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IL MINISTRO SAVONA ANCORA “ATTIVO” NEL FONDO SPECULATIVO DI LONDRA CHE AVEVA DETTO DI LASCIARE: INVITA A INVESTIRE IN TITOLI ITALIANI MENTRE LUI INVESTE ALL’ESTERO

Ottobre 13th, 2018 Riccardo Fucile

SAVONA NON E’ SOLO TITOLARE DI DEPOSITI IN SVIZZERA, MA E’ ANCORA “DIRECTOR ACTIVE” DI UN FONDO DI CUI E’ SOCIO

Già  dal 23 maggio, prima del giuramento del governo giallo-verde, aveva garantito che avrebbe rinunciato alla carica di presidente del fondo speculativo Euklid Ltd basato a Londra. Ma a oggi il ministro degli Affari Europei Paolo Savona continua a essere “director active” dell’hedge fund, “che controlla un fondo speculativo ed effettua anche scommesse ribassiste sui mercati”. Il ruolo del ministro è riportato nero su bianco dal registro delle imprese inglese (Companies House).
A scriverlo è il Corriere della Sera, dove in un articolo di Federico Fubini si ricostruisce il ruolo dell’economista euroscettico all’interno del fondo nato nel 2014 e “imperniato sull’uso delle di tecnologie come l’intelligenza artificiale e il registro digitale Blockchain”.
La carica di presidente alla quale Savona dice di avere rinunciato nel diritto societario inglese non esiste.
Il ruolo viene determinato “dalle regole interne della società  e a Euklid il presidente dispone di un voto doppio”.
Il punto è che la pagina sulle persone in carica presso l’hedge fund “a ieri sera — scrive Fubini — enumerava solo due ‘director’ senza qualifiche specifiche ma definiti ‘active’: il primo è il 34enne italo-americano Joseph Bradley, il secondo è Savona“.
Un dato che “appare in contrasto con la dichiarazione presentata dallo stesso ministro il 6 agosto scorso per la presidenza del Consiglio: lì Savona lascia vuota la casella sull’esercizio di eventuali funzioni di amministratore o sindaco della società “.
Al momento l’Antitrust non ha segnalato alcun conflitto di interesse. Ma l’ipotesi che Euklid abbia dimenticato “di segnalare al registro delle imprese che Savona non è più attivo come ‘director’” sarebbe “una dimenticanza rischiosa, perchè rende potenzialmente responsabile il ministro delle azioni dell’hedge fund“.
Fondato da Antonio Simeone, ex allievo alla Luiss, di Euklid Ltd Savona — che “non nasconde di essere azionista della società ” — “possiede 50mila azioni in euro di classe B (un’azione, un voto) in apparenza circa il 14% dei titoli su un totale dichiarato al registro delle imprese di Londra di 263.700 azioni in euro e 75mila azioni in sterline”. Le azioni sono “stimate al valore nominale di 56.355 euro” e il Corriere aggiunge inoltre che “Savona denuncia poi in totale altri 1,3 milioni di euro custoditi in Svizzera, parte in una polizza e parte in un conto”.
Contattato dal quotidiano, il ministro non ha risposto. E, dunque, non ha chiarito se abbia o meno un ruolo attivo all’interno del fondo.
Un silenzio sul quale interviene il vicepresidente della Camera Ettore Rosato (Pd) che su Facebook si rivolge al ministro: “Può cortesemente rispondere, non a noi, ma a Fubini del Corriere della Sera che gli chiede conto della sua partecipazione a fondi speculativi che potrebbero avvantaggiarsi delle sue azioni o dichiarazioni? Ma poi ministro come funziona? Per gli italiani inviti a investire su titoli italiani e lei invece meglio all’estero?”.
Sul fronte di Liberi e uguali, anche il capogruppo alla Camera Federico Fornaro chiede a Savona di chiarire “quali siano i rapporti in essere con il fondo speculativo Euklid: ha ancora incarichi societari come risulterebbe dai documenti del registro imprese inglese oppure è soltanto un ritardo tecnico di registrazione delle dimissioni annunciate il 23 maggio scorso?”.
Fornaro sottolinea poi come “in una fase così difficile e complicata per la nostra finanza pubblica, ogni ombra di sospetto, infatti, deve essere fugata senza indugio e senza reticente. I fondi speculativi stanno giocando una loro partita ribassista sui titoli del debito pubblico italiano e non è pensabile che un ministro della Repubblica possa avere un ruolo in una squadra avversaria dell’Italia”.
Anche il capogruppo dem in Commissione bilancio alla Camera Luigi Marattin insiste sulla vicenda e in un tweet scrive: “È vero che Savona è ancora membro attivo di un fondo speculativo inglese? E come mai, mentre insiste affinchè gli italiani mettano tutti i propri risparmi in titoli di Stato, lui mette i suoi in Svizzera?”.
E il deputato dem Filippo Sensi aggiunge: “Per evitare opacità  e conflitti di interesse, con Marattin chiederemo che esponenti di governo e presidenti di commissione diano conto per trasparenza ogni tot di loro movimenti in Borsa“.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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GLI ITALIANI FACOLTOSI CORRONO AD APRIRE UN CONTO CORRENTE ALL’ESTERO

Ottobre 13th, 2018 Riccardo Fucile

LO SVELA IL SOLE 24 ORE: IL RISCHIO-ITALIA E LE DICHIARAZIONI DEL GOVERNO ALIMENTANO LA FUGA

L’ipotesi Italexit viene periodicamente esclusa a parole dal governo Lega-M5S, eppure non pochi italiani facoltosi stanno spostando una parte maggiore della loro ricchezza fuori dai confini nazionali. Più di quanto non sia già  fuori.
Lo fa sapere oggi Il Sole 24 Ore, che calcola come l’idea stia seducendo sia le famiglie ricche (secondo i dati di Aipb rappresentano l’1,5% della popolazione ma possiedono ben 800 miliardi di euro) sia quelle semplicemente benestanti (con patrimoni da 100-200mila euro)
Così gli euro escono dall’Italia
Mentre nessuno ufficialmente pensa a uscire dall’euro (anche se, sostiene Paolo Savona, pure la Banca Centrale Europea ha un piano apposito), gli euro cominciano a uscire dall’Italia proprio mentre il governo appronta nuovi strumenti per permettere agli italiani di investire in modo sicuro, semplice e conveniente sui Titoli di Stato del Belpaese.
Forse preoccupati da affermazioni come “Non possiamo fermarci se 7-8 banche sono in difficoltà ” (Luigi Di Maio),   “Non si può andare avanti a chiedere unicamente alle banche di sostenere il paese: il cittadino si deve ritenere parte del progetto e dobbiamo chiedergli di crederci” (Laura Castelli), oppure “Sono sicuro che gli italiani ci daranno una mano se serve” (Matteo Salvini)
E così, spiega il quotidiano, c’è chi suggerisce ai propri clienti di aprire conti correnti esteri. Chi va incontro alle richieste della clientela con polizze vita di maxi importo denominate in altre valute. C’è chi fa del «rischio-Italia a zero» una vera e propria strategia per i clienti.
Come si apre un conto corrente all’estero
D’altro canto chi vuole mettere al sicuro i propri soldi in una banca estera tradizionale (per esempio in Germania) lo può fare con un conto corrente che gli consenta di fare tutti i tipi di operazioni.
Deve risiedere legalmente in un paese dell’Ue e ha il diritto di aprire un “conto di pagamento base”. Di solito il conto consente di effettuare operazioni standard: depositi, ritirare contante, ricevere o eseguire pagamenti (ad esempio addebiti diretti o acquisti mediante carta). Dovrebbe anche prevedere una carta di pagamento utilizzabile per ritirare contante ed effettuare acquisti, sia online sia in negozio.
Per aprire un conto online poi bastano pochi minuti. E c’è anche chi pensa di vendere attivi italiani per acquistare titoli esteri, come azioni e obbligazioni, sicav lussemburghesi e irlandesi, diversificando in valuta con franchi svizzeri e dollari Usa. Anche qui bisogna considerare il rischio di cambio e quello della doppia tassazione degli eventuali utili.
D’altro canto anche il ministro Savona ha un conto in Svizzera.

(da “NextQuotidiano”)

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I LEGHISTI SVIZZERI VOGLIONO FERMARE “L’INVASIONE DEGLI ITALIANI”: PER LA SERIE C’E’ SEMPRE UN RAZZISTA PIU’ A NORD

Ottobre 13th, 2018 Riccardo Fucile

LA LEGA TICINESE CONDUCE UNA CAMPAGNA ELETTORALE CONTRO I PENDOLARI ITALIANI… CHI HA BUON SENSO RIBATTE: “SENZA DI LORO LA NOSTRA ECONOMIA SI FERMA”

Per sentire sulla propria pelle gli effetti del razzismo sulla nostra italianissima pelle basta andare qualche chilometro a nord del confine, nel Canton Ticino, dove è in corso un’altra invasione, ma fatta da noi italiani: nel Cantone svizzero, infatti, il numero di lavoratori stranieri è a quota 118.300, di cui 65.000 sono italiani, contro i 117.500 indigeni.
Numeri che non piacciono alla Lega ticinese e all’Unione Democratica di Centro (Udc), che è proprio contro i frontalieri italiani, che ogni giorno attraversano il confine per recarsi a lavoro, che stanno puntando la loro campagna elettorale in vista del referendum svizzero del 25 novembre, quando la Confederazione elvetica è chiamata alle urne per decidere sull’autodeterminazione, ossia sulla superiorità  del diritto svizzero su quello internazionale.
“In realtà  gli stranieri portano ricchezza e sviluppo – ribatte Eors Sebastiani, fondatore e vicepresidente dell’Associazione frontalieri Ticino -. Ma certamente questo sorpasso sarà  nuovo materiale per la campagna ‘prima i nostri’ di Lega e Ucd. Per alcune prossime scadenze elettorali siamo preoccupati, si va verso l’ignoto. Però è certo che qui, senza lavoratori stranieri, l’economia si ferma”.
Nel frattempo Roberta Pantani, vicesindaco leghista di Chiasso e deputata a Berna, ha dichiarato guerra al trattato di libera circolazione delle persone con la Ue che, accusa, “fa perdere posti di lavoro ai ticinesi a vantaggio degli altri” perchè gli stranieri “costano meno”.
La Pantani vuole che prima il posto di lavoro venga offerto a uno svizzero e solo poi a uno straniero.

(da Gobalist)

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GIUSTIZIA, SI AGGRAVA LA POSIZIONE DI MARINE LE PEN: SOLDI PUBBLICI USATI PER FINI PERSONALI

Ottobre 13th, 2018 Riccardo Fucile

IL GIUDICE IPOTIZZA UN REATO PIU’ GRAVE, RISCHIA 10 ANNI DI GALERA

Quelli che se la prendono con i migranti ma poi non rinunciano al loro magna-magna, alle furberie a spese dei contribuenti: si aggrava la situazione giudiziaria di Marine Le Pen.
Al termine dell’interrogatorio, al tribunale di Parigi, i giudici hanno “riqualificato” e “aggravato” il capo di imputazione contro la leader del Rassemblement National (ex Front National) nella vicenda dei presunti impieghi fittizi al Parlamento europeo.
Il capo di imputazione passa da “abuso di fiducia” a “distrazione di fondi pubblici”
«Non c’è alcun fatto nuovo, ma una riqualificazione», ha confermato Le Pen, che questa mattina, dinanzi ai giudici francesi, è rimasta in silenzio.
In Francia, il reato di “sottrazione di fondi pubblici” è punibile con condanne fino a 10 anni di prigione e un milione di euro di multa, contro i tre anni di prigione e i 375’000 euro di multa per l'”abuso di fiducia”.

(da Globalist)

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LA MANOVRA DEL GOVERNO NON PIACE ALLA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI: 42% LO BOCCIA, 40% LO APPROVA ( MA UNA SETTIMANA FA I FAVOREVOLI ERANO 42% CONTRO IL 36%)

Ottobre 13th, 2018 Riccardo Fucile

LA MEDIA DEI SONDAGGI MOSTRA PER LA PRIMA VOLTA UN CALO DEI CONSENSI PER LEGA E M5S (MENO 1%)… IL 72% DEGLI ITALIANI VEDE NERO SULLA CRISI ECONOMICA

La manovra economica rischia di trasformarsi rapidamente nel primo, serio inciampo per il governo guidato da Giuseppe Conte.
Per la prima volta dalla sua formazione, il “governo del cambiamento” riceve dai sondaggi un campanello d’allarme, e per la prima volta dal voto del 4 marzo i due partiti che lo sostengono (Lega e Movimento 5 Stelle) conoscono una battuta d’arresto.
Andiamo con ordine.
Il colpo d’occhio della Supermedia settimanale dei sondaggi ci dice che la Lega saldamente in testa (31,4%) e il M5s alle sue spalle (28,6%), per un totale che ammonta esattamente ad un 60% per i due partiti di governo.
Per contro, PD e Forza Italia si piazzandosi rispettivamente poco sopra il 16% e un soffio sotto il 9%.
Sugli 8 sondaggi su cui è calcolata la Supermedia, i 4 più recenti (EMG, Tecnè, SWG e Noto) rilevano tutti un calo di oltre 1 punto per la Lega, e di oltre mezzo punto (tranne EMG) per il M5s.
A ciò si aggiunga che da circa un mese (e cioè dalla fine della pausa estiva) Lega e M5s sono rimasti sostanzialmente stabili, tra il 59 e il 60 per cento dei consensi.
Un valore certamente molto elevato, ma la cui crescita si è di fatto interrotta.
Ma cosa può aver causato questa battuta d’arresto ?
La risposta è strettamente legata al tema che ormai da qualche settimana sta dominando l’agenda del governo, e cioè la manovra economica.
Da questo punto di vista il dato forse più clamoroso emerge da una rilevazione dell’istituto Tecnè.
Secondo questa rilevazione (datata 8 ottobre) il numero di italiani che esprime un giudizio favorevole verso la manovra economica è inferiore (40%) a quello di chi invece la boccia (42%).
Se si trattasse solo di un sondaggio isolato, probabilmente non vi daremmo molto peso: ma lo stesso istituto, soltanto una settimana prima, aveva fotografato una situazione inversa, con i giudizi favorevoli (42%) ben superiori a quelli critici (36%). Anche i singoli provvedimenti da inserire nella manovra (per ora solo paventati) ricevono, per la prima volta in un’inchiesta demoscopica, giudizi in prevalenza negativi, e in modo anche piuttosto netto.
I dati di Tecnè ci dicono anche di un altro elemento da non sottovalutare: e cioè che la grande maggioranza degli italiani è pessimista — o quantomeno tutt’altro che ottimista — sulle prospettive economiche del nostro Paese.
Meno di un quarto degli intervistati (24%) pensa che nei prossimi 12 mesi la situazione economica sia destinata a migliorare; ma soprattutto solo il 4% crede che la crisi economica sia ormai alle nostre spalle, mentre per il 58% essa è tutt’ora in corso e per un ulteriore 14% addirittura il peggio deve ancora arrivare.
Questo ci suggerisce che gli italiani non vedono di buon occhio i tentativi del governo di “forzare la mano” nella battaglia contro l’Europa e i mercati finanziari: meglio non giocare col fuoco quando la casa non è ancora a prova di incendio. Per molti potrebbe trattarsi di un azzardo troppo grande.
E che l’economia sia un argomento delicato per gli italiani lo conferma un articolato studio condotto da Media Communication Research per il quotidiano La Stampa. Secondo questo studio, il problema principale percepito degli italiani è il lavoro: lavoro che non c’è, o che non dà  sicurezze.
Una materia strettamente connessa a quella della crescita e della prosperità  economica. A confronto, argomenti di cui la politica nazionale si è spesso occupata, come l’immigrazione o la criminalità , costituiscono la principale fonte di inquietudine per una ristretta minoranza di italiani (meno del 6 e 5 per cento rispettivamente). Insomma, se non vorrà  perdere consensi il governo giallo-verde dovrà  impegnarsi a dare risposte credibili per risollevare — o per non mettere a rischio, a seconda dei punti di vista — la situazione economica del Paese.

(da Globalist)

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“NON VOGLIO ESSERE SERVITA DA UN NEGRO”: ORDINARIO RAZZISMO ALLA CASSA DI UN CARREFOUR DI VARESE

Ottobre 13th, 2018 Riccardo Fucile

UNA DONNA HA INIZIATO A INSULTARE E   LANCIARE LATTINE DI BIRRA CONTRO UN RAGAZZO DI COLORE ADDETTO ALLE CASSE

Scene di ordinario razzismo al Carrefour di Varese, dove una donna di 40 anni ha messo su una sceneggiata perchè si rifiutava di “essere servita da un negro”.
La vittima degli insulti della donna è un 28enne di origini africane, da 10 anni residente a Varese e impiegato alle casse del Carrefour.
La donna, visto che il ragazzo era l’unico lavoratore disponibile, ha iniziato a urlare che non voleva essere servita da lui, ma solo da italiani.
Quando le colleghe del 28enne sono intervenute, minacciando di chiamare i carabinieri, la donna ha iniziato a lanciare le lattine di birra che voleva acquistare ed è fuggita.
Grazie ai video delle telecamere di sicurezza la donna è stata denunciata dai responsabili del supermercato.

(da Globalist)

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A LODI LA LEGA DISCRIMINA I FIGLI DEGLI IMMIGRATI

Ottobre 13th, 2018 Riccardo Fucile

PER MENSA E SCUOLA BUS A TARIFFA AGEVOLATA AGLI ITALIANI E’ CHIESTA SOLO UN’AUTOCERTIFICAZIONE, AGLI STRANIERI UN DOCUMENTO IMPROPONIBILE SUL NON POSSESSO DI IMMOBILI NEL PAESE DI ORIGINE

La pacchia è finita a Lodi per i figli dei cittadini di origine extracomunitaria. Nel novembre del 2017 la sindaca Sara Casanova (Lega) ha infatti emanato un nuovo regolamento per disciplinare l’accesso alle agevolazioni per poter usufruire del servizio mensa e scuolabus.
Il regolamento in questione, entrato in vigore con l’inizio dell’anno scolastico 2018/2019 stabilisce che le famiglie extracomunitarie che vogliono chiedere i contributi per poter accedere alla mensa e allo scuolabus a prezzo agevolato devono presentare, oltre all’ISEE, anche una certificazione rilasciata dal paese d’origine per dimostrare che non possiedono immobili o altre fonti di reddito fuori dall’Italia.
Si tratta però di una complicazione burocratica che costringe le famiglie a tornare nei propri paesi per ottenere una carta che non sempre viene data oppure a recarsi al consolato.
Non sempre è possibile farlo perchè in alcuni Stati non esiste un catasto informatizzato. Inoltre la documentazione non può essere consegnata in lingua originale ed è necessario che venga tradotta in italiano con una traduzione giurata e marche da bollo varie.
Solo quattro famiglie su 94 sono riuscite a consegnare la documentazione richiesta. C’è anche chi è riuscito a presentarla, con traduzione, ma si è sentito rispondere che non va bene.
Per gli italiani invece è sufficiente presentare l’ISEE compilando un’autocertificazione.
Succede quindi che a parità  di dichiarazione ISEE il figlio di una famiglia di italiani possa accedere senza troppe difficoltà  al servizio mensa a canone agevolato mentre il compagno di classe figlio di extracomunitari invece ne sia escluso.
La soluzione per le famiglie straniere è quella di pagare la mensa a prezzo pieno, ovvero cinque euro al giorno (contro i 2,20 euro al giorno per la fascia di agevolazione più bassa).
Lo scuolabus invece aumenta dai 90 euro ogni tre mesi a 210 euro. Troppi per chi magari ha tre o quattro figli e un reddito inferiore agli 8.000 euro l’anno.
Tanto più che molte famiglie vivono in una casa popolare, quindi la loro situazione di indigenza è già  certificata dall’essere stati inseriti nella graduatoria e aver ottenuto l’assegnazione dell’alloggio.
Il risultato è che molti genitori si vedono costretti a rinunciare alla mensa e allo scuolabus. I bambini vengono accompagnati a scuola a piedi o in bicicletta mentre per il pranzo i figli degli extracomunitari si portano il panino da casa.
Durante l’orario della mensa però italiani e stranieri sono costretti a mangiare in ambienti separati perchè le norme sanitarie vietano la mescolanza con i cibi preparati a casa.
Durante la ricreazione poi solo agli italiani viene servito lo yogurt perchè gli stranieri che non ne hanno più diritto.
Nei primi giorni dell’anno scolastico 130 bambini che si sono improvvisamente trovati senza la possibilità  di usufruire del servizio (per il semplice motivo che i loro genitori non se lo possono permettere) sono stati tenuti a casa da scuola.
Una protesta che però non è piaciuta alla sindaca che ha definito “una protesta grave” la decisione dei genitori che hanno così contravvenuto all’obbligo scolastico.
Secondo la sindaca la legge è uguale per tutti e dal momento che mensa e scuolabus sono servizi accessori e non obbligatori nessuno è costretto a usufruirne o a pagare il prezzo pieno.
Certo, quando magari bisogna fare sei chilometri a piedi per andare a scuola — come capita ad alcune famiglie — un passaggio farebbe comodo.
Di fatto però su 318 domande presentate per la richiesta delle agevolazioni sociali quelle accolte sono poche.
Ieri a Piazza Pulita è stato detto che sono oltre 200 i figli degli stranieri rimasti fuori dal servizio mensa e scuolabus a causa del nuovo regolamento della sindaca.
A soffrirne non sono solo i genitori che si sentono discriminati ma anche gli stessi bambini che provano sulla propria pelle la differenza di trattamento con gli italiani. Ad essere più faticoso da sopportare è ovviamente il momento in cui i bambini vengono separati al momento del pranzo.
Per i piccoli alunni è difficile capire come mai non possono mangiare assieme ai propri compagni di classe.
Stupisce invece l’indifferenza dei cittadini di Lodi intervistati da Micaela Farrocco che senza mezzi termini paragonano gli stranieri e i loro figli alle zecche attaccate ai cani, parassiti che succhiano il sangue degli italiani.
Ecco cosa vuol dire prima gli italiani.

(da “NextQuotidiano”)

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ECONOMIA SOMMERSA SALITA A 210 MILIARDI, 3,7 MILIONI GLI OCCUPATI IRREGOLARI E IL GOVERNO PREMIA GLI EVASORI

Ottobre 13th, 2018 Riccardo Fucile

IN NERO 2,6 MILIONI DI DIPENDENTI E 1 MILIONE DI AUTONOMI…20 MILIARDI SPESI DALLE FAMIGLIE PER DROGA, PROSTITUTE E TABACCHI DI CONTRABBANDO

La ricchezza prodotta nel 2016 da economia sommersa e attività  illegali è salita a 210 miliardi dai 208 del 2015, anche se il suo peso sul pil è lievemente calato dal 14,4 al 12,6%.
Le sole attività  illegali, cioè produzione e traffico di droga, prostituzione e contrabbando di tabacco, che dal 2014 sono inserite nei conti nazionali e contribuiscono al prodotto interno lordo, hanno generato un valore aggiunto di quasi 18 miliardi in aumento dai 17,2 del 2015.
La spesa delle famiglie per questo tipo di “prodotti” è salita da 19 a 19,9 miliardi come conseguenza di “un aumento dei prezzi degli stupefacenti a fronte di una sostanziale stabilità  dei volumi”.
Sono i dati dell’annuale rapporto dell’Istat sul nero e l’illegalità , da cui emerge anche che i lavoratori irregolari sono 3,7 milioni (in lievissimo calo rispetto al 2015) contro i 20 milioni in regola. Chi lavora in nero, emerge dalle tabelle dell’istituto, viene contato nelle statistiche ufficiali degli occupati.
Valore aggiunto di 210 miliardi
Il valore aggiunto generato dall’economia sommersa, che va dalle sotto-dichiarazioni fiscali all’impiego di lavoro irregolare agli affitti in nero, ammonta a poco meno di 192 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i quasi 18 miliardi dell’illegalità  e del suo indotto.
Le stime “confermano la tendenza alla discesa dell’incidenza della componente non osservata dell’economia sul Pil dopo il picco del 2014″, quando il valore totale era salito a 211 miliardi di euro.
Per quanto riguarda le attività  illegali, l’Istat segnala che l’incremento complessivo è determinato dal traffico di stupefacenti il cui valore aggiunto è salito di 0,8 miliardi per effetto dell’aumento dei prezzi.
Per i servizi di prostituzione si stima un valore aggiunto pari a 3,7 miliardi di euro e consumi per 4 miliardi, sostanzialmente invariati rispetto al 2015.
Anche le attività  di contrabbando di sigarette mantengono un livello analogo all’anno precedente, con un valore aggiunto pari a 0,4 miliardi e un ammontare di consumi di 0,6 miliardi.
L’indotto connesso alle attività  illegali, riferito per la maggior parte al settore dei trasporti e del magazzinaggio, si è mantenuto costante, generando un valore aggiunto pari a circa 1,3 miliardi di euro.
Più sommerso nei servizi
Quanto alla composizione dell’economia non osservata, la sotto-dichiarazione pesa per il 45,5% del valore aggiunto (-0,6 punti percentuali rispetto al 2015) e il resto è attribuibile per il 37,2% all’impiego di lavoro irregolare (37,3% nel 2015), per l’8,8% alle altre componenti (fitti in nero, mance e integrazione domanda-offerta) e per l’8,6% alle attività  illegali (rispettivamente 9,6% e 8,2% l’anno precedente).
Per quanto riguarda la ripartizione tra i settori economici, il sommerso pesa di più nei servizi, in cui l’incidenza è del 33,3%, nel comparto commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (23,7%) e nelle costruzioni (22,7%).
Anche il peso della sotto-dichiarazione sul complesso del valore aggiunto risulta è più rilevante in quei settori. Nell’industria, l’incidenza è relativamente elevata nella produzione di beni alimentari e di consumo (7,5%) e molto contenuta in quella di beni di investimento (2,3%).
In nero 2,7 milioni di dipendenti e 1 milione di autonomi —
Le unità  di lavoro irregolari nel 2016 erano 3,7 milioni, in calo di 23mila unità  rispetto al 2015. Lavorano in nero 2,7 milioni di dipendenti e 1 milione di autonomi. Il tasso di irregolarità , calcolato come incidenza delle unità  di lavoro non regolari sul totale, è pari al 15,6%, 0,3 punti in meno rispetto all’anno precedente.
L’incidenza del lavoro irregolare è particolarmente rilevante nel settore dei servizi alle persone (47,2% nel 2016, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto al 2015), ma è significativo anche nell’agricoltura (18,6%), nelle costruzioni (16,6%) e nel comparto commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (16,2%).

(da agenzie).

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MIGRANTE AMMANETTATO, IL PROCURATORE DI FOGGIA: “INDAGINI SULLA LEGITTIMITA’ DEL FERMO”, APERTE DUE INCHIESTE

Ottobre 13th, 2018 Riccardo Fucile

IL GAMBIANO CONDANNATO PER RESISTENZA A PUBBLICO UFFICIALE MA PER IL GIUDICE NON C’E’ STATA ALCUNA AGGRESSIONE AGLI AGENTI

Dopo il video amatoriale che mostrava un giovane migrante ammanettato alla ruota posteriore di un’auto della polizia la procura di Foggia ha aperto due inchieste. Dovranno far luce sull’arresto di Omar Jallow, il 26enne gambiano fermato il 5 ottobre da due agenti della polizia stradale nei pressi del Cara di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia.
Un’inchiesta punta a ricostruire i fatti mentre l’altra riguarda le modalità  dell’arresto.
Caduta l’accusa di aggressione, Jallow è stato condannato a un anno dal giudice del tribunale di Foggia per resistenza a pubblico ufficiale.
Sono invece cadute le accuse di lesioni in concorso
Il gambiano, per sua stessa ammissione, ha dichiarato davanti al giudice di aver tentato di sfuggire alla cattura. Dopo l’arresto il giovane è stato ammanettato alla ruota posteriore dell’auto di servizio. Accanto a lui, poggiato sull’auto, un agente con la divisa sporca di fango
“Omar – ha spiegato il suo avvocato difensore Maria Grazia Capobianco – ha ammesso di essere scappato perchè aveva l’assicurazione automobilistica scaduta. È arrivato nelle vicinanze della pista, l’accampamento abusivo che sorge accanto al Cara, e ha abbandonato il mezzo. Poi è stato inseguito dai poliziotti. Poco dopo si sono ritrovati a terra, cadendo su un cumulo di rifiuti e bottiglie rotte. Il mio stesso assistito ha riportato un taglio evidente sul braccio”
Jallow è in Italia dal 2014, non ha famiglia e vive in una delle baracche abusive situate nei pressi del centro di accoglienza di Borgo Mezzanone.
E’ un richiedente asilo che aveva ottenuto la protezione umanitaria grazie a un ricorso alla magistratura. Ha sempre lavorato nei campi, come spiegato dal suo avvocato: “Anche il giorno del suo arresto era appena rientrato dalle campagne, impiegato nella raccolta delle olive”.

(da Globalist)

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