Settembre 25th, 2018 Riccardo Fucile
LA NOVITA’: I BENI SEQUESTRATI POTRANNO ESSERE RIACQUISTATI DA PRIVATI, OVVERO DALLE COSCHE ATTRAVERSO PRESTANOMI… E NON VIENE STANZIATO UN EURO PER PERMETTERE AGLI ENTI LOCALI DI UTILIZZARLI
Finalmente il ministro dell’Interno interviene sul tema mafia! E sapete come?
Nella bozza del decreto sicurezza prevede che i beni confiscati alle mafie possano essere venduti all’asta ai privati, se non vengono utilizzati dagli enti locali.
Ma si omette di specificare che gli enti locali non hanno un centesimo a disposizione e che la difficoltà di riutilizzare i beni confiscati alle mafie dipendono proprio dall’indisponibilità economica dei Comuni e degli Enti locali.
Avesse voluto fare un’operazione che per davvero contrastava la criminalità organizzata e consentiva alle comunità locali di riappropriarsi di spazi di legalità e di riutilizzare i beni a fini sociali e di sviluppo, avrebbe dovuto semplicemente mettere qualche milione di euro a disposizione dei comuni e organizzare il riutilizzo dei beni.
E invece no.
Propone un enorme regalo ai privati, che rischia di trasformarsi in un vantaggio alle organizzazioni criminali che potranno così riacquistare i beni che gli vengono confiscati, attraverso i diversi prestanome di cui le mafie dispongono e che molto spesso si infiltrano anche in fondazioni, enti bancari, grandi agenzie immobiliari.
Davvero un occhio di riguardo alla sicurezza.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 25th, 2018 Riccardo Fucile
DI QUESTA “SICUREZZA VERA” NON GLIENE FREGA NULLA, EPPURE I MORTI SONO ITALIANI, MA NON SONO GLI EVASORI FISCALI PER CUI FANNO LEGGI AD HOC
Aumentano le morti sul lavoro nei primi 8 mesi dell’anno.
Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Inail tra gennaio e agosto sono state 713, 31 rispetto alle 682 dell’analogo periodo del 2017 (+4,5%). L’aumento, afferma l’istituto, è dovuto soprattutto all’elevato numero di decessi avvenuti nel mese di agosto di quest’anno rispetto all’agosto 2017 (92 contro 51), alcuni dei quali causati da incidenti “plurimi”, ovvero quelli che causano contemporaneamente la morte di due o piu’ lavoratori.
Il crollo del Ponte di Genova e i decessi di braccianti stranieri in Puglia nel mese di agosto provocano un aumento degli infortuni mortali sul lavoro nei primi 8 mesi dell’anno.
§Secondo l’Inail ad agosto si è contato lo stesso numero di vittime (34) in incidenti plurimi dell’intero periodo gennaio-agosto 2017.
Nel confronto di periodo dei primi otto mesi, nel 2018 si sono verificati 15 incidenti plurimi che sono costati la vita a 60 lavoratori, rispetto agli 11 incidenti plurimi del 2017, quando le morti furono 34.
Nell’agosto di quest’anno, in particolare, si e’ contato lo stesso numero di vittime (34) in incidenti plurimi dell’intero periodo gennaio-agosto 2017.
Tra gli eventi piu’ tragici del mese scorso si ricordano il crollo del ponte Morandi a Genova e gli incidenti stradali avvenuti in Puglia, che hanno provocato la morte di braccianti stranieri a Lesina e Foggia.
I dati rilevati al 31 agosto evidenziano, a livello nazionale, un incremento sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, che sono passati da 491 a 498 (+1,4%), sia di quelli occorsi in itinere, in aumento del 12,6% (da 191 a 215).
Nei primi otto mesi di quest’anno si e’ registrato un incremento di 43 casi mortali (da 574 a 617) nella gestione Industria e servizi, mentre in Agricoltura i decessi denunciati sono stati due in meno (da 88 a 86) e nel Conto Stato 10 in meno (da 20 a 10).
L’analisi territoriale evidenzia un incremento di 32 casi mortali nel Nord-Ovest (da 163 a 195), di 11 decessi al Sud (da 140 a 151) e di tre casi nel Nord-Est (da 179 a 182).
Diminuzioni si riscontrano, invece, al Centro (da 138 a 129) e nelle Isole (da 62 a 56). A livello regionale spiccano i 20 casi in piu’ del Veneto (da 62 a 82) e i 15 in piu’ della Lombardia (da 82 a 97). Cali significativi si registrano, invece, nelle Marche (da 28 a 12) e in Abruzzo (da 32 a 18).
L’aumento rilevato nel confronto tra i primi otto mesi del 2017 e del 2018 e’ legato prevalentemente alla componente maschile, i cui casi mortali denunciati sono stati 28 in piu’ (da 615 a 643), mentre quella femminile ha registrato tre decessi in piu’ (da 67 a 70).
L’incremento ha interessato sia le denunce dei lavoratori italiani (da 574 a 589), sia quelle dei lavoratori extracomunitari (da 74 a 88) e comunitari (da 34 a 36). Dall’analisi per classi di eta’ emerge come quasi una morte su due abbia coinvolto lavoratori di eta’ compresa tra i 50 e i 64 anni, con un incremento tra i due periodi di 45 casi (da 289 a 334).
In aumento anche le denunce che hanno riguardato gli under 34 (da 113 a 132) e gli over 65 (da 49 a 52). In calo, invece, le morti dei lavoratori tra i 35 e i 49 anni (da 231 a 195).
(da Globalist)
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Settembre 25th, 2018 Riccardo Fucile
SE NON FOSSE UNA TRAGEDIA, SAREBBE UNA FARSA: IL TESTO NON E’ STATO ANCORA BOLLINATO DALLA RAGIONERIA DELLO STATO
Per il decreto Genova la storia si ripete. Come per il Decreto Dignità , il testo non è ancora stato
bollinato dalla Ragioneria Generale dello Stato perchè mancano le coperture.
L’agenzia di stampa Radiocor scrive che l’ordinario processo di verifica affidato all’organo del MEF che deve attestare la presenza di copertura finanziaria nei provvedimenti di spesa (ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione) è attualmente in corso, ma anche che nell’esame degli ultimi giorni sul testo inviato dalla presidenza del Consiglio è emersa — oltre che l’assenza della relazione tecnica — la mancanza di copertura su molti articoli, dalla ricostruzione del ponte alle misure economiche per il rilancio di Genova.
La RGS invierà oggi una nota di risposta in cui suggerirà possibili coperture (fondi da utilizzare o tagli di spese) ma spetterà comunque alle singole amministrazioni proponenti (Ministeri o Palazzo Chigi) proporre poi la specifica copertura.
Quindi ci vorrà prima tempo, perchè dopo l’ok deve arrivare la bollinatura della Ragioneria prima che il decreto approdi al Quirinale.
Alla mancanza di coperture nel decreto per Genova aveva alluso l’assessore ai Lavori pubblici della Regione Liguria, Giacomo Giampedrone, all’epoca presente insieme al governatore Giovanni Toti all’incontro col premier Giuseppe Conte, il 18 settembre a Palazzo Chigi:
Il decreto Genova deve avere la copertura finanziaria e al tavolo a Roma il Mef non c’era, quindi attendiamo fiduciosi che ci sia il decreto con la copertura necessaria”. “Se io faccio una legge o un provvedimento mi devo assicurare che ci sia il finanziamento — aggiunge l’assessore — Noi a spanne abbiamo calcolato 120-130 milioni di euro inclusa la zona franca urbana per coprire un periodo di emergenza di 12 mesi. Queste cifre bisogna trovarle e metterle. La scorsa settimana abbiamo visto un’ulteriore bozza, ma anche lì non si parla di cifre nè coperture, a parte 21 milioni di euro chiesti da noi per il trasporto pubblico locale“.
L’agenzia di stampa ANSA ha fornito alcune anticipazioni sull’ultima bozza. All’articolo 1 comma 5 si legge che “il Commissario straordinario opera in deroga ad ogni disposizione di legge extrapenale, fatto salvo il rispetto dei vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione europea”.
Il termine “extrapenale” non era presente in precedenti bozze circolate e delimita meglio il perimetro delle deroghe del commissario, che ovviamente non possono superare le norme penali: un aspetto che però andava esplicitato.
Allo stesso articolo è stato poi introdotto un nuovo comma, il numero 7, che di fatto taglia fuori Autostrade per l’Italia e, stando a questa formulazione, anche altri concessionari autostradali dalla ricostruzione del ponte, che dovrà essere affidata, si legge nel testo, “ad una società che non abbia alcuna partecipazione, diretta o indiretta, in società concessionarie di strade a pedaggio, ovvero sia da queste ultime controllata o, comunque, ad esse collegata”.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 25th, 2018 Riccardo Fucile
GIORNATA DI LUTTO PER I RAZZISTELLI, E’ ANDATA MALE, ESISTONO ANCORA PAESI CIVILI… ONDE ALTE 5 METRI METTEVANO A RISCHIO LE VITE… 37 SONO LIBICI CHE SCAPPANO DAL PORTO SICURO DI SALVINI
E’ il Portogallo ad annunciare che la soluzione per la Aquarius è stata trovata.
I 58 migranti della nave umanitaria, da cui questa mattina era partito un appello ai paesi europei a fornire un approdo urgente per le condizioni meteo in peggioramento, dovrebbero essere Portogallo, Spagna e Francia.
Una soluzione ancora non confermata dagli altri paesi coinvolti.
La soluzione a tre sarebbe nata su iniziativa della Francia.
La nave, però, si trova ancora molto lontana dai porti di uno dei tre paesi e le onde alte cinque metri che la nave affronterebbe nel suo percorso sembrano proibitive.
La Aquarius si trova a metà tra Libia e Malta e proprio il porto de La Valletta sarebbe il più vicino.
” La scelta è indifferente – dice Alessandro Porro, operatore di Sos Mediterranee a bordo della nave – abbiamo la necessità di sbarcare le persone in un porto che sia sicuro e questo naturalmente esclude la Libia. Stiamo navigando verso Malta non perchè ci fermeremo lì ma perchè le condizioni meteo stanno peggiorando, ci aspettiamo onde alte cinque metri e stiamo cercando riparo in una zona migliore”. “Abbiamo tentato più volte di andare verso nord per uscire dalla zona Sar – spiega il soccorritore – ma siamo stati richiamati indietro da soccorsi che non sono stati poi terminati a causa di una mancanza completa di coordinamento con la guardia costiera libica che non ha mai risposto alle nostre chiamate di soccorso. Siamo dovuti passare attraverso la guardia costiera italiana che però non ha poi preso in carico la situazione”.
“È chiaro che non bisogna fare quattro o cinque giorni di mare. Lo sbarco deve avvenire presto e il porto più vicino è quello di Malta”.
Il governo francese aveva fatto sapere di cercare una soluzione europea e l’ avrebbe fatto in autonomia senza passare dalla Commissione europea.
“A questo stadio non siamo stati contattati dalle autorità francesi su questa questione”, ribadisce la portavoce della Commissione. “In termini legali, anche se non ha bandiera europea, l’Aquarius può chiedere di sbarcare negli Stati membri e gli Stati membri possono autorizzarlo”, ha continuato, augurandosi che “una soluzione sia trovata”.
Durante il video, il soccorritore parla anche del caso della bandiera. “Panama, sotto pressioni italiane, ci vuol far revocare la bandiera – sottolinea -. Le accuse che ci vengono rivolte sono quelle di non aver consegnato le persone soccorse ai libici. Facendo questo noi avremmo violato la convenzione di Amburgo e la convezione di Ginevra. La realtà che viene raccontata è molto diversa dalla realtà dei fatti”.
A bordo dell’Aquarius, insieme ai 58 migranti, c’è anche un cagnolino. Se lo è portato dietro una famiglia di libici sul barcone soccorso domenica scorsa.
Su quella barca c’erano 47 persone tra cui 37 libici. Anche loro cominciano a scappare, insieme a migranti di altre nazionalità giunti nel loro Paese per tentare la traversata.
(da agenzie)
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Settembre 25th, 2018 Riccardo Fucile
TONINELLI “SI CONCENTRA” E CITA COME ESEMPIO IL PONTE GALATA DI ISTANBUL, PECCATO CHE SIA TUTT’ALTRA COSA E IL PARAGONE NON C’ENTRI UNA MAZZA
«L’obiettivo non è solo quello di rifare bene e velocemente il ponte Morandi ma di renderlo un
luogo vivibile. Un luogo di incontri, in cui le persone si ritrovano, in cui le persone possono vivere possono giocare, possono mangiare».
Così il 20 settembre il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli spiegava il futuro del viadotto autostradale sul Polcevera.
Ci sarebbe quasi da ridere. Se non stessimo parlando di una tragedia che è costata la vita a 43 persone e che ha costretto 255 famiglie (oltre seicento persone) ad abbandonare le proprie case.
Ma Toninelli non è uno che si arrende.
Raccolte tutte le forze forze della massima concentrazione ha fatto lavorare per giorni le piccole cellule grigie e ieri se ne è uscito con un post dove spiega che non c’è niente da ridere perchè quella sul viadotto da vivere non era una battuta.
Il ministro davvero ha avuto l’idea di costruire un ponte “multilivello e multifunzione”.
Toninelli ancora non ha capito cosa è successo davvero al suo consulente Gaetano Intrieri, condannato per bancarotta ma che secondo il ministro «ha salvato una società . E quindi potrebbe essere equiparabile ad un atto di coraggio fatto per non far andare in mezzo a una strada dipendenti e familiari di questi dipendenti» (l’azienda è fallita nel 2004).
Eppure Toninelli se la prende con gli ignoranti, con la gente che non capisce come «una grande opera possa condurre a riqualificare, a ridisegnare, a ripensare la vocazione di un’intera area, trasformando magari in luoghi da vivere e da fruire anche quei ‘non luoghi’ che oggi spesso vediamo essere le aree sotto i ponti, ricettacolo per lo più di degrado».
Alt. Fermiamoci un attimo a riflettere.
Cosa c’è sotto il ponte Morandi? C’è il letto del fiume Polcevera, c’è la ferrovia, ci sono capannoni industriali (perchè il viadotto transita sopra un’area industriale) e ci sono delle abitazioni.
Per Toninelli sono tutti “non luoghi” ricettacolo di degrado o magari sta pensando ad un “generico” luogo sotto un generico ponte?
«Solo chi è rimasto fermo a 50 anni fa non lo capisce», scrive il ministro. E per fortuna in Italia abbiamo persone come lui, proiettate nel futuro.
Ma che idea ha in mente di preciso Toninelli per ripensare un viadotto autostradale sospeso a 45 metri dal suolo?
Il ministro vuole venire incontro alla scarsa capacità di concentrazione di noi comuni mortali e ci illustra qualche esempio: «Basta pensare al Ponte di Galata a Istanbul: un passaggio urbano di circa 500 metri, nato negli anni Novanta, sotto cui c’è una animata galleria commerciale e tantissimi ristoranti».
Intanto il Ponte di Galata è un ponte stradale e non un ponte autostradale.
In secondo luogo il ponte di Galata unisce due quartieri storici di una città mentre il viadotto sul Polcevera collega due gallerie autostradali.
Il Ponte di Galata collega zone turistiche dove le persone vanno a camminare o a mangiare, il ponte Morandi non ha quella funzione e non transita su una zona turistica.
E fare un ponte multilivello non farà diventare i capannoni della Ansaldo un’attrazione turistica.
Infine la struttura dei due ponti è completamente diversa.
Uno è un viadotto sopraelevato, l’altro un ponte che già dal 1900 era “multilivello”. Tanto valeva paragonare l’idea di Toninelli a Ponte Vecchio di Firenze o al Ponte di Rialto a Venezia.
Chissà perchè il ministro non l’ha fatto.
Verrebbe quasi da chiedersi se Danilo Toninelli ha mai messo piede a Genova, ma sappiamo che ci è stato quindi quando fa certe proposte non lo fa per ignoranza. Lo fa perchè si sta arrampicando sugli specchi.
Infatti l’ineffabile ministro non si ferma qui e dopo averci fatti viaggiare fino in Turchia ci porta nella civile Svezia, più precisamente «dalle parti della evoluta Stoccolma, da tempo si progettano infrastrutture così» e linka un articolo su uno studio sulla “riqualificazione” del Tranebergsbron, un ponte stradale a doppio arco sullo stretto di Tranebergssund.
La cosa davvero divertente che quello che per Toninelli è un progetto (e sembra quasi che sia stato fatto) è una semplice proposta da parte di uno studio di architettura che non è mai arrivato alla fase realizzativa.
Quello che Toninelli mostra è solo un render, e se vuole possiamo trovare un sacco di render di insediamenti umani sulla Luna o su Marte.
Quello che succede nella realtà della evoluta Stoccolma è che il ponte è ancora così e non ci sono cinema e gallerie commerciali.
§Il semplice fatto che degli architetti lo abbiano pensato non significa che sia stato realizzato.
§Forse il ministro dovrebbe occuparsi meno di architettura e più di capire quali sono i bisogni dei genovesi: ad esempio un ponte e delle case.
Se invece davvero vuole riqualificare l’area invece che proporre centri commerciali potrebbe magari proporre nuove aree verdi, eventuali bonifiche ambientali e maggiori servizi per i cittadini.
Da realizzarsi non su un ponte ma all’interno delle zone abitate.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 25th, 2018 Riccardo Fucile
LO STUDIO DELL’ISPI: CON IL DECRETO SICUREZZA I CLANDESTINI PASSERANNO DA 490.000 A 622.000 IN UN COLPO SOLO
Marco Palombi e Michela Rubortone sul Fatto Quotidiano oggi spiegano uno degli effetti più curiosi del decreto sicurezza ieri pubblicizzato da Matteo Salvini: aumenteranno i “clandestini” — secondo la definizione della legge Bossi-Fini — sul territorio nazionale:
Prima la Turco-Napolitano e poi la Bossi-Fini hanno reso quasi impossibile regolarizzare persino chi un lavoro in Italia lo ha già .
Ora il decreto Salvini rende più difficile concessione e rinnovo della protezione internazionale. Il mezzo principale per raggiungere questo scopo è l’abolizione della “protezione umanitaria” concessa ai richiedenti asilo, di gran lunga la scelta “preferita” finora dalle autorità italiane: 20.166 persone nel 2017, pari al 25% delle 81.527 domande esaminate nel 2017.
Per avere un’idea basti dire che i rifugiati veri e propri sono stati 6.827 (l’8% del totale) e i “dinieghi” 46.992 (il 58%).
Queste 20mila persone, insomma, passeranno tra i “dinieghi ”divenendo clandestini. Quest’anno, per ora, la situazione è questa: 61.735 le richieste di asilo esaminate al 31 agosto, circa il 60% sono state respinte, le protezioni umanitarie accordate sono 16.761 (il 27%).
L’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) ha simulato gli effetti delle politiche del ministro Salvini: ai 490 mila irregolari già presenti in Italia, se ne aggiungeranno 72 mila per l’arretrato delle commissioni che analizzano le richieste di asilo; altri 32.750 per il mancato rinnovo della protezione umanitariae 27.300 per la mancata concessione.
Il totale fa 622mila, oltre il 20% in più in un colpo solo.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 25th, 2018 Riccardo Fucile
“LA CANCELLAZIONE DEI PERMESSI UMANITARI E DELL’ACCOGLIENZA DIFFUSA SONO DUE MELE AVVELENATE”
“Alla fine il decreto Salvini passerà alla storia come decreto insicurezza”. Marco Minniti non ha
dubbi: il decreto del ministro leghista dell’Interno su sicurezza e sui migranti otterrà “l’effetto opposto di quello che si proclama di voler produrre”.
L’ex ministro dem dell’Interno, ospite di “Circo Massimo” su Radio Capital, contesta innanzitutto “la strategia della tensione comunicativa” che il governo gialloverde ha sposato: “Si tiene un Paese sull’orlo di una crisi di nervi. E si cavalcano la rabbia e la paura anche se non c’è alcuna emergenza che giustifichi misure straordinarie”.
Minniti entra nel merito del decreto che, dopo l’approvazione in consiglio dei ministri, deve superare ora l’esame del Quirinale: “Aspetto di leggere il testo. Non vorrei finisse come il decreto di Genova: un’araba fenice. Ma ci sono due questioni di merito talmente gravi che le definirei già adesso due mele avvelenate. La prima è la cancellazione dei permessi umanitari e la seconda – spiega l’ex ministro del Pd – il depotenziamento degli Sprar, ovvero dell’accoglienza diffusa, che è catastrofico”.
La prima misura, secondo Minniti, produrrà marginalità e clandestinità perchè “non si potrà cacciare nessuno”: “Le espulsioni non dipendono dalla legislazione italiana ma dalla capacità di costruire relazioni internazionali: noi non possiamo far salire le persone su un aereo e gettarle a mare come nell’Argentina di Videla. Noi possiamo fare rimpatri solo se siamo in condizione di rimandarli nei Paesi di provenienza, con un’attività diplomatica che da questo governo non vedo”.
La seconda “mela avvelenata”, l’abolizione degli Sprar che va di pari passo con “la cancellazione del decreto periferie sicure”, accantonerà “la via dell’integrazione”.
Il risultato rischia di essere pericolosissimo: “Il futuro della sicurezza nelle democrazie nei prossimi vent’anni si gioca sul terreno dell’integrazione. Altri Paesi – avverte l’ex ministro – hanno fatto in anni passati quello che sta facendo oggi l’Italia. A un certo punto si sono svegliati e hanno visto dei loro figli che facevano attentati nelle loro capitali. Con queste due scelte stiamo mettendo una bomba a orologeria sotto la nostra convivenza”.
Le reazioni critiche, all’indomani del varo del decreto Salvini, si susseguono.
La Cisl, con la responsabile nazionale settore immigrati Liliana Ocmin, definisce il provvedimento “più una risposta simbolica all’opinione pubblica che ai problemi concreti della protezione e dell’immigrazione” e si rimette al presidente Sergio Mattarella: “Sulla legittimità costituzionale del decreto bisognerà attendere il suo parere autorevole”. Il decreto dovrebbe essere spedito oggi al Colle.
Enrico Rossi, il presidente della Toscana, è durissimo: “A ottant’anni dalle leggi razziali il governo Conte, o meglio il governo Salvini-Di Maio, decide di creare cittadini di serie A e cittadini di serie B. Il decreto Salvini prevede la sospensione della domanda di diritto d’asilo in barba alla presunzione di innocenza e la revoca della cittadinanza per alcuni cittadini di origine straniera ma italiani a pieno titolo. Si ricomincia”
Con un tweet anche il sindaco di Firenze Dario Nardella boccia senz’appello il decreto: “Parla di tutto tranne che di sicurezza. Nessun impegno su aumento forze ordine, niente su certezza della pena, nessuna restituzione dei soldi per le periferie. Sindaci lasciati soli da Salvini che soffia sul fuoco ma non spegne l’incendio. Solo slogan. Ora basta”.
(da agenzie)
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Settembre 25th, 2018 Riccardo Fucile
DARIO ARGENTO RISPONDE ALLA DOMANDA SU CHI DELL’ATTUALE GOVERNO SIA PIU HORROR
Dario Argento va all’attacco dell’attuale governo e, in particolare, del vice premier Matteo Salvini.
Intervistato dal programma radiofonico Un giorno da pecora, il regista esprime la sua personalissima visione su Salvini: “Se fosse un attore credo che gli farei interpretare un assassino”.
A Giorgio Lauro e Geppi Cucciari che gli chiedevano chi tra Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e lo stesso Salvini gli facesse “più horror”, Argento non ha avuto esitazioni: “Naturalmente Salvini”, ha risposto, “Per quello che dice, per quello che fa, per quello che vuole fare e che speriamo non faccia”.
Una domanda è stata fatta anche sul film “Suspiria” diretto da Luca Guadagnino, remake dell’omonimo horror diretto da Argento nel 1977. “Non è che non mi sia piaciuto- ha commentato- Guadagnino fa un cinema elegante ma non possiede la ferocia del mio”.
(da agenzie)
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Settembre 25th, 2018 Riccardo Fucile
INSIEME NELLA CONFERENZA STAMPA, POI IL PREMIER VIENE TAGLIATO DAL LEADER LEGHISTA
Nella foto ufficiale, scattata dall’Ansa durante la conferenza stampa il premier e il vice sono
insieme sorridenti: entrambi tengono per mano il foglio su cui c’è scritto #decretosalvini sicurezza e immigrazione, il provvedimento appena approvato dal consiglio dei ministri.
Poco dopo però, sui suoi social, Salvini ha rilanciato soltanto la sua immagine. Senza Conte.
Un tipico caso di mancanza di eleganza, secondo i più moderati commentatori.
Un esempio di cialtroneria, secondo altri.
Perchè trattandosi di un provvedimento (peraltro incostituzionale) del governo nel suo complesso, buon senso vorrebbe che le responsabilità (visto che meriti non ce ne sono) venissero equamente ripartite.
L’effetto è comunque quello di due ricercati con sotto il cartello dei dati segnaletici.
Il che induce a sperare.
(da agenzie)
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