermo, invece che a Corleone come effettivamente è.
Per ovviare a questo problema, racconta un testimone, invece che raccogliere tutte le firme da capo o ricontattare le persone che avevano firmato, due attivisti avrebbero ricopiato – a quel punto falsificando e commettendo un reato – tutte le firme su moduli corretti.
Le due persone responsabili della copiatura sarebbero Claudia Mannino, oggi deputata M5s, e Samanta Busalacchi, attivista locale e papabile candidata sindaco nelle elezioni 2017 al Comune.
Ad accusarle è Vincenzo Pintagro, attivista del Movimento 5 Stelle, che racconta ai microfoni delle Ieie: “C’è stato qualcosa che non si sarebbe potuto fare, un’irregolarità . Ho trovato delle persone che stavano ricopiando duemila firme, nel momento in cui la copi è un falso”.
Versione confermata da Francesco Vicari, anche lui al tempo attivista: “Le firme non erano tutte autografe”.
Busalacchi conferma che ci fu un’indagine, ma nega che la copiatura sia mai avvenuto, mentre Mannino preferisce non rispondere.
Le Iene, che hanno ottenuto con un accesso agli atti i moduli presentati, promettono di portare le prove in procura .
In attesa di una prossima puntata.
(da agenzie)
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Ottobre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
LA DELEGA AI RIFIUTI A COLOMBAN, L’UOMO IN AFFARI CON CASALEGGIO
La delega ai Rifiuti al neo assessore alle Partecipate, Massimo Colomban, e un nuovo assessore donna alle Politiche abitative per salvaguardare le quote rose previste dallo Statuto.
Secondo quanto riportano il Corriere della Sera e Repubblica sarebbe questa l’exit strategy a cui starebbero lavorando i 5 Stelle a Roma per sostituire l’assessora all’Ambiente, Paola Muraro, al centro di una bufera giudiziaria per i suoi rapporti controversi con Ama, l’azienda municipalizzata del Comune di Roma per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti.
Scrive Repubblica
“Una strategia a doppio binario, che prevede una scena pubblica e una privata: la prima per replicare a brutto muso alle frecciate del capo del governo; la seconda per mettere a punto il piano utile a sbarazzarsi di Muraro. Stando però ben attenti a non combinare altri guai: l’ex consulente dell’Ama è infatti fondamentale per garantire le quote rosa in giunta, imposte dallo Statuto. Mandarla via subito, senza aver prima individuato un’altra donna in grado di garantire l’equilibrio di genere, sarebbe un suicidio”.
I tempi per la messa in campo dell’exit strategy sono brevissimi e passano per due appuntamenti clou: l’audizione della sindaca di Roma, Virginia Raggi, in commissione Antimafia, prevista per mercoledì, e una chiamata della procura di Roma a Muraro, che dovrebbe avvenire entro un paio di settimane.
Non si placano, intanto, le polemiche sul caso Muraro.
In un’intervista a Repubblica, l’ex amministratore delegato di Ama, Daniele Fortini, si difende dalle accuse piovute nei suoi confronti nelle scorse settimane e attacca l’assessore all’Ambiente: “La Muraro in streaming mi chiese di usare l’impianto di Cerroni e il risultato fu che 7 giorni dopo fissai l’assemblea di Ama e mi dimisi”. Fortini va giù duro e sottolinea il fatto che l’assessore all’Ambiente insistette per “portare rifiuti al tritovagliatore di Rocca Cencia di Colari” nonostante il suo parere contrario perchè quell’impianto era stato oggetto di un esposto in procura.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 3rd, 2016 Riccardo Fucile
EMERGENZA PARTECIPATE NELLA RELAZIONE INVIATA DA FERMANTE ALLA RAGGI PER MOTIVARE LE SUE DIMISSIONI
Un miliardo di buco nei conti delle partecipate e la paralisi del Campidoglio.
È questo il motivo che ha spinto Stefano Fermante a rimettere il suo incarico di Ragioniere generale nelle mani della sindaca Virginia Raggi.
Una bomba ad orologeria, piazzata sotto le già disastrate casse del Comune, che rischia di precipitare Roma dritta nel default.
Complice la lentezza della giunta grillina e la mancanza di azioni correttive dovute alla prolungata assenza dell’assessore deputato a fornire il necessario indirizzo politico.
E’ Francesco Perrone, funzionario della Ragioneria, a metterlo nero su bianco nella relazione sulle “Criticità economiche finanziarie” del bilancio capitolino, che Fermante ha allegato nella sua lettera di addio alla Raggi.
“Il dato, già trasmesso a luglio all’assessore Minenna, aggiornato ad oggi, evidenzia un potenziale squilibrio tra l’allineamento delle partite creditorie e debitorie con le società del Gruppo Roma Capitale che supera, in valore assoluto, il miliardo di euro”, scrive il 22 settembre.
Come se non bastasse, “si segnala – dato che desta forte preoccupazione – come vi siano un numero di partite, per un ammontare di oltre 200 milioni di euro, per le quali a oggi le strutture competenti non hanno fornito risposta in ordine alla sussistenza o meno del debito o del credito vantato dalle società del Gruppo “.
Si tratta, in sostanza, di poste fantasma: nessuno sa dire se esistono davvero, quale ne sia l’origine o la destinazione.
Il presupposto per lanciare l’allarme rosso in vista del previsionale 2017, che tutti i comuni devono approvare per legge entro fine anno.
E ciò alla luce della situazione finanziaria del Campidoglio, già drammatica di suo: a fine maggio – si legge nel report trasmesso dal Ragioniere generale al commissario straordinario Francesco Paolo Tronca alla vigilia delle amministrative – nella casse cittadine erano rimasti appena 13 milioni di euro, “un saldo positivo ampiamente insufficiente ad assicurare l’integrale copertura di spese obbligatorie”, denuncia stavolta Fermante.
Peraltro positivo solo sulla carta, visto che nel frattempo, “dopo l’approvazione del bilancio di previsione 2016-2018”, si sono palesati “ulteriori fabbisogni finanziari che ammontano, a oggi, a circa 28 milioni di spesa corrente” e altri 18 milioni di “debiti fuori bilancio “.
Per cui “al momento non si rinvengono ulteriori risorse di entrata idonee a far fronte a tali maggiori esigenze”, conclude il Ragioniere. Prospettando un taglio drastico ai servizi.
Ecco perchè il miliardo di buco nei conti delle partecipate è devastante: rischia di far saltare tutto.
Mettendo tra l’altro in discussione il piano di rientro che nel 2014 – grazie al decreto Sava- Roma – il governo aveva concordato con l’allora giunta Marino per riportare in equilibrio i conti del Campidoglio.
Un piano che Tronca ha rispettato solo nella parte relativa al taglio della spesa corrente, rinviando la partita sulle dismissioni alla nuova giunta, convinto che toccasse alla politica occuparsene.
Uno stallo che la paralisi della giunta Raggi ha notevolmente aggravato. Rileva infatti il funzionario Perrone il 22 settembre: “La redazione del bilancio consolidato rende di fatto non veritiera ogni eventuale rappresentazione contabile”. Significa che, se non si fa chiarezza nella holding, Roma non è in condizione di redigere il previsionale 2017.
Anche se poi è al successivo punto 3 che il dito entra nella piaga. Laddove si sottolinea che la precedente “lettera trasmessa al sindaco in ordine alla necessità di provvedere ad una programmazione dei rapporti con gli organismi partecipati, a oggi non ha avuto alcun seguito in termini di indirizzi. Al momento non c’è alcuna attività programmatoria. Indispensabile peraltro, considerato che lo “stanziato” (al di fuori di Atac e Ama), per tutti gli organismi partecipati, sul bilancio 2017 vede al momento una diminuzione di circa il 20% (19 milioni in meno) e quindi un’evidente necessità di sopperire alla scarsità di risorse attraverso strategie alternative che garantiscano gli equilibri di gruppo”.
Cosa che però appare poco realizzabile: quasi tutti i contratti di servizio sono “in scadenza al 31 dicembre” e “molte delle società interessate sono al momento in una situazione di incomprimibilità dei costi nel breve periodo”.
Per questo, esorta ancora il funzionario della Ragioneria, servirebbe un “fitto calendario di incontri tra le strutture dell’amministrazione e quelle società ” al fine di “elidere ogni anomalia e procedere a fornire pulizia e trasparenza ai bilanci, condizione indispensabile per rendere attuabile ogni ipotesi di consolidamento dei conti”.
La conclusione è una stoccata alla Raggi e a Marcello Minenna, andato via dopo neppure due mesi: “È preoccupazione personale che, quanto sopra descritto, sia stato oggetto di una sottovalutazione da parte degli Organi preposti, con tutta probabilità per mancanza della necessaria informazione a oggi fornita in precedenza solo all’assessore al Bilancio pro-tempore”.
(da “La Repubblica”)
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