Destra di Popolo.net

VIOLATO IL CODICE ETICO: IL SENATORE M5S CONDANNATO E LA DOPPIA MORALE DEI GRILLINI

Settembre 11th, 2018 Riccardo Fucile

IL SENATORE DE BONIS, CONDANNATO IN SECONDO GRADO PER TRUFFA AGGRAVATA ALLA REGIONE… SE UNA NOTIZIA FINISCE SUI GIORNALI ALLORA SI ESPELLE IL REO, ALTRIMENTI SI FA FINTA DI NULLA

Vi ricordate di quando Luigi Di Maio in campagna elettorale prometteva che nelle liste del MoVimento 5 Stelle non c’erano impresentabili?
Vi ricordate di quando si è scoperto che in lista all’uninominale Di Maio aveva fatto mettere massoni ed indagati?
Il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle rassicurava gli elettori che «Tutti coloro che erano in posizioni eleggibili nei candidati delle liste plurinominali mi hanno già  firmato un modulo per rinunciare alla proclamazione altrimenti gli facevo danno d’immagine».
Gli altri, spiegava il leader pentastellato, erano in collegi uninominali perdenti, quindi non sarebbero stati eletti. Ovviamente non è andata così.
Alcuni degli impresentabili presentati dal MoVimento 5 Stelle sono stati espulsi (ma sono rimasti in Parlamento), come ad esempio Salvatore Caiata il presidente del Potenza calcio eletto alla Camera in Basilicata e subito espulso dal M5S perchè indagato.
Altri — per non si sa quale motivo — invece hanno potuto tenere lo scranno e il posto nel partito del Capo.
È il caso del Senatore Saverio De Bonis, eletto all’uninominale in Basilicata con la bellezza di 123.118 preferenze. De Bonis attualmente è membro della Commissione Agricoltura di Palazzo Madama. E il 19 febbraio 2017 è stato condannato in secondo grado per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art 640 bis c.p.) dalla Corte dei Conti.
La sentenza d’appello è stata pubblicata nel maggio scorso ma De Bonis non solo è stato candidato dal MoVimento 5 Stelle ma, in aperta violazione del Codice Etico non si è autospeso nè è stato espulso dal M5S.
Ma il problema è un altro, perchè dal momento che le sentenze di primo grado a carico di De Bonis sono state emesse nel 2014 e nel 2015, il senatore non avrebbe potuto candidarsi perchè non solo era indagato ma era già  stato condannato in primo grado.
Eppure le cose sono andate diversamente perchè — e non è chiaro se i vertici ne fossero a conoscenza o meno — De Bonis è arrivato in Parlamento nonostante la condanna (non definitiva) per truffa e la prescrizione per il reato di falsità  ideologica commessa dal privato in atto pubblico.
Il sistema dei due pesi e delle due misure (o della doppia morale) pentastellata funziona così: se la stampa scopre che un “portavoce” è sotto indagine allora viene espulso (come nel caso di Caiata) ancora prima di essere eletto, anche se poi viene archiviato.
Se la notizia di una condanna in secondo grado non arriva sui giornali allora il MoVimento degli onesti e trasparenti fa finta di niente.
Eppure la condanna di De Bonis, imprenditore agricolo molto attivo sul fronte politico della tutela della qualità  di riso e grano italiani, dovrebbe far riflettere il M5S.
Perchè l’accusa nei confronti di De Bonis è quella di aver truffato la Regione Basilicata al fine di ottenere l’ammissione della sua azienda ai benefici previsti dal P.O.R. Basilicata 2000-2006, Misura IV.8 “Investimenti nelle aziende agricole nell’ambito delle filiere produttive.
I fatti risalgono al 2004 e nella sentenza si legge che «<agli atti di causa risulta che il De Bonis ha dichiarato nella domanda di essere imprenditore agricolo dal 7/11/2000 ed “insediato da non oltre 5 anni”, mentre dalla “visura storica dell’impresa” depositata in atti dal P.M., risulta iscritto presso la Camera di Commercio Industria ed Artigianato di Matera quale “Impresa Agricola (sezione speciale)” sin dall’8.1.1997, e risulta altresì “data d’inizio dell’attività  d’impresa 03/04/1996” relativamente all’attività  di coltivazione di cereali>. Per cui il suddetto non era in possesso dei requisiti per godere delle agevolazioni previste nei confronti dei c.d. “giovani imprenditori agricoli”».
In pratica secondo l’accusa De Bonis avrebbe tentato di acquisire il maggior punteggio in graduatoria (e il finanziamento maggiore) concesso a quei “giovani imprenditori” nel caso di richiesta di ammissione al contributo venisse presentata «da giovani agricoltori che si siano insediati in azienda da meno di cinque anni».
La prima sezione d’appello della Corte dei Conti ha condannato De Bonis al pagamento, in favore della Regione Basilicata, di euro 2.775,0.
Ma non è tanto l’entità  della condanna il problema, quanto il fatto che De Bonis abbia taciuto sul suo processo ai vertici del partito.
E se De Bonis non ha taciuto e il Capo Politico e lo Staff ne erano a conoscenza allora la situazione dimostra il doppio standard pentastellato.
Perchè? Forse perchè al Senato la maggioranza è meno ampia che alla Camera. Ogni voto conta, e il MoVimento non può permettersi di perdere un senatore.

(da “NextQuotidiano”)

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IL GRANDE GELO TRA DI BATTISTA E DI MAIO

Settembre 11th, 2018 Riccardo Fucile

DIBBA BRANDISCE LA BANDIERA DELL’ANTICORRUZIONE CONTRO LA LEGA E COLPISCE I VERTICI M5S DOVE PIU’ FA MALE, SULLA GIUSTIZIA: “IL GOVERNO DURA? NON LO SO”… I SONDAGGI SONO NEGATIVI E SI PREPARA IL FUTURO

Traccia un solco grande quasi quanto l’oceano che li separa.
Non è la prima volta che Alessandro Di Battista in collegamento dal Guatemala, usa toni incendiari contro l’alleato di governo, ma ora a differenza del passato il grillino più pasionario di tutti brandisce, come fosse un’arma di distruzione, la bandiera della giustizia e dell’anticorruzione contro la Lega.
E lo fa in un modo talmente irruento che crea più di qualche imbarazzo tra i vertici M5s che non vogliono rompere con l’alleato di governo e nello stesso tempo sono consapevoli che dentro il Movimento c’è una fronda che aspetta il ritorno dell’ex deputato.
Nonostante durante la trasmissione “Otto e mezzo” Di Battista più volte loderà  l’amico Luigi Di Maio, appare evidente come per il vicepremier grillino adesso sarà  sempre più difficile coprire questo solco dentro il Movimento 5 Stelle perchè Di Battista ha colpito dove fa più male.
Ovvero sulla giustizia, il tema che più sta a cuore agli M5s.
L’attacco alla Lega si fa poi durissimo sui fondi da restituire: “Rendano il maltolto fino all’ultimo centesimo. Non c’è nessuna sentenza politica, ma quando mai?”.
Sulla legge anti-corrotti, che poco piace al centrodestra, l’insinuazione è velenosa: “È arrivata a Salvini una telefonata dal San Raffaele perchè a Berlusconi era salita la pressione. Ma se stoppa il ddl si sputtana. E anche sulla nazionalizzazione di Autostrade: non ascolti Giorgetti”.
E come se non bastasse, pochi minuti dopo che il premier Giuseppe Conte ha garantito che il governo durerà  fino alla fine della legislatura, con toni battaglieri il grillino rivoluzionario dice “non lo so” se durerà  cinque anni “mi auguro non che duri per forza ma che faccia cose buone”.
Ai vertici pentastellati le parole di Di Battista sono apparse come un “accanimento” contro il partito guidato da Salvini. Che ci sia un po’ di freddo tra Di Maio e il leader della Lega lo ammette Salvini stesso “non ci sentiamo da quattro giorni, ma ci scriviamo sempre”.
Al centro dello scontro tra i due c’erano state le parole del vicepremier leghista contro i magistrati e il conseguente muro alzato dal capo politico M5s e dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.
“Ma — spiegano fonti pentastellate vicine a Di Maio — noi ci siamo appellati al rispetto della sentenza, non abbiamo fatto attacchi personali a Salvini”. Quindi “Di Battista ha parlato a titolo personale, da non eletto”.
Ormai Di Battista, lontano dal governo, in camicia bianca con alle spalle il terreno da zappare dove sta prestando servizio in Guatemala, si è insinuato non solo tra Di Maio e Salvini ma soprattutto dentro il Movimento.
Tanto che lo stesso leader leghista non sembra scomporsi: “Sono questioni interne al M5s… io tiro dritto, non mollo”.
Nel giorno in cui i sondaggi non premiamo i 5Stelle anzi segnano la distanza dalla Lega che è in testa, Di Battista pungola così i pentastellati che siedono al governo rilanciando la linea della purezza.
Poi aggiunge: “Penso che Salvini sia pompato dal sistema mediatico in maniera vergognosa. Lo fanno perchè M5s fa molta più paura. Ma non siamo quattro sfigatelli subalterni: avanti con durezza, estremo rigore e intransigenza. Perchè contano i risultati, Salvini fa propaganda”.
Pur difendendo Di Maio, per esempio sull’Ilva, la tesi della Lega è però che gli affondi dal Guatemala abbiano come obiettivo politico proprio indebolire il leader M5s.
“Di Battista parla come Renzi e Saviano. Attacca Salvini per colpire Di Maio”, replica il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo.
I leghisti, che non nascondono irritazione, rilanciano il sospetto: Di Battista attacca la Lega per aprire un varco a una nuova maggioranza di governo M5s-Pd?, è il dubbio di un parlamentare.
Di Battista nega: “Io e Luigi siamo indissolubili”. E conclude con l’annuncio che a dicembre tornerà . Non si candiderà  alle elezioni Europee, ma a Roma potrebbe continuare a scavare il grande solco dentro M5s.
Solco che separa i governisti con la Lega e gli scontenti.

(da “Huffingtonpost”)

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L’ARTICOLO SUL CONCORSO ALLA SAPIENZA CHE HA FATTO ARRABBIARE CONTE

Settembre 11th, 2018 Riccardo Fucile

IL PEZZO DI CORRADO ZUNINO SU UNA CATTEDRA CHE SI ASSEGNA PER CONCORSO, NON PER CHIAMATA DIRETTA E GLI STRETTI RAPPORTI TRA ALPA (CHE LASCIA) E CONTE (CHE SUBENTRA)

Ieri Giuseppe Conte ha capitolato e ha annunciato che dirà  addio al concorso per la cattedra alla facoltà  di Giurisprudenza dell’Università  la Sapienza.
Lo ha fatto dopo che è diventato palese che il suo annunciato rinvio del colloquio di inglese giuridico che era fissato per lunedì non era una rinuncia al concorso.
Il presidente del Consiglio però durante il video registrato che ha mandato in diretta sulla sua pagina Facebook ha anche mostrato la pagina di un giornale e ha parlato di un articolo che ha ritenuto denigratorio perchè parlava di “bando cucito su misura sulla mia persona”; con eleganza Conte ha deciso di non citare il giornale e l’autore dell’articolo per la responsabilità  che ricopre con la sua carica di premier.
L’articolo in questione è uscito sabato su La Repubblica a firma di Corrado Zunino e parlava del primo intervento pubblico di Conte riguardo la questione del concorso, durante la conferenza stampa di presentazione del decreto corruzione:
Il premier non ha detto, però, che il professore ordinario che gli avrebbe dovuto lasciare il posto è stato suo maestro e poi collaboratore di studio.
Il professor Guido Alpa, ordinario di Diritto privato alla Sapienza che abbandonerà  la cattedra il prossimo 31 ottobre, nelle poche occasioni in cui si è pubblicamente espresso ha dichiarato: «Conte è uno studente eccezionale».
Ieri, intervistato, ha insistito: «Fa male a ritirarsi, merita quel posto, è preparatissimo». Ha detto «merita quel posto», non «quella candidatura».
Somiglia tanto a un’indicazione di successione. Solo che questa era un concorso pubblico, non una chiamata diretta.
Nell’articolo Repubblica racconta anche dei rapporti tra lo studio Alpa e il professor Conte, che “sono stati professionalmente fusi. Sul sito della Camera, al momento dell’insediamento alla carica di governo, si poteva leggere nel curriculum: «Giuseppe Conte, dal 2002, ha aperto con il professor avvocato Guida Alpa un nuovo studio legale dedicandosi al diritto civile, al diritto societario e fallimentare».
Ancora, il professore pensionando, di fronte alle polemiche di fine maggio sul curriculum gonfiato del futuro presidente del Consiglio, ha sottoscritto una sentita lettera in sua difesa”.
E prosegue parlando anche di una presunta divisione tra due grandi scuole della giurisprudenza italiana, che sarebbero state in concorrenza attraverso i candidati anche nel concorso a cui ieri Conte ha rinunciato.
Per questo il premier si è arrabbiato.

(da “NextQuotidiano”)

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RAI, SU FOA E’ SEMPRE STALLO, LEGA E FORZA ITALIA TRATTANO ANCORA

Settembre 11th, 2018 Riccardo Fucile

UN GIRO DI POLTRONE IN ARRIVO, MENTRE FORZA ITALIA DEVE DECIDERE SE LEGARSI O SLEGARSI

Neanche la discesa in campo dei pezzi da 90 è servita finora a sbloccare la situazione. E questo la dice lunga sul ruolo che i contendenti attribuiscono all’azienda di Saxa Rubra.
Matteo Salvini sa che il Cavallo di viale Mazzini è l’unico che può aggirare l’arrocco dietro il quale si è trincerato l’ex Cavaliere, il suo alleato di sempre.
Mai come questa volta in gioco però non c’è solo la poltrona di presidente, o l’ostinazione a reiterare la bocciatura di Marcello Foa, ma molto molto di più. L’accordo sulle prossime Regionali in Abruzzo e Basilicata, ad esempio.
Se non addirittura e – in base alla proprietà  transitiva — l’assetto del centrodestra in vista della campagna per le Europee. �
In ballo insomma ci sono scelte cruciali: opa o non opa? Lasciare in vita o staccare la spina che ossigena quel che resta di Forza Italia? Legarsi o slegarsi dall’ultimo anelito moderato che soffia dalle parti di Pontida?
Lo scontro con la magistratura e il sequestro dei beni non hanno rafforzato il partito della conciliazione, anzi hanno fatto da carburante, rimesso distanza
E i pentastellati? Assistono alla battaglia lasciando trasparire segretamente un certo disgusto, anche se nelle ultime ore spingono perchè venga trovata una soluzione e sciolto il nodo. Nodo, che, come detto, li vede per ora spettatori.
La mobilitazione degli alfieri, dei vari Tajani, Letta, Giorgetti, non ha dato al momento gli effetti sperati. Il rebus è rimasto rebus.
Ma già  domani potrebbe essere la giornata decisiva per uscire dallo stallo: Salvini aprirà  infatti la nuova stagione di Porta a Porta e difficilmente Bruno Vespa non coglierà  l’occasione per chiedere al ministro dell’Interno delucidazioni sulla Rai giallo-verde, la concessione e il sevizio pubblico. Che ne sarà ?
La partita la gioca il leader leghista in prima persona ma tutta la sua squadra è schierata pancia a terra. Sono stati acquisiti i pareri legali che rimetterebbero in sella l’ex direttore del Corriere del Ticino dando il via libera dunque ad una seconda votazione del Cda. Il Pd però non cambia linea e preannuncia ricorsi e carte bollate che potrebbero ingessare la situazione.
Difficilmente però giovedì prossimo a San Macuto la Vigilanza si sparerà  addosso, andrà  cioè al voto. Fino all’ultimo istante e anche oltre si cercherà  la mediazione.
Chi conosce l’azienda e il ruolo strategico che viene assegnato al pilota sa bene quanto importante sia per partiti e movimenti muovere le proprie pedine con cautela e attenzione.
Sbloccato il nome del presidente si metterà  in moto il meccanismo a cascata che tiene in fibrillazione e con il fiato sospeso il volubile popolo di Saxa Rubra. I nomi che circolano per le direzioni dei Tg sono più o meno sempre gli stessi: Sangiuliano (Tg1), Matano (Tg2), Mazzà  (Tg3) Paolo Corsini (RadioRai), Casarin o Ghelfi (Tgr), Colucci (RaiParlamento). Reti e Fiction restano per ora caselle da riempire. Forse ancora per poco.

(da “NextQuotidiano”)

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IL REDDITO DI CITTADINANZA SOLO TRA UN ANNO, RIDOTTO A 300 EURO E DIMEZZANDO I BENEFICIARI: SI SGONFIA IL BLUFF DEL M5S

Settembre 11th, 2018 Riccardo Fucile

IN PRATICA SI RIDUCE A UN POTENZIAMENTO DEL REDDITO DI INCLUSIONE DEL GOVERNO GENTILONI (CHE ERA PURE FATTO MEGLIO PERCHE’ EVITAVA ABUSI)

Il reddito di cittadinanza sarà  inserito nella legge di Bilancio del prossimo anno, e a settembre del 2019 sarà  già  operativo. Luigi Di Maio, vice presidente del Consiglio, ieri in una delle sue apparizioni tv ha ribadito l’annuncio della nuova misura già  nel prossimo provvedimento economico del governo ma rettificando pesantemente quanto annunciato qualche tempo fa da Laura Castelli, che parlava di misura pronta già  per gennaio.
Invece non sarà  gennaio e non sarà  nemmeno maggio, mentre Di Maio è tornato ad assicurare l’intero importo di 780 euro al mese, che verrà  corrisposto, nei piani del governo, anche alle pensioni di cittadinanza con fondi recuperati dal taglio di quelle d’oro su cui però da tempo non c’è accordo tra M5S e Lega.
Ma c’è un problema. Come sappiamo, il reddito di cittadinanza, che assorbirà  il Reddito di inserimento varato dal governo Gentiloni, prevede un sussidio a fronte dell’iscrizione nelle liste di collocamento e la ricerca attiva di un lavoro.
Potrebbe essere introdotto gradualmente, dati i costi elevati, in funzione delle effettive disponibilità  di bilancio.
Per il 2019 servono già  13 miliardi per scongiurare l’aumento dell’Iva e per il reddito di cittadinanza si ipotizza una spesa dell’ordine di 5-6 miliardi. Ma c’è anche la flat tax per le Partite IVA da implementare.
Proprio per questo, racconta oggi Repubblica, i 5 Stelle continuano a parlare di 780 euro per tutti e di un intervento che investirà  8 milioni di cittadini in povertà . Ma sarà  possibile? La risposta dei tecnici è “no”. La versione originaria costa ben 17 miliardi.
La cifra a disposizione è invece molto più bassa. Se Tria riuscirà  a trovare le coperture si tratterà  al massimo di 5 miliardi che coinvolgeranno 1 milione e mezzo di italiani in condizioni di disagio che tuttavia non potranno aspirare ai 780 euro ma a soli 300 euro.
Giusto? Sbagliato? Massimo Baldini, dell’Università  di Modena, collaboratore de lavoce.info, ha simulato per Repubblica quanti “poveri” si possono sussidiare e con che cifra mensile, date le risorse oggi realisticamente disponibili.
Ne emerge che, in buona sostanza, non si potrà  andare oltre un potenziamento del Rei, il reddito di inclusione, già  attivato dal precedente governo, e che ha caratteristiche assai differenti come costi e platea.
«Mi sembra assai più ragionevole non gettare via l’esperienza in corso, che sta coinvolgendo Comuni e terzo settore, e che è assai più compatibile con gli equilibri di bilancio», osserva Baldini.
Insomma, con i fondi oggi a disposizione difficilmente si andrà  più lontani rispetto al “semplice” potenziamento del reddito di inclusione varato dal governo Gentiloni.
Le differenze sono sostanziali: la cifra ha base fissa e varia solo con il numero dei componenti del nucleo, circa 300 euro in media, riducendo il rischio di comportamenti opportunistici; inoltre la platea è ridotta a chi ha meno di 2.250 euro all’anno netti per un sigle.
Un mini reddito ma più mirato.

(da “NextQuotidiano”)

argomento: Costume | Commenta »

L’ORRIBILE PIANO DEGLI IMMIKRATI PER STERMINARE I BRESCIANI CON LA POLMONITE

Settembre 11th, 2018 Riccardo Fucile

CAZZARI RAZZISTI AUGURANO ANCHE IL LINCIAGGIO DEI MAGISTRATI CHE HANNO INDAGATO SALVINI AD AGRIGENTO

Sono oltre 250 i casi registrati e quasi duecento le persone ricoverate in provincia di Brescia a a causa di un’epidemia di polmonite.
L’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera ha riferito ieri in Consiglio regionale che «A ieri fino alle ore 20 vi sono stati 235 accessi al pronto soccorso, 196 sono le persone attualmente ricoverate, 12 le persone che hanno rifiutato il ricovero o che sono state dimesse, due i decessi, uno con una diagnosi accertata di legionella». Mentre arrivano i primi riscontri dalle analisi l’assessore ha detto che «Abbiamo la certezza che si tratti di polmonite batterica».
Secondo Gallera la curva epidemica è in calo e «non vi è alcun motivo per chiudere le scuole o per non bere l’acqua del rubinetto». I contagi sarebbero avvenuti, ha spiegato l’assessore, nel periodo tra il 2 e il 7 settembre   non ci sono dati che inducono a ritenere che ci siano nuovi casi.
Nel frattempo sono in corso analisi e prelievi sulla rete idrica dei comuni interessati per verificare l’eventuale presenza del batterio della legionella, al momento tra i principali indiziati per il contagio, che già  lo scorso luglio aveva colpito la zona di Bresso.
Non tutti però si sono sentiti rassicurati. Perchè è noto che a portare le malattie sono gli immigrati, in particolare quelli della Diciotti, come scriveva un utente Facebook di Brescia qualche settimana fa.
Ed infatti ci signore preoccupate si chiedono se a portare la polmonite sono proprio gli immigrati, visto che la zona è piena “e i controlli inesistenti”. Gli untori sono loro, i negri che vengono da paesi dove malattie esotiche come la polmonite sono la norma.
Del resto lo sanno tutti che sui barconi “la avevano gli immigrati”. È ancora poco chiaro come dai barconi la polmonite sia arrivata fino a Brescia senza seminare una scia di morte e distruzione.
Del resto non risulta che tra le persone che sono andate al Pronto Soccorso con un sospetto caso di polmonite ci sia una maggioranza di immigrati, come invece ci si aspetterebbe se fossero loro ad aver diffuso la malattia.
Tra gli esperti di malattie infettive dell’Internet serpeggia lo scetticisimo. C’è chi ammette di non aver mai sentito parlare di “un’epidemia acquatica” e punta il dito contro le autorità . Perchè non si fa uno screening degli immigrati che risiedono della zona? Forse per evitare di scatenare il panico.
Oppure per lasciare che le persone muoiano (e portare così avanti il piano di sostituzione etnica).
E visto che a morire per le complicanze della polmonite sono soprattutto le persone anziane tra i principali sospettati finisce l’INPS, l’ente nazionale di previdenza avrebbe tutto da guadagnare da una drastica riduzione del numero dei pensionati bresciani che dovessero malauguratamente soccombere durante l’epidemia.
Il sospetto infatti è che non si tratti di polmonite ma di TBC non dichiarata.
E di nuovo si punta il dito contro i migranti, provenienti da zone dove la tubercolosi è endemica. Gli immigrati vengono definiti “mine vaganti” che girano liberamente sugli autobus, tra la folla, in metropolitana e in tutti i luoghi pubblici. E poi magari il governo pretende di vaccinare gli italiani per paura del morbillo.
L’invasione (batterica e non) è al servizio di Big Pharma. Le case farmaceutiche infatti grazie alle epidemie vedranno aumentare i loro profitti. E gli italiani dovranno continuare a pagare.
In realtà  come ha spiegato Gallera «il 70% delle persone che è stata colpita dalla polmonite sono uomini e tendenzialmente persone anziane over 60, con qualche eccezione come questo ragazzo di 29 anni. Tutte le persone, compreso questo ragazzo, avevano dei quadri clinici particolarmente complessi. Anche questa persona aveva un fisico fortemente debilitato e la polmonite destabilizza un quadro già  compromesso». In poche parole si tratta di pazienti che stavano già  male (per colpa degli immigrati?).
E si arriva così al capolavoro di un utente che prima accusa il governo di occultare questa nuova forma di terrorismo batteriologico migrante e che spiega che gli immigrati “hanno un programma ben preciso da perseguire” , poi accusa la”merdaccia putrida” del magistrato che ha inquisito Salvini (ovvero il Pm di Agrigento Patronaggio) augurandosi che venga linciato.
Il cortocircuito è brillante: si dà  la colpa al governo (e quindi a Salvini) ma al tempo stesso si ritiene che Salvini non abbia alcuna colpa.
Ma non finisce qui, e del resto come potrebbe. Un noto esperto mondiale di contaminazioni ambientali ha scoperto che la polmonite è stata diffusa nei cieli dagli aerei.
È forse un caso che i comuni interessati sian “tutti sulle direttrici di decollo/atterraggio” di due aeroporti, uno ad uso militare e uno ad uso civile?
Non c’è scampo, le lobby del farmaco, gli immigrati, i piloti degli aerei, tutti fanno parte dell’orrenda cospirazione per danneggiarci. E la cosa peggiore è che queste maledette scie chimiche “non si possono arrestare, non si possono fermare, sembra che siano intoccabili”. Quasi che fossero inesistenti!
Ma niente paura perchè anche all’Apocalisse c’è rimedio, e si trova su Internet. Alcuni esperti scienziati dell’Internet consigliano ad esempio “aerosol con acqua e sale aglio zenzero” e una dieta priva di zuccheri per rinforzare le difese immunitarie.
E non manca chi suggerisce di utilizzare il famosissimo “argento colloidale”. Una panacea quando si tratta di difendersi dai complotti. In alternativa si possono seguire i consigli del Generale Ripper dell’Esercito degli Stati Uniti.

(da “NextQuotidiano”)

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ILVA, A TARANTO L’ADDIO DEL CONSIGLIERE COMUNALE M5S: “HA TRADITO LA MIA CITTA'”

Settembre 11th, 2018 Riccardo Fucile

“NON CREDO CHE DI MAIO SARA’ BEN ACCOLTO”: SE NE VA MASSIMO BATTISTA, OPERAIO ED EX ATTIVISTA DEL COMITATO PER LA CHIUSURA DELL’ILVA

Il caso Ilva diventa un boomerang per il Movimento Cinque Stelle, che a Taranto incassa le prime defezioni. Il consigliere comunale Massimo Battista (operaio del siderurgico con passato da attivista nel comitato Cittadini e lavoratori liberi e pensanti) ha lasciato il gruppo consiliare grillino e ha aderito al gruppo Misto.
“Continuerò il mio operato da indipendente – ha spiegato – per rispetto delle oltre mille persone che mi hanno votato. Il Movimento Cinque Stelle ha tradito l’elettorato di Taranto, perchè nel 2017 parlava di chiusura dello stabilimento, riconversione economica e bonifiche, come dimostrano i 600.000 volantini che abbiamo distribuito all’epoca”.
In merito a un’imminente visita del vicepremier Luigi Di Maio, Battista ha ribadito:   “Ha fatto promesse che poi ha tradito. Non credo che se verrà  a Taranto sarà  accolto bene”.
Il punto di scontro è, naturalmente, l’accordo con Arcelor Mittal che rileverà  il colosso siderurgico. Un accordo definito da Di Maio “il migliore possibile”, che salvaguarda 10.700 posti di lavoro ma lascia molte perplessità  ai tarantini dal punto di vista ambientale.
Tanto che un gruppo di cittadini è sceso in piazza subito dopo per dire no all’accordo e ha riconsegnato in segno di protesta le schede elettorali. Negli stabilimenti Ilva sono iniziati i referendum tra i lavoratori per votare l’accordo, che però non avranno alcun peso sull’acquisizione.

(da agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

PIU’ DI CENTO MORTI IN UN NAUFRAGIO DAVANTI ALLA LIBIA, VENTI ERANO BAMBINI: SULLA COSCIENZA DI QUEI DELINQUENTI POLITICI CHE HANNO CACCIATO LE ONG

Settembre 11th, 2018 Riccardo Fucile

MEDICI SENZA FRONTIERE: “SOS INVIATO ALLA GUARDIA COSTIERA ITALIANA, MA I SOCCORSI SONO ARRIVATI TROPPO TARDI”… DUE PICCOLI DI 17 MESI TRA LE VITTIME

Oltre 100 persone sono morte in un naufragio al largo della Libia il primo settembre. Lo riferisce Medici Senza Frontiere, riportando alcune testimonianze dei sopravvissuti, soccorsi dalla guardia costiera libica e trasferiti a Khoms (a est di Tripoli) il 2 settembre.
Tra le vittime, ci sarebbero anche venti bambini tra cui due piccoli di 17 mesi. Solo due corpi sono stati recuperati. Un sopravvissuto ha riferito che è stata contattata la Guardia costiera italiana, ma quando i «soccorritori europei sono giunti la barca era già  affondata».
Secondo le informazioni due gommoni erano partiti la mattina dalla Libia con a bordo oltre 160 persone ciascuno: si tratta di sudanesi, maliani, nigeriani, camerunensi, ghaniana, libici, algerini ed egiziani.
«Il primo gommone si è fermato per un guasto al motore, mentre il nostro ha continuato a navigare ma ha cominciato a sgonfiarsi verso l’una del pomeriggio. Eravamo 165 adulti e 20 bambini», ha raccontato un sopravvissuto.
«In quel momento, il telefono satellitare ci ha mostrato che non eravamo lontani da Malta. Abbiamo chiamato la guardia costiera italiana e mandato le nostre coordinate, chiedendo assistenza mentre le persone cominciavano a cadere in acqua. Ci hanno detto che avrebbero mandato qualcuno. Ma il gommone ha cominciato ad affondare», ha proseguito il superstite, aggiungendo che quando «i soccorritori europei sono arrivati in aereo e lanciato zattere di salvataggio ma eravamo già  in acqua e la barca già  affondata e capovolta. Se fossero arrivati prima, molte persone si sarebbero potute salvare».
Secondo il racconto del superstite, «solo 55 persone sulla sua imbarcazione sono sopravvissute».

(da agenzie)

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