Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile
TRE ANNI FA DIFENDEVA IL LEGHISTA GARAVAGLIA ACCUSATO DI AVER TRUCCATO UN APPALTO PER FAR VINCERE UNA ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO, ORA PER RIACE PARLA DI “LEGGE CHE VALE PER TUTTI”
Nei giorni scorsi ha suscitato molto stupore un post di Matteo Salvini in cui il Capitano
comunicava la sua giusta indignazione nei confronti di chi commette irregolarità nell’uso dei fondi pubblici.
Il pensiero, grazie alla geniale uscita del social media manager di Matteo, è ovviamente subito andato ai 49 milioni di euro in fondi pubblici che la Lega dovrebbe restituire perchè i suoi amministratori hanno commesso irregolarità nel loro uso.
E subito si è pensato che questo Capitano ha proprio una bella faccia tosta.
Ma Salvini ha cambiato idea anche su altro.
Nel 2015 Salvini parlava di Massimo Garavaglia, accusato di aver aiutato bisognosi (l’associazione di volontariato del suo territorio che trasporta malati e dializzati) a vincere un appalto, senza riuscirci e nel frattempo diventato viceministro all’Economia senza deleghe, una figura politica innovativa che nel governo gialloverde condivide con la grillina Laura Castelli.
Ebbene, se all’epoca Salvini pensava che aiutare i bisognosi violando la legge fosse buona cosa e oggi, con il sindaco di Riace Mimmo Lucano, pensa il contrario, è soltanto perchè ha cambiato idea. Cambiare idea non è mica reato.
Come dite? La differenza tra i due casi sta anche nelle figure di avversario politico (Lucano) e di amico (Garavaglia)?
Ma questi sono dettagli…
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile
LORO SI SONO SCUSATI, A DIFFERENZA DI CHI IN PASSATO HA OFFESO LA FAMIGLIA CUCCHI
Dopodomani, il 17 ottobre, il ministro della Difesa Elisabetta Trenta incontrerà Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, il geometra romano arrestato il 15 ottobre del 2009 e morto all’ospedale Pertini la settimana dopo.
Ci sarà anche il comandande generale dei Carabinieri Giovanni Nistri. “L’incontro è stato fortemente voluto dalla ministra Trenta e si svolgerà in sede al ministero”, fanno sapere dalla Difesa.
Sarà presente anche l’avvocato della famiglia Cucchi Fabio Anselmi.
La stessa ministra, l’11 ottobre, il giorno dell’udienza del processo, che vede cinque carabinieri imputati per la vicenda della morte di Stefano Cucchi, aveva scritto un post su Facebook:
Quanto accaduto a Stefano Cucchi era inaccettabile allora e lo ancor di più oggi, che sono emersi nuovi elementi scioccanti. Mi auguro che la giustizia faccia al più presto il suo corso e definisca le singole responsabilità . Chi si è macchiato di questo reato pagherà , ve lo assicuro. Lo voglio io, lo vuole questo governo e lo vuole tutta l’Arma dei Carabinieri, che merita rispetto. Ho la massima fiducia verso il Comando Generale e sono vicina alla famiglia di Stefano, ai suoi amici e ai suoi cari.
Abbraccio tutti con grande affetto in questo delicatissimo momento.
Mentre Nistri, intervistato dal direttore di Radio Capital, Massimo Giannini, ha sottolineato: “Si vede uno spiraglio di luce. Siamo al fianco dell’autorità giudiziaria. Ma non è stata violenza di Stato, solo di alcuni”.
“Il desiderio è quello di incontrarla e chiedere scusa”, chiede intanto Francesco Tedesco, attraverso il suo avvocato Eugenio Pini. Tedesco è il carabiniere che ha ammesso il pestaggio di Cucchi, accusando i colleghi Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo.
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile
MA PER LA SINDACA “VALE IL REGOLAMENTO”, COME SE UN SUO REGOLAMENTO IN CONTRASTO CON LA LEGGE FACESSE TESTO… SE IN ITALIA CI FOSSE UN GOVERNO SERIO LA SINDACA SAREBBE GIA’ COMMISSARIATA
“Nel momento in cui si fa una delibera che in modo conscio o in modo inconscio crei
delle discriminazioni così importanti si deve solamente chiedere scusa. Dopo le scuse questi bambini potranno rientrare tranquillamente nella mensa”.
Così il presidente della Camera, Roberto Fico, a Napoli in merito alla vicenda della mensa di Lodi. L’esponente M5S è l’ultimo dei big gialloverdi a schierarsi con i bambini stranieri esclusi di fatto dalla mensa (in quanto costretti a pagare la retta massima) nel Comune lombardo.
Fico per cavarsi dall’impasse (la sindaca di Lodi, leghista, fa riferimento alla sua maggioranza) valorizza la grande reazione popolare: “Questi 200 bambini non potevano andare in mensa perchè non se lo potevano più permettere essendosi ritrovati all’improvviso nella fascia più alta; sono stati raccolti circa 60mila euro per permettere di andare a scuola fino a dicembre e questo è fondamentale. Ci rendiamo conto come ogni volta che si crea un’ingiustizia il Paese è pronto a rispondere”. Arrivando a invocare il fatto che “la nostra Repubblica è forte, i nostri valori sono saldi a partire da quelli costituzionali”.
Il presidente della Camera è intervenuto anche sul caso Riace, sia pure con la premessa che se “la situazione è complessa e ne parlerò tra qualche giorno”.
Per ora ha sottolineato che “Non c’è solo Riace nel Paese. Gli esempi di integrazione, di cooperazione, di diffusione sono in tutta Italia”, e definito “via maestra” l’accoglienza diffusa, che crea non concentrazione, ma diffusione anche di integrazione”. Su questo ha concluso, “non c’è ombra di dubbio”. E ha tenuto a precisare: “Non parlo di Riace”.
Ma già da ieri i leader di Lega e 5Stelle avevano aperto in ordine sparso, sconfessando nei fatti la linea dura della sindaca di Lodi, Sara Casanova.
Ma la sindaca, interpellata dall’Ansa stamattina, non fa una piega: “Certamente il Regolamento rimane in vigore, la legge deve valere per tutti”.
La legge sua, ovvimente.
E contro la linea di Sara Casanova si sono schierati decine di sindaci di piccoli centri, ultimo Enrico Pusceddu, primo cittadino dem di Samassi (Sardegna), che provocatoriamente spiega: “Ci rendiamo disponibili ad attivare qualsiasi iniziativa, anche di natura economica, per supportare il Comune di Lodi nella fornitura dei pasti a tutti i bambini stranieri che avessero difficoltà a produrre le certificazioni da Voi richieste”.
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile
LA REGIONE VENETO INSERISCE LA CLAUSOLA NEL SITO WEB MA NON ESISTE NELLA DELIBERA E NEL BANDO… E NON DICE CHE LA LEGGE RITIENE SUFFICIENTE UNA DICHIARAZIONE SOSTITUTIVA
Per ottenere il contributo regionale sull’acquisto di testi scolastici in Veneto, i cittadini non comunitari devono presentare, oltre alla certificazione Isee, un certificato sul possesso di immobili o percezione di redditi all’estero rilasciato dalle autorità del Paese di provenienza.
È quanto si legge nelle “istruzioni per il richiedente” rilasciate a settembre sul sito internet della Regione. Nei giorni scorsi, era scoppiata la polemica su un caso simile a Lodi, dove il Comune ha chiesto un documento aggiuntivo a chi non è italiano per ottenere le agevolazioni sulla mensa scolastica.
La norma non è però presente nè nella delibera di Giunta nè nel bando per la concessione di contributi, ma soltanto nelle “istruzioni per il richiedente” rilasciate a settembre sul sito internet per la compilazione della richiesta.
A renderlo noto, in un’interrogazione alla Giunta regionale, è il Gruppo del Partito democratico, che chiede una proroga per il termine di presentazione delle domande, che è stata fissata a mezzogiorno di oggi.
“La Giunta – afferma l’interrogazione che ha come primi firmatari i consiglieri Francesca Zottis e Claudio Sinigaglia – faccia chiarezza sui contributi per il buono libri: la documentazione richiesta ai cittadini non comunitari sta provocando ritardi e disagi”.
La certificazione richiesta ai cittadini extra Ue è “un passaggio obbligatorio – spiegano Zottis e Sinigaglia – che compare solo nelle istruzioni delle procedure web per la validazione delle domande alla Regione. Tuttavia la documentazione non serve in presenza di un’apposita convenzione tra l’Italia e lo stato di provenienza: bastano delle semplici dichiarazioni sostitutive. Ma le amministrazioni locali neanche sanno quali sono i Paesi con cui sono stati firmati questi accordi, oltre ad aver scoperto in ritardo la necessità di un ulteriore passaggio in quanto non c’era alcuna traccia nel bando. Non si può scaricare ulteriori incombenze e responsabilità sui Comuni. Senza considerare che si rischia di tagliar fuori dai contributi una buona fetta di cittadini non comunitari che invece avrebbe bisogno di un sostegno”.
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile
“SONO ANTIRAZZISTA E NON SPOSO LE POLITICHE DI SALVINI”: E ALLORA NON TI PRESENTARE IN LISTA E FALLA FINITA INVECE CHE FARE LA IPOCRITA
Ha deciso di candidarsi con una lista alleata di Noi con Salvini alle elezioni comunali di
Marano, in provincia di Napoli e, per questa ragione, è stata esclusa dalla squadra di calcio di cui era capitano.
Protagonista della storia è Titty Astarita, calciatrice del team femminile Afro Napoli United.
L’estromissione dalla rosa è stata annunciata dal club calcistico che si occupa di integrare attraverso il calcio gli italiani e gli immigrati. “L’Afro-Napoli United non è una squadra come le altre – si legge in una nota – nasce come progetto di inclusione e integrazione”.
Dal canto suo Astarita risponde: “Mi sono candidata con una lista civica, non sposo le politiche di Salvini e non mi farei un selfie con lui – ha detto all’Ansa – Avrei capito se mi avessero chiesto di restituire la fascia di capitano, non mi aspettavo mi chiedessero di ritirare la candidatura per restare”.
Il club ha inoltre deciso di non formalizzare l’iscrizione della squadra al campionato e lo ha annunciato sulla sua pagina Facebook: “Ci vediamo perciò costretti a comunicare che, in seguito alla scelta della capitana della nostra squadra femminile, Titty Astarita, di candidarsi alle elezioni comunali di Marano con una lista civica alleata a Noi con Salvini, non formalizzeremo l’iscrizione al campionato C1 regionale campano di calcio a 11”.
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile
PROCESSO SPESE PAZZE: PER IL FACTOTUM DEL CARROCCIO IN LIGURIA, IN PRIMA LINEA PER IL PONTE MORANDI DA RICOSTRUIRE “NELLA MASSIMA TRASPARENZA”, SI AVVICINA LA SENTENZA… CHIESTI 2 ANNI E TRE MESI PER IL SENATORE DELLA LEGA BRUZZONE, 3 ANNI E 6 MESI PER MATTEO ROSSO (FRATELLI D’ITALIA)
Il procuratore Francesco Pinto, nell’ambito del processo sulle “spese pazze”, ha chiesto la condanna a 3 anni e 4 mesi per il viceministro Edoardo Rixi.
Il viceministro è accusato di peculato per la legislatura in Regione tra il 2010 e il 2012. Chieste le condanne anche per altri 21 tra ex e attuali consiglieri regionali.
Per l’accusa i consiglieri regionali si sarebbero fatti rimborsare con soldi pubblici, spacciandole per spese istituzionali, cene, viaggi, gite al luna park, birre, gratta e vinci, ostriche, fiori e biscottini. In alcuni casi, sempre secondo l’accusa, venivano consegnate ricevute che erano state dimenticate da ignari avventori. In altri venivano modificati gli importi a mano. Per un ammontare di diverse centinaia di migliaia di euro.
Le pezze giustificative, molto spesso, si riferivano a periodi festivi: Natale, Capodanno, Pasqua e Pasquetta, 25 aprile e primo Maggio. Giorni «sospetti» per svolgere attività istituzionale. Le accuse, a vario titolo, sono di peculato e falso. Quella che vede coinvolto Rixi non è l’unica inchiesta, a Genova, sulle cosiddette spese pazze.
Sono oltre 60 le persone indagate tra ex e attuali consiglieri regionali nelle varie inchieste della procura di Genova.
L’ultima, in ordine cronologico, riguarda i consiglieri comunali di Genova ed è nata dopo un esposto di una funzionaria di palazzo Tursi: nelle scorse settimane la guardia di finanza ha sequestrato tutta la documentazione contabile per il periodo tra il 2012 e il 2017.
Di seguito, tutte le richieste di condanna del pm Pinto
Rosso: 3 anni e 6 mesi
Miceli: 3 anni
Siri: 2 anni e sei mesi
Limoncini: 3 anni e 6 mesi
Melgrati: due anni e tre mesi
Rocca: due anni e tre mesi
Saso: due anni e sei mesi
Della Bianca: due anni e sei mesi
Garibaldi: due anni e tre mesi
Boffa: due anni e due mesi
Chiesa: assoluzione
Morgillo: due anni e sei mesi
Conti: due anni e due mesi
Rossi: due anni e sei mesi
Capurro: due anni e tre mesi
Rixi: tre anni e 4 mesi
Donzella: assoluzione
Bruzzone: due anni e tre mesi
Fusco: un anno e 4 mesi
Quaini: assoluzione
(da “il Secolo XIX”)
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Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile
DI MAIO: “I BAMBINI NON SI TOCCANO”…SALVINI: “CI SI FIDERA’ DELLA BUONA FEDE”… ORA LA SINDACA DI LODI ABBIA IL BUON GUSTO DI TOGLIERE IL DISTURBO
Da un lato, gli effetti della decisione della sindaca leghista di Lodi. 
Dall’altra, la reazione di oltre 2mila persone che hanno deciso di coprire di tasca propria, con una donazione, i costi necessari per garantire l’accesso ai servizi scolastici ai bambini stranieri. E hanno raccolto oltre 60mila euro in pochi giorni.
A lanciare la raccolta, il 22 settembre, era stato il Coordinamento Uguali Doveri che ha comunicato lo stop alle donazioni perchè è stato raggiunto un primo obiettivo che permette di coprire i costi fino al momento in cui il tribunale civile di Milano sarà chiamato ad esprimersi sulla delibera firmata dalla sindaca leghista Sara Casanova. Ora tra l’altro, tardivamente, contro la decisione del Comune si schiera anche il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio: “I bambini non si toccano! — scrive su Instagram — Sono contento perchè gli italiani hanno risposto dando prova della loro grande solidarietà e del loro grande cuore. Parlerò con il ministro Bussetti”
Scarica la sindaca anche l’altro vicepremier, Matteo Salvini, capo politico della sindaca Casanova: “Gli stranieri devono fornire documentazione del loro paese d’origine,ma se non è possibile il Comune si fiderà della buona fede“.
Il provvedimento del Comune di Lodi costringe le famiglie straniere a presentare un documento del Paese d’origine che attesta l’assenza di proprietà e beni per evitare di pagare a prezzo pieno il costo del servizio, a prescindere dall’Isee.
Un foglio, come raccontato da un servizio di Piazzapulita, difficile da reperire, soprattutto in alcuni Stati africani e sudamericani.
Da qui la mobilitazione del Coordinamento Uguali Doveri, che ora annuncia: “A oggi abbiamo ricevuto donazioni da più di 2mila persone che hanno contribuito, con bonifici e pagamenti su PayPal, a raccogliere circa 60.000 euro. Si tratta di una stima per difetto, che non tiene conto dei bonifici effettuati in questi giorni, il cui accredito viene registrato con qualche giorno di ritardo. Ci aspettiamo quindi che la cifra aumenti nei prossimi giorni”.
Le domande di accesso agevolato ai servizi arrivate al Comune di Lodi da parte di persone non comunitarie sono state “316 di cui 177 per la mensa, 75 per lo scuolabus, 43 per pre e post scuola, 23 per asilo nido“, spiega il Coordinamento.
“Sulla base di queste domande possiamo stimare un fabbisogno teorico per sostenere l’accesso dei bambini ai servizi per l’intero anno scolastico — ossia fino a giugno 2019 — di circa 220mila euro — continua — Questo importo rappresenta la differenza fra quello che le famiglie sono obbligate a pagare per accedere con la tariffa massima, e quello che avrebbero diritto di pagare in assenza del regolamento discriminatorio“.
Per ora, spiega il Coordinamento, è quindi garantito l’accesso a tutti i bambini lodigiani esclusi dai servizi scolastici almeno fino a fine dicembre 2018, “data in cui speriamo che il ricorso presentato al Tribunale di Milano contro il Comune di Lodi avrà annullato questa discriminazione”.
Nel caso a gennaio “fosse necessario altro supporto, rilanceremo l’iniziativa”, si legge ancora sul profilo Facebook dell’associazione spiegando che se “i contribuiti ricevuti fossero superiori al fabbisogno, saranno utilizzati per promuovere iniziative contro le discriminazioni verso le persone non comunitarie e per il sostegno dell’accesso ai servizi scolastici di tutti i bambini bisognosi”.
I sondaggisti devo aver detto a Di Maio e Salvini che questa cazzata razzista non paga ed ecco il dietrofront. prima che anche la sindaca passi i suoi guai con la giustizia.
Manca solo una cosa: che la sindaca tolga il disturbo.
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile
L’ANOMALIA DI UN MINISTRO DEL TESORO ITALIANO CHE HA UN DEPOSITO DI UN MILIONE E TRECENTOMILA EURO IN SVIZZERA
Paolo Savona è finito nella bufera nei giorni scorsi a causa delle dimissioni date-non date (o, per meglio dire: comunicate-non comunicate) da Euklid. Mentre sulla questione della formalità delle comunicazioni alla Camera di Commercio inglese le cose sembrano chiare e la responsabilità va trovata in un errore dell’ente o dell’azienda, la questione sostanziale del conflitto d’interessi del ministro, che rimane azionista della Jupiter PD perchè ha quote del fondo che, visto che opzioni di altri sono state esercitate, ammonteranno a breve al 5%, rimane comunque sul tavolo.
Così come rimane sul tavolo la questione del milione e trecentomila euro in Svizzera, che Savona, secondo la dichiarazione dei redditi pubblicata sul sito della presidenza del Consiglio dei Ministri, mantiene ripartiti in una polizza Lifeplus e in un conto corrente.
Nulla di illegale da nessun punto di vista, ma una scelta curiosa in un governo che nel frattempo sta organizzando piani e conti di risparmio per agevolare gli investimenti degli italiani in titoli di Stato.
Il conto corrente in Svizzera di Paolo Savona quindi è già oggi argomento di discussione e di imbarazzo per il ministro, perchè si può facilmente malignare sull’Italexit (ovvero sull’uscita dell’Italia dall’euro) e sulla capacità di proteggere dei propri risparmi dalle possibili conseguenze dell’abbandono della moneta unica avendone un deposito non indifferente in un luogo in cui il fisco italiano non può arrivare (se non in caso di indagini fiscali).
Eppure nella lunga lettera di replica al Corriere che Savona ha affidato al sito Scenari Economisti dopo aver evitato di replicare all’autore dell’articolo Federico Fubini non si fa alcun cenno al conto corrente in Svizzera.
Come mai?
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 15th, 2018 Riccardo Fucile
LO SCOGLIO PRINCIPALE E’ IL CONDONO AGLI EVASORI. RIUNIONE SERALE A PALAZZO CHIGI, SI ANNASPA
Al tavolo sulla manovra convocato in serata a palazzo Chigi non siedono nè Matteo
Salvini nè Luigi Di Maio. Mancano meno di 24 ore a una delle riunioni del Consiglio dei ministri più delicate per il governo gialloverde.
C’è il Documento programmatico di bilancio che deve essere inviato entro la mezzanotte di lunedì a Bruxelles, ma soprattutto ci sono due provvedimenti – la manovra e il decreto fiscale – che navigano ancora in cattive acque.
Luigi Di Maio va da Barbara D’Urso a dire che “i soldi ci sono”, ma i conti ancora non tornano.
Non c’è neppure l’accordo su uno dei temi più spinosi, cioè la pace fiscale. Ci si aspetterebbe, quindi, una presenza dei pesi massimi, ma le sedie vuote dei due vicepremier diventano l’immagine di una consapevolezza: il lavoro da fare è ancora tanto, troppo per chiudere già stasera. È ancora stallo. Ancora trattativa.
Spazio, quindi, alla pletora dei sottosegretari, che al loro fianco si ritrovano il premier Giuseppe Conte, nel ruolo del moderatore, e nove ministri che si preparano a capire cosa li aspetta domani, il giorno del redde rationem.
La decisione di convocare le seconde linee politiche e metterle a confronto con il ministro dell’Economia Giovanni Tria, che si tira dietro lunghi giorni di amarezza e nuovi pressing per la vicenda Alitalia, nasce quindi dalla necessità di provare a districarsi tra il “lavoro sporco”.
Un lavoro preparatorio per quantomeno provare ad apparecchiare il tavolo che conta, quello di lunedì mattina, quando ci saranno Salvini e Di Maio, da soli con Conte e Tria.
La riunione si terrà prima del Consiglio dei ministri atteso per le 18 e sarà quella decisiva. È lo stesso schema adottato con la Nota di aggiornamento al Def: le questioni pesanti si affrontano in forma ristrettissima, quando sul tavolo si portano non tanto i numeri ma le richieste politiche che arrivano dai rispettivi elettorati.
È stato così quando bisognava portare a casa il reddito di cittadinanza e il superamento della Fornero, sarà così anche questa volta.
Solo che con la cornice della manovra la spartizione si inseriva in una logica di divisione paritaria, cioè il reddito ai 5 Stelle e la quota 100 per le pensioni al Carroccio.
Ora c’è da trovare un’intesa sulla pace fiscale: la versione definitiva deve essere una, ma ad oggi sono ancora due. La Lega spinge per un decreto fiscale – il veicolo normativo della pace tributaria – a maglie larghe: vuole un saldo e stralcio con un tetto considerevole, pari a 500mila euro, e la possibilità per il contribuente non in regola di rimettersi in linea con il Fisco attraverso il pagamento del 25% sul debito totale.
Una percentuale che si è alzata rispetto all’iniziale 15% e anche sul tetto i leghisti sono disposti a rimodellare l’importo, ma ai pentastellati non basta. L’unica strada percorribile per Di Maio e i suoi è quella di un rafforzamento del ravvedimento operoso perchè la linea degli alleati di governo è considerata un condono, quindi un tabù.
Meglio una versione più soft, che rientri nella cornice del pagamento ridotto di interessi e sanzioni in caso di omissioni o errori nei versamenti.
Ai sottosegretari e ai tecnici, come si diceva, il compito di cercare di mettere in fila ipotesi di conciliazione sulle opzioni e le aliquote.
Lavoro indispensabile perchè senza la pace fiscale viene a mancare una delle coperture più importanti per la manovra. E a livello politico significa che se non si approva il decreto fiscale allora anche la legge di bilancio è destinata a slittare.
Di Maio professa sicurezza e vuole il via libera già domani, provando a forzare la mano su un tema caro ai 5 Stelle, cioè il taglio alle pensioni d’oro che nell’ipotesi del vicepremier pentastellato porterebbe a un incasso di un miliardo attraverso una nuova stretta sugli assegni, non più a 4.500 ma a 3.500 euro.
Ma i numeri e il relativo incasso non vengono confermati da alcune fonti di governo e le sue dichiarazioni assumono le sembianze di un pressing politico più che di una possibilità concreta di fare passare la misura domani.
Il risparmio sarebbe una boccata d’ossigeno per la manovra, che tuttavia sul fronte delle coperture deve ancora fare i conti con altre entrate mancanti.
I tagli ai ministeri, ad esempio, restano un tema molto caldo dentro ai delicati equilibri del governo gialloverde. Si tratta a oltranza, annaspando.
(da agenzie)
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