Settembre 25th, 2018 Riccardo Fucile
ISTITUTO CATTANEO: I LAUREATI IN ITALIA GUADAGNANO MENO DEI LORO COLLEGHI DI ALTRI PAESI… UN GIOVANE SU QUATTRO CON DIPLOMA O LAUREA NON TROVA LAVORO
In Italia si studia di meno rispetto agli altri Paesi europei, e ancor meno rispetto agli stati Ocse. Non solo: chi ha una laurea guadagna, in proporzione di meno rispetto ai laureati degli altri Paesi. A laurearsi, poi, in generale, sono i figli dei laureati.
Segno, questo, di una scarsa mobilità sociale.
Ma a cosa è dovuto tutto ciò? L’istituto Cattaneo ha analizzato i dati e provato a tirare le somme, lanciando poi un monito al governo: per invertire la tendenza è necessario investire di più nell’istruzione. A sentire la discussione sulla manovra, però, pare che l’esecutivo sia orientato a privilegiare altri temi.
In media gli italiani studiano o hanno studiato meno dei loro coetanei europei. E, stando a quanto emerge dall’analisi dei numeri, istruirsi non conviene, almeno in termini di occupazione e remunerazione.
In percentuale, infatti, i disoccupati con una laurea in Italia sono il doppio rispetto a quelli degli altri Paesi europei.
Altrettanto preoccupante è il numero di chi, nonostante la laurea, non cerca neanche più un lavoro: un giovane su quattro, in Italia, anche se ha un diploma superiore o una laurea, non ha e non cerca un’occupazione.
Si legge nel report:
In Italia, mentre chi ha solo una licenza elementare o media guadagna in media il 23% in meno di un diplomato di scuola superiore (percentuale calcolata sull’intera popolazione di età compresa tra 25 e 64 anni di età , in linea con la media europea), chi ha una laurea o più riceve uno stipendio pari al 141%, in media, di quello di un diplomato, contro una media europea del 153%. Ovvero, i nostri laureati sono pagati meno dei loro colleghi europei, rispetto ai diplomati. A questo riguardo, è interessante notare che le donne non solo guadagnano meno degli uomini, ma più sono istruite e meno guadagnano (in proporzione). Le laureate italiane, infatti, hanno una retribuzione che si aggira attorno al 71% di quella degli uomini, mentre per le diplomate il valore sale attorno all’81% (le medie europee sono 75% e 79%, rispettivamente). E questo vale anche per le più giovani.
A tutto ciò si accompagna uno scarso investimento nell’istruzione da parte del governo: l’Italia spende per scuola e università solo il 7,1% del Pil. Negli ultimi anni, peraltro, l’investimento è diminuito in maniera costante.
Tale spesa, se è generalmente calata per molti paesi tra il 2010 e il 2014, per alcuni, tra cui Italia, Portogallo, Slovenia e Spagna, è diminuita di più dell’11% in 4 anni, a fronte di un calo della spesa per servizi complessiva molto più modesto.
Per quanto riguarda il grado di istruzione, tra i dati della ricerca che saltano di più all’occhio c’è la percentuale di giovani tra i 25 e i 35 anni che ha frequentato solo la scuola dell’obbligo. Certamente molto è cambiato negli ultimi anni, ma in Italia ci sono – in proporzione – molti meno giovani laureati e diplomati rispetto alla media europea e Ocse.
Si legge nel report dell’istituto Cattaneo:
Il tasso di istruzione primaria e media inferiore — ovvero la quota di popolazione che ha solo frequentato la scuola dell’obbligo — resta altissimo per il nostro paese. Dal 2000 ad oggi, esso è infatti passato dal 43,6% della popolazione di riferimento al 26,1%, contro una media europea scesa dal 23,1% al 14,8% e una media OCSE di poco superiore. La quota di possessori di titolo di studio secondario superiore — nella classe di età — è invece passata dal 46% al 48,3% nel periodo, contro una media europea scesa dal 53,2% al 44,7%. Parimenti, i giovani con titolo universitario sono passati dal 10,4% del totale dell’anno 2000 al 20,7% del 2010, per poi attestarsi al 25,6% attuale. I loro colleghi europei, che erano il 20% del totale nel 2000, sono oggi più del 40,4%.
Se si guarda all’istruzione terziaria i dati sono particolarmente sconfortanti: facendo riferimento alla popolazione che ha un’età compresa tra i 25 e i 64 anni si nota come le persone che hanno proseguito i loro studi fino alla laurea o che hanno conseguito anche un master o un dottorato sono circa la metà rispetto alla media degli stati europei. Il paragone con la media Ocse è ancora più sconfortante:
L’istruzione terziaria (laurea universitaria, master o dottorato), al contrario, resta un obiettivo raggiunto da appena il 17,7% della popolazione adulta (25-64) totale in Italia, contro una media europea del 33,4% e una media OCSE del 36,7%. Non solo, ma se poi guardiamo a come la popolazione più istruita si distribuisce per regione, abbiamo una ragione in più per allarmarci. La figura sotto ci mostra come è variata la percentuale di laureati per regione negli ultimi 3 anni: come si può vedere, le regioni meridionali, con l’aggiunta di Veneto, Trentino Alto Adige, Piemonte e Valle d’Aosta sono sotto la media nazionale e la regione con le quote più alte — il Lazio — è ben lontana dai livelli europei.
Analizzati anche i dati sulla mobilità sociale che spiegano, in sostanza, che a laurearsi sono generalmente i figli dei laureati, mentre i figli dei diplomati scelgono spesso di fermarsi al diploma, l’istituto Cattaneo lancia una raccomandazione al governo: curarsi della scuola e dell’università , investire nell’istruzione è un’urgenza. Fare di più per rendere le persone più preparate aiuterebbe non solo il mondo dell’istruzione ma anche, e soprattutto, l’economia, la società e i conti pubblici futuri
Tutto questo quindi, è motivo di urgenza e dovrebbe essere messo ben in evidenza sul cruscotto di guida del governo.
L’Italia è un paese che studia poco, dove chi studia più a lungo fa più fatica a trovare lavoro, dove le remunerazioni per chi studia non li ricompensa a sufficienza dello sforzo fatto.
Certo, molto dipende dalla famiglia di origine ma anche dal fatto, forse, che non si fa abbastanza per favorire l’accesso agli studi superiori e universitari (nella spesa pubblica per istruzione sono infatti inclusi i trasferimenti alle famiglie per lo studio e il diritto allo studio per gli studenti).
Un altro avviso ai governanti, quindi: fate di più perchè il nostro paese investa nella cultura, nelle conoscenze e nelle competenze dei suoi figli. Ne trarrà vantaggio la società , l’economia e in ultima istanza anche i conti pubblici futuri
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 25th, 2018 Riccardo Fucile
UN ARRESTATO E TRE INDAGATI
Piccole somme di denaro con la promessa di chiudere un occhio, o forse tutti e due. Cento,
duecento euro in cambio della mancata segnalazione su vere o presunte irregolarità di carattere amministrativo e sanitario.
Un quarto militare in servizio alla compagnia dei carabinieri di Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di concussione. Altri tre carabinieri sono stati denunciati a piede libero con l’accusa di concussione.
A condurre le indagini coordinate dalla procura di Treviso i suoi stessi colleghi che gli hanno notificato l’ordine di custodia cautelare firmato dal Gip.
Il brigadiere 57enne, originario di Catania, è sospettato di essersi presentato, assieme ai colleghi indagati, in diversi esercizi commerciali e attività gestite da imprenditori cinesi nella zona di competenza del suo comando.
Le vittime sarebbero state prese di mira durante questi sopralluoghi nei quali i carabinieri avrebbero ricevuto dei soldi in cambio di una maggiore tolleranza.
Ma ci sarebbe anche qualcuno sorpreso al volante che per evitare guai avrebbe consegnato dei soldi nelle mani dei militari: i carabinieri in cambio avrebbero garantito una maggiore tolleranza.
Le consegne di denaro sarebbero chiaramente avvenute in contanti in modo da non lasciare alcuna traccia.
Qualcosa però sarebbe trapelato e il comportamento dei militari non è passato inosservato. Gli episodi risalirebbero ai mesi scorsi e a far partire l’indagine sarebbero stati gli stessi colleghi che hanno segnalato i propri sospetti e nelle ultime ore hanno notificato agli indagati i provvedimenti.
Gli accertamenti che hanno permesso di sviluppare l’indagine non sono stati affatto facili visto anche il clima che si è venuto a creare tra le vittime.
Accuse gravissime e sospetti che nei prossimi giorni finiranno davanti al giudice per le indagini preliminari che dovrà sentire la versione dei fatti del carabiniere, nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Uno snodo fondamentale per l’inchiesta.
Se il militare decidesse di non avvalersi della facoltà di non rispondere potrebbe spiegare come siano andate le cose.
Al momento a parlare ci sono le accuse, gravissime, nate proprio grazie alla segnalazione di chi come loro indossa una divisa.
(da agenzie)
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Settembre 25th, 2018 Riccardo Fucile
NEI MARI ITALIANI SI PESCANO 180.000 TONN DI PESCI, LE IMPORTAZIONI AMMONTANO A 1 MILIONE DI TONN
Quasi l’80% del pesce che finisce sulle tavole degli italiani viene dall’estero.
I dati ISTAT elaborati da Coldiretti pubblicati oggi dalla Stampa ci spiega che nei mari italiani si pescano oggi 180mila tonnellate di pesci, mentre le importazioni ammontano a oltre un milione di tonnellate (erano 582mila nel 1993, +84%), compresi prodotti congelati, essiccati e preparazioni, con Spagna, Paesi Bassi e Grecia sul podio dei Paesi esportatori e il 40% in arrivo da Paesi extra Ue.
La quota del fresco ammonta a 290mila tonnellate.
Al primo posto tra i prodotti stranieri ci sono seppie e calamari (135mila tonnellate), seguiti dalle conserve di tonno e gamberetti.
A condire di pepe la situazione anche i prodotti scambiati per altri prodotti, come l’ormai famoso pangasio del Mekong che viene venduto come cernia, oppure il polpo del Vietnam spacciato per nostrano o allo squalo smeriglio venduto come pesce spada.
Nel corso del 2017 le Capitanerie di porto hanno effettuato 21.112 verifiche lungo tutta la filiera, rilevando 2.814 illeciti, più del 13%.
La Stampa cita un focus dei NAS che conferma le irregolarità , che però non sono solo sull’import: dal gennaio 2017 al giugno 2018 su 2.476 controlli effettuati sono state riscontrate 697 situazioni di «non conformità », circa il 27% (ristorazione esclusa), con 310mila kg di prodotti sequestrati e 70 strutture chiuse.
Le irregolarità penali (237 i denunciati) vanno dalla tentata frode in commercio (pesce congelato venduto come fresco o in cattivo stato di conservazione) fino alle lesioni per aver somministrato ai clienti prodotti infestati dalla larva dell’anisakis o contaminati da istamina, sostanza che si sviluppa nel pesce vecchio o mal conservato e che può provocare una reazione allergica nota come “sindrome sgombroide”.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 25th, 2018 Riccardo Fucile
CANADAIR IN AZIONE IN RITARDO A CAUSA DELVENTO, IL ROGO E’ DOLOSO, IL SINDACO ORDINA DI LASCIARE LE CASE
Un incendio devastante, alimentato dal forte vento. 
Circa 500 persone evacuate, costrette a lasciare le loro case in cinque frazioni di Calci, in provincia di Pisa. Sul Monte Serra non si registrano feriti, ma le fiamme sono arrivate a minacciare il centro abitato.
I Vigili del Fuoco sono giunti da tutta la Toscana, insieme alle squadre di volontari e alla Protezione civile, in attesa che elicotteri e Canadair possano intervenire, appena calerà il vento.
“I vigili del fuoco sono stati i nostri angeli – racconta Paola, una degli sfollati che hanno passato la notte nel centro di accoglienza predisposto nella palestra di Calci – Era uno scenario apocalittico e per fortuna ci hanno portato qui, in salvo”.
Sulle cause dell’incendio dice: “Spero che questo rogo sia stato provocato da una sbadataggine perchè non riesco a pensare a tanta cattiveria e a una mente tanto perversa. Ci sono interi uliveti andati distrutti e danni molto ingenti temo anche alle abitazioni”.
Ma le probabilità che l’incendio sia doloso ci sono, lo ha sottolineato anche il sindaco. Un altro rogo era scoppiato la settimana scorsa sempre nella zona in cui si trovano le antenne di numerose emittenti radiofoniche e televisive.
Molte delle persone evacuate dicono che i punti di innesco del rogo stati almeno quattro ma per ora non ci sono conferme da parte delle autorità .
Un’impiegata comunale, però, ammette sconsolata: “Le fiamme sono partite dallo stesso punto dell’incendio della scorsa settimana e, in qualche modo, dopo avere ricevuto l’allerta del vento forte temevamo questo disastri anzi ce lo aspettavamo”.
L’allarme per il fuoco che avanzava è scattato alle 22 di lunedì sera. Il fronte delle fiamme è molto esteso e l’incendio è potente, al punto che il comandante dei Vigili del fuoco di Pisa, Ugo D’Anna, ha detto di aver rischiato di perdere due squadre.
“Si comincia a vedere il disastro immane” scrive sulla sua pagina Facebook il sindaco di Calci, Massimiliano Ghimenti. “Chi vede il fuoco vicino ci contatti immediatamente ed esca di casa”, ha ordinato il sindaco qualche ora fa ordinando: “La popolazione più prossima DEVE LASCIARE le abitazioni”. Gli sfollati si sono raccolti nella palestra comunale e nel municipio e nella notte tutta la popolazione della cittadina di Calci si è radunata sulla piazza davanti al Municipio.
Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, chiede che siano accertate le cause del rogo: È importante che si faccia chiarezza sull’origine dell’incendio che ha distrutto un bosco e messo a repentaglio la vita delle persone”. Il presidente della Regione, Enrico Rossi, ha raggiunto il comune interessato dalle fiamme.
L’incendio al momento non minaccia la famosa certosa barocca di Calci alle pendici del Monte Pisano. Nell’ottobre 2011 un vasto rogo distrusse una cinquantina di ettari di bosco.
(da “Huffingtonpost”)
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